L'incanto della seducente e scostumata uscita dall'acqua di Diana fu disturbato dall'irritante, puntualissimo e sciagurato arrivo di un attrezzato e nutrito
gruppo di cadaverici escursionisti tedeschi di mezza età, che comportò il polverizzarsi di ogni bramato sogno di gloria per il prosieguo della giornata.
Nonostante un totale disinteresse ed una mite ed educata indifferenza della comitiva nei confronti di un corpo femminile nudo e giunonico, la magica ed intima atmosfera che avevamo creato sembrò svanire, lasciando spazio alla necessità di adottare comportamenti più consoni ad un ambiente da condividere.
"Non si capisce come facciano a conoscere i posti più inesplorati e nascosti che persino noi sardi ignoriamo, chissà che razza di cartine compreranno! Non è la prima volta che ne incontro qualcuno nei paraggi, si passeranno parola su qualche forum..."
Faticavo notevolmente a controllare la mia rabbia: "E ti pareva: dovevano rompere le palle proprio adesso: che tempismo, maledetti! Almeno si allontanassero più avanti: devono fermarsi proprio qui, con tanti chilometri di costa da visitare???"
"Già", concordò Diana. "Riescono ad essere fastidiosi senza nemmeno degnarci di uno sguardo o di un sorriso: che cavolo si sono fermati a fare, dico io, visto che nemmeno si spogliano o si buttano in acqua. Io non mi rivesto, chi se ne frega: non sembrano affatto interessati a me, e se anche lo fossero, si scandalizzassero o guardassero pure, io sto benissimo nuda."
"Non preoccuparti, amore: i tedeschi sono abituati al nudo: non si scompongono minimamente, anzi sono del tutto noncuranti di noi. Potremmo anche fare sesso a tre e nemmeno se ne accorgerebbero..."
Diana accolse la mia provocazione con un sorriso accattivante e concorde. La penetrazione precedente aveva arrapato entrambi, aprendo ulteriormente le nostre reciproche vedute e mi stimolava ad ambire ad obiettivi ancora più eccitanti: volevo assistere ad una scopata in piena regola tra lei e Luca, sdraiati sull'asciugamano, con tanto di palpeggi, urla, accelerazioni, orgasmi selvaggi e sincronizzati. Sognavo di ammirare il volto di Diana godere follemente, per una volta grazie a qualcun altro.
Lei sembrava perfettamente d'accordo, comprovando con i suoi sguardi peccaminosi di sposare alla lettera le mie esigenze e le mie perversioni del momento. Ma ad aver perso mordente e convinzione sembrava proprio Luca, ritornato sui suoi consueti binari da bravo ragazzo, peraltro frenato ed intimorito dalla presenza di una decina di persone a poca distanza da noi. Gli uomini della combriccola guardavano il mare in religioso silenzio, dopo essersi seduti sulla scogliera voltandoci le spalle. Le signore, invece, abbozzavano qualche flebile conversazione tra di loro, accompagnata da moderati gesti delle mani ad indicare le meraviglie della natura circostante.
Diana si sdraiò sul suo asciugamano, completamente nuda, senza rinunciare ad aprire le sue gambe in maniera sensuale e provocante, cercando di capire l'eventuale persistenza di un residuo di interesse e di desiderio da parte del giovanotto. Ma i segnali non sembravano arrivare stavolta. Luca continuava ad ammirarla a distanza, ma la sua attenzione ormai era suddivisa tra la fica spalancata ed i movimenti del
gruppo di escursionisti, che proseguivano la sosta senza fornire avvisaglie di ripresa del loro cammino. Dopo essersi asciugata a pancia in su, Diana si girò, esibendo il suo sedere abbronzatissimo. Mirò lo sguardo verso la comitiva. Due donne nel frattempo si erano svestite rimanendo in costume e avevano sistemato alla buona i loro minuscoli e curiosi stuoini in vimini ripiegabili. Sbuffò spazientita: "Questi non se ne vanno più. Vorrà dire che ce ne andremo noi, inizio a stancarmi". Allungò una mano verso lo zaino, estrasse il suo cellulare e consultò l'orario: le tre erano trascorse da pochi minuti.
"Prometto che la prossima volta vi porterò in un posto ancora più tranquillo: questi rompipalle non ci volevano e non li avevo previsti, mi dispiace".
"Non è colpa tua, figurati. Cosa potevi saperne!? Anzi, hai scelto un posto bellissimo. Ci tornerei volentieri, senza turisti intorno..."
Diana completò la sua asciugatura, prelevò la sua lunga t-shirt dallo zaino e la indossò, snobbando entrambi i microscopici pezzi del suo bikini, oltre ai pantaloni. Il percorso di ritorno fu particolarmente stuzzicante: le tettone ballonzolavano paurosamente sotto la maglietta, con i capezzoli che spuntavano con frequenza nel loro massimo turgore, mentre lo zaino sulle spalle di Diana spesso sollevava di qualche centimetro l'orlo della t-shirt, scoprendo parzialmente le sue natiche nude ed impudiche. Qualche coppietta ed un paio di pescatori avevano occupato le calette o le scogliere che precedevano la nostra e non persero occasione di gustarsi ogni adescante movimento dei seni liberi di Diana.
Le sue gambe rimasero spalancate rigorosamente anche in macchina, al centro del sedile posteriore, soprattutto durante le sue conversazioni con Luca che si voltava con educazione per tentare invano di guardarla negli occhi, allungando spesso le mani per solleticare la sua fica vogliosa e svergognata.
Arrivati a casa ci congedammo a malincuore da lui, rapido ed abile a ricomporsi e resettarsi anche mentalmente appena varcato il cancello della sua proprietà. Lo ringraziammo per la stimolante giornata, ottenendo la convinta promessa di una nuova escursione nei giorni a seguire, con destinazione un'altra caletta isolata. Chiusa la porta, afferrai Diana da dietro e la spogliai, occupandomi di saziarla adeguatamente e come meritava, prima di concederle una doccia rigenerante. Distenderci sul letto con l'intento di riposarci non produsse gli effetti sperati: la nostra eccitazione era ancora alle stelle, ci avvinghiammo ancora facendo l'amore con foga e passione.
"Se ti portassi a mangiar fuori stasera, ti dimenticheresti di mettere il reggiseno!?"
"Se mi scopi in questo modo, potrei non metterlo più per tutta la vacanza, iniziando da stasera, purché i camerieri siano giovani e carini..."