metzenbaum
"Level 1"
- Messaggi
- 9
- Punteggio reazione
- 112
- Punti
- 28
- Age
- 41
“Avevi ragione” mi scrisse, “è proprio un bel posto, pulito, tranquillo, rilassante, ti toglie le ansie quando sei in attesa”
Chi scriveva su WhatsApp era la mia collega Alessia, che era in attesa di una visita ecografica da settimane e che grazie ai miei agganci ero riuscito a farle fare il giorno successivo.
“I miei amici non li mando nei posti infami…” risposi, e subito dopo arrivò la replica con tanti cuoricini e tanti bacini e subito dopo “però dovresti essere qui a farmi compagnia se fossi un amico vero…”
Pensai bene a quello che stavo per scriverle, poi lo feci.
Feci un selfie con la mia foto e la linguaccia, gliela mandai e le scrissi “mandami la tua foto, così ci facciamo compagnia a vicenda!”
Lo fece subito, e mi arrivò la sua foto sorridente con i capelli tirati tutti all’indietro, poco trucco, e gli occhiali da sole sulla testa, e le risposi con tanti cuoricini.
“Però dovresti mandarmene una a figura intera…” scissi subito dopo e la risposta non tardò ad arrivare: indossava un vestitino a righe orizzontali bianche e blu, molto marinaro e molto corto e molto aderente, che le disegnava la figura non proprio esile ed evidenziava le belle tettone da quarta abbondante e il culone tondo.
Ancora una volta esitai prima di scrivere quello che mi passava per la testa, ma alla fine lo feci.
“certo che hai scelto una bella tenuta per fare l’ecografia…” scrissi con tanti bacetti, “chissà che shock il medico che ti vedrà…”
Lesse il messaggio ma non rispose subito, lo fece un paio di minuti dopo mandandomi due selfie dal bagno fatti con l’uso dello specchio, uno che le ritraeva il davanti e uno il dietro.
“wow” risposi con gli occhi elettrizzati, “non ti vesti mai così per venire in ufficio!”
“si invece” rispose “ma tu non mi guardi mai!”
Protestai scrivendole che mi accorgevo di ogni cambiamento nel suo look e nei suoi capelli, cosa verissima, e Alessia mi rispose con tanti cuoricini, e aggiunse “e comunque il medico è abituato a vedere donne che si spogliano, quindi non penso che sarà uno shock per lui”
E fu lì che calai l’asso…
“spero che tu abbia messo l’intimo in coordinato” scrissi, ma prima di inviarlo feci la correzione che poi diventò fondamentale e la frase diventò “spero che tu abbia messo le mutandine più striminzite che hai per fare colpo… magari un perizoma!”, e inviai.
Non rispose subito, ci mise un po' a scrivere, ma alla fine quello che mi inviò fu la faccina che arrossiva.
E poi silenzio.
“scusa, colpa mia, ho esagerato” mi affrettai ad aggiungere ma purtroppo Alessia non replicò.
Mi diedi del coglione e cominciai a “progettare” una linea difensiva da usare quando ci saremmo rivisti, ma a disinnescare la cosa ecco che mi arrivò il suo messaggio, anzi, più messaggi…
“certo che sei proprio curioso” cominciò, e aggiunse “ti conosco da più di dieci anni ma non pensavo che fossi così…” e ci incollò una serie di faccine che ridevano, che per fortuna mi rincuorarono non poco.
“se certe cose me le scrivevano Luca o Alessio li avrei mandati a cagare in tre secondi” scrisse ancora, “ma tu sei un signore, un gentiluomo, e non ti rispondo di sicuro così”, cui seguì una pausa interminabile interrotta da una serie successiva di messaggi.
“sei sempre stato un ragazzo gentilissimo e mi hai aiutato un sacco di volte, anche in circostanze difficili” esordì, “e non me la prenderò di sicuro perché mi fai delle battutine spiritose”
E scrisse ancora altre frasi “di circostanza”, poi… poi toccò a lei calare l’asso di bastoni.
“e comunque se proprio lo vuoi sapere ho messo le solite mutandine, e prima che me lo chiedi non è un perizoma striminzito ma un brasiliano, nero, tutto traforato”, messaggio shock seguito dalle faccine con la bocca aperta.
“ragazza, hai la mia attenzione” risposi e subito Alessia rispose con faccine che sghignazzavano e il commento “lo sapevo che reagivi così”, e la immaginai tutta orgogliosa e vanitosa per avermi… stuzzicato così.
Infatti non la smetteva più di messaggiare, scrivendomi che per lei l’intimo era una cosa sacra e che poteva rinunciare a tante cose ma non a quello, le solite chiacchiere di quanto era brava a scegliere gli accostamenti nell’abbigliamento e i bla bla bla da donna contro altre donne, poi… poi diventò molto più maliziosa.
“adoro farmi vedere in intimo” mi scrisse, “e non solo da Marco… non fraintendermi, ad esempio quando sono in palestra o a fare yoga mi piace che gli altri mi vedano elegante, anche sotto…”
“lo ammetto, sono un po' esibizionista, mi piace farmi vedere e anche farmi desiderare, ma lo faccio senza provocare o essere volgare, mi piace mettermi in mostra come se fossi in vetrina, solo da guardare ma non toccare, e vedere gli sguardi degli altri e magari fare un sorrisetto… lo uso come booster per l’autostima, e secondo me funziona”
“e comunque è sempre guardare ma non toccare” concluse.
“la penso proprio come te” le scrissi frettolosamente ma poi corressi e digitai “penso che tu abbia ragione, e sono sicuro che farai la tua sporca figura, vero?”
“puoi dirlo forte!” scrisse subito, orgogliosissima, e… sdeng, altro asso di briscola in tavola.
“vuoi vedermi anche tu?” mi chiese improvvisamente, secca, senza faccine e senza niente, e ancor prima che replicassi aggiunse “ma solo se posso contare sulla tua discrezione, come in tutti questi anni che ci conosciamo…”
“oltre ad essere colleghi siamo anche amici, questo non è nemmeno in discussione” risposi pensando che fosse una cosa sciocca, ma fece colpo.
“sì, siamo amici, ed è per questo che posso farti certe confidenze”
“e non essere sputtanata”
“ma solo apprezzata”
Avevo il cuore in gola, come quando mi aspetto che succeda qualcosa e l’attesa mi logora.
E infatti, quando arrivò il messaggio successivo, il cuore mi balzò fuori dal petto.
Alessia si era fotografata in bagno, aveva sollevato il vestito scoprendosi fino all’ombelico mostrandomi il davanti: era davvero traforato e ingrandendo la foto mi sembrò addirittura di vedere traccia di pelo, cosa a cui non ero preparato immaginandola completamente rasata.
Aveva la pancia piatta, non proprio scolpita ma non di certo flaccida, i fianchi pronunciati e le cosce non propriamente… tornite, oltre purtroppo non si vedeva: ingrandii al massimo fattore possibile senza sgranare troppo l’immagine e mentre stavo ancora contando i peli e decidere cosa risponderle… ding… altro messaggio.
E stavolta il cuore non mi saltò fuori, ma si fermò.
Alessia era senza vestito, si era fotografata nello specchio del bagno e di lei vedevo la schiena nuda dalle spalle in giù e le belle chiappone “incorniciate” da una mutandina striminzita e praticamente trasparente, che si poteva vedere solo nella parte superiore perché man mano scendeva di sotto letteralmente veniva “mangiata” e inglobata dalle chiappone anche se nella parte più… nascosta, proprio tra le cosce, tornava a farsi vedere mentre ricopriva il rigonfiamento della patata.
Erano anni che non ero così eccitato nel vedere una foto.
Ding, ancora messaggio.
“lo sai che queste foto sono solo per te, vero?” mi scrisse, e subito dopo aggiunse “mannaggia, ma adesso come farò a guardarti in faccia quando torno lì? mi dovrò sotterrare per la vergogna!” mettendoci le faccine che arrossivano.
“non ne parliamo… facciamo finta di niente…” le risposi, ma subito cancellai correggendolo, e scrissi “non credo che possiamo parlare di vergogna in questo caso, parlerei di orgoglio e di bellezza statuaria, di vanto e di invidia… che in questo momento provo nei confronti di Marco”
Non rispose subito, ma quando lo fece mi regalò una serie di baci e di cuori.
“certo che sei capaci di arrivare al cuore di una donna, tu” scrisse.
“non è al cuore che vorrei arrivare” pensai, ma di nuovo Alessia scrisse parole di fuoco.
“non avrei mai neanche immaginato di scambiare foto del genere con qualcuno che non è mio marito” scrisse, “ma non lo so, tu hai qualcosa che mi piace, ce l’hai sempre avuto, ma da un paio di anni sei diventato ancora più… affascinante, mi ispiri fiducia, non so nemmeno che cosa scrivere senza essere banale…”
“è una cosa che si sente a pelle, sei una bella persona ed è bello averti vicino, anche solo per lavorare”
“è uno dei complimenti più belli che abbia mai ricevuto, se non il più bello” risposi.
Ci furono alcuni minuti di pausa, poi Alessia tornò alla carica.
“secondo te ho il culone? mi sembra gigantesco nella foto!!!”
“le foto ingannano” risposi, “il tuo bel culo lo vedo ogni giorno e ti assicuro che… meglio che non te lo scriva, rovinerei l’amicizia”
“NO!” rispose immediatamente, “hai lanciato la bomba e adesso tiri indietro la mano??? Continua! finisci!!!”
Ebbi solo il tempo di radunare le idee e prendere il coraggio a due mani, filtrandolo con un po’ di buon senso, poi mi decisi.
“quello che NON volevo scriverti era quello che farei a quel culo che mi passa davanti tutti i giorni…” scrissi, fui sul punto di modificare ma poi inviai e basta.
“lo immaginavo…” replicò, sembrò scrivere all’infinito ma poi quello che mi arrivò fu la domanda che alla fine mi aspettavo.
“che cosa faresti? sentiamo…”
Come nei videogiochi, quello era il punto di svolta: o molli e perdi tutto o tieni duro, ma se tieni duro può anche darsi che perdi tutto… high risk, high prize.
Poi pensai: che vuole sentirsi dire da me? E allora risposi e basta, con un po’ di malizia.
“se vuoi, te lo scrivo: ma non vorrei che dopo… cambiassi idea su di me”
“non la cambierò mai” rispose, frettolosa di ricevere la sua risposta.
“dai, su, non tenermi sulle spine” scrisse ancora, mettendo la faccina arrabbiata, “che cosa faresti al mio culone?”
“sicura che posso scrivere quello che penso?” azzardai per l’ultima volta.
“SI!!!” rispose, ormai impaziente.
“quello che ci farei è aprirlo con le due mani e passarci la lingua dentro, da sotto a sopra fino ad arrivare alla schiena, e ricominciare all’infinito” scrissi di getto, inviando il messaggio senza nemmeno rileggerlo o ripensarci.
Guardai intensamente lo schermo del telefono, Alessia era online, aveva letto immediatamente il messaggio ma non scriveva e in quei lunghissimi istanti pensai davvero di averla fatta grossa: magari pensava che le scrivessi che mi sarebbe piaciuto sculacciarla o al limite baciarla ma quello che le avevo… proposto, forse era troppo anche per lei.
“scusa” le scrissi dopo due minuti di silenzio radio, lesse il messaggio ma non replicò e allora… precipitai nel panico.
Gettai il telefono sulla scrivania e imprecai contro me stesso ma proprio mentre lo facevo… ding.
Ebbi quasi paura a leggere, ma tutto… sfumò via.
“adoro quando Marco me lo fa” scrive, “quelle poche volte che si degna…” aggiunse con le faccine deluse.
Tirai un sospiro di sollievo, non se l’era presa.
“allora il mio culone ti piace proprio tanto se vorresti farci quella cosa lì…” scrisse, “magari poi ne saresti deluso, che ne sai?”
“non penso proprio” mi affrettai a scrivere, evitai di aggiungere cose del tipo mettimi alla prova e vedrai tenendo il profilo basso, ma la bastonata arrivò di lì a pochi istanti.
“come fai a saperlo? dovresti provare…” scrisse, con la faccina che strizza l’occhio.
Ebbi una specie di mancamento: Alessia mi stava offrendo di fare sesso orale?
Esitai a replicare così continuò lei.
“ti ho lasciato senza parole?” scrisse, “è troppo per te?”
“no amica mia” scrissi, “è che certe cose le devo prendere a piccole dosi, una Alessia tutta intera… non so se riuscirei a reggerla”
“esagerato” rispose, “in fondo è solo un culone come tanti…”
“è il tuo culone” scrissi subito, “lo ammiro da anni” aggiunsi, e subito corressi “ammiro con desidero”, e invio!
“vuoi dire che in tutti questi anni mi hai desiderato? ne sono lusingata…”
“ecco, hai scoperto il mio bluff…”
Ancora una volta ci fu un vuoto di comunicazione, Alessia si disconnesse e poi tornò online e una manciata di secondi dopo… ding.
C’era una foto, e la foto era il suo bel culone senza slip… nudo, leggermente dischiuso con una mano per farmi vedere uno scorcio di buco del culo e una piccolissima porzione di vagina.
“non so perché l’ho fatto, ma in questo momento mi fa stare bene averlo fatto” scrisse, “spero che non ti approfitterai di me quando ci vediamo”
“tra poco”
“sono troppo sotto shock per reagire…” scrissi, “ma se vuoi mi posso prostrare a te e al tuo bel sedere”
Rispose con tante faccine che ridono, poi aggiunse qualcosa che andava oltre.
“io però adesso ho qualcosa che mi tormenta” mi scrisse, “e non so se scrivertelo o no…”
“tocca a me incitarti, stavolta?” le chiesi.
“vuoi saperlo, cosa mi tormenta, giusto?”
“si”
Esitò, ma poi scrisse.
“quella cosa che mi hai detto prima” digitò, “quella cosa che mi faresti… mi vergogno anche a scriverlo…”
Toccava a me fare l’uomo.
“aprirti le chiappe e leccarti da sotto a sopra, fino alla schiena?”
“si”
“ci tormenta a tutti e due”
“non ci resta che farlo…” scrisse, di getto, e subito aggiunse “se vuoi”
“aspetto da anni di farlo”
Pausa, lunghissima, ma sempre online.
“non puoi venire qui?” scrisse, “ho ancora mezz’ora di tempo prima di fare l’ecografia… magari mi aiuti a far passare il tempo”
Mollai tutto, presi armi e bagagli e corsi in moto da lei, trovandola in sala d’aspetto: ci abbracciammo, le feci sentire il cazzo duro sulla pancia e lei mi schiacciò le tettone sul petto, Alessia fece una risatina e poi…
“Alessia Volpi?”
Era il medico, donna, che la chiamava.
Alessia mi guardò con un misto di delusione per essere stati interrotti ma anche di divertimento, poi piegò la testa di lato e mi tese la mano.
“Vieni con me?” mi chiese, seria.
“I-io… s-sì, se vuoi…” risposi preso alla sprovvista, e cedendo mi feci tirare dentro nello studio del medico sedendomi accanto a lei ed ascoltando i suoi problemi addominali e digestivi raccontati alla dottoressa che annuiva ed annotava digitando sulla tastiera: Alessia mi guardava e sorrideva, e ad un certo punto allungò la mano e la mise sulla mia, stringendola forte.
Poi ci fu un momento di imbarazzo, quando la dottoressa, in termini strettamente medici, le chiese se dopo aver… evacuato si sentiva l’intestino libero o ancora pieno, e Alessia rispose senza molti problemi mettendomi a conoscenza di certe… intimità, e finalmente il medico la fece accomodare sul lettino.
La vidi tirarsi su il vestito fino a scoprirsi la pancia e restare distesa mentre il medico la schiacciava dappertutto e poi faceva l’ecografia, e una volta finito… da bravo cavaliere l’aiutai a pulirsi dalla schifezza gelatinosa e poi a scendere dal lettino fino a che ci accomodammo di nuovo sulle sedie.
Andava tutto bene, le venne prescritto qualcosa e poi venne il momento di uscire.
“Dottoressa, possiamo usare i servizi igienici per pulirmi un po’ meglio?” le chiese Alessia lanciandomi un’occhiata maliziosa.
“Ma certo… fate pure” rispose quella distratta, e stringendoci le mani se ne andò.
“Visto? Tutto bene…” le dissi, e allora Alessia mi abbracciò ancora: sentii i suoi grossi seni nudi pressati sul mio petto, poi ci separammo.
“Dai, vieni!” mi incitò, e tirandomi fuori dallo studio mi trascinò nel bagno, lucido e pulito, chiuse la porta con il blocco e… pochi istanti dopo il vestito le cadde ai piedi: si tenne coperte le tettone con le braccia, fece una risatina sciocca e poi si voltò piegandosi in avanti ed ondeggiando il culone davanti ai miei occhi stralunati.
Non c’era più spazio per i ripensamenti, e c’era ancora meno tempo: mi misi in ginocchio e le accarezzai la pelle sulla schiena e sulle chiappe facendola riempire di pelle d’oca, e incrociando lo sguardo con il suo nello specchio capii che ero autorizzato a procedere oltre.
Le misi due dita negli elastici degli slip e lentamente li abbassai, il cavallo le rimase “incastrato” tra le cosce fino a che tirando sempre più giù gli elastici anche quello cedette scoprendola completamente: le chiappe di Alessia erano molto più grosse di quanto avevo immaginato e anche meno… attraenti visto che cominciavano a cedere, ma l’eccitazione del momento fece tutto il resto.
E tutta quell’abbondanza “precludeva il guardo” sui suoi tesori così ben celati.
Inalai l’aroma femminile che proveniva da sotto e pregustai quella sensazione terribile ed esaltante al tempo stesso che è il momento della prima “leccata” e per un istante un retro pensiero mi fece fare mente locale, e la vocina che di tanto in tanto si faceva sentire nei momenti più particolari mi trapanò la testa dicendomi “stai per aprire le chiappe di Alessia, stai per aprire le chiappe di Alessia, stai per aprire le chiappe di Alessia, stai per aprire le chiappe di Alessia…”
Ruppi allora gli indugi e le posai le mai sui grossi glutei, li palpai e sollevai e vedendola ansimante finalmente le aprii le chiappe.
Il seguito… alla prossima volta.
Chi scriveva su WhatsApp era la mia collega Alessia, che era in attesa di una visita ecografica da settimane e che grazie ai miei agganci ero riuscito a farle fare il giorno successivo.
“I miei amici non li mando nei posti infami…” risposi, e subito dopo arrivò la replica con tanti cuoricini e tanti bacini e subito dopo “però dovresti essere qui a farmi compagnia se fossi un amico vero…”
Pensai bene a quello che stavo per scriverle, poi lo feci.
Feci un selfie con la mia foto e la linguaccia, gliela mandai e le scrissi “mandami la tua foto, così ci facciamo compagnia a vicenda!”
Lo fece subito, e mi arrivò la sua foto sorridente con i capelli tirati tutti all’indietro, poco trucco, e gli occhiali da sole sulla testa, e le risposi con tanti cuoricini.
“Però dovresti mandarmene una a figura intera…” scissi subito dopo e la risposta non tardò ad arrivare: indossava un vestitino a righe orizzontali bianche e blu, molto marinaro e molto corto e molto aderente, che le disegnava la figura non proprio esile ed evidenziava le belle tettone da quarta abbondante e il culone tondo.
Ancora una volta esitai prima di scrivere quello che mi passava per la testa, ma alla fine lo feci.
“certo che hai scelto una bella tenuta per fare l’ecografia…” scrissi con tanti bacetti, “chissà che shock il medico che ti vedrà…”
Lesse il messaggio ma non rispose subito, lo fece un paio di minuti dopo mandandomi due selfie dal bagno fatti con l’uso dello specchio, uno che le ritraeva il davanti e uno il dietro.
“wow” risposi con gli occhi elettrizzati, “non ti vesti mai così per venire in ufficio!”
“si invece” rispose “ma tu non mi guardi mai!”
Protestai scrivendole che mi accorgevo di ogni cambiamento nel suo look e nei suoi capelli, cosa verissima, e Alessia mi rispose con tanti cuoricini, e aggiunse “e comunque il medico è abituato a vedere donne che si spogliano, quindi non penso che sarà uno shock per lui”
E fu lì che calai l’asso…
“spero che tu abbia messo l’intimo in coordinato” scrissi, ma prima di inviarlo feci la correzione che poi diventò fondamentale e la frase diventò “spero che tu abbia messo le mutandine più striminzite che hai per fare colpo… magari un perizoma!”, e inviai.
Non rispose subito, ci mise un po' a scrivere, ma alla fine quello che mi inviò fu la faccina che arrossiva.
E poi silenzio.
“scusa, colpa mia, ho esagerato” mi affrettai ad aggiungere ma purtroppo Alessia non replicò.
Mi diedi del coglione e cominciai a “progettare” una linea difensiva da usare quando ci saremmo rivisti, ma a disinnescare la cosa ecco che mi arrivò il suo messaggio, anzi, più messaggi…
“certo che sei proprio curioso” cominciò, e aggiunse “ti conosco da più di dieci anni ma non pensavo che fossi così…” e ci incollò una serie di faccine che ridevano, che per fortuna mi rincuorarono non poco.
“se certe cose me le scrivevano Luca o Alessio li avrei mandati a cagare in tre secondi” scrisse ancora, “ma tu sei un signore, un gentiluomo, e non ti rispondo di sicuro così”, cui seguì una pausa interminabile interrotta da una serie successiva di messaggi.
“sei sempre stato un ragazzo gentilissimo e mi hai aiutato un sacco di volte, anche in circostanze difficili” esordì, “e non me la prenderò di sicuro perché mi fai delle battutine spiritose”
E scrisse ancora altre frasi “di circostanza”, poi… poi toccò a lei calare l’asso di bastoni.
“e comunque se proprio lo vuoi sapere ho messo le solite mutandine, e prima che me lo chiedi non è un perizoma striminzito ma un brasiliano, nero, tutto traforato”, messaggio shock seguito dalle faccine con la bocca aperta.
“ragazza, hai la mia attenzione” risposi e subito Alessia rispose con faccine che sghignazzavano e il commento “lo sapevo che reagivi così”, e la immaginai tutta orgogliosa e vanitosa per avermi… stuzzicato così.
Infatti non la smetteva più di messaggiare, scrivendomi che per lei l’intimo era una cosa sacra e che poteva rinunciare a tante cose ma non a quello, le solite chiacchiere di quanto era brava a scegliere gli accostamenti nell’abbigliamento e i bla bla bla da donna contro altre donne, poi… poi diventò molto più maliziosa.
“adoro farmi vedere in intimo” mi scrisse, “e non solo da Marco… non fraintendermi, ad esempio quando sono in palestra o a fare yoga mi piace che gli altri mi vedano elegante, anche sotto…”
“lo ammetto, sono un po' esibizionista, mi piace farmi vedere e anche farmi desiderare, ma lo faccio senza provocare o essere volgare, mi piace mettermi in mostra come se fossi in vetrina, solo da guardare ma non toccare, e vedere gli sguardi degli altri e magari fare un sorrisetto… lo uso come booster per l’autostima, e secondo me funziona”
“e comunque è sempre guardare ma non toccare” concluse.
“la penso proprio come te” le scrissi frettolosamente ma poi corressi e digitai “penso che tu abbia ragione, e sono sicuro che farai la tua sporca figura, vero?”
“puoi dirlo forte!” scrisse subito, orgogliosissima, e… sdeng, altro asso di briscola in tavola.
“vuoi vedermi anche tu?” mi chiese improvvisamente, secca, senza faccine e senza niente, e ancor prima che replicassi aggiunse “ma solo se posso contare sulla tua discrezione, come in tutti questi anni che ci conosciamo…”
“oltre ad essere colleghi siamo anche amici, questo non è nemmeno in discussione” risposi pensando che fosse una cosa sciocca, ma fece colpo.
“sì, siamo amici, ed è per questo che posso farti certe confidenze”
“e non essere sputtanata”
“ma solo apprezzata”
Avevo il cuore in gola, come quando mi aspetto che succeda qualcosa e l’attesa mi logora.
E infatti, quando arrivò il messaggio successivo, il cuore mi balzò fuori dal petto.
Alessia si era fotografata in bagno, aveva sollevato il vestito scoprendosi fino all’ombelico mostrandomi il davanti: era davvero traforato e ingrandendo la foto mi sembrò addirittura di vedere traccia di pelo, cosa a cui non ero preparato immaginandola completamente rasata.
Aveva la pancia piatta, non proprio scolpita ma non di certo flaccida, i fianchi pronunciati e le cosce non propriamente… tornite, oltre purtroppo non si vedeva: ingrandii al massimo fattore possibile senza sgranare troppo l’immagine e mentre stavo ancora contando i peli e decidere cosa risponderle… ding… altro messaggio.
E stavolta il cuore non mi saltò fuori, ma si fermò.
Alessia era senza vestito, si era fotografata nello specchio del bagno e di lei vedevo la schiena nuda dalle spalle in giù e le belle chiappone “incorniciate” da una mutandina striminzita e praticamente trasparente, che si poteva vedere solo nella parte superiore perché man mano scendeva di sotto letteralmente veniva “mangiata” e inglobata dalle chiappone anche se nella parte più… nascosta, proprio tra le cosce, tornava a farsi vedere mentre ricopriva il rigonfiamento della patata.
Erano anni che non ero così eccitato nel vedere una foto.
Ding, ancora messaggio.
“lo sai che queste foto sono solo per te, vero?” mi scrisse, e subito dopo aggiunse “mannaggia, ma adesso come farò a guardarti in faccia quando torno lì? mi dovrò sotterrare per la vergogna!” mettendoci le faccine che arrossivano.
“non ne parliamo… facciamo finta di niente…” le risposi, ma subito cancellai correggendolo, e scrissi “non credo che possiamo parlare di vergogna in questo caso, parlerei di orgoglio e di bellezza statuaria, di vanto e di invidia… che in questo momento provo nei confronti di Marco”
Non rispose subito, ma quando lo fece mi regalò una serie di baci e di cuori.
“certo che sei capaci di arrivare al cuore di una donna, tu” scrisse.
“non è al cuore che vorrei arrivare” pensai, ma di nuovo Alessia scrisse parole di fuoco.
“non avrei mai neanche immaginato di scambiare foto del genere con qualcuno che non è mio marito” scrisse, “ma non lo so, tu hai qualcosa che mi piace, ce l’hai sempre avuto, ma da un paio di anni sei diventato ancora più… affascinante, mi ispiri fiducia, non so nemmeno che cosa scrivere senza essere banale…”
“è una cosa che si sente a pelle, sei una bella persona ed è bello averti vicino, anche solo per lavorare”
“è uno dei complimenti più belli che abbia mai ricevuto, se non il più bello” risposi.
Ci furono alcuni minuti di pausa, poi Alessia tornò alla carica.
“secondo te ho il culone? mi sembra gigantesco nella foto!!!”
“le foto ingannano” risposi, “il tuo bel culo lo vedo ogni giorno e ti assicuro che… meglio che non te lo scriva, rovinerei l’amicizia”
“NO!” rispose immediatamente, “hai lanciato la bomba e adesso tiri indietro la mano??? Continua! finisci!!!”
Ebbi solo il tempo di radunare le idee e prendere il coraggio a due mani, filtrandolo con un po’ di buon senso, poi mi decisi.
“quello che NON volevo scriverti era quello che farei a quel culo che mi passa davanti tutti i giorni…” scrissi, fui sul punto di modificare ma poi inviai e basta.
“lo immaginavo…” replicò, sembrò scrivere all’infinito ma poi quello che mi arrivò fu la domanda che alla fine mi aspettavo.
“che cosa faresti? sentiamo…”
Come nei videogiochi, quello era il punto di svolta: o molli e perdi tutto o tieni duro, ma se tieni duro può anche darsi che perdi tutto… high risk, high prize.
Poi pensai: che vuole sentirsi dire da me? E allora risposi e basta, con un po’ di malizia.
“se vuoi, te lo scrivo: ma non vorrei che dopo… cambiassi idea su di me”
“non la cambierò mai” rispose, frettolosa di ricevere la sua risposta.
“dai, su, non tenermi sulle spine” scrisse ancora, mettendo la faccina arrabbiata, “che cosa faresti al mio culone?”
“sicura che posso scrivere quello che penso?” azzardai per l’ultima volta.
“SI!!!” rispose, ormai impaziente.
“quello che ci farei è aprirlo con le due mani e passarci la lingua dentro, da sotto a sopra fino ad arrivare alla schiena, e ricominciare all’infinito” scrissi di getto, inviando il messaggio senza nemmeno rileggerlo o ripensarci.
Guardai intensamente lo schermo del telefono, Alessia era online, aveva letto immediatamente il messaggio ma non scriveva e in quei lunghissimi istanti pensai davvero di averla fatta grossa: magari pensava che le scrivessi che mi sarebbe piaciuto sculacciarla o al limite baciarla ma quello che le avevo… proposto, forse era troppo anche per lei.
“scusa” le scrissi dopo due minuti di silenzio radio, lesse il messaggio ma non replicò e allora… precipitai nel panico.
Gettai il telefono sulla scrivania e imprecai contro me stesso ma proprio mentre lo facevo… ding.
Ebbi quasi paura a leggere, ma tutto… sfumò via.
“adoro quando Marco me lo fa” scrive, “quelle poche volte che si degna…” aggiunse con le faccine deluse.
Tirai un sospiro di sollievo, non se l’era presa.
“allora il mio culone ti piace proprio tanto se vorresti farci quella cosa lì…” scrisse, “magari poi ne saresti deluso, che ne sai?”
“non penso proprio” mi affrettai a scrivere, evitai di aggiungere cose del tipo mettimi alla prova e vedrai tenendo il profilo basso, ma la bastonata arrivò di lì a pochi istanti.
“come fai a saperlo? dovresti provare…” scrisse, con la faccina che strizza l’occhio.
Ebbi una specie di mancamento: Alessia mi stava offrendo di fare sesso orale?
Esitai a replicare così continuò lei.
“ti ho lasciato senza parole?” scrisse, “è troppo per te?”
“no amica mia” scrissi, “è che certe cose le devo prendere a piccole dosi, una Alessia tutta intera… non so se riuscirei a reggerla”
“esagerato” rispose, “in fondo è solo un culone come tanti…”
“è il tuo culone” scrissi subito, “lo ammiro da anni” aggiunsi, e subito corressi “ammiro con desidero”, e invio!
“vuoi dire che in tutti questi anni mi hai desiderato? ne sono lusingata…”
“ecco, hai scoperto il mio bluff…”
Ancora una volta ci fu un vuoto di comunicazione, Alessia si disconnesse e poi tornò online e una manciata di secondi dopo… ding.
C’era una foto, e la foto era il suo bel culone senza slip… nudo, leggermente dischiuso con una mano per farmi vedere uno scorcio di buco del culo e una piccolissima porzione di vagina.
“non so perché l’ho fatto, ma in questo momento mi fa stare bene averlo fatto” scrisse, “spero che non ti approfitterai di me quando ci vediamo”
“tra poco”
“sono troppo sotto shock per reagire…” scrissi, “ma se vuoi mi posso prostrare a te e al tuo bel sedere”
Rispose con tante faccine che ridono, poi aggiunse qualcosa che andava oltre.
“io però adesso ho qualcosa che mi tormenta” mi scrisse, “e non so se scrivertelo o no…”
“tocca a me incitarti, stavolta?” le chiesi.
“vuoi saperlo, cosa mi tormenta, giusto?”
“si”
Esitò, ma poi scrisse.
“quella cosa che mi hai detto prima” digitò, “quella cosa che mi faresti… mi vergogno anche a scriverlo…”
Toccava a me fare l’uomo.
“aprirti le chiappe e leccarti da sotto a sopra, fino alla schiena?”
“si”
“ci tormenta a tutti e due”
“non ci resta che farlo…” scrisse, di getto, e subito aggiunse “se vuoi”
“aspetto da anni di farlo”
Pausa, lunghissima, ma sempre online.
“non puoi venire qui?” scrisse, “ho ancora mezz’ora di tempo prima di fare l’ecografia… magari mi aiuti a far passare il tempo”
Mollai tutto, presi armi e bagagli e corsi in moto da lei, trovandola in sala d’aspetto: ci abbracciammo, le feci sentire il cazzo duro sulla pancia e lei mi schiacciò le tettone sul petto, Alessia fece una risatina e poi…
“Alessia Volpi?”
Era il medico, donna, che la chiamava.
Alessia mi guardò con un misto di delusione per essere stati interrotti ma anche di divertimento, poi piegò la testa di lato e mi tese la mano.
“Vieni con me?” mi chiese, seria.
“I-io… s-sì, se vuoi…” risposi preso alla sprovvista, e cedendo mi feci tirare dentro nello studio del medico sedendomi accanto a lei ed ascoltando i suoi problemi addominali e digestivi raccontati alla dottoressa che annuiva ed annotava digitando sulla tastiera: Alessia mi guardava e sorrideva, e ad un certo punto allungò la mano e la mise sulla mia, stringendola forte.
Poi ci fu un momento di imbarazzo, quando la dottoressa, in termini strettamente medici, le chiese se dopo aver… evacuato si sentiva l’intestino libero o ancora pieno, e Alessia rispose senza molti problemi mettendomi a conoscenza di certe… intimità, e finalmente il medico la fece accomodare sul lettino.
La vidi tirarsi su il vestito fino a scoprirsi la pancia e restare distesa mentre il medico la schiacciava dappertutto e poi faceva l’ecografia, e una volta finito… da bravo cavaliere l’aiutai a pulirsi dalla schifezza gelatinosa e poi a scendere dal lettino fino a che ci accomodammo di nuovo sulle sedie.
Andava tutto bene, le venne prescritto qualcosa e poi venne il momento di uscire.
“Dottoressa, possiamo usare i servizi igienici per pulirmi un po’ meglio?” le chiese Alessia lanciandomi un’occhiata maliziosa.
“Ma certo… fate pure” rispose quella distratta, e stringendoci le mani se ne andò.
“Visto? Tutto bene…” le dissi, e allora Alessia mi abbracciò ancora: sentii i suoi grossi seni nudi pressati sul mio petto, poi ci separammo.
“Dai, vieni!” mi incitò, e tirandomi fuori dallo studio mi trascinò nel bagno, lucido e pulito, chiuse la porta con il blocco e… pochi istanti dopo il vestito le cadde ai piedi: si tenne coperte le tettone con le braccia, fece una risatina sciocca e poi si voltò piegandosi in avanti ed ondeggiando il culone davanti ai miei occhi stralunati.
Non c’era più spazio per i ripensamenti, e c’era ancora meno tempo: mi misi in ginocchio e le accarezzai la pelle sulla schiena e sulle chiappe facendola riempire di pelle d’oca, e incrociando lo sguardo con il suo nello specchio capii che ero autorizzato a procedere oltre.
Le misi due dita negli elastici degli slip e lentamente li abbassai, il cavallo le rimase “incastrato” tra le cosce fino a che tirando sempre più giù gli elastici anche quello cedette scoprendola completamente: le chiappe di Alessia erano molto più grosse di quanto avevo immaginato e anche meno… attraenti visto che cominciavano a cedere, ma l’eccitazione del momento fece tutto il resto.
E tutta quell’abbondanza “precludeva il guardo” sui suoi tesori così ben celati.
Inalai l’aroma femminile che proveniva da sotto e pregustai quella sensazione terribile ed esaltante al tempo stesso che è il momento della prima “leccata” e per un istante un retro pensiero mi fece fare mente locale, e la vocina che di tanto in tanto si faceva sentire nei momenti più particolari mi trapanò la testa dicendomi “stai per aprire le chiappe di Alessia, stai per aprire le chiappe di Alessia, stai per aprire le chiappe di Alessia, stai per aprire le chiappe di Alessia…”
Ruppi allora gli indugi e le posai le mai sui grossi glutei, li palpai e sollevai e vedendola ansimante finalmente le aprii le chiappe.
Il seguito… alla prossima volta.