Esperienza reale Paolo e Francesca - Dieci anni dopo

Uomo94

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Purtroppo per me è finita anche la seconda.
C'est la víe...
Però restano i ricordi, almeno finché il cervello non andrà in pappa.
"...E il naufragar m’è dolce in questo mare..."
Tranquilli, ne ho ancora tanti da raccontare, se vorrete.
"Paolo e Francesca - dieci anni dopo" si sviluppa in una dozzina di capitoli, ne ho pronti otto, due sedimentano per la correzione finale e due sono imbastiti.
Forse scriverò qualcosa sulla prima moglie, anch'ella Francesca (that is!), di cui un raccontino ho già pubblicato qui.
E poi... parecchie avventure, tutte tratte o ispirate da esperienze vere.
Come ho letto in queste pagine, il narrare di fatti realmente accaduti implica giocoforza il dover arricchire la trama di dettagli che costruiscono lo sfondo, l'ambientazione del racconto.
Tali elementi possono essere di fantasia, oppure tratti da esperienze fuori contesto ma, per quanto mi concerne, sono frutto della mia personale conoscenza diretta.
Pertanto, questo non significa aver inventato una storia. Ho solo aggiunto particolari, attingendo al mio patrimonio di esperienze reali.
Rende tutto ciò una storia inventata?
No, dal mio punto di vista no.
Raccontare un'avventura sessuale può essere sintetizzato in poche parole, pochi versi onomatopeici (cazz cazz fik fik pomp pomp come in certi fumetti di 40 anni fa).
Oppure ci si può scrivere un racconto, o grandi romanzi. La letteratura erotica è piena di bellissimi esempi, ove la forza della parola genera immagini più forti e sensazioni più vivide di tanti porno.
A me piace raccontare, non inventare.
E cerco di farlo al massimo delle mie modeste e limitate capacità.
Ma qualche regola di base del manuale del bravo scrittore l'ho imparata, anche se non le ho messe a frutto del tutto.
Una è la coerenza. Non puoi scrivere che sei giovane e poi vecchio, biondo e poi bruno, e così via.
Un altro è il dettaglio. Una storia credibile è fatta di dettagli precisi, verificabili. Non puoi scrivere che sei stato al Duomo di Roma, o che il Colosseo è a Tivoli. O che stai viaggiando sul Jumbo a velocità supersonica.
E poi il controllo della timeline. I viaggi nel tempo sono caratteristici della fantascienza, o figli dell'ignoranza. Non essendo uno scrittore di SF (ci vogliono enormi capacità e competenze!) e non essendo molto ignorante (solo un po'...) cerco di stare attento a quel che scrivo, a meno che non dichiari esplicitamente il flashback.
E rileggo.
E correggo.
E affino, senza dover andare a "risciacquare i panni in Arno".
Anche i primi capitoli di questo racconto, scritti tre anni fa, sono stati riletti e corretti più volte. L'ultima, addirittura nella fase di riformattazione del testo copiato all'interno del post.
Ecco perchè chiederò un po' di tempo per darvi gli altri capitoli.
Non sono un fautore degli "instant books", non ho orde di ghostwriters a correggere e completare le mie tracce.
E infine, non ho tutto il tempo che vorrei.
Spero che i miei lettori (?) mi capiranno e mi comprenderanno.
Per ora, vi ringrazio del vostro supporto. Fa molto piacere sentirsi apprezzati, sono carezze per l'anima che stimolano la fantasia e la voglia di fare.
A presto.

Mi dispiace, come mai si è conclusa la storia con Francesca? Ho amato il racconto, però secondo me hai sbagliato a tornare da lei quando stavi con Giovanna, dovevi mandarla a fanculo e per quanto riguarda Giovanna ora in che rapporti siete?
 
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Mi dispiace, come mai si è conclusa la storia con Francesca? Ho amato il racconto, però secondo me hai sbagliato a tornare da lei quando stavi con Giovanna, dovevi mandarla a fanculo e per quanto riguarda Giovanna ora in che rapporti siete?
La storia con Francesca si è conclusa naturalmente.
Non stiamo più insieme da un bel po'.
Ci sentiamo spesso, non ci vediamo però più.
Giovanna è ormai una piacente signora a caccia del suo nuovo toy-boy dopo aver "distrutto" un ragazzetto di 25 anni. Purtroppo ho chiuso i ponti con lei già dai tempi di Francesca, non mi ha mai perdonato di aver preferito Fra a lei.
Ma aspetta, ho ancora qualche storia da raccontare su Francesca e me.
Ciao
 
OP
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Paolo e Francesca - Dieci anni dopo
di Paolo Sforza Cesarani
Ecco a voi il capitolo 7, in cui Paolo e Francesca hanno un'avventura ai Castelli

Una gita ai Castelli​

L’intesa con Francesca è totale.
Francesca è un’artista, dotata di rara e profonda sensibilità accompagnata da una magistrale capacità realizzativa qualsiasi sia il campo di applicazione della sua arte.

Costruisce mosaici, ma non quelli su cartone, veri mosaici sui pavimenti, che produce utilizzando scampoli di ceramiche di varie provenienze, vetri, plastiche dure dipinte a sgargianti colori che posa con sapiente abilità a formare disegni, rappresentazioni, immagini astratte caratterizzate da tinte vivaci e contrasti arditi. Protegge poi le sue opere, perché di opere d’arte si tratta, con colate di resina epossidica trasparente che poi lucida a specchio. I suoi mosaici sono particolari non solo per i temi ed i componenti ma per il fatto che sono spesso tridimensionali.
E questa sua produzione ha iniziato a decollare dopo che un cliente del suo ex marito, titolare di una piccola impresa edile, ha mostrato su Pinterest la sua casa ed in particolare il mosaico che ricopre un bellissimo tavolo da esterno.

Mi ha chiesto un giorno di luglio di accompagnarla ai Castelli, a Grottaferrata, per fare un sopralluogo nella villa di un ricco sanitario romano che le ha richiesto un mosaico da inserire nel pavimento di un salone.

Mentre ci recavamo con la mia MG senza capote salendo per la Anagnina, abbiamo iniziato a discutere sul soggetto.
“Il professore mi ha chiesto di realizzare un mosaico con il suo stemma. Dice che la sua famiglia risale al dodicesimo secolo e che era venuta dall’Albania a seguito di alcuni monaci che poi si sono stabiliti lì a Grottaferrata ed hanno dato origine all’abbazia di S. Nilo.”
“Quindi sono di origine bizantina” le dico. Stiamo entrando in uno dei campi in cui mi sento ferrato, la storia medievale romana.
“Boh, dice di sì.”
“Ma nel XII secolo non esistevano stemmi nobiliari. Al massimo c’erano i vessilli delle grandi famiglie nobili romane che governarono l’urbe, i Colonna, i Teofilatto, i Crescenzi fino alla cattività avignonese. Gli stemmi come li intendiamo noi sono successivi.”
“Anzi, mi sembra di ricordare che l’Abbazia di S. Nilo fu fondata proprio grazie alla donazione di terre e risorse da parte di un Teofilatto, mi pare Gregorio dei Conti di Tuscolo. Fu il figlio di Gregorio, Romano, che poi diventò papa con il nome di Giovanni XIX, a garantirne il possesso e l’autonomia e a consacrare la chiesa di S. Maria.”.

“Ma come fai a sapere queste cose?” mi chiede. “Anzi, come fai a ricordartele?” aggiunge.
“Tengo la testa giovane ed allenata, e tu mi aiuti a farlo!” le rispondo con un sorriso.

Sto vivendo un periodo splendido accanto a Francesca che mi ha restituito la gioia di vivere ed il piacere di godermela. Lei non se ne rende conto del tutto, ma grazie a lei mi sento rinato.
“E poi, io conosco questa parte della storia perché mi piace, tu invece sei una enciclopedia vivente, conosci come nessun altro la storia della pitture dalla fine dell’800 in poi!”.
“Si, magari!” mi risponde.
“Magari che? Dimmi ad esempio quante versioni ci sono di Guernica” le chiedo.
“Due. Una è quella che conoscono tutti, l’altra è il bozzetto che è stato ritrovato nelle cantine di un ex franchista scappato in Svizzera durante la seconda guerra mondiale. E’ più piccolo ma ancor più drammatico.”.

Appunto, lo sa. Avevo sentito per sbaglio la notizia alla radio qualche mese prima e l’avevo messa da parte. Non credevo fosse di dominio pubblico.
“E tu come facevi a saperlo?”
“L’ho sentito alla radio qualche mese fa.”
“Ah, io invece ho parlato con un gallerista che era riuscito a metterci le mani su mentre tutti credevano fosse un falso, mentre invece c’è un documento autentico, una lettera in cui Picasso afferma che ha messo il primo quadro in cantina perché a rivederlo provava troppo orrore.” mi spiega.
“Ecco, lo vedi che ne sai sempre molto più degli altri? Ed io che credevo che ti avrei trovata impreparata…”

Siamo di fronte al cancello della villa. Francesca chiama il proprietario e lo avvisa che siamo arrivati.
“Professore, sono con il mio … amico, Paolo” mi presenta mentre scendiamo dalla macchina.
“Molto lieto professore!” mi presento stringendogli la mano. “Spero non la disturbi troppo”
“Nessun disturbo, si figuri!” mi risponde facendoci strada.
“Complimenti, bellissima villa” gli dico.

“E’ una residenza del XVIII secolo ricostruita sulle rovine di un antico casale che risale probabilmente al XII secolo o prima. Secondo alcuni documenti storici, era stato edificato da un gruppo di calabri sfuggiti ai saraceni, provenienti dalla zona di Rossano Calabro e quindi di origine albanese o bizantina. Si impiantarono qui appunto attorno al XI secolo e ottennero di poter coltivare parte dei terreni dell’Abbazia di S. Nilo che era tenuta da monaci loro conterranei. Secondo alcune ricerche che ho fatto fare, tra loro ci doveva essere un mio tris-tris-trisavolo. Uno di questi esperti di araldica avrebbe prodotto anche una sorta di stemma, ma io credo che sia fittizio, fasullo. I contadini non avevano proprietà e i miei possibili avi erano profughi dalla Calabria: che proprietà potevano avere?”

“Ciò non toglie che vorrei celebrarli in qualche modo. Le faccio vedere quel che mi hanno mandato quelli dell’araldica” e mi mostra un fascicolo con un pacco di pagine di storia, riferimenti agli archivi parrocchiali di varie zone limitrofe ed un bozzetto di uno stemma.

Francesca lo esamina, chiede se è possibile averne una copia per poterlo studiare un po’ e scatta una foto al bozzetto.
Poi osserva con attenzione il pavimento della sala, tutto in marmo giallo lucido, e prende alcune dimensioni.
Discute qualche dettaglio con il professore, e alla fine sembra perplessa e incerta sulla cosa.

“Mi piacerebbe poter ripetere lo stesso disegno sul fondo della piscina” e ci guida verso il retro della villa ove, incastonata in un bellissimo giardino circondato da pini, querce e cipressi secolari, c’è una piscina a forma di fagiolo di oltre venti metri di lunghezza e almeno 6 o 7 di larghezza, circondata da un impiancito in cotto opaco ed incassata in un curatissimo prato all’inglese.

Anche in questo caso Francesca prende il suo smartphone e scatta una serie di foto prendendo nota delle varie dimensioni.
Il sole è alto, inizia a far caldo, la piscina è molto invitante.

Il professore ci invita a rimanere “Avete portato i costumi, no? Glielo avevo detto per telefono, Francesca, ricorda?”.
“No professore, non lo abbiamo fatto. Paolo ha un impegno nel pomeriggio e deve rientrare!”
“Ma suvvia, un bagnetto e poi vi offro un piccolo rinfresco. Vi prometto che per le quattro del pomeriggio vi mando via!”.

Io faccio cenno a Francesca di decidere lei anche per me. So che ci tiene a questo lavoro e immagino che voglia restare per piaggeria.
“Professore, il problema è che io e Paolo non abbiamo costumi con noi!”.
“Vuol dire che ne farete a meno. Tanto, chi vuole che vi guardi? Io rientro in casa per far preparare qualcosa da mangiare. Fate come se foste a casa vostra, liberi ed indisturbati. Vi prometto che per mezz’ora non vi disturba nessuno!” e girandosi sui tacchi, rientra in casa a passo spedito.

Sono perplesso. Non so se sia il caso. Personalmente non ho problemi, credo che anche Francesca non abbia particolari pudori a fare il bagno nuda, ma non la sento convinta e decisa come l’ho vista altre volte.

"Che ne pensi, Fra? Ci facciamo un tuffo?”
“Paolo, sinceramente non mi interessa di avere o meno il costume, in altre situazioni sarei già in acqua. Non vorrei che il professore stesse facendo tutto questo per mirare ad altro. So che ogni tanto organizza festini particolari qui in piscina, almeno così mi ha raccontato il mio ex-marito che ha l’appalto per la manutenzione degli impianti”.
“E allora?”
“Non vorrei che fosse una scusa per trascinarci in una di quelle feste”
“E mica ci obbliga nessuno! Sai che faccio? Io mi spoglio e mi faccio un tuffo, esco, mi rimetto i pantaloni e mi asciugo sulla sdraio.”
“Io ti seguo, ma lo faccio con l’intimo. Me lo tolgo dopo quando mi rivesto.”
“Mi pare una buona idea!” e le faccio l’occhiolino.

Pochi minuti e siamo in acqua, io completamente nudo, Francesca in reggiseno e slip. Non capisco che cosa se li tenga a fare visto che sono color carne, di tulle leggerissimo e di dimensioni microscopiche…

In effetti, è una stupenda visione, la sua, che mi provoca un immediato alzabandiera.
Fra è appoggiata al bordo della piscina. Mi avvicino alle sue spalle e le sussurro all’orecchio “Dio quanto sei bella! Vorrei prenderti qui, in acqua!" facendole sentire la mia erezione puntando in mezzo ai glutei totalmente scoperti visto che il perizoma dietro è solo un misero filetto.
Si agita un po’ come per accogliermi, poi mette la mano dietro al culo, mi prende il cazzo e se lo mette in mezzo alle gambe, a contatto con la passera che al momento è praticamente scoperta. Quindi, inizia a muoversi ritmicamente strusciando le sue grandi labbra ed il clitoride sulla mia verga pulsante.

“E se ci vede?” dice con un filo di voce.
“Si farà una sega anche lui!” le rispondo.

Qualche decina di secondi e decido di approfittare di quell’anfratto caldo ed accogliente e la penetro con un movimento fluido. Fra mi favorisce inclinando il bacino in modo da assumere una posizione più comoda, ed inizia a muoversi ritmicamente.
Sarà l’eccitazione, sarà il fatto che mi è sembrato di vedere in casa una tenda muoversi ed aprirsi, vengo in pochi minuti. Francesca non è venuta, ma ha comunque gradito. Ho sentito ritmiche contrazioni e un piacevole fluido caldo che mi lambiva i testicoli.

Restiamo abbracciati qualche minuto in attesa che la mia erezione cessi, e poi con un gesto fluido esco dalla piscina, mi inginocchio e porgo la mano a Francesca.
Prendiamo due teli che erano appoggiati ad una scansia vicino alla piscina e ci asciughiamo al meglio.
Vado a raccogliere i nostri vestiti e li porto a Francesca che si è intanto seduta su un lettino.
Le porgo maglietta e gonna che indossa dopo essersi sfilata la lingerie bagnata.
Io infilo i pantaloni e mi sdraio sul lettino accanto al suo, le prendo la mano e la bacio.
Inizio ad adorare questa donna che riempie la mia vita di passione, sesso ed emozioni forti.

Dopo un po’ arriva il Professore con due persone di servizio in divisa al seguito, che spingono un carrello con bottiglie, piatti e vivande.
“Allora ho fatto preparare un tagliere di affettati, un po’ di pane fresco e del vino bianco ghiacciato. Che ne pensate?”
“Penso che sia un’ottima idea!” esclamo. Quella sveltina mi ha proprio messo appetito. Anche Francesca sembra gradire.

Ci sediamo all’ombra di un ombrellone ed approfitto per levare il calice alla salute del nostro ospite.
“Brindo alla sua salute, a Francesca ed al suo prossimo lavoro!”.
Il professore ricambia levando il calice “Ed io brindo alla vostra salute. Spero di rivedervi presto qui. Anzi, vi avviso che sabato prossimo riceverò alcuni amici ed amiche per una festa in piscina all’insegna della massima libertà. Spero vogliate essere miei ospiti. Vi prego di accettare, non sopporto l’idea di un vostro rifiuto” mentre mi guarda con occhio ammiccante.

“Non so, professore, vedremo.” risponde Francesca.
“Mi scusi professore” mi intrometto “ma cosa intende per massima libertà?”
“Beh, quello che avete fatto voi poco fa è ciò che io intendo per massima libertà… e spero che gli altri ospiti siano liberi almeno quanto voi…”

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Paolo e Francesca - Dieci anni dopo
di Paolo Sforza Cesarani

Cap. 8, in cui Paolo e Francesca hanno un'esperienza di massaggio tantrico di coppia

Cap. 8 - Il massaggio di coppia​

Ormai da parecchie settimane, Francesca ed io siamo “coppia” nel senso che usciamo, ci vediamo, incontriamo gente. Siamo andati a fare un weekend in barca, una bella uscita di un paio di giorni auspice un tempo un po’ anormale per ottobre con temperature veramente primaverili, aria tiepida e sole che scalda al punto tale da mettersi in costume.
Ho invitato il mio avvocato, Fabrizio Steffani, e la sua socia/assistente, Laura, da poco assurta al ruolo di amante/compagna dopo la dolorosa perdita di sua moglie di cinque anni prima.
Lo capisco, pover’uomo.
A cinquantacinque anni, dopo trent’anni di vita coniugale piatta ma serena, perdere tua moglie per un banale incidente domestico è un brutto colpo. La moglie, di dieci anni più giovane, stava facendo la doccia e rimase folgorata dallo scaldabagno elettrico che era andato in corto e che, montato male, non aveva fatto scattare il differenziale. Una morte orrenda.

Era ad un convegno di divorzisti cattolici, tutti gli avvocati rotali di Roma, a discutere del nuovo ordinamento dei procedimenti di fronte alla Sacra Rota, quando venne chiamato fuori dalla sala mentre era il relatore per conoscere la triste notizia.
Per fortuna, io assieme agli altri amici ci impegnammo molto per aiutarlo psicologicamente. Lo sostenemmo cercando di coinvolgerlo nelle nostre attività extra lavoro e gli presentammo Laura, una giovane avvocato trentacinquenne figlia di un cassazionista di Roma, dalle cui oppressive paterne attenzioni voleva sfuggire.
Comunque, questa bella e brava ragazza si è innamorata di questo uomo dolce e sensibile, e gli è stata accanto sia lavorativamente che affettivamente fino a che non si è lei stessa dichiarata facendosi trovare, un giorno, nuda sulla sua scrivania…

E da quel giorno il mio caro Fabrizio è come rinato, dopo cinque anni di lutto nel cuore e nel corpo.
E così abbiamo deciso di fare questa uscita con le nostre nuove compagne.

Francesca e Laura si sono trovate subito in sintonia, dedicandosi a prendere il sole piacevolmente caldo a prua, alternandosi nel preparare da bere e portarcelo mentre Fabrizio ed io condividevamo il pozzetto e ci alternavamo al timone raccontandoci piccoli e piccanti aneddoti sulle nostre nuove compagne.

Ad un certo punto, arrivati all’altezza di Ansedonia, decidiamo di ancorarci a qualche decina di metri dalla Formica di Burano, uno scoglione a poco più di tre miglia dalla costa.

Fabrizio ed io mettiamo giù il filaccione con qualche pezzo di esca e aspettiamo sorseggiando un goccio di bianco fresco, ma non facciamo in tempo a vuotare i bicchieri che subito due forti toccate fanno oscillare il filo e poi lo mettono subito in tensione. Molliamo i bicchieri e ritiriamo il filo per accorgerci, con somma gioia e sorpresa, di aver catturato un bel sarago da una trentina di cm abbondanti, poco meno di un chilo.

Evvai, la cena di pesce è assicurata!

“Ragazze, voi che sapete maneggiare bene il pesce, lo pulite voi?” chiedo con voce ironica ridacchiando.
“Ma certo, ci pensiamo noi al vostro pesce! Vedrete come sarete contenti” risponde ridacchiando Francesca, subito spalleggiata da Laura.
“Si certo, ci pensiamo noi al vostro pesce! Ne sarete soddisfatti!” aggiunge l’amica anche lei ridacchiando.

Si alzano dal materassino e noto che sono senza reggiseno, entrambe solo con lo slip del costume.
Francesca indossa una brasiliana con i fianchetti, Laura un perizoma con i laccetti.

Si avvolgono con il pareo e vengono a vedere il pesce appena preso.
“È un bel pesce. Bello grosso. Come piace a me” esordisce Laura, passandosi platealmente la lingua sulle labbra.
“A me quelli troppo grossi non piacciono. Faccio fatica a maneggiarli” risponde per le rime Francesca.
“E poi, di solito quelli troppo grossi hanno poco sapore, sono coriacei e brutali! Invece quelli più piccoli sono molto più delicati!” conclude con un sorriso sornione.

Devo dire che il dialogo sarebbe sembrato surreale se non fosse stato che Fabrizio, mio ex compagno di classe, di calcetto e di palestra, è notoriamente superdotato anche rispetto a me che, con i miei quasi 19 cm, ma soprattutto con gli oltre 12 da moscio, faccio la mia porca figura.

E so per sua stessa ammissione che la sua precedente moglie, pur gradendo il sesso, non riusciva a godere né a portare a termine un rapporto sessuale soddisfacente per via delle dimensioni quasi asinine. E questa era stata peraltro una delle cause per la quale non avevano avuto (o voluto) figli.
A quanto pare, invece, Laura era di …più ampie vedute ed apprezzava l’anatomia del suo partner.

Ad ottobre, nonostante l’ora legale, alle 17 il sole inizia ad esser basso sull’orizzonte e scalda molto di meno. In barca, complice l’umidità, le temperature sembrano minori e bisogna coprirsi un po’.
Il vento è cambiato contro le previsioni, ha girato a maestrale ed il riparo dell’Argentario è troppo lontano per attenuare vento e onde, e decidiamo di salpare in direzione di Cala Galera, a sole 5 miglia di distanza.

Attacco il motore e a 4 nodi per evitare di sbattere troppo l’onda, ci vuole un’oretta circa e nel frattempo contatto la marina per chiedere se c’è un posto in banchina. Sono fortunato, c’è un posto proprio di fronte al molo carburanti, manovra facile e ormeggio all’inglese, di fianco.

Decidiamo di scendere a terra, sgranchirci un po’ le gambe e andiamo in capitaneria a regolare i documenti.
Le ragazze si sono cambiate e si sono fermate al bar del ristorante sotto la torre della Direzione a prendere un aperitivo e stanno amabilmente conversando.
Le raggiungiamo e decidiamo sul proseguo della serata. Possiamo scegliere di mangiare a bordo, cucinando un po’ di pasta ed il sarago già sfilettato, oppure di fermarci al ristorante. “È buio, siamo già seduti, fermiamoci qui” dicono in coro le ragazze, contente di poter sfangare un turno in cambusa.

Ci convinciamo facile, e chiamiamo il cameriere per la comanda.
Ordiniamo da mangiare e da bere, poco, giusto per placare la fame.
Alle nove e mezza siamo in barca. Abbiamo bevuto il giusto, siamo allegramente sobri, o sobriamente allegri.

Nel pozzetto fa freddo, non si può stare fuori. Scendiamo sotto coperta, accendo un po’ la stufa per stemperare l’aria, visto che abbiamo lasciato i boccaporti aperti.
Le ragazze approfittano per andare alla toilette mentre tiro fuori una bottiglia di sambuca ed una di buon whiskey per Fabrizio. Io ho già esagerato col vino, oggi, e non posso permettermi altro alcol.

Dopo qualche minuto l’aria si è riscaldata al punto tale che decido di andarmi a cambiare e togliermi i pantaloni lunghi per un più pratico pantaloncino corto portato, more solito, senza biancheria. Anche Fabrizio è della stessa idea, anche lui si trova a suo agio senza mutande sotto al pantalone corto da barca.

Le ragazze escono dalla cabina di prua in cui si erano chiuse, entrambe in felpone e pantaloncino corto da yoga; devo dire che fanno entrambe una splendida figura inguainate in quei capi così attillati.

“Paolo, Laura mi ha detto che lei e Fabrizio sono andati a fare un corso di massaggio orientale assieme quest’inverno” esordisce Francesca. “Laura dice che è una cosa fantastica essere massaggiati in coppia, e questi massaggi aiutano molto il rilassamento perché producono molte endorfine, le stesse sostanze che produciamo con l’orgasmo!”, continua.
“E poi, aiutano molto a sviluppare una forte intesa sessuale” interviene Laura. “All’inizio ti senti a disagio perché il massaggio viene fatto sul corpo nudo, e se non sei abituato puoi provare vergogna o eccessivo pudore. Poi ti rilassi, ti abitui e ti rendi conto che è una cosa assolutamente naturale. E soprattutto, il farlo accanto alla persona che ami stimola appunto la consapevolezza del proprio corpo e dei propri sentimenti.”
Fabrizio annuisce, leggermente in difficoltà.
“Non me ne avevi mai parlato, prima.” gli dico.
“È vero, ma non sapendo come l’avresti presa, ho pensato di evitare” risponde.
“E per quale motivo me la sarei dovuta prendere?”
“È che eri appena…fidanzato…Serve un po’ di intesa perché la cosa funzioni. Non puoi farlo con una persona che conosci poco e con la quale non hai la totale intimità. E non parlo solo di sesso, ma di tutti gli aspetti di vita assieme che si verificano quando due persone vivono la stessa quotidianità” disse allargando le braccia. “Però se pensi di essere pronto, Laura ed io potremmo provare a farvi conoscere queste tecniche.”

Guardo Francesca con fare interrogativo e la vedo interessata. Annuisce e si mette con le gambe raccolte sotto ed un cuscino tra le braccia. Ha voglia di coccole ed il suo corpo parla chiaro.
“Devo però chiarire alcune cose, prima.” dice Fabrizio, mentre Laura annuisce.
“Vai avanti. Facci capire meglio.”, dico.
“È semplice. Il massaggio orientale che vi faremo provare, se vorrete, si chiama tantrico. Il tantra è una filosofia di vita …”
“Si, che permette di fare sesso per ore!” taglio corto io.
“No. O meglio, anche. Ma non è così. Il tantra aiuta a raggiungere la piena consapevolezza del proprio corpo e del proprio sentire. Fatto in coppia, permette di elevarsi a livelli di unione spirituale molto alti, che si ripercuotono beneficamente anche sulla pratica sessuale. E non è necessario fare sesso, anzi, molti preferiscono non arrivare all’orgasmo per non rovinare l’armonia raggiunta. Altri invece usano il tantra per curare problemi di coppia, spesso di comunicazione o di mancanza di fiducia. Il fatto che massaggiatore e massaggiato siano entrambi nudi, implica un certo livello di fiducia e comprensione, quando anche il tuo o la tua partner viene massaggiato con te. Chiaro?”
“Aspetta: mi stai dicendo che non solo siamo nudi noi, ma pure voi?”
“Si, ovvio” interviene Laura. “E inoltre l’uomo massaggia la donna e la donna massaggia l’uomo” continua.
“Ma cosa succede se… ad esempio, io ho un erezione?” chiedo.
“Nulla, è assolutamente normale, sarebbe anormale il contrario. Il massaggio tende a risvegliare le energie sopite ed a farle emergere. Poi vengono canalizzate da un chakra all’altro fino all’ultimo chakra, detto corona, che sta sulla testa”
“Insomma, si mettono in connessione le due teste” ironizzo ridacchiando.
“In un certo senso si, non hai detto una stupidaggine” afferma Fabrizio.
“E che succede se ho voglia di fare l’amore?”
“Dovete avere voglia di fare l’amore, è naturale che l’abbiate. Lo scopo alla fine è quello. Fare bene all’amore.” dice Laura.
“E voi? Non avrete voglia anche voi?” chiede Francesca.
“Certamente. A quel punto, ci separeremo ritirandoci nell’altra cabina, oppure lo faremo assieme a voi, se vorrete e se non sarete a disagio. Non ci devono essere forzature. Tutto deve essere naturale, spontaneo. Sono gesti d’amore, sia fra di noi che fra di voi, che tra noi e voi. Solo Amore. Il sesso viene dopo, vedrete.” conclude Laura. È lei la teorica, a quanto pare.

Guardo Francesca perplesso. Non so cosa ne pensa. Non è mai capitato di parlarne, è una donna libera, ma non libertina e non so come possa prendere questa situazione.
“Che ne pensi?” le chiedo.
“Penso che … se sei d’accordo, possiamo provare. Io non credo che qualcuno possa stuprarmi qui, stasera. E se dovessi essere infastidita o bloccata, possiamo sempre lasciar perdere ed interrompere, no?” mi risponde.
“Ma certamente!” rispondono all’unisono Laura e Fabrizio.
“Va bene, ma come ci organizziamo? Cosa dobbiamo fare? Come ci dobbiamo mettere?”.
“Direi che è meglio usare la vostra cabina, è un po’ più spaziosa e mi pare un po’ più calda.” dice Fabrizio.
“Si, e poi c’è il bagno in camera, il che fa sempre comodo” continua Laura.
“Per cominciare, ci spogliamo completamente ognuno in cabina sua. Voi maschi vi mettete questi attorno alla vita” dice Laura mostrando due foulard di cotonina leggera a stampa batik “e noi ci mettiamo gli stessi annodati attorno al collo e ci troviamo in cabina quando siete pronti. Ok?” conclude.
Guardo Francesca e lei assente con un cenno del capo. I suoi occhi mostrano curiosità mista a perplessità.
“Fra, se non vuoi, non ne facciamo nulla. Sono certo che Laura e Fabrizio capiranno!” le dico prendendole le mani tra le mie e guardandola in quegli occhi.
“No. Voglio provare. Sono curiosa. E poi sono certa che ci piacerà…” ammicca, mentre si liscia il labbro con un dito.

Ci spogliamo. Io sono pronto immediatamente. L’idea di fare un qualcosa di potenzialmente piccante mi stimola e mi rende barzotto sotto il pareo che mostra tutta il mio rigonfiamento. Anche Francesca è pronta in un minuto. Si sfila la felpa, si sfila i pantaloncini ed è pronta a richiudere il suo pareo al collo.
Un minuto e sentiamo bussare alla porta.
“Siete pronti?”
“Si, entrate!”

Laura e Fabrizio sono nella stessa nostra tenuta. Laura è un po’ più robusta di Francesca di seno, ma è appena più magra di fianchi. I quindici anni di età di differenza si vedono solo dai fianchi: quelli di Fra hanno portato due gravidanze, anche se non si direbbe se non per il piccolo taglio del parto cesareo.
Fabrizio si è ripreso dal periodo di sconforto e si vede. È in splendida forma, ha ancora la tartaruga sull’addome e noto che lui è completamente depilato. Non ha un pelo né sul petto, né sulla pancia, né sulla schiena. O sulle gambe. In compenso ha alcuni tatuaggi con simboli orientali che non gli avevo mai visto prima.

Portano una bottiglietta d’olio, alcune strisce di stoffa ed un piccolo supporto sotto al quale mettono una piccola candela che riscalda una ciotola piena d’olio. Accendono inoltre un paio di candele da massaggio che diffondono un profumo speziato nell’aria.
Terminati questi preparativi, Fabrizio mi chiede di collegare il suo cellulare all’altoparlante di cabina per mettere della musica.
Note orientali, suoni di tamburi e di cimbali si innalzano nell’aria contribuendo a riscaldare l’atmosfera.
Spengo la luce centrale e lascio acceso solo un lumino schermato con un pezzo di stoffa rossa, che diffonde una luce calda e sensuale.
Laura ci fa porre uno di fronte all’altro in ginocchio e chiede di seguire e ripetere i movimenti che fanno loro.
Da inginocchiati, giungiamo le mani al petto e ci inchiniamo verso il partner. Dopo di che, ripetiamo un mantra di rispetto e di amore mentre tocchiamo il pube, la pancia, lo stomaco, il cuore, la gola, la fronte e la cima della testa. “I sette chakra.”, afferma Laura.

“Ora ci possiamo togliere i pareo” ci dice Laura che fa da sacerdotessa per questo strano rito. Restiamo nudi l’uno di fronte all’altro. Fabrizio è decisamente …grande ed attira l’attenzione di Francesca, che lo guarda sgranando gli occhi “Avevi detto che era… grosso, ma non così!” rivolta a Laura che sorride sorniona.
Ora ci abbracciamo da dietro. Inizio con Fra che è in ginocchio sulle cosce mentre le accarezzo il seno da dietro. Il mio membro inizia a gonfiarsi un po’ ed a premere sulla sua schiena. La carezzo dalla testa al ventre mentre le soffio lievemente nelle orecchie. Le piace, i capezzoli sono reattivi e la temperatura del collo è aumentata.

Anche Laura e Fabrizio si scambiano le stesse effusioni, la loro intesa è perfetta e lei si inarca spostando il sedere verso il membro del suo partner che è già in stato di semi erezione…. E si vede!
Dopo una decina di minuti di questi esercizi di “riscaldamento”, la temperatura nella cabina è già alta, tanto da aprire la porta per far entrare un po’ d’aria fresca. Ma non è solo la temperatura dell’aria…anche i nostri corpi iniziano a scaldarsi ed i nostri cuori a pompare più forte sangue ed adrenalina.
Laura ci chiede di stenderci a pancia in giù, fianco a fianco. Prendo la mano di Francesca e gliela stringo dolcemente. Lei ricambia la stretta, un tacito segno di intesa “È tutto ok!”.

Fabrizio si inginocchia tra le gambe divaricate di Francesca ed altrettanto fa Laura tra le mie.
Il pisello mi da fastidio sotto alla pancia per cui chiedo se posso metterlo in mezzo alle gambe “Devi fare quel che senti di fare. Devi stare comodo e rilassato”. Anche Francesca chiede se può alzare un po’ il bacino con un cuscino per alleggerire il peso sul seno. “Ma certo, fai pure” dice Fabrizio. Noto che il suo sguardo è caduto sulle grandi labbra di Francesca, che sembrano inturgidite e più grandi del solito.
La cosa mi genera un’ulteriore pulsione tanto che inizio a sentire il mio pisello che si gonfia un bel po’.
Laura e Fabrizio iniziano a massaggiare i nostri corpi con olio caldo, partendo dai piedi e risalendo per le gambe e poi per le cosce, una volta all’esterno, l’altra all’interno; quando tocca all’interno, Laura porta la mano fino al cavo inguinale strusciando ogni volta contro il mio membro che è sempre più gonfio. Non bastasse, conclude il percorso massaggiando i glutei per poi ridiscendere all’interno del solco titillando l’ano e lo scroto.
Analogamente fa Fabrizio con Francesca. Le sue mani si muovono senza indugio dentro e fuori, passando per la fessura della vulva e generando in lei piccole contrazioni e lievi mormorii di piacere.
Dopo un po’, Laura si stende su di me ed inizia a massaggiare la mia schiena con il suo seno e le cosce con la sua vagina, che sembra gonfia ed umida.

Analogamente fa Fabrizio, ma questa volta Francesca fa il gesto di allontanarsi dal suo membro che nel frattempo è in crescente erezione.
“Fabrizio, mi fai male con il braccio sulla schiena, puoi spostarlo?” chiede.
“Ma se ti sto tenendo i polsi in alto, come faccio a toccarti la schiena con il braccio?”
“Ma se non è il braccio, che cos’è?” “MA NOOO… È ENORME!!!” dice Francesca con uno strilletto, provocando l’ilarità di tutti...
“Shhh, concentratevi sul vostro respiro” ci richiama all’ordine Laura.
Dopo un po’ ci fa girare. Io sono in piena erezione, la cappella è completamente scoperta e luccicante di gocce di liquido seminale.
Francesca ha i capezzoli dritti ed il monte di Venere è più gonfio e proteso verso l’alto. Fabrizio non è ancora del tutto eretto ma pur in queste condizioni è già ben più grosso di me. Anche Laura ha i capezzoli eretti, ma non sembra farvi caso.
Inizia la fase del massaggio frontale. Faccio fatica a mantenere il controllo del mio piacere ed inizio a contrarre il pisello verso la pancia.
Laura esclama “Francesca guarda come faccio” e prende il mio cazzo tra pollice ed indice della mano destra, premendo contemporaneamente i lati e la faccia esterna sotto il frenulo con il pollice della mano sinistra.
“In questo modo rallento le contrazioni e gli impedisco di ejaculare. Tu dovrai fare lo stesso con i muscoli della tua vagina e ora Fabrizio ti mostrerà come”.
Nel frattempo, il mio amico le infila due dita dentro la vulva e le dice “Ora stringi! Bene. Ora rilascia. Bene. Respiro… trattieni, stringi, rilascia, espira. Ecco, ripetiamo.” mentre gira le due dita a faccia in su.
“Ora dovrai fare lo stesso esercizio mentre ti spingo sul punto G, così” e nel frattempo le spinge il bottone magico che la fa letteralmente saltare e serrare le gambe.
“No, Francesca. Mi devi lasciar fare. Devi prendere confidenza con il tuo punto G. Lascia che ti guidi e che ti aiuti.” mentre con l’altra mano le accarezza dolcemente il pube.
Le mie contrazioni sono aumentate di parecchio, ho voglia di segarmi o di scopare…
“No Paolo, devi resistere. Aspetta, proviamo in un altro modo. Francesca, mi permetti di fare un esercizio con il pisello di Paolo?” e Francesca, frastornata e impegnata a capire come resistere alle ondate di piacere, annuisce distrattamente.
“Ecco! Così” e si inginocchia prendendo tutto il mio cazzo palpitante in bocca fino in gola. Ad ogni mia contrazione risponde una energica contrazione della glottide, come se dovesse ingoiare ulteriormente altri cm di verga. E piano piano ricupero il controllo e smetto di essere sul punto di venire.
Si toglie il mio pisello dalla gola, si pulisce la bocca e ci dice: “Avrei potuto farlo con la vagina o con il culo, ma ho paura di farti male con le contrazioni!” con la massima naturalezza di chi ha appena fatto una manovra atletica anziché aver ingoiato un cazzo di quasi 20 cm fino alle palle…
Il massaggio continua, ed ogni volta che mi avvicino all’orgasmo, Laura mi blocca in qualche modo, una volta con le mani, una volta con la bocca, una volta con le labbra della vagina, e mi riporta indietro nella rampa del piacere.
Anche Francesca ha instaurato la sua personale battaglia, ma ora Fabrizio le sta massaggiando il clitoride mentre le infila due dita dentro e fuori. Poi risale verso il seno, le titilla i capezzoli e poi riscende. Ogni tanto il suo pollice entra dentro il suo sfintere provocandole botte di piacere e mugolii di soddisfazione.
Laura da par suo ha iniziato il massaggio con la vagina. Mi struscia le sue piccole labbra umide per il corpo, ma soprattutto sul pisello. Sembra come se mi stesse facendo una sega, ma le mani sono lì sul petto e sullo stomaco.
Ad un certo punto, mi dice ad un orecchio “Rilassati”.
Si sposta indietro e mi ficca un dito nel culo muovendolo avanti ed indietro. Nel frattempo, inizia a leccarmi l’asta da cima a fondo mentre l’altra mano mi masturba lentamente. All’inizio provo un po’ di fastidio, ma poi accade una cosa stranissima: inizio a provare un piacere intenso mai sentito prima. È diverso da qualsiasi orgasmo abbia mai provato, più profondo, meno scontato. Mi pare di stare per venire, ma dopo due secondi riscendo nella valle del piacere per risalire dopo poco al parossismo e poi riscendere. Sono sulle montagne russe!
Francesca nel frattempo sta ansimando vistosamente.
Fabrizio sta strusciando la sua enorme cappella, grossa quasi quanto un pugno di Laura, tra le piccole labbra, indugiando un po’ sull’entrata del canale vaginale. A quel punto Francesca si tira un po’ in avanti come per accoglierlo, ma lui si risposta indietro. Giusto la punta della cappella è entrata di un paio di cm, ma viene prontamente spostata e poi puntata sul buco successivo. Lì Fabrizio dà una piccola spinta, giusto per allargare un po’ lo sfintere, ma senza entrare. Poi rimette dentro il pollice come fosse un plug.
Francesca inizia a sentire forte le morse del piacere.

“Ora tocca a voi. Fate quel che volete, ma cercate di raggiungere l’orgasmo assieme” ci dice Laura.
Si toglie e guida Francesca su di me.
Poi, prende il mio cazzo, lo bagna con un po’ d’olio caldo, con lo stesso olio lubrifica la vagina di Francesca dentro e fuori e poi mi guida dentro di lei.
Inizio a pompare, non capisco nulla, vedo con la coda dell’occhio Laura che prende in bocca la punta della cappella di Fabrizio, la bagna per bene e poi si impala senza colpo ferire sul quel cazzo di almeno 25 cm di lunghezza ma sproporzionatamente più grande di diametro.
Inizio a sentirmi vicino, Francesca sbatte e si fa sbattere, siamo quasi all’apice quando Laura ci dice “Fermi! Francesca, prendilo di dietro” e nel dire ciò, prende un po’ d’olio e ci unge abbondantemente lo sfintere stranamente rilassato tanto da entrare con tre dita.
Poi prende, e guida il mio cazzo pulsante dentro il suo culo. È molto meno accogliente della vagina, lo sento come se fosse un guanto stretto.
“Francesca, quando Paolo sta per venire, strizza lo sfintere più che puoi!” le dice.

E questo è ciò che fa almeno altre tre volte nei successivi minuti.
Ho perso completamente la concezione del tempo. Mi rendo conto da una rapida occhiata all’orologio nautico che sono passate quasi tre ore. Sono quasi tre ore che ho un’erezione continua, ed almeno un’ora che sto scopando Francesca nel culo. Incredibile.
Laura a questo punto ha deciso di prendersi tutto. Fabrizio è steso a pancia in su, i piedi verso la porta e la testa verso la paratia, nel punto più alto della cabina. Laura si stende sopra di lui e si fa infilare il culo con quel paletto grosso quasi quanto il tangone dello spi…

“Francesca”, le dice, “ora mi devi fare un regalo. Voglio che Paolo mi scopi davanti mentre Fabrizio mi sta di dietro. E voglio che sia tu a guidare il suo cazzo dentro di me. Me lo concedi?”
Rimango basito. Anche Francesca si blocca. Poi, con la massima naturalezza, risponde “Si. Però poi tocca a me.”.
Dire che sono scioccato è dire poco.
Fabrizio mi guarda e mi dice “Devi volerlo. Anzi, dovete essere voi a volerlo. Se non siete d’accordo, finisce qui. Senza problemi. E ognuno gioca con la propria donna e decide come, dove e quando venire. Ma dovete decidere voi. Anzi, Francesca, sei tu quella più … esposta, consentimi. Sei sicura di quel che vuoi?” guardandola con la massima sincerità e franchezza”.
Francesca tace per qualche secondo e poi dice “Si, lo voglio. Ho sempre sognato una doppia penetrazione!” mi dice con sguardo quasi implorante.
“E sia!” rispondo.

Mi appropinquo verso Laura, Francesca prende il mio cazzo, lo succhia e lo bagna per bene. Ora è lei che mette due dita nella fica di Laura e la bagna con un po’ di saliva. Poi lo prende e lo guida, aiutandomi a mantenere la linea…
Inizio a spingere, sento qualcosa di duro sotto la mia cappella: è il cazzo enorme di Fabrizio che è separato dal mio da un sottilissimo diaframma di tessuto connettivo. Laura ansima, inizia a tremare. Dopo qualche decina di colpi, alternati a quelli di Fabrizio, sento un potente getto di liquido caldo che mi inonda la base del cazzo mentre la cappella è quasi stritolata da potenti convulsioni. “Ancora, ancora, spingete di più!” quasi urla. Un'altra decina di spinte mie e di Fabrizio, e un altro potente getto mi investe. Francesca nel frattempo mi sta facendo un rimming e alterna lingua e dito dentro il mio sfintere.
Sto per venire, lo annuncio ma in quel momento Laura urla “NO!” e quasi mi stritola la cappella.
Un altro piccolo getto, e ansimando mi dice: “Ora tocca a Francesca. Verrete entrambi con lei e per lei”.
Tiriamo il fiato un momento, anche Fabrizio è affannato, lo sforzo di muoversi con il peso di Laura non è piccolo.

Ora Fabrizio ci chiede: “Francesca, come vedi sono piuttosto grosso. Io ti consiglio davanti, e lascia che sia Paolo ad infilarti di dietro. Altrimenti ti faresti male…”
Francesca sembra drogata, quasi inebetita guarda il cazzo mostruoso di Fabrizio e sussurra “di dietro no, di dietro no…”.
Poi si scrolla e si mette in ginocchio tra le gambe di Fabrizio, prende la sua enorme nerchia e la mette in bocca per quel che può.
Arriva al massimo a metà cappella, poi decide di bagnarlo con la lingua.
Interviene Laura a supporto che l’aiuta nella salivazione accompagnando le leccate dal lato opposto.
Poi, mentre Francesca si fa vicino per salire sul pisello di Fabrizio, le ficca la lingua tra le gambe e la lecca appassionatamente. “Ora tocca a te, dai!” le sussurra. Francesca si arrampica letteralmente sul cazzo di Fabrizio e lentamente se lo appoggia alla vagina. È enorme, quasi il doppio del mio. Forse è veramente troppo.
“Fra, non farti male, lascia perdere. Chiudiamo qui!” le sussurro.
“No, lo voglio. E quando mai mi ricapita un’occasione del genere? E poi, se è uscita la testa di un bambino, entrerà pure quella testa di cazzo!” e sbottiamo a ridere per la battuta.
È visibilmente in sofferenza.
Laura, da vera sacerdotessa di questo rito pagano del dio Shiva, si adopra massaggiandole il clitoride ed inserendole un paio di dita in culo per stimolare piacere e dilatazione. Alterna dita e lingua, davanti e dietro, fino a che prima la cappella e poi metà dell’asta sparisce dentro.
Francesca sbuffa, si appoggia con il petto sul viso di Fabrizio e con la mano alla paratia per mantenere l’equilibrio.
Laura mi prende, mi succhia il cazzo, se lo ficca fino alle palle in gola stimolando un paio di conati, poi lo tira fuori e mi finisce di lubrificare con le secrezioni mucose dello stomaco.
Sono pronto ad infilare Francesca.
Laura mi guida la cappella dentro al culo di Francesca, piano piano, poi mi dà un colpetto sui reni per farmi inarcare e completare la penetrazione.
Francesca sembra soffrire. “Fra’, interrompiamo, ti fa male?”
“Zitto e muoviti. MUOVITI! MUOVETEVI! MI VOLETE SCOPARE??? CAZZO, FATEMI GODERE!!!” urlando di piacere.
Io sono lontano, però. È una cosa innaturale, sono ancora duro ma sono indietro.
Sto per dire di smettere quando sento Laura che mi infila la lingua nel culo, bagnandomelo abbondantemente. E dopo la lingua, sento che mi inserisce un qualcosa come una grossa supposta che inizia a vibrare.
Immediatamente mi giro per vedere che cosa sta succedendo ma nel contempo dò una bella spinta al culo di Francesca “SI!!! ANCORA!”.
Inizio a pompare più forte, sempre alternandomi con Fabrizio.
Quell’affare è sempre nel mio culo, mi dà fastidio ma nel contempo mi piace. Mi stimola un sacco.
Ogni volta che Laura me lo ficca dentro, io dò una spinta nel culo di Francesca e lei urla di piacere.

Sto per venire. Oramai sento i segnali sempre più forti.
“Vengo!!!” urlo.
Immediatamente Fabrizio si sfila, io mi sfilo, Francesca e Laura si mettono entrambe di schiena pronte a ricevere il nostro sperma.
Schizzo Laura in viso, poi Francesca sulle labbra, sul seno, poi ancora sul seno di Laura, sembro una pistola ad acqua, un super liquidator bello carico.
Ma è niente in confronto a Fabrizio. Lui sembra un estintore, per quanto è grosso il suo cazzo e intensa la sua sborrata.
Copre letteralmente la faccia di Laura, poi quella di Francesca, poi ancora quella di Laura. È … pazzesco.
E poi, subito dopo, uno schizzo quasi interminabile di Francesca fa un arco di almeno mezzo metro. Anche lei è esagerata. Ma le sorprese non sono finite. Laura infila due dita nella fica di Francesca e continua a stimolarle il punto G e in pochi secondi la fa squirtare ancora. Ma dove stava tutto quel liquido? Sembra che a terra si sia rovesciato un secchio d’acqua per quanto ce ne è.

Ci stendiamo sfiniti l’uno accanto all’altro. Io accarezzo Francesca, Fabrizio coccola Laura.
Riprendiamo il fiato e “Pazzesco!” abbiamo esclamato all’unisono Francesca ed io.
“È stato… devastante!” dice Francesca.
“Non avevo mai goduto così. E sinceramente, credevo che non sarei mai riuscita a prendere quel coso lì” indicando il membro di Fabrizio, ancora bello barzotto.
“Laura, ma come fai? Non ti fa male? Non hai prolassi dello sfintere?”
“Francesca, è solo questione di tecnica. E no, è più di un anno che frequento Fabrizio e che me lo godo nella sua totalità. Forse mi ci sarò pure abituata, visto che non mi basta mai!” e ci fa l’occhietto.

“Fra, ti ho fatto male?” le chiedo.
“Ma magari mi facessi male così sempre…” risponde sorniona.
“Non credo di aver avuto del sesso così… estremamente coinvolgente in vita mia. E sinceramente, di cazzi ne ho presi un bel po’ ma così, mai. Grazie Laura, grazie Fabrizio. È stata una grande lezione. Mi piacerebbe rifarlo… ma tra qualche settimana, eh! Prima mi devo riprendere, non nascondo che mi sento un po’… allargata e dolorante.”, conclude con un sorrisino.

Sono passate quasi quattro ore.
Quasi quattro ore di sesso, per me di erezione quasi continua.
Non credo di aver avuto un’erezione così lunga nemmeno con il Cialis o con il Viagra, quando potevo.
E se penso che è stato fatto solo con l’applicazione di tecniche di controllo degli sfinteri… rimango basito.
Ora capisco come fanno le thai girl di Pattaya a sparare le palline da ping-pong con la fica e abbattere le bottiglie di cocacola…

Francesca ed io ci facciamo una rapida doccia, giriamo il materasso e ci accoccoliamo l’uno tra le braccia dell’altro, finchè Morfeo non ci prende e ci porta via.
Domani è un altro giorno.
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Paolo e Francesca - Dieci anni dopo
di Paolo Sforza Cesarani

Cap. 8, in cui Paolo e Francesca hanno un'esperienza di massaggio tantrico di coppia

Cap. 8 - Il massaggio di coppia​

Ormai da parecchie settimane, Francesca ed io siamo “coppia” nel senso che usciamo, ci vediamo, incontriamo gente. Siamo andati a fare un weekend in barca, una bella uscita di un paio di giorni auspice un tempo un po’ anormale per ottobre con temperature veramente primaverili, aria tiepida e sole che scalda al punto tale da mettersi in costume.
Ho invitato il mio avvocato, Fabrizio Steffani, e la sua socia/assistente, Laura, da poco assurta al ruolo di amante/compagna dopo la dolorosa perdita di sua moglie di cinque anni prima.
Lo capisco, pover’uomo.
A cinquantacinque anni, dopo trent’anni di vita coniugale piatta ma serena, perdere tua moglie per un banale incidente domestico è un brutto colpo. La moglie, di dieci anni più giovane, stava facendo la doccia e rimase folgorata dallo scaldabagno elettrico che era andato in corto e che, montato male, non aveva fatto scattare il differenziale. Una morte orrenda.

Era ad un convegno di divorzisti cattolici, tutti gli avvocati rotali di Roma, a discutere del nuovo ordinamento dei procedimenti di fronte alla Sacra Rota, quando venne chiamato fuori dalla sala mentre era il relatore per conoscere la triste notizia.
Per fortuna, io assieme agli altri amici ci impegnammo molto per aiutarlo psicologicamente. Lo sostenemmo cercando di coinvolgerlo nelle nostre attività extra lavoro e gli presentammo Laura, una giovane avvocato trentacinquenne figlia di un cassazionista di Roma, dalle cui oppressive paterne attenzioni voleva sfuggire.
Comunque, questa bella e brava ragazza si è innamorata di questo uomo dolce e sensibile, e gli è stata accanto sia lavorativamente che affettivamente fino a che non si è lei stessa dichiarata facendosi trovare, un giorno, nuda sulla sua scrivania…

E da quel giorno il mio caro Fabrizio è come rinato, dopo cinque anni di lutto nel cuore e nel corpo.
E così abbiamo deciso di fare questa uscita con le nostre nuove compagne.

Francesca e Laura si sono trovate subito in sintonia, dedicandosi a prendere il sole piacevolmente caldo a prua, alternandosi nel preparare da bere e portarcelo mentre Fabrizio ed io condividevamo il pozzetto e ci alternavamo al timone raccontandoci piccoli e piccanti aneddoti sulle nostre nuove compagne.

Ad un certo punto, arrivati all’altezza di Ansedonia, decidiamo di ancorarci a qualche decina di metri dalla Formica di Burano, uno scoglione a poco più di tre miglia dalla costa.

Fabrizio ed io mettiamo giù il filaccione con qualche pezzo di esca e aspettiamo sorseggiando un goccio di bianco fresco, ma non facciamo in tempo a vuotare i bicchieri che subito due forti toccate fanno oscillare il filo e poi lo mettono subito in tensione. Molliamo i bicchieri e ritiriamo il filo per accorgerci, con somma gioia e sorpresa, di aver catturato un bel sarago da una trentina di cm abbondanti, poco meno di un chilo.

Evvai, la cena di pesce è assicurata!

“Ragazze, voi che sapete maneggiare bene il pesce, lo pulite voi?” chiedo con voce ironica ridacchiando.
“Ma certo, ci pensiamo noi al vostro pesce! Vedrete come sarete contenti” risponde ridacchiando Francesca, subito spalleggiata da Laura.
“Si certo, ci pensiamo noi al vostro pesce! Ne sarete soddisfatti!” aggiunge l’amica anche lei ridacchiando.

Si alzano dal materassino e noto che sono senza reggiseno, entrambe solo con lo slip del costume.
Francesca indossa una brasiliana con i fianchetti, Laura un perizoma con i laccetti.

Si avvolgono con il pareo e vengono a vedere il pesce appena preso.
“È un bel pesce. Bello grosso. Come piace a me” esordisce Laura, passandosi platealmente la lingua sulle labbra.
“A me quelli troppo grossi non piacciono. Faccio fatica a maneggiarli” risponde per le rime Francesca.
“E poi, di solito quelli troppo grossi hanno poco sapore, sono coriacei e brutali! Invece quelli più piccoli sono molto più delicati!” conclude con un sorriso sornione.

Devo dire che il dialogo sarebbe sembrato surreale se non fosse stato che Fabrizio, mio ex compagno di classe, di calcetto e di palestra, è notoriamente superdotato anche rispetto a me che, con i miei quasi 19 cm, ma soprattutto con gli oltre 12 da moscio, faccio la mia porca figura.

E so per sua stessa ammissione che la sua precedente moglie, pur gradendo il sesso, non riusciva a godere né a portare a termine un rapporto sessuale soddisfacente per via delle dimensioni quasi asinine. E questa era stata peraltro una delle cause per la quale non avevano avuto (o voluto) figli.
A quanto pare, invece, Laura era di …più ampie vedute ed apprezzava l’anatomia del suo partner.

Ad ottobre, nonostante l’ora legale, alle 17 il sole inizia ad esser basso sull’orizzonte e scalda molto di meno. In barca, complice l’umidità, le temperature sembrano minori e bisogna coprirsi un po’.
Il vento è cambiato contro le previsioni, ha girato a maestrale ed il riparo dell’Argentario è troppo lontano per attenuare vento e onde, e decidiamo di salpare in direzione di Cala Galera, a sole 5 miglia di distanza.

Attacco il motore e a 4 nodi per evitare di sbattere troppo l’onda, ci vuole un’oretta circa e nel frattempo contatto la marina per chiedere se c’è un posto in banchina. Sono fortunato, c’è un posto proprio di fronte al molo carburanti, manovra facile e ormeggio all’inglese, di fianco.

Decidiamo di scendere a terra, sgranchirci un po’ le gambe e andiamo in capitaneria a regolare i documenti.
Le ragazze si sono cambiate e si sono fermate al bar del ristorante sotto la torre della Direzione a prendere un aperitivo e stanno amabilmente conversando.
Le raggiungiamo e decidiamo sul proseguo della serata. Possiamo scegliere di mangiare a bordo, cucinando un po’ di pasta ed il sarago già sfilettato, oppure di fermarci al ristorante. “È buio, siamo già seduti, fermiamoci qui” dicono in coro le ragazze, contente di poter sfangare un turno in cambusa.

Ci convinciamo facile, e chiamiamo il cameriere per la comanda.
Ordiniamo da mangiare e da bere, poco, giusto per placare la fame.
Alle nove e mezza siamo in barca. Abbiamo bevuto il giusto, siamo allegramente sobri, o sobriamente allegri.

Nel pozzetto fa freddo, non si può stare fuori. Scendiamo sotto coperta, accendo un po’ la stufa per stemperare l’aria, visto che abbiamo lasciato i boccaporti aperti.
Le ragazze approfittano per andare alla toilette mentre tiro fuori una bottiglia di sambuca ed una di buon whiskey per Fabrizio. Io ho già esagerato col vino, oggi, e non posso permettermi altro alcol.

Dopo qualche minuto l’aria si è riscaldata al punto tale che decido di andarmi a cambiare e togliermi i pantaloni lunghi per un più pratico pantaloncino corto portato, more solito, senza biancheria. Anche Fabrizio è della stessa idea, anche lui si trova a suo agio senza mutande sotto al pantalone corto da barca.

Le ragazze escono dalla cabina di prua in cui si erano chiuse, entrambe in felpone e pantaloncino corto da yoga; devo dire che fanno entrambe una splendida figura inguainate in quei capi così attillati.

“Paolo, Laura mi ha detto che lei e Fabrizio sono andati a fare un corso di massaggio orientale assieme quest’inverno” esordisce Francesca. “Laura dice che è una cosa fantastica essere massaggiati in coppia, e questi massaggi aiutano molto il rilassamento perché producono molte endorfine, le stesse sostanze che produciamo con l’orgasmo!”, continua.
“E poi, aiutano molto a sviluppare una forte intesa sessuale” interviene Laura. “All’inizio ti senti a disagio perché il massaggio viene fatto sul corpo nudo, e se non sei abituato puoi provare vergogna o eccessivo pudore. Poi ti rilassi, ti abitui e ti rendi conto che è una cosa assolutamente naturale. E soprattutto, il farlo accanto alla persona che ami stimola appunto la consapevolezza del proprio corpo e dei propri sentimenti.”
Fabrizio annuisce, leggermente in difficoltà.
“Non me ne avevi mai parlato, prima.” gli dico.
“È vero, ma non sapendo come l’avresti presa, ho pensato di evitare” risponde.
“E per quale motivo me la sarei dovuta prendere?”
“È che eri appena…fidanzato…Serve un po’ di intesa perché la cosa funzioni. Non puoi farlo con una persona che conosci poco e con la quale non hai la totale intimità. E non parlo solo di sesso, ma di tutti gli aspetti di vita assieme che si verificano quando due persone vivono la stessa quotidianità” disse allargando le braccia. “Però se pensi di essere pronto, Laura ed io potremmo provare a farvi conoscere queste tecniche.”

Guardo Francesca con fare interrogativo e la vedo interessata. Annuisce e si mette con le gambe raccolte sotto ed un cuscino tra le braccia. Ha voglia di coccole ed il suo corpo parla chiaro.
“Devo però chiarire alcune cose, prima.” dice Fabrizio, mentre Laura annuisce.
“Vai avanti. Facci capire meglio.”, dico.
“È semplice. Il massaggio orientale che vi faremo provare, se vorrete, si chiama tantrico. Il tantra è una filosofia di vita …”
“Si, che permette di fare sesso per ore!” taglio corto io.
“No. O meglio, anche. Ma non è così. Il tantra aiuta a raggiungere la piena consapevolezza del proprio corpo e del proprio sentire. Fatto in coppia, permette di elevarsi a livelli di unione spirituale molto alti, che si ripercuotono beneficamente anche sulla pratica sessuale. E non è necessario fare sesso, anzi, molti preferiscono non arrivare all’orgasmo per non rovinare l’armonia raggiunta. Altri invece usano il tantra per curare problemi di coppia, spesso di comunicazione o di mancanza di fiducia. Il fatto che massaggiatore e massaggiato siano entrambi nudi, implica un certo livello di fiducia e comprensione, quando anche il tuo o la tua partner viene massaggiato con te. Chiaro?”
“Aspetta: mi stai dicendo che non solo siamo nudi noi, ma pure voi?”
“Si, ovvio” interviene Laura. “E inoltre l’uomo massaggia la donna e la donna massaggia l’uomo” continua.
“Ma cosa succede se… ad esempio, io ho un erezione?” chiedo.
“Nulla, è assolutamente normale, sarebbe anormale il contrario. Il massaggio tende a risvegliare le energie sopite ed a farle emergere. Poi vengono canalizzate da un chakra all’altro fino all’ultimo chakra, detto corona, che sta sulla testa”
“Insomma, si mettono in connessione le due teste” ironizzo ridacchiando.
“In un certo senso si, non hai detto una stupidaggine” afferma Fabrizio.
“E che succede se ho voglia di fare l’amore?”
“Dovete avere voglia di fare l’amore, è naturale che l’abbiate. Lo scopo alla fine è quello. Fare bene all’amore.” dice Laura.
“E voi? Non avrete voglia anche voi?” chiede Francesca.
“Certamente. A quel punto, ci separeremo ritirandoci nell’altra cabina, oppure lo faremo assieme a voi, se vorrete e se non sarete a disagio. Non ci devono essere forzature. Tutto deve essere naturale, spontaneo. Sono gesti d’amore, sia fra di noi che fra di voi, che tra noi e voi. Solo Amore. Il sesso viene dopo, vedrete.” conclude Laura. È lei la teorica, a quanto pare.

Guardo Francesca perplesso. Non so cosa ne pensa. Non è mai capitato di parlarne, è una donna libera, ma non libertina e non so come possa prendere questa situazione.
“Che ne pensi?” le chiedo.
“Penso che … se sei d’accordo, possiamo provare. Io non credo che qualcuno possa stuprarmi qui, stasera. E se dovessi essere infastidita o bloccata, possiamo sempre lasciar perdere ed interrompere, no?” mi risponde.
“Ma certamente!” rispondono all’unisono Laura e Fabrizio.
“Va bene, ma come ci organizziamo? Cosa dobbiamo fare? Come ci dobbiamo mettere?”.
“Direi che è meglio usare la vostra cabina, è un po’ più spaziosa e mi pare un po’ più calda.” dice Fabrizio.
“Si, e poi c’è il bagno in camera, il che fa sempre comodo” continua Laura.
“Per cominciare, ci spogliamo completamente ognuno in cabina sua. Voi maschi vi mettete questi attorno alla vita” dice Laura mostrando due foulard di cotonina leggera a stampa batik “e noi ci mettiamo gli stessi annodati attorno al collo e ci troviamo in cabina quando siete pronti. Ok?” conclude.
Guardo Francesca e lei assente con un cenno del capo. I suoi occhi mostrano curiosità mista a perplessità.
“Fra, se non vuoi, non ne facciamo nulla. Sono certo che Laura e Fabrizio capiranno!” le dico prendendole le mani tra le mie e guardandola in quegli occhi.
“No. Voglio provare. Sono curiosa. E poi sono certa che ci piacerà…” ammicca, mentre si liscia il labbro con un dito.

Ci spogliamo. Io sono pronto immediatamente. L’idea di fare un qualcosa di potenzialmente piccante mi stimola e mi rende barzotto sotto il pareo che mostra tutta il mio rigonfiamento. Anche Francesca è pronta in un minuto. Si sfila la felpa, si sfila i pantaloncini ed è pronta a richiudere il suo pareo al collo.
Un minuto e sentiamo bussare alla porta.
“Siete pronti?”
“Si, entrate!”

Laura e Fabrizio sono nella stessa nostra tenuta. Laura è un po’ più robusta di Francesca di seno, ma è appena più magra di fianchi. I quindici anni di età di differenza si vedono solo dai fianchi: quelli di Fra hanno portato due gravidanze, anche se non si direbbe se non per il piccolo taglio del parto cesareo.
Fabrizio si è ripreso dal periodo di sconforto e si vede. È in splendida forma, ha ancora la tartaruga sull’addome e noto che lui è completamente depilato. Non ha un pelo né sul petto, né sulla pancia, né sulla schiena. O sulle gambe. In compenso ha alcuni tatuaggi con simboli orientali che non gli avevo mai visto prima.

Portano una bottiglietta d’olio, alcune strisce di stoffa ed un piccolo supporto sotto al quale mettono una piccola candela che riscalda una ciotola piena d’olio. Accendono inoltre un paio di candele da massaggio che diffondono un profumo speziato nell’aria.
Terminati questi preparativi, Fabrizio mi chiede di collegare il suo cellulare all’altoparlante di cabina per mettere della musica.
Note orientali, suoni di tamburi e di cimbali si innalzano nell’aria contribuendo a riscaldare l’atmosfera.
Spengo la luce centrale e lascio acceso solo un lumino schermato con un pezzo di stoffa rossa, che diffonde una luce calda e sensuale.
Laura ci fa porre uno di fronte all’altro in ginocchio e chiede di seguire e ripetere i movimenti che fanno loro.
Da inginocchiati, giungiamo le mani al petto e ci inchiniamo verso il partner. Dopo di che, ripetiamo un mantra di rispetto e di amore mentre tocchiamo il pube, la pancia, lo stomaco, il cuore, la gola, la fronte e la cima della testa. “I sette chakra.”, afferma Laura.

“Ora ci possiamo togliere i pareo” ci dice Laura che fa da sacerdotessa per questo strano rito. Restiamo nudi l’uno di fronte all’altro. Fabrizio è decisamente …grande ed attira l’attenzione di Francesca, che lo guarda sgranando gli occhi “Avevi detto che era… grosso, ma non così!” rivolta a Laura che sorride sorniona.
Ora ci abbracciamo da dietro. Inizio con Fra che è in ginocchio sulle cosce mentre le accarezzo il seno da dietro. Il mio membro inizia a gonfiarsi un po’ ed a premere sulla sua schiena. La carezzo dalla testa al ventre mentre le soffio lievemente nelle orecchie. Le piace, i capezzoli sono reattivi e la temperatura del collo è aumentata.

Anche Laura e Fabrizio si scambiano le stesse effusioni, la loro intesa è perfetta e lei si inarca spostando il sedere verso il membro del suo partner che è già in stato di semi erezione…. E si vede!
Dopo una decina di minuti di questi esercizi di “riscaldamento”, la temperatura nella cabina è già alta, tanto da aprire la porta per far entrare un po’ d’aria fresca. Ma non è solo la temperatura dell’aria…anche i nostri corpi iniziano a scaldarsi ed i nostri cuori a pompare più forte sangue ed adrenalina.
Laura ci chiede di stenderci a pancia in giù, fianco a fianco. Prendo la mano di Francesca e gliela stringo dolcemente. Lei ricambia la stretta, un tacito segno di intesa “È tutto ok!”.

Fabrizio si inginocchia tra le gambe divaricate di Francesca ed altrettanto fa Laura tra le mie.
Il pisello mi da fastidio sotto alla pancia per cui chiedo se posso metterlo in mezzo alle gambe “Devi fare quel che senti di fare. Devi stare comodo e rilassato”. Anche Francesca chiede se può alzare un po’ il bacino con un cuscino per alleggerire il peso sul seno. “Ma certo, fai pure” dice Fabrizio. Noto che il suo sguardo è caduto sulle grandi labbra di Francesca, che sembrano inturgidite e più grandi del solito.
La cosa mi genera un’ulteriore pulsione tanto che inizio a sentire il mio pisello che si gonfia un bel po’.
Laura e Fabrizio iniziano a massaggiare i nostri corpi con olio caldo, partendo dai piedi e risalendo per le gambe e poi per le cosce, una volta all’esterno, l’altra all’interno; quando tocca all’interno, Laura porta la mano fino al cavo inguinale strusciando ogni volta contro il mio membro che è sempre più gonfio. Non bastasse, conclude il percorso massaggiando i glutei per poi ridiscendere all’interno del solco titillando l’ano e lo scroto.
Analogamente fa Fabrizio con Francesca. Le sue mani si muovono senza indugio dentro e fuori, passando per la fessura della vulva e generando in lei piccole contrazioni e lievi mormorii di piacere.
Dopo un po’, Laura si stende su di me ed inizia a massaggiare la mia schiena con il suo seno e le cosce con la sua vagina, che sembra gonfia ed umida.

Analogamente fa Fabrizio, ma questa volta Francesca fa il gesto di allontanarsi dal suo membro che nel frattempo è in crescente erezione.
“Fabrizio, mi fai male con il braccio sulla schiena, puoi spostarlo?” chiede.
“Ma se ti sto tenendo i polsi in alto, come faccio a toccarti la schiena con il braccio?”
“Ma se non è il braccio, che cos’è?” “MA NOOO… È ENORME!!!” dice Francesca con uno strilletto, provocando l’ilarità di tutti...
“Shhh, concentratevi sul vostro respiro” ci richiama all’ordine Laura.
Dopo un po’ ci fa girare. Io sono in piena erezione, la cappella è completamente scoperta e luccicante di gocce di liquido seminale.
Francesca ha i capezzoli dritti ed il monte di Venere è più gonfio e proteso verso l’alto. Fabrizio non è ancora del tutto eretto ma pur in queste condizioni è già ben più grosso di me. Anche Laura ha i capezzoli eretti, ma non sembra farvi caso.
Inizia la fase del massaggio frontale. Faccio fatica a mantenere il controllo del mio piacere ed inizio a contrarre il pisello verso la pancia.
Laura esclama “Francesca guarda come faccio” e prende il mio cazzo tra pollice ed indice della mano destra, premendo contemporaneamente i lati e la faccia esterna sotto il frenulo con il pollice della mano sinistra.
“In questo modo rallento le contrazioni e gli impedisco di ejaculare. Tu dovrai fare lo stesso con i muscoli della tua vagina e ora Fabrizio ti mostrerà come”.
Nel frattempo, il mio amico le infila due dita dentro la vulva e le dice “Ora stringi! Bene. Ora rilascia. Bene. Respiro… trattieni, stringi, rilascia, espira. Ecco, ripetiamo.” mentre gira le due dita a faccia in su.
“Ora dovrai fare lo stesso esercizio mentre ti spingo sul punto G, così” e nel frattempo le spinge il bottone magico che la fa letteralmente saltare e serrare le gambe.
“No, Francesca. Mi devi lasciar fare. Devi prendere confidenza con il tuo punto G. Lascia che ti guidi e che ti aiuti.” mentre con l’altra mano le accarezza dolcemente il pube.
Le mie contrazioni sono aumentate di parecchio, ho voglia di segarmi o di scopare…
“No Paolo, devi resistere. Aspetta, proviamo in un altro modo. Francesca, mi permetti di fare un esercizio con il pisello di Paolo?” e Francesca, frastornata e impegnata a capire come resistere alle ondate di piacere, annuisce distrattamente.
“Ecco! Così” e si inginocchia prendendo tutto il mio cazzo palpitante in bocca fino in gola. Ad ogni mia contrazione risponde una energica contrazione della glottide, come se dovesse ingoiare ulteriormente altri cm di verga. E piano piano ricupero il controllo e smetto di essere sul punto di venire.
Si toglie il mio pisello dalla gola, si pulisce la bocca e ci dice: “Avrei potuto farlo con la vagina o con il culo, ma ho paura di farti male con le contrazioni!” con la massima naturalezza di chi ha appena fatto una manovra atletica anziché aver ingoiato un cazzo di quasi 20 cm fino alle palle…
Il massaggio continua, ed ogni volta che mi avvicino all’orgasmo, Laura mi blocca in qualche modo, una volta con le mani, una volta con la bocca, una volta con le labbra della vagina, e mi riporta indietro nella rampa del piacere.
Anche Francesca ha instaurato la sua personale battaglia, ma ora Fabrizio le sta massaggiando il clitoride mentre le infila due dita dentro e fuori. Poi risale verso il seno, le titilla i capezzoli e poi riscende. Ogni tanto il suo pollice entra dentro il suo sfintere provocandole botte di piacere e mugolii di soddisfazione.
Laura da par suo ha iniziato il massaggio con la vagina. Mi struscia le sue piccole labbra umide per il corpo, ma soprattutto sul pisello. Sembra come se mi stesse facendo una sega, ma le mani sono lì sul petto e sullo stomaco.
Ad un certo punto, mi dice ad un orecchio “Rilassati”.
Si sposta indietro e mi ficca un dito nel culo muovendolo avanti ed indietro. Nel frattempo, inizia a leccarmi l’asta da cima a fondo mentre l’altra mano mi masturba lentamente. All’inizio provo un po’ di fastidio, ma poi accade una cosa stranissima: inizio a provare un piacere intenso mai sentito prima. È diverso da qualsiasi orgasmo abbia mai provato, più profondo, meno scontato. Mi pare di stare per venire, ma dopo due secondi riscendo nella valle del piacere per risalire dopo poco al parossismo e poi riscendere. Sono sulle montagne russe!
Francesca nel frattempo sta ansimando vistosamente.
Fabrizio sta strusciando la sua enorme cappella, grossa quasi quanto un pugno di Laura, tra le piccole labbra, indugiando un po’ sull’entrata del canale vaginale. A quel punto Francesca si tira un po’ in avanti come per accoglierlo, ma lui si risposta indietro. Giusto la punta della cappella è entrata di un paio di cm, ma viene prontamente spostata e poi puntata sul buco successivo. Lì Fabrizio dà una piccola spinta, giusto per allargare un po’ lo sfintere, ma senza entrare. Poi rimette dentro il pollice come fosse un plug.
Francesca inizia a sentire forte le morse del piacere.

“Ora tocca a voi. Fate quel che volete, ma cercate di raggiungere l’orgasmo assieme” ci dice Laura.
Si toglie e guida Francesca su di me.
Poi, prende il mio cazzo, lo bagna con un po’ d’olio caldo, con lo stesso olio lubrifica la vagina di Francesca dentro e fuori e poi mi guida dentro di lei.
Inizio a pompare, non capisco nulla, vedo con la coda dell’occhio Laura che prende in bocca la punta della cappella di Fabrizio, la bagna per bene e poi si impala senza colpo ferire sul quel cazzo di almeno 25 cm di lunghezza ma sproporzionatamente più grande di diametro.
Inizio a sentirmi vicino, Francesca sbatte e si fa sbattere, siamo quasi all’apice quando Laura ci dice “Fermi! Francesca, prendilo di dietro” e nel dire ciò, prende un po’ d’olio e ci unge abbondantemente lo sfintere stranamente rilassato tanto da entrare con tre dita.
Poi prende, e guida il mio cazzo pulsante dentro il suo culo. È molto meno accogliente della vagina, lo sento come se fosse un guanto stretto.
“Francesca, quando Paolo sta per venire, strizza lo sfintere più che puoi!” le dice.

E questo è ciò che fa almeno altre tre volte nei successivi minuti.
Ho perso completamente la concezione del tempo. Mi rendo conto da una rapida occhiata all’orologio nautico che sono passate quasi tre ore. Sono quasi tre ore che ho un’erezione continua, ed almeno un’ora che sto scopando Francesca nel culo. Incredibile.
Laura a questo punto ha deciso di prendersi tutto. Fabrizio è steso a pancia in su, i piedi verso la porta e la testa verso la paratia, nel punto più alto della cabina. Laura si stende sopra di lui e si fa infilare il culo con quel paletto grosso quasi quanto il tangone dello spi…

“Francesca”, le dice, “ora mi devi fare un regalo. Voglio che Paolo mi scopi davanti mentre Fabrizio mi sta di dietro. E voglio che sia tu a guidare il suo cazzo dentro di me. Me lo concedi?”
Rimango basito. Anche Francesca si blocca. Poi, con la massima naturalezza, risponde “Si. Però poi tocca a me.”.
Dire che sono scioccato è dire poco.
Fabrizio mi guarda e mi dice “Devi volerlo. Anzi, dovete essere voi a volerlo. Se non siete d’accordo, finisce qui. Senza problemi. E ognuno gioca con la propria donna e decide come, dove e quando venire. Ma dovete decidere voi. Anzi, Francesca, sei tu quella più … esposta, consentimi. Sei sicura di quel che vuoi?” guardandola con la massima sincerità e franchezza”.
Francesca tace per qualche secondo e poi dice “Si, lo voglio. Ho sempre sognato una doppia penetrazione!” mi dice con sguardo quasi implorante.
“E sia!” rispondo.

Mi appropinquo verso Laura, Francesca prende il mio cazzo, lo succhia e lo bagna per bene. Ora è lei che mette due dita nella fica di Laura e la bagna con un po’ di saliva. Poi lo prende e lo guida, aiutandomi a mantenere la linea…
Inizio a spingere, sento qualcosa di duro sotto la mia cappella: è il cazzo enorme di Fabrizio che è separato dal mio da un sottilissimo diaframma di tessuto connettivo. Laura ansima, inizia a tremare. Dopo qualche decina di colpi, alternati a quelli di Fabrizio, sento un potente getto di liquido caldo che mi inonda la base del cazzo mentre la cappella è quasi stritolata da potenti convulsioni. “Ancora, ancora, spingete di più!” quasi urla. Un'altra decina di spinte mie e di Fabrizio, e un altro potente getto mi investe. Francesca nel frattempo mi sta facendo un rimming e alterna lingua e dito dentro il mio sfintere.
Sto per venire, lo annuncio ma in quel momento Laura urla “NO!” e quasi mi stritola la cappella.
Un altro piccolo getto, e ansimando mi dice: “Ora tocca a Francesca. Verrete entrambi con lei e per lei”.
Tiriamo il fiato un momento, anche Fabrizio è affannato, lo sforzo di muoversi con il peso di Laura non è piccolo.

Ora Fabrizio ci chiede: “Francesca, come vedi sono piuttosto grosso. Io ti consiglio davanti, e lascia che sia Paolo ad infilarti di dietro. Altrimenti ti faresti male…”
Francesca sembra drogata, quasi inebetita guarda il cazzo mostruoso di Fabrizio e sussurra “di dietro no, di dietro no…”.
Poi si scrolla e si mette in ginocchio tra le gambe di Fabrizio, prende la sua enorme nerchia e la mette in bocca per quel che può.
Arriva al massimo a metà cappella, poi decide di bagnarlo con la lingua.
Interviene Laura a supporto che l’aiuta nella salivazione accompagnando le leccate dal lato opposto.
Poi, mentre Francesca si fa vicino per salire sul pisello di Fabrizio, le ficca la lingua tra le gambe e la lecca appassionatamente. “Ora tocca a te, dai!” le sussurra. Francesca si arrampica letteralmente sul cazzo di Fabrizio e lentamente se lo appoggia alla vagina. È enorme, quasi il doppio del mio. Forse è veramente troppo.
“Fra, non farti male, lascia perdere. Chiudiamo qui!” le sussurro.
“No, lo voglio. E quando mai mi ricapita un’occasione del genere? E poi, se è uscita la testa di un bambino, entrerà pure quella testa di cazzo!” e sbottiamo a ridere per la battuta.
È visibilmente in sofferenza.
Laura, da vera sacerdotessa di questo rito pagano del dio Shiva, si adopra massaggiandole il clitoride ed inserendole un paio di dita in culo per stimolare piacere e dilatazione. Alterna dita e lingua, davanti e dietro, fino a che prima la cappella e poi metà dell’asta sparisce dentro.
Francesca sbuffa, si appoggia con il petto sul viso di Fabrizio e con la mano alla paratia per mantenere l’equilibrio.
Laura mi prende, mi succhia il cazzo, se lo ficca fino alle palle in gola stimolando un paio di conati, poi lo tira fuori e mi finisce di lubrificare con le secrezioni mucose dello stomaco.
Sono pronto ad infilare Francesca.
Laura mi guida la cappella dentro al culo di Francesca, piano piano, poi mi dà un colpetto sui reni per farmi inarcare e completare la penetrazione.
Francesca sembra soffrire. “Fra’, interrompiamo, ti fa male?”
“Zitto e muoviti. MUOVITI! MUOVETEVI! MI VOLETE SCOPARE??? CAZZO, FATEMI GODERE!!!” urlando di piacere.
Io sono lontano, però. È una cosa innaturale, sono ancora duro ma sono indietro.
Sto per dire di smettere quando sento Laura che mi infila la lingua nel culo, bagnandomelo abbondantemente. E dopo la lingua, sento che mi inserisce un qualcosa come una grossa supposta che inizia a vibrare.
Immediatamente mi giro per vedere che cosa sta succedendo ma nel contempo dò una bella spinta al culo di Francesca “SI!!! ANCORA!”.
Inizio a pompare più forte, sempre alternandomi con Fabrizio.
Quell’affare è sempre nel mio culo, mi dà fastidio ma nel contempo mi piace. Mi stimola un sacco.
Ogni volta che Laura me lo ficca dentro, io dò una spinta nel culo di Francesca e lei urla di piacere.

Sto per venire. Oramai sento i segnali sempre più forti.
“Vengo!!!” urlo.
Immediatamente Fabrizio si sfila, io mi sfilo, Francesca e Laura si mettono entrambe di schiena pronte a ricevere il nostro sperma.
Schizzo Laura in viso, poi Francesca sulle labbra, sul seno, poi ancora sul seno di Laura, sembro una pistola ad acqua, un super liquidator bello carico.
Ma è niente in confronto a Fabrizio. Lui sembra un estintore, per quanto è grosso il suo cazzo e intensa la sua sborrata.
Copre letteralmente la faccia di Laura, poi quella di Francesca, poi ancora quella di Laura. È … pazzesco.
E poi, subito dopo, uno schizzo quasi interminabile di Francesca fa un arco di almeno mezzo metro. Anche lei è esagerata. Ma le sorprese non sono finite. Laura infila due dita nella fica di Francesca e continua a stimolarle il punto G e in pochi secondi la fa squirtare ancora. Ma dove stava tutto quel liquido? Sembra che a terra si sia rovesciato un secchio d’acqua per quanto ce ne è.

Ci stendiamo sfiniti l’uno accanto all’altro. Io accarezzo Francesca, Fabrizio coccola Laura.
Riprendiamo il fiato e “Pazzesco!” abbiamo esclamato all’unisono Francesca ed io.
“È stato… devastante!” dice Francesca.
“Non avevo mai goduto così. E sinceramente, credevo che non sarei mai riuscita a prendere quel coso lì” indicando il membro di Fabrizio, ancora bello barzotto.
“Laura, ma come fai? Non ti fa male? Non hai prolassi dello sfintere?”
“Francesca, è solo questione di tecnica. E no, è più di un anno che frequento Fabrizio e che me lo godo nella sua totalità. Forse mi ci sarò pure abituata, visto che non mi basta mai!” e ci fa l’occhietto.

“Fra, ti ho fatto male?” le chiedo.
“Ma magari mi facessi male così sempre…” risponde sorniona.
“Non credo di aver avuto del sesso così… estremamente coinvolgente in vita mia. E sinceramente, di cazzi ne ho presi un bel po’ ma così, mai. Grazie Laura, grazie Fabrizio. È stata una grande lezione. Mi piacerebbe rifarlo… ma tra qualche settimana, eh! Prima mi devo riprendere, non nascondo che mi sento un po’… allargata e dolorante.”, conclude con un sorrisino.

Sono passate quasi quattro ore.
Quasi quattro ore di sesso, per me di erezione quasi continua.
Non credo di aver avuto un’erezione così lunga nemmeno con il Cialis o con il Viagra, quando potevo.
E se penso che è stato fatto solo con l’applicazione di tecniche di controllo degli sfinteri… rimango basito.
Ora capisco come fanno le thai girl di Pattaya a sparare le palline da ping-pong con la fica e abbattere le bottiglie di cocacola…

Francesca ed io ci facciamo una rapida doccia, giriamo il materasso e ci accoccoliamo l’uno tra le braccia dell’altro, finchè Morfeo non ci prende e ci porta via.
Domani è un altro giorno.
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Bellissimo racconto! Scrivi veramente bene.
 
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Paolo e Francesca - Dieci anni dopo​

di Paolo Sforza Cesarani
Cap. 9, in cui Paolo e Francesca condividono un appuntamento dall'estetista

Cap. 9 - L’estetista​

Avevo deciso di andare a farmi depilare l’inguine, cosa che faccio da moltissimo tempo, ma il recente incontro con Fabrizio e Laura mi aveva fatto solleticare l’idea di farmi togliere tutti i peli.
Alla fine, visto che il mio fisico, pur non essendo scultoreo, sta ancora bene, e vista la mia idiosincrasia verso i peli miei e degli altri, avevo deciso di ricorrere ad un’estetista per una depilazione totale, non limitata al solo inguine.
Contatto quindi tramite WhatsApp la mia estetista, Sara, in realtà estetista della mia ex-moglie e poi diventata anche la mia, per fissare un appuntamento.
Sara risponde dopo qualche minuto dicendomi che è presa per le prossime due settimane e che se ne parla a fine maggio, ma che è meglio se mi sbrigo se no rischio addirittura di arrivare a metà giugno.
Le scrivo che no, è troppo in là, e poi ho deciso di depilarmi anche il corpo.
“Ah, quindi mi servono quasi due ore, non solo una. Allora guarda, visto che sei tu, facciamo così.
Il prossimo lunedì volevo andare fuori e non ho preso appuntamenti, ma se come sembra il tempo è brutto, ti faccio la cera. Ok?” mi scrive.
“Va bene. Ok per lunedì. Va bene alle 10:30?”
“Ok. Lunedi alle 10:30. Ciao. Ah, ti mando il nuovo indirizzo, ho cambiato sede, ma è vicinissimo a dove stavo prima. Ricordatelo.”
Sara è molto meticolosa, usa sia la cera tradizionale che la resina a seconda delle zone sui cui va a operare. Ad esempio sul pube va con la cera, ma sullo scroto e sui testicoli preferisce usare la resina.
Però ricordavo che mi aveva detto che aveva imparato la tecnica della pasta di zucchero e che voleva metterla in atto per fare esperienza. Le avevo proposto di farle da cavia, ma poi non se ne era fatto nulla.
Le riscrivo al volo “Ma poi hai imparato il sugaring?”.
Dopo un po’, risponde “Si, ma me lo chiedono in pochi. Sai, costa un bel po’ di più e poi devo usare un barattolo entro la giornata se no quello che rimane lo butto perché è una pasta di zucchero e miele senza conservanti. Quindi, lo posso fare se ci sono almeno due persone in un giorno che me la chiedono”
Idea… mi ricordavo che Francesca mi aveva detto che sarebbe dovuta andare dalla estetista ma che la sua aveva avuto un incidente in motorino e si era rotta un dito e quindi non riusciva a lavorare.

“Fra, quando hai l’estetista? Hai preso poi l’appuntamento?” le scrivo su WA.
“No, non l’ho ancora preso, Giovanna (la sua estetista) non può e non mi va di andare da una che non conosco che magari mi fa vedere le pene dell’inferno. Poi lo sai, ho la pelle così delicata lì… “
“Saresti disponibile lunedì mattina? Ho la mia estetista che sarebbe libera, ci andiamo assieme. Ti va?”
“Lunedi mattina sono libera, ma fino alle 14; poi devo andare in casa famiglia”
“Ok, ti faccio sapere al volo”
“Sara, ho trovato la seconda persona per lunedì, così proviamo la pasta di zucchero.” scrivo all’estetista.
“Va bene. Ma se è un altro uomo non posso. Ci si mette un po’ di più e se devo fare anche lui integrale, non ce la faccio. A meno che tu non venga prima, alle 9:00”
“Ok, te lo dico tra un po’”
“Fra, ce la fai a stare a casa mia alle 8:20 di lunedì mattina? Poi ti spiego”
“È un po’ presto, facciamo alle 8:30 che sono più sicura. Ma perché, dove mi porti?”
“Dalla mia estetista che però sta all’Olgiata.”
“OLGIATA??? Un po’ più vicino no, eh?”
“😉”
“Ma che c’ha di speciale, la tua?”
“Facciamo la cera con la pasta di zucchero, quella araba, conosci?”
“Mai fatta, ma me ne hanno parlato. Mi hanno detto che faccia molto meno male e che venga molto meglio senza stressare la pelle”
“Esatto. Essendo a base di zucchero, miele e limone, è del tutto naturale e poi si usa a temperatura ambiente o quasi.”
“Ma costa un sacco!”
“Non ti preoccupare, Sara è amica mia e mi conosce da una vita. E poi mi praticherà un prezzo speciale perché le facciamo da cavia o quasi. E comunque, ci penso io.”
“Vabbè vabbè. Poi vediamo, ok?”
“Si, va bene. Tanto ci vediamo più tardi…”

Arriva il lunedì e, come previsto, a Roma diluvia. Il traffico è impazzito, sono caduti alberi, allagate un sacco di strade e le buche sono diventate piscine. E infatti, alle 9:10 mi chiama Francesca “Paolo, sono ancora bloccata nel traffico. Sto ferma da venti minuti sotto al tunnel della Tiburtina sulla tangenziale. Mi sa che è tutto allagato.”
La capisco. Quel tunnel, come moltissime altre opere a Roma, entra in crisi ogni temporale perché le caditoie dell’acqua sono sempre attappate e si formano dei laghi veri e propri nei quali si piantano le macchine.
E quel giorno era successo proprio quello.
Per fortuna, dopo un po’ mi richiama Francesca “Ci siamo mossi, credo che alle 9:30 sono a casa tua”.
Avevo avvisato Sara del ritardo, e le avevo detto che, nel caso, avrei rinunciato alla mia depilazione integrale per dare un po’ del mio tempo a Francesca.
“Va bene Paolo. Comunque, vediamo come va. Magari possiamo fare tutto. Vi aspetto” e chiude la telefonata.
Francesca suona al citofono “Scendi? Andiamo con la mia, qui non c’è posto per parcheggiare” mi dice.
“Potresti parcheggiare nel mio box e andiamo con la mia”
“Troppo casino. Non avevi detto che eravamo in ritardo?”
Ora, non è che Francesca guidi male, tutt’altro. Solo che quando parla e c’è traffico - diciamo incasinato – e qualcuno le fa una prepotenza qualsiasi (e a Roma è certo come è certo che la Roma è magica e Totti è il suo profeta) lei diventa una furia e inizia a dare di matto. Ed mi genera ansia, tanta ansia.

I tempi sono in effetti stretti e da Parioli all’Olgiata ci vogliono dai 30 ai 40 minuti almeno, se va bene.
Ma quel giorno l’anima di Cleopatra (la faraona che si dice si facesse depilare ogni giorno con la pasta di zucchero in ogni parte del corpo) vigilava su di noi e magicamente, arrivammo in soli 30 minuti esatti.
Citofono alla porta dello studio privato e Sara ci viene incontro.
“Tu devi essere Francesca, l’amica di Paolo. Mi ha detto di te. Complimenti, sei molto bella!” l’accoglie con un sorriso a trentadue denti.
Sara è vestita in tenuta da lavoro: un paio di leggins bianchi, una bralette bianca cortissima ed attillata dello stesso tessuto dei leggins sotto un camice corto al momento tenuto slacciato. Nessuna traccia di reggiseno, visto che i capezzoli erano evidentemente in mostra non nascosti dal tessuto traslucido.
Anche i leggins sembrava fossero indossati a pelle, come tradiva l’evidenziazione del pube a camel-toe, ovvero il disegno delle grandi labbra e del solco separatorio.
Ci guida nella stanza dei trattamenti al cui centro era un mobile massiccio, misto tra una poltrona da ginecologo ed un lettino da massaggio.
Difatti, aveva una parte reclinabile in avanti come lo schienale di una poltrona da dentista, ed una parte fissa a metà della quale si trovavano due supporti per le caviglie esattamente identici a quelli del ginecologo.
A completare la “stranezza” c’era sul soffitto una lampada scialitica incassata al centro di una matrice di pannelli led che illuminavano a giorno la stanza eliminando quasi tutte le ombre.
Una lente di ingrandimento con una corona di led quasi abbacinanti completava l’attrezzatura assieme ad una serie di carrelli e cassettiere destinati al materiale ed agli strumenti.
Decisamente più uno studio dentistico che un salone di estetica…

“Allora, Sara, come vogliamo fare? Preferisci fare prima me o prima Francesca?”
“Io preferirei Francesca perché so già come fare e come mettere le mani, visto che le prove le ho fatte sulle colleghe. Poi, dopo, faccio te. Sei d’accordo, Francesca?”
Francesca annuisce “Si certo, non c’è problema!”
“Allora cortesemente spogliati tutta ed infilati questa vestaglietta” le disse porgendole una vestaglietta in tyvek. “Se hai freddo me lo dici che alzo la temperatura del climatizzatore” e prendendo il telecomando, controlla che sia a 23 gradi. “Siamo a 23°C che è la temperatura giusta per intervenire su un corpo nudo. Ma se hai freddo alzo a 24° 25°, se vuoi.”
“No, al momento va benissimo così.” Risponde Francesca.
“Posso spogliarmi qui o hai uno spogliatoio?”
“Se vuoi, anche qui, ti porto un paio di ciabattine.”
Francesca si spoglia e rimane nuda in attesa delle ciabatte.
Poi si infila la vestaglietta e si distende sul lettino.

“A pancia in giù, per favore. Prima faccio gambe, cosce e glutei. E pure quel che c’è in mezzo (risatina!). Tanto mi pare che tu faccia la brasiliana, no?”
“In realtà no, tengo sempre una piccola striscia davanti, ma mi piacerebbe cambiare. Che mi consigli?”
“Non hai molti peli, non è che possiamo fare molto. Posso provare a cambiare un po’ ma lo vediamo quando siamo davanti. Qui, tanto, tolgo tutto, no?” puntando il dito contro lo sfintere ed il perineo.
“Si si, li si. Non voglio nulla. Mi da’ fastidio” dice Fra.
“Uh come ti capisco, io pure esco matta se c’è un solo peletto. Poi i miei sono neri e quindi un po’ più ispidi e con i leggins ed i pantaloni stretti, lo sfregamento è insopportabile, almeno per me. A te no?” chiese Sara.
“Si. Soprattutto con il perizoma. Certi peletti piccoli piccoli mi infiammano da morire tutta la zona!”
“Fammi vedere bene” disse Sara, prendendo la scialitica per illuminare al massimo la zona, per poi passare alla lente di ingrandimento illuminante. “Francesca, hai un bel po’ di peli incarniti qui sotto. Te li tolgo, se vuoi”.
“Si grazie, mi fai un piacere da niente…” rispose.
Sara aprì un cassetto di una cassettiera in acciaio all’interno del quale c’erano almeno 30 pinzette di vari tipi, e ne prende una.
Poi apre un altro cassetto pieno di specilli, ed ancora un altro con solo estrattori di punti neri e di cisti.
Quindi con la mano guantata allarga le cosce di Francesca ed inizia a controllare con attenzione il tratto tra ano e vagina, stendendo la pelle con le dita mentre eliminava peli incarniti e doppi.
“Guarda qui!” ed inizia a tirare fuori una matassina di qualche millimetro di diametro piena di peli pubici sottili e lunghissimi… “Questo è una vita che ce l’hai”…
Francesca annuisce e risponde “Si’, ora capisco perché mi dava fastidio...”
“Beh, diciamo che chi ti ha fatto la ceretta non è che sia stata molto attenta…”
“Se ti dico che me la fa sul tavolo della sua cucina??? Mi credi?” dice Francesca sorridendo “Però è sempre tanto buona e disponibile! E poi costa poco!” aggiunge.
“Allora capisco tutto… e non mi meraviglio di nulla!” risponde Sara.
Sara è una professionista che lavora come un chirurgo in una sala operatoria.
Ho visto con i miei occhi mettere dentro l’autoclave per la sterilizzazione pinzette, specilli, forbicine, tronchesi…
Visto che ho tempo, do una sbirciata ai diplomi appesi al muro.
E tra un attestato di partecipazione e l’altro, oltre al diploma di estetista c’è, quasi nascosto, il diploma di laurea in scienze infermieristiche rilasciato alla dott. Sara Bernardi dal magnifico rettore della Sapienza, e accanto ad esso il diploma del “Master Universitario in Infermieristica Dermatologica clinica”.
Accidenti.
“Sara, ma tu sei laureata in scienze infermieristiche! E hai il master in dermatologia! Ma come mai fai l’estetista?”
“Perché mi piace. E vuoi mettere come ti senti mentre stai depilando la passera di una donna che uscirà da qui pronta per una bella botta di sesso, invece di dover togliere una padella o sfilare un catetere?”
In effetti, non fa una grinza.
“Ho notato che hai attrezzature e strumenti più da studio medico che da studio estetico. Come mai?”
“Ti rispondo con un’altra domanda, Paolo. Tu andresti sereno da un dentista che ti cura con gli stessi specilli con i quali ha pulito la carie del paziente precedente dopo averli sciacquati con l’acqua?”
“Beh no, che schifo!”
“Ecco, per me è lo stesso. Ora ti spiego anche una cosa. Io non ho bisogno di lavorare. Sono ricca di famiglia e ho deciso di investire un po’ di soldi nella mia attività. Ecco perché vedi cose che non vedrai mai se non in una clinica estetica seria. La passione per l’estetica l’avevo prima della laurea in infermieristica. Poi mi sono resa conto che mi piaceva di più fare l’estetista e ho deciso di seguire il corso.
La parte di esami di anatomia, fisiologia e patologie dermatologiche me l’hanno fatta saltare, perché con la laurea ed il master non avevo bisogno di studiarle, e ho speso tutto il tempo nell’imparare trucchi, massaggi, depilazioni, manicure, pedicure, tatuaggi temporanei… E poi, grazie ad alcune amicizie, ho seguito un sacco di corsi sui macchinari che vedi e anche su altri che non ho ma che mi interessava studiare.”
“Francesca, girati per favore. Ti faccio davanti”
Francesca aveva il pube un po’ disordinato rispetto ad un paio di mesi prima. La striscia era stata sostituita da peli che partivano dalla linea nigra per allargarsi verso le fosse iliache.
“Che vogliamo fare? Strip, triangolo, freccia, punto esclamativo? Però sotto puliamo tutto, eh?” le chiese.
“Posso dire la mia, Fra? A me piacerebbe a triangolo, piccolo però. Diciamo tre o quattro centimetri in alto e lungo fino a due centimetri dal clitoride. Che ne dici?” le propongo.
Nel frattempo Sara tira fuori una serie di maschere da applicare sul pube per delimitare l’area da depilare e le porge a Francesca perché scegliesse.
“Tu che ne pensi, Sara? Visto i pochi peli che ho e che andiamo verso l’estate, cosa mi consigli?”
“Sinceramente rimarrei sulla landing strip, al massimo. Ma per lo più direi di togliere tutto. Hai un bel pube. E se vuoi, dopo faccio un trattamento speciale rigenerante che te la fa tornare nuova…” e fa l’occhiolino.
“Dici? E va bene, riproviamo. Voglio seguire il tuo consiglio. Cos’è questo trattamento?” chiede Francesca.
“È come la pulizia del viso, ma fatta al pube ed alla zona genitale. I brasiliani la chiamano vajacial, un misto tra vagina e facial…”
“E vada per questo trattamento”.

“Ma Sara, abbiamo tempo per farlo? Francesca alle 14 deve essere a Roma!” chiedo.

“Penso di si. Mentre lei sta sotto bagno di vapore, io lavoro su te. In mezz’ora, quaranta minuti al massimo me la sbrigo. Però non integrale, facciamo solo pube, inguine, genitali e perianale, ok?”

“E va bene. Però prendiamo fin da ora appuntamento per il resto tra 30 giorni, va bene?” le dico accomodante.

“Si, certo, va bene!”

“Scusa Paolo, mi dispiace. Per fare me hai rinunciato tu!” disse Francesca.

“Ma no, tranquilla, mi fa piacere. E poi è interesse anche mio che tu sia ‘pulita’ lì sotto. L’altro ieri avevo la lingua che sembrava essere stata scartavetrata!”

“Deficiente! Cretino! Stupido” mi apostrofa Francesca, tra il serio ed il faceto, mentre Sara ed io ridacchiamo.

“Beh, però Paolo ha ragione, Francesca. Anch’io non sopporto leccare un pisello o una patata pieni di peli duri ed ispidi! Vuoi mettere?” interviene Sara mentre inizia ad eseguire i primi strappi con la pasta.

“Ti faccio male, Francesca? Senti dolore?”

“Assolutamente no. Non sento praticamente nulla, Sara. E poi devo dire che hai una mano fantastica”

“Sentirai dopo, che mano!” ammicca Sara facendomi l’occhiolino.

Sono perplesso. Non capisco che messaggio mi stia cercando di dare. Ho la sensazione di essere stato messo ai margini di un gioco…

Sara continua a lavorare con la pasta con rapidi e precisi movimenti della mano, prima la distende, poi con un colpo secco del polso la stacca piccoli tratti di qualche cm a volta. Lentamente ma inesorabilmente il pube di Francesca è sempre più pulito.

Ora inizia a lavorare la zona delle grandi labbra. Il tipo di pasta implica un contatto molto più intimo rispetto alla ceretta o alla resina. È come un massaggio continuo delle parti e Francesca sembra goderne appieno, tant’è che i suoi capezzoli sono eretti, il respiro è un po’ più corto ed un lieve turgore caratterizza le grandi labbra ed il clitoride.

“Ti da fastidio, Francesca?” chiede Sara.

“Fastidio? Tutt’altro. È un qualcosa di totalmente diverso rispetto alle solite cerette. Ti dirò, è quasi piacevole!” risponde Francesca con un po’ di imbarazzo.

“Dai, che dopo facciamo un bel massaggio e passa tutto!”.

“Fra, ma se chiamassi e avvisassi che hai un problema per oggi?” le chiedo.

“Non so, tesoro. Ora sento com’è la situazione. Mi passi il telefono?” mi risponde.

Compone un numero e ascolto. Pare che non ci siano problemi, la collega della mattina non ha nulla da fare e può sostituirla anche fino al prossimo turno, per cui si può fare tutto senza fretta.

“E tu, Sara, hai problemi di appuntamenti?” le chiedo.

“No, nessun problema Paolo. Dimmi quali sono i nuovi programmi, allora.” risponde Sara.

“Francesca non ha più urgenza di rientrare, quindi puoi fare il trattamento completo a entrambi, se vuoi!” le dico.

“Va bene. Volete ricevere un massaggio dopo la depilazione? Per reidratare la pelle e lenire le eventuali infiammazioni?” ci chiede.

Guardo Francesca con fare interrogativo, e ricevo un cenno di assenso. “Perché no?” è la mia risposta.

“Ok. Allora avanti tutta”.

Approfitto del fatto che Francesca ne ha ancora per un po’ e mi metto a fare qualche telefonata di lavoro e a spostare una call che avevo fissato comunque per il tardo pomeriggio.

È una brutta giornata, là fuori, e qui da Sara si sta bene al riparo dalla furia degli elementi.

It’s raining cats and dogs” dicono gli inglesi quando viene giù che Dio la manda.

Vado a cercare un bagno, ho bisogno di fare pipì. Apro una porta a caso, macchinari.

La successiva, un laboratorio da onicotecnica.

La successiva ancora da’ su uno stanzone grande, le pareti drappeggiate di stoffa chiara, un grande futon poggiato su un tatami a sua volta appoggiato sul parquet di iroko. Solo alcuni mobili essenziali, una scaffalatura con asciugamani e teli, un’altra scansia piena di oli e un gran numero di candele da massaggio sparse lungo il perimetro della stanza. Un armadietto chiuso a vetrinetta completa il tutto. Decisamente non è il bagno.

La porta accanto alla sala con il futon è quella del bagno.

Bagno… si fa per dire. In realtà è una stanza poco più piccola di quella da massaggi, al cui centro c’è un tavolo largo quanto un letto a due piazze, tutto in maiolica, circondato da pareti di cristallo e sormontato da più doccioni e soffioni da doccia. In fondo, nascosti dietro una parete, ci sono i servizi igienici.

Pazzesco. Non ero mai stato nel nuovo studio, è veramente fantastico. Ed è enorme. Ci sono locali dedicati a trattamenti con i macchinari, ed una sala dedicata alle lampade abbronzanti.

Saranno 500 metri quadrati, un’enormità. Però è bellissimo.

Rientro nella stanza dove sta Francesca. In quel momento è in posizione ginecologica, i piedi appoggiati sulle staffe del lettino, con un macchinario che spara vapore mentre Sara applica a mano una crema particolare, che poi ricopre con un panno caldo.

“Mi sono permesso di andare un momento al bagno e nel cercarlo ho fatto un giro. Premesso che il tuo centro è una piazza d’armi, ma a cosa serve quella struttura in bagno?” le chiedo.

“Bagno? Ah, no, non è il bagno. O meglio, ci sono i servizi, ma quella è la sala hammam. Il tavolo che hai visto serve a fare il savonnage o i fanghi. Ti piace?”

“Bello, ma non l’ho mai fatto. E tu Fra?” chiedo.

“No, nemmeno io. Ho fatto dei bendaggi ai fanghi una volta, ma era una cosa un po’ rimediata, con i teli di cellophane ed un generatore di vapore attaccato. Non credo sia lo stesso” risponde.

“Buona occasione per provarlo assieme, no?” interloquisce Sara. “Anzi, vi propongo una cosa. Visto che è quasi la mia inaugurazione, voi siete qui ed avete un po’ di tempo, facciamo un bel pacchetto completo. Ora finisco qui con Francesca, poi faccio te Paolo, poi facciamo un bel hammam e al termine un massaggio rilassante all’olio di argan. Va bene?”

“Beh, va bene. Francesca, se sei d’accordo…” chiedo.

“Mica male, si, mi piace l’idea di avere qualche coccola in più…”.

“Aggiudicato allora. Paolo, inizia a spogliarti, Francesca ha praticamente finito. Francesca, non ti rivestire, infilati solo la vestaglietta e mettiti tranquilla.” E aiuta Francesca ad alzarsi dal lettino.

Mi spoglio e mi stendo sul lettino a mia volta.

“A pancia in giù per favore, facciamo schiena, glutei e cosce. Paolo, per le parti più grandi e meno problematiche userò la solita cera, sei d’accordo? Poi le parti delicate le facciamo con la sokkar, la pasta di zucchero.”

“Come vuoi tu, Sara. Sono nelle tue mani.”

Inutile dire che il dietro è stata un’operazione facile. Ad un certo punto mi ha fatto mettere a quattro zampe per facilitare la pulizia della zona anale e perianale. Non nascondo che è una delle zone erogene preferite e, in certe occasioni, il loro sfregamento mi genera sostanziose erezioni. Ed anche questa volta non è stato diverso. Ma non mi scuso più, mi succede praticamente ogni volta, e Sara non ci fa più caso.

Francesca invece lo ha notato. “Ah, ti piace, eh?” insinua mentre passa una mano a carezzare la natica.

“Eh si. Difficile negare l’evidenza…” sghignazzo.

“Ok. Paolo, girati pancia in su. Ora inizia lo strazio.” dice Sara.

Io non sono assolutamente peloso, anzi, diciamo che il mio torace e le mie cosce sono praticamente glabre. Ho un bel po’ di peli sulla pancia e sullo stomaco, ed ovviamente, sulle gambe e sulle braccia.

“Sulla pancia ti farà un po’ male, ma niente di che. Sono troppo lunghi per toglierli con la pasta, e ci metteremmo una vita. Userò la cera anche qui.” annuncia Sara.

E difatti, la cera calda inizia a prepararmi al fastidio dello strappo, decisamente intenso, almeno per me. Però sopporto. L’obiettivo è di arrivare a provare la famosa ceretta araba.

Ed arriva finalmente il momento.

Sara prende una palletta di pasta di zucchero e la stende sulla parte. Poi, con gesto rapido, la solleva e la toglie, strappando e portando via il pelo.

Fa così con metodo su tutto il pube, fino a che si dedica al pene.

Lo prende in mano per bene, lo impugna e poi inizia a lavorare a piccoli pezzi. Inutile dire che dopo poco, non è più così manovrabile. Difatti, ho un’erezione generosa che non vuole scomparire. Francesca si alza, si avvicina e viene a vedere da vicino.

“Posso sentire come viene?” domanda a Sara con fare innocente.

“Certo!” e nel frattempo lascia il pisello mentre Francesca la sostituisce nella presa e approfitta per accarezzarmi.

La cosa mi eccita al punto tale che mi sento vicino a scoppiare.

Ma provo a concentrarmi sulla prossima dichiarazione dei redditi e ottengo l’immediata cancellazione dell’erezione. Ah, potenza dell’Agenzia delle Entrate!

Ora Sara ha terminato il suo lavoro. “Potrei farti un massaggino con l’olio ma tanto passiamo al hammam. Seguitemi”.

Francesca ed io la seguiamo mentre la seguiamo entrando nella sala massaggi che avevo visto in precedenza. C’è una porta che apre proprio sulla stanza del hammam, che non avevo notato prima.

“Ora toglietevi la vestaglietta e mettetevi sdraiati sul tavolo. Apro un po’ d’acqua calda per scaldarlo. Mettetevi comodi, vado a prendere il sapone.” E si allontana aprendo il camice e togliendoselo.

Rientra dopo un po’ reggendo in mano un contenitore. L’acqua calda ha iniziato a produrre vapore che ha appannato i cristalli.

Intravedo dall’altra parte Sara che si spoglia togliendosi i leggins e il top. Anche Francesca la osserva chiedendomi “ma che fa?”.

“Boh. Forse si mette un costume per non bagnarsi.” dico io.

Ma dopo pochi secondi vediamo le luci spegnersi lasciando posto ad un lieve chiarore prodotto da piccoli led incassati sulla volta della soffitto sopra il tavolo. E mentre cerchiamo di abituarci alla nuova condizione, Sara entra nel hammam completamente nuda.

“Ora vi metterò addosso del sapone misto ad olio di oliva che spalmerò su tutto il corpo. Poi vi dedicherete uno all’altra e viceversa e vi insaponerete accuratamente tutta la pelle su tutto il corpo, capelli compresi. E quando dico tutto, intendo TUTTO, chiaro?” rimarca.

Seguiamo le sue indicazioni, lei controlla che la schiuma sia omogenea, intervenendo una volta sul seno di Francesca, un’altra volta sul mio pene, poi ancora sul pube di Francesca… poi ci dice: “Se vi fa piacere, potreste insaponare anche me…”.

Francesca ed io stiamo al gioco. Tutto sommato, la cosa è piacevole e Sara ha un bellissimo corpo…Mentre la carezziamo e spalmiamo il composto, Francesca mi bacia appassionatamente. È un attimo, il suo bacio scatena in me uno stato di eccitazione assolutamente visibile ed evidente.

Sara se ne accorge e dice: “È il momento di sciacquarci.” Batte le mani e si accendono luci viola, rosse, blu, verdi, gialle che cambiano di continuo. Wow!...

Una cascata d’acqua sottilissima piove dal soffitto su di noi, lo stesso tavolo si riempie di acqua stillante dalla pietra che sembrava compatta ma che invece nasconda migliaia di piccoli fori.

Ci sciacquiamo a vicenda usando delle salviette in morbida spugna che Sara ci ha dato, detergendoci il corpo. Anche lei partecipa all’azione, attivamente e passivamente.

È tutto molto naturale, molto eccitante, soprattutto quando i nostri corpi si toccano.

Ma dopo qualche minuto di gioco, Sara ci guida nella stanza accanto ove il futon è stato ricoperto di morbidi teli, le candele sono state accese, e sul tavolino sono apparsi flaconi di oli e di essenze ed una grossa scatola di legno di fattura indiana.

Ci fa sedere l’uno di fronte all’altro e ci dice: “Potete scegliere come procedere. Potete chiedermi di massaggiarvi assieme, io in mezzo a voi, ma sarà un’esperienza limitata perché da sola posso fare poco. Posso massaggiarvi uno alla volta, alternandomi tra di voi mentre l’altro aspetta. Oppure posso farvi partecipare e farvi massaggiare il partner mentre ripetete le mosse che faccio io. Paolo ed io massaggiamo Francesca, poi Francesca ed io massaggiamo Paolo. Poi, se lo vorrete, potrete entrambi massaggiare me. Oppure potrete chiedere di essere lasciati da soli e continuare per vostro conto. Io sono a vostra disposizione”.

Decidiamo di accettare l’ultima proposta.

Francesca si stende a pancia in giù, io alla sua destra, Sara alla sua sinistra.

Iniziamo a massaggiare con abbondante olio le gambe, uno per parte. Seguo con attenzione i movimenti di Sara, mi fermo quando si ferma lei, procedo come procede lei. Il massaggio è intenso e sensuale, ma non erotico, almeno fino a che la sua mano va ad accarezzare la vagina di Francesca, la quale favorisce la manovra sollevando leggermente il bacino.

Sara allora mi indica di andare a sedermi alla testa di Francesca, praticamente quasi seduto sulla sua nuca. Lei invece si pone ai piedi.

Iniziamo una serie di massaggi che partono dalle estremità e si incontrano allo stesso momento sui glutei e poi all’interno delle cosce. È una carezza continua, in quel momento, che Francesca gradisce visibilmente. Allunga le mani e accarezza il mio membro, iniziando una lenta masturbazione.

Dopo qualche minuto, Sara le chiede di voltarsi e mettersi a pancia in su.

Ora ci invertiamo le parti. Io mi metto dalla parte dei piedi, Sara dalla testa. Le nostre mani scorrono lungo il corpo di Francesca percorrendolo su e giù, e si incontrano all’altezza del pube. Le mie dita accarezzano il clitoride, le grandi labbra, fino a che decido di avvicinarmi ed iniziare a leccarla con passione mista a devozione. Sara invece si concentra in un massaggio al seno. Dopo qualche minuto, Francesca esplode in un orgasmo intenso, dalla sua fica escono umori densi e appiccicosi, segno del suo godimento.

Cinque minuti di rilassamento totale, e Sara mi dice “Ora tocca a te, Paolo.” ed indica a Francesca come posizionarsi.

“Faremo coma abbiamo fatto prima con te. Va bene?”

Francesca annuisce.

Mi metto a pancia in sotto, allargo le gambe e mi concentro sul piacere delle carezze che percorrono il mio corpo. Sara si sofferma spesso sul perineo, allarga il solco con le dita e massaggia lo sfintere con olio caldo. Ad un tratto, sento un terzo dito che piano piano mi dilata e si incunea nel mio ano. È Francesca, guidata da Sara, che ha deciso di darmi piacere così. Mi inarco per sollevare il bacino e due mani si infilano sotto di me, prendono i testicoli, il cazzo e mi stimolano intensamente. Sto quasi per scoppiare, ma Sara è brava ad intuire e a farmi girare.

Il servizio continua a pancia in su, ma ora è Francesca che mi rende par per focaccia e inizia un pompino pazzesco prendendomi tutto in gola fino alla radice.

Ad un certo punto è lei che mi sta scopando con la bocca mentre Sara mi massaggia le palle ed il perineo.

Sto per venire. Inizio a sentire le contrazioni, faccio cenno a Francesca ma lei continua imperterrita a succhiare. Esplodo nella sua bocca tre, quattro, cinque volte. Mi sembra di averla inondata ma lei prende e manda giù come se nulla fosse.

Due chiacchere, un momento di pausa e Sara timidamente suggerisce “Ora toccherebbe a me...”.

È giusto.

Si distende a pancia in giù ed iniziamo a massaggiarla.

Francesca ed io non siamo molto pratici, non abbiamo la necessaria sintonia, per cui ci poniamo lei alla testa ed io ai piedi. Mi dedico a massaggiarle le gambe mentre Francesca si dedica al collo ed alla schiena.

Dopo qualche minuto Sara decide di girarsi e chiede di fare come abbiamo fatto in precedenza assieme a lei.

E’ mio compito dedicarmi alla sua vagina, mentre Francesca si concentra sul seno.
Dopo qualche minuto, ci fa capire che vorrebbe di più ed io inizio a leccare con passione il clitoride, le grandi e le piccole labbra mentre con infilo un dito nella sua calda umida fessura. Arrivo subito a titillare la grinzosità del suo punto G e lei si incendia immediatamente. Francesca si solleva eccitata dalla posizione ginocchioni e mi vuole baciare, ma nel far questo si mette con il suo sesso a portata di bocca di Sara che inizia a suggerla ed a penetrarla con la lingua. Lascio il mio posto a Francesca che mette la sua testa tra le gambe di Sara ricambiando i favori e mi sposto dietro, deciso a penetrare la mia compagna da quella posizione; ma Sara non molla la posizione e decido quindi di appoggiare la mia cappella sul buchetto di Francesca. Lei incassa senza fiatare, anzi, mi favorisce mettendosi meglio e mugolando di piacere.

È un crescendo di sesso, piacere, urla fino a quando l’orgasmo quasi simultaneo di tutti e tre pone fine ad un partouze memorabile.
Ci stendiamo a riposare, stanchi, svuotati ma decisamente soddisfatti.
Con Francesca il sesso è magico, divino.
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Al prossimo capitolo, se vorrete.
 

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Paolo e Francesca - Dieci anni dopo​

di Paolo Sforza Cesarani
Cap. 10, in cui Paolo e Francesca partcipano ad una festa particolare

Cap. 10. - La festa alla villa
Il professore ci aveva invitato ad andare ad una festa alla sua villa ove Francesca stava progettando una serie di mosaici speciali.
Avevamo saputo che le feste del professore non erano normali ricevimenti più o meno formali, ma veri e propri baccanali riservati a politici, attori ed attrici, esponenti dell’imprenditoria romana e si, anche cardinali.
La decisione di andare era stata frutto di profonde meditazioni e discussioni.
Io ero curioso di partecipare per vedere cosa combinava quella gente, Francesca un po’ meno perché non voleva mescolarsi a gente che non conosceva e che non stimava. Però poi, al pensiero di poter perdere quell’appalto per i mosaici, uno dei lavori più impegnativi e remunerativi di sempre, aveva deciso di accettare.

“Mettiamo le cose in chiaro: se si fa sesso, io esisto solo per te e tu esisti solo per me. Niente scambi, orge, due contro uno… Solo io e te. E solo se mi va. Va bene?”
“Tu mi dici quello che devo fare ed io lo faccio” le rispondo scimmiottando ‘Pino la lavatrice’, provocandole una risata mentre mi molla un buffetto sulla coscia.
“Ma certo, Francesca. Ti ho forse mai forzato a fare qualcosa che non ti piacesse?” le chiedo serioso.
“No, ma è anche vero che mi hai messo sempre in condizioni di non poter rifiutare. Però devi riconoscere che fino ad oggi ti ho sempre seguito nelle tue …chiamiamole follie, sei d’accordo”?
“Riconosco, riconosco…Allora andiamo, ok?”
“Va bene. Però non posso partire vestita da sera per la festa, devo andare in casa famiglia prima. Posso passare a cambiarmi da te sabato sera?”
“E sono domande da farsi, Fra’? ¡Mi casa es tu casa!, come dicono in Spagna. Tu sei e sarai sempre la benvenuta. Lo sai che non ti ho chiesto di stare da me perché so che tuo figlio è ancora piccolo, altrimenti ti avrei già rapito e portato qui da me…” mentre l’abbraccio con affetto e trasporto stringendola forte a me. Inizio a provare forti sentimenti per questa donna. Amore? Non so. Ma di certo non è per il sesso che sto con lei.
Il pomeriggio del sabato Francesca si presenta da me alle 18 portandosi dietro una valigia grossa quanto un baule. La guardo con aria interrogativa e le chiedo: “Ma devi partire per un viaggio attorno al mondo stasera o dobbiamo andare alla festa?”
“Non sapevo cosa mettermi e quindi ho messo alcune cose da scegliere. Spero che tu mi aiuti...”

Avevo passato la mattina a girare per negozi e boutique alla ricerca di qualcosa che potesse andar bene senza essere né sobrio né volgare, ma nel contempo facile da mettere e togliere, alla bisogna.
Era lì su una stampella appesa allo sportello della mia cabina armadio, assieme ad uno splendido paio di sandali Jimmy Choo di vernice e strass con tacco 12.
Mi ero fatto aiutare da una amica di mia figlia che era la personal shopper di un gran numero di star e starlette che gravitano a Roma.
Mostrata una foto in bikini di Francesca e spiegato che la festa era in piscina, mi aveva fatto girare per una dozzina di boutique prima di mettermi in mano un porta abiti e la scatola delle scarpe.
Ero anche passato alla boutique MissBikini per prenderle un micro bikini nero da indossare sotto il vestito per fare eventualmente il bagno.
Ma non avrei mai immaginato che si portasse 60 chili di vestiti, intimo, costumi, cinte, borse, scarpe, trucchi, piastre elettriche, bigodini, shampoo, balsami e altre decine di boccette e boccettine.
L’aiuto ad aprire la valigia e a rovesciare il contenuto in una delle due stanze da letto, a trasferire su un carrello tutti gli articoli da toilette e ad appendere su altrettante stampelle le dieci mise da sera che aveva portato, per non parlare della quantità di scarpe, sandali, stivali estivi buoni per una intera season a Porto Cervo.
“Io ti avevo preso un pensierino, uno straccetto da mettere stasera. L’ho scelto che fosse pratico da indossare e da togliere, sexy ma non volgare. E poi ti avevo preso questo” porgendole il pacchetto con il MissBikini nero, realizzato con un tessuto così sottile e leggero da stare nel pugno di una mano una volta strizzato.
Francesca apre la zip del portaabiti ed estrae il vestito.
È una sorta di vestaglia con corpetto in pizzo nero e gonna in tessuto traslucido, allacciata davanti ma che sale fino al collo con uno scollo all’americana.
Due profondi spacchi laterali arrivavano a mezza coscia mostrando buona parte della gamba, ed è chiusa in vita da una cinta.
Se lo mette addosso per provarne la lunghezza, si guarda allo specchio e poi si gira per abbracciarmi e mi bacia con passione.
“Grazie, sei un tesoro. È bellissimo.”
“Provalo con il costume che ti ho preso. È talmente leggero e sottile che si dovrebbe asciugare immediatamente, ma non è trasparente nemmeno da bagnato, pur essendo sfoderato. Sono certo che ti starà benissimo, anche se è veramente mini, ma non è a perizoma.”
“Lo vedo, è meraviglioso anche questo. Non so perché mi sia portata tutta questa roba di cui non metterò nulla” esclama.
“Però hai tutta la tua truccheria e parruccheria. Mi hai invaso anche il bagno!”
“Amore mio, grazie e scusami. Mi farò perdonare come tu sai...” ammicca con fare da gatta mentre mi struscia una mano tra le gambe.
Poi si spoglia, si mette il costume e sopra l’abito che le ho regalato. Dopodiché sale sui sandali superandomi in altezza di almeno tre dita.
È stupenda da lasciarmi a bocca aperta. La lieve abbronzatura (senza righe e segni di costume, peralto, come mai, mi chiedo?) risalta sotto l’abito nero semitrasparente ed i capelli raccolti sulla nuca le donano da morire.
Ho paura che qualcuno me la porti via.

Al termine dei preparativi prendo la DS, che reputo all’altezza della serata e della mia signora, e scendo per aprire lo sportello e far salire Francesca.
Si è creato un piccolo assembramento. Uno in motocicletta fa lo slalom per passare ma quando vede Francesca, inchioda, si volta e urla “Ah fata, faccela vede!” provocando l’ilarità dei presenti ed un vistoso arrossamento delle gote di Francesca, la quale mi sussurra “Non è che sono un po’…troppo?”
“Amore mio, sei troppo bella per passare inosservata stasera!” le rispondo tranquillizzante ma estasiato.
Prendiamo l’Anagnina e arrivati a Grottaferrata, ci fermiamo al cancello della villa nel vialetto illuminato da mille candele.
Il servizio d’ordine controlla i nostri nominativi ed immediatamente ci fa passare indicando di andare con la macchina direttamente al parcheggio davanti alla piscina, mentre gli altri sono invitati a fermarsi molto prima ed a procedere a piedi.
A quanto pare, siamo nella lista VIP.
Scendo ad aprire lo sportello a Francesca. La DS è sexy al punto giusto da fare da preambolo alla sua uscita, una lunga gamba nuda che fuoriesce dallo spacco del vestito nero, seguita dal resto del corpo snello e naturalmente elegante.
Il cicaleccio dei presenti si interrompe immediatamente seguito da un brusio, mentre decine di persone si voltano a guardare. Si direbbe che Francesca non sia proprio passata inosservata, purtroppo.
Arriva il professore in un impeccabile smoking bianco, si avvicina a Francesca che saluta con un elegantissimo baciamano. Poi saluta calorosamente anche me “Che piacere rivederla, Paolo! Ci sono molte persone che muoiono dalla voglia di conoscervi” ci dice mentre ci guida verso un capannello di persone che ci stanno guardando.
“Amici, vi presento Paolo SF e Francesca D. Francesca è l’artista dei mosaici di cui vi ho parlato e Paolo è il suo… fidanzato, diciamo così. Francesca, Paolo, vi presento il Senatore, l’onorevole, il governatore, il professore, il dottor x presidente della Banca, l’ambasciatore e per finire, il cardinale, assieme alle loro signore. Amici, vi affido queste due belle anime. Vi prego, non me le traviate!” e si allontana per andare ad accogliere altri invitati.
Ci sganciamo abilmente con la scusa di andare a prendere da bere e ne approfittiamo per studiare un po’ il parterre.
È in effetti pieno di stelle e stelline del cinema e della televisione, ci sono un paio di calciatori famosi, due anchormen della TV, il direttore di un famoso quotidiano milanese ed un sostanzioso gruppo di signorine tutte molto svestite, per lo più in costume, già in acqua a farsi smanacciare dal “generone romano” lì presente.
Ho la sensazione di essere assolutamente inadeguato per quella festa.
Io non ho nulla a che spartire con quel tipo di persone, non ho mai amato partecipare agli eventi dove gli invitati fanno a botte per poter guadagnare il posto davanti ai fotografi.
Però so che a Francesca quel contratto è sicuramente utile, e se entra nel giro giusto, potrebbe veramente decidere di cambiare vita.
Ci spostiamo da buffet a buffet, camminando e facendo qualche battuta sulle signore rifatte, sulle stelline invitate per avere un po’ di visibilità, sulle improbabili amiche di famiglia più simili ad escort che ad amiche delle mogli dei VIP.
Ogni tanto qualcuno ci ferma e chiede dove ci ha già incontrato.
In particolare, un imprenditore rampante, accompagnato da una ex-gieffina più scoperta che vestita ci ferma e: “Forse eravate all’Olimpo Sauna?” ci domanda.
“Olimpo Sauna? E che cosa è?” rispondo con tono interrogativo.
Veramente non sapevo di cosa stesse parlando.
Mi rivolgo con una muta domanda a Francesca, la cui mimica facciale non lascia dubbi: anche lei non sa di cosa si stia parlando.
“È un locale molto divertente, con una sauna mista, grande idromassaggio, vasca piscina e tanti spazi in cui stare nudi e assolutamente free” spiega.
“In sostanza, un privé!” concludo.
“Beh, si, una cosa del genere” ribadisce.
“Mai stato. Tu, Francesca?”
“No, nemmeno io, mai stata prima. Sono stata una volta in un locale di spogliarelli assieme a delle amiche, ma non credo che sia la stessa cosa, no?”
“No, direi proprio di no” conferma il nostro interlocutore.
“Però vi ci vedrei bene. Il giovedì è la serata dedicata alle sole coppie, i singoli non possono entrare. E le nuove coppie, se non sono mai venute, entrano gratis e hanno accesso a tutti i servizi, anche il buffet” ci spiega.
“Ci farebbe piacere incontrarvi lì. Siete una bellissima coppia. E poi, non è obbligatorio partecipare. Si può anche stare a guardare senza dover fare nulla. Nessun obbligo. E senza singoli, di solito non vi disturba nessuno, capite cosa intendo?” chiarisce.
“Della serie che i singoli sono come gli squali nei confronti delle coppie?” domando.
“Esatto! Paragone perfetto!” ride dandomi un buffetto sulla spalla.
“In effetti sembrano proprio squali famelici pronti a sbranare la preda. Possono essere molto, molto fastidiosi, soprattutto agli inizi”.
Il giovane imprenditore è simpatico, alla mano.
Ha la parlantina facile, sa imbonire le persone.
Tutto sommato, è di piacevole compagnia.
“Che caldo che fa. Vi propongo di buttarci in piscina e di bere qualcosa in acqua. Che ne pensate?” ci propone.
Osservo Francesca che sta decidendo se la compagnia le piaccia o meno.
È titubante; per quanto la conosco, capisco che quel tipo di persone, così esuberanti e facilone, non le aggradano molto.
“Su Francesca, non si faccia pregare! Vedrà che ci divertiamo. Anzi, mi ha detto il Professore che lei è un’artista e che realizza degli affreschi…”
“No, io realizzo mosaici, non affreschi” corregge prontamente.
“Si, mosaici, mi sono sbagliato. E comunque, perché non ne parliamo un po’? Sto ristrutturando una villa a Porto Rotondo in Sardegna, e avevo una mezza intenzione di far fare un mosaico nel portico. Magari potrebbe essere interessata!” le dice.
Ha toccato una corda giusta. Francesca scioglie parte delle sue riserve e del riserbo in cui si era calata.
“Va bene, parliamone. E… va bene, facciamolo in piscina. In effetti fa caldo…” annuisce.
Ci mettiamo in un angolo adibito a pubblico spogliatoio.
Il professore ha predisposto una serie di ceste nelle quali ci sono dei teli e dove possono essere riposti gli abiti.
Ci spogliamo rimanendo in costume, io con il mio Speedo demodè, rigorosamente blu navy, e Francesca con il suo mini costume MissBikini.
Gli altri due, Franco e Livia, si spogliano anch’essi. Livia indossa un intero perizoma talmente sgambato che il giro coscia arriva a metà tra fianco e seno, ed il giro manica è anch’esso scavato tanto da scoprire del tutto il lato del seno. Davanti e dietro, poco più di due dita di stoffa a coprire pube e solco tra i glutei.
Indubbiamente Livia se lo può permettere, ma non è il massimo dell’eleganza, almeno in quelle situazioni.
Ma a quanto pare, siamo noi a non comprendere, perché mediamente la situazione non è molto diversa da quella dei nostri interlocutori.
Francesca, che pure indossa un ridottissimo bikini, sembra quasi porti un burka…
Ci immergiamo in acqua ed iniziamo a parlare del più e del meno, commentando la situazione politica, la Roma, la campagna elettorale USA, fino a che il discorso non cade sul progetto di ristrutturazione della villa di Porto Rotondo, argomento di interesse di Francesca.
Franco le mostra sul telefonino qualche foto della villa e del portico nel quale vorrebbe fosse realizzato il mosaico, e le chiede cosa ne pensi, se per caso avesse qualche idea o suggerimento in merito, e così via.
Francesca osserva con attenzione le foto e dice: “Io non toccherei quel pavimento. E’ fatto in lastre di granito rosa della Sardegna, caratteristico di quelle parti. Sono lastre molto belle, sembrano irregolari ma sono lavorate a mano una per una. Sarebbe un peccato distruggerlo. Perché invece non realizzare un tavolo sul cui piano costruire il mosaico? Anzi, ho un paio di idee da suggerire. Pensi al simbolo di Porto Rotondo, o alle immagini degli animali marini che sono raffigurati su quella via, come si chiama?”
“Via del Molo, dice?” le chiede Franco.
“Si, mi pare, quella dove c’è anche la balena” conferma Livia.
“Si, si, proprio quella. Ecco, potremmo rifare in piccolo quella strada, aggiungendo alcuni temi di Porto Rotondo, la vela, la Sardegna, il sole, la gente…”
“Francesca, ma lo sa che è un’idea pazzesca? Bellissima. La voglio. Quando incomincia?” si lancia Franco, entusiasta.
“Beh, aspetti almeno che faccia un bozzetto e poi un calcolo del tempo e del materiale. Io utilizzerei della resina epossidica colorata di blu e verde, con pagliuzze d’oro e argento come sfondo su cui poggiare il mosaico, meglio se con alcune pietre a simulare lo scoglio di quelle parti”.
Francesca ha acceso la sua capacità visionaria e sta spiegando a parole un progetto complesso.
Sono stupito della sua inventiva, e quel che ci sta dicendo ad un tratto sembra lì, pronto, costruito.
Anche Franco è entusiasta, e chiede ulteriori lumi.
“Ma dove lo farebbe? Qui a Roma e poi lo spedisce? Oppure crede che sia necessario costruirlo in loco?” chiede.
“No, non è possibile farlo qui. È troppo grosso, ci vorrà un carrello a forca per movimentarlo. Saranno almeno quattro quintali a lavoro finito. Anche la struttura dovrà essere realizzata lì. Al massimo a Roma posso realizzare il cartone del bozzetto e spedirlo assieme ad un po’ di materiale che prendo qui. Ma poca roba.” afferma pensierosa.
“E poi, ci vorranno almeno un mese. Calcoli che solo per far asciugare il primo fondo di resina ci vorrà una settimana, poi un’altra settimana per il mosaico, una settimana ancora per il secondo strato di resina e poi ancora un’ulteriore settimana per la finitura. Anche parallelizzando un po’ di attività, in meno di un mese è impossibile. E deve essere fatto necessariamente nella stagione secca ma non troppo al caldo, perché altrimenti la resina non cristallizza bene. E nemmeno al freddo, ovvio.”
“E quindi? Quando dovrebbe essere fatto?” chiede Livia.
“Diciamo dalla seconda settimana di settembre in poi fino al massimo alla terza settimana di ottobre. Ma non deve piovere, oppure deve essere chiuso il portico ermeticamente per evitare polvere e umidità, almeno fino a che la resina non ha cristallizzato.” spiega con una professionalità insospettata.
“Il che significa che lei deve stare lì per tutto il tempo?” chiede Franco.
“Beh, se non per tutto il tempo, almeno per tre o quattro settimane, non continuative. Per fortuna, a settembre le case costano un po’ di meno e si trovano più facilmente.” afferma.
“Ma no! Lei Francesca starebbe in villa tutto il tempo che le serve. C’è sempre qualcuno fino a ottobre tutti i giorni, che tiene pulito ed in ordine. E Anna è anche un’ottima cuoca. E il marito, Efisio, è un bravo muratore a cui ho affidato spesso i lavoretti di manutenzione. Magari potrebbe esserle utile per movimentare i materiali, per preparare il cemento, insomma, per quel che le serve. E non si preoccupi, è già al mio libro paga per tutta l’estate perché fa la guardiania ed il giardino. Quindi a settembre potrebbe darle una mano, non crede?” le dice Franco.
“Non ho ancora accettato, Franco! Non so, devo vedere un momento. Ho un figlio che deve andare a scuola, non so se il padre può tenerlo per così tanto tempo. Ho la casa famiglia, anche se posso chiedere un’aspettativa di tre mesi… e poi ho Paolo…” e mi abbraccia prendendomi per braccio ed appoggiando la testa alla mia spalla.
“Francesca, tesoro mio, se vuoi, io posso anche stare con te. Andiamo in barca ed io posso lavorare da lì, oppure posso fermarmi anch’io a dormire in villa, se Franco è d’accordo. Ce l’hai Internet, Franco?” chiedo.
“Come no! Ho una velocissima fibra da un giga e tutta la casa è coperta dal wifi. Puoi lavorare dove vuoi, anche alla spiaggetta giù sotto casa. Ho fatto mettere un ripetitore che è connesso in fibra ottica al router in casa, per cui è come se fossi collegato al wifi di casa, alla massima velocità.” mi risponde.
“Figurati per quel che mi serve, devo solo fare qualche videochiamata con Skype o lavorare un po’ sui miei documenti, che per fortuna sono tutti in cloud. Non vedo problemi, allora” rivolgendomi a Francesca.
“Bene, aggiudicato. Allora Francesca mi faccia sapere, anzi, posso darti del tu? Fammi sapere al più presto il preventivo e mandami il bozzetto, anche se sono certo che mi piacerà, vero cara?” interrogando Livia.
“Certo, si si… e sai, Franco, mi sa che a settembre, se c’è Francesca, rimango anch’io a Porto Rotondo, così prolungo un po’ la stagione. Che ne pensi?”
“Penso che sia un’ottima idea. E allora, via, facciamoci un tuffo!” e prendendo per la mano Livia, si getta in acqua trascinandola. Livia perde l’equilibrio e va sotto, esce d’istinto dall’acqua ma nell’azione il costume si sposta mostrando una tetta e scoprendo del tutto la fichetta depilata.
“Ops…” esclama senza troppa convinzione. Si ricompone con molta calma ed esclama “Poco male, io il costume posso anche togliermelo. Mica mi vergogno!”.
Le voci tacciono per un momento, come se qualcuno avesse sparato un colpo per richiamare l’attenzione. Poi, è un tripudio di urletti “Si, facciamolo! Spogliamoci!” da parte del gruppo delle ninfette che stavano a papereggiare attorno ai commenda panzoni con il bicchiere in mano.
Come un branco di storni, cinque, sei, dieci ragazze fanno volare i loro costumi rimanendo completamente nude.
Livia le segue a ruota, poi si avvicina a Francesca “Devi farlo anche tu! Dai, ti vergogni?” l’apostrofa.
“Beh, si, un po’ si. Non in questa situazione. Meglio che esca” ed esce dall’acqua.
Salto fuori anch’io e vado a prenderle il telo per asciugarla.
L’atmosfera salottiera tutto sommato piacevole all’improvviso ha lasciato il posto ad carnaio da girone dantesco in cui culi, tette balzellanti e labbrone gonfiate si strusciano su patte più o meno rigonfie. Anche il cardinale è seduto accanto a due ragazze che si strusciano a lui mentre, bicchiere in mano e sigaro in bocca, ricambia tastando le chiappe di una e le tette dell’altra.
Forse è giunto il momento di salutare ed andare.
Aiuto Francesca a rivestirsi, coprendola con il telo mentre si toglie il costume bagnato. Per fortuna, pur essendo il suo vestito di un tessuto leggero, sotto non si vede nulla; il seno invece appare in trasparenza sotto al pizzo leggero, con un effetto nude look assolutamente non volgare e piacevole a vedersi.
Franco e Livia ci vedono muoverci e ci raggiungono.
“Che fate, andate?” ci chiedono.
“Si, domani abbiamo entrambi una giornataccia e non vorremmo fare troppo tardi” rispondo.
“Beh, ci spiace molto. Vuol dire che ci vedremo la prossima settimana per metterci d’accordo per il lavoro, va bene?” esclama Franco.
“Si, va bene, sempre che riesca a concludere il progetto!” esclama Francesca.
“Rimaniamo in contatto, quindi. Ci risentiamo tra qualche giorno.” Concludo io.

Baci e abbracci.

Chiedo al valet di portarmi la macchina, faccio salire Francesca e ci avviamo verso casa.
L’occhio continua a cadermi sulle cosce di Fra. Il saperla senza biancheria mi eccita.
“Ora non pretenderai di caricare tutta la tua mercanzia in taxi e andare a casa, vero?” le chiedo guardandola di sottecchi.
“No. Se non ti dispiace, dormo da te. Ma solo se non ti dispiace, sia chiaro…” ironica.
EVVAI!!! Finalmente.
È la prima volta da quando stiamo insieme che dormiamo a casa mia.
Fino ad oggi, siamo stati sempre fuori.
E vorrei che casa mia diventasse un po’ anche casa sua.
O meglio, casa nostra.

Arriviamo a casa, ci spogliamo (beh, per Francesca c’è poco da togliere…) una rapida doccia e ci infiliamo a letto sotto le lenzuola.
La bacio.
Lei ricambia con dolcezza, poi con passione.
Mi abbraccia.
Ricambio il suo abbraccio.
Mi viene da piangere all’idea di non poterla avere sempre con me. C’è un sentimento forte che albeggia dentro.
Si, sento di amarla.
Facciamo l’amore come due innamorati.
L’amore, non il sesso.
Tutto è dolce, pacato, tranquillo.
Ci lecchiamo, succhiamo, carezziamo con estrema dolcezza.
La prendo da dietro quasi con delicatezza, mentre la accarezzo davanti.
Raggiungiamo l’orgasmo assieme, un unisono di brividi e sussurri.
E assieme: “Ti amo”.

-------

Una mia nota personale.
Tutto quanto ho scritto è frutto della mia esperienza di vita. Ovviamente, è stato necessario alterare la realtà adattandola alla narrazione e creando un contesto che fosse fruibile a pezzi.
La prima stesura del racconto era in rigoroso ordine cronologico, rispettosa dei tempi e delle stagioni. Il dover raccontare di fatti che qualcuno potrebbe interpretare in maniera erronea mi ha obbligato a rivedere il concetto e perdere quel rigoroso rispetto della cronologia degli avvenimenti.
Altro caveat.
Non sono uno scrittore. Inoltre, chi cerca pornografia difficilmente troverà da me soddisfazione. I miei racconti fondano tutti sulla effettiva esperienza. La mia compagna ed io ad esempio, abbiamo effettivamente avuto una sorta di scambio con un'altra coppia di amici intimi (ma non in barca) e lei ha effettivamente richiesto di provare la doppia, di cui avevamo molto fantasticato. Ma ciò è avvenuto alla fine della nostra storia, non all'inizio; e se volete, è stato uno dei mille mila motivi per i quali la nostra storia è terminata.
Ho ancora tre o quattro storie da raccontare, in altrettanti capitoli. Per me sono le più belle, ma forse anche le meno pruriginose. Il sesso c'è sempre, perchè lo abbiamo sempre praticato con molta libertà e partecipazione, non dicendo mai "No" a priori, ma sempre "Proviamo, alla peggio smettiamo". Ma non è il sesso pruriginoso, selvaggio, continuo e ovvio che piace a molti, ma non a tutti.
Gli ultimi capitoli sono quelli che mi piacciono di più e faccio un certo sforzo a pubblicarli perchè nonostante le tante modifiche e astrazioni, ci sono molti richiami alla realtà.
Per questo motivo, mi farebbe piacere sapere da voi se debba continuare, o possa concludere la storia con il prossimo Cap. 11, che spero vi piacerà quanto è piaciuto a me raccontarlo.

Paolo.

P.P.S.: nessuna captatio benevolentiae. Se volessi, potrei postare un paio di foto originali, retinate o photoshoppate, e ottenere 1000 like. Ma non è questo lo scopo, nè il thread.
Buona lettura.
 

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Come già scritto, una delle migliori storie (e sicuramente la meglio scritta) da molto tempo. Fa veramente piacere leggerti, e il tuo modo di raccontare fa restare incollati allo schermo; quindi per me continua a scrivere! Personalmente non mi importa se la storia è vera o finta, ma sapere che in qualche modo hai vissuto queste cose me le fa sembrare "reali".
Per chi cerca le storie di sesso selvaggio, inculate a sangue eccc, si guardi un film di Rocco.
 

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scritto bene, benissimo. storia coinvolgente perchè "normale" rispetto ad altre che si possono trovare in giro.
anche fosse un totale racconto di fantasia, sarebbe comunque un piacere leggerlo.
sono curioso di sapere anche le altre storie/capitoli. ma è lo scrittore che decide se/quando pubblicare.
 

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scritto bene, benissimo. storia coinvolgente perchè "normale" rispetto ad altre che si possono trovare in giro.
anche fosse un totale racconto di fantasia, sarebbe comunque un piacere leggerlo.
sono curioso di sapere anche le altre storie/capitoli. ma è lo scrittore che decide se/quando pubblicare.
Non posso che ribadire quello che hai scritto
 
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Paolo e Francesca - Dieci anni dopo​

di Paolo Sforza Cesarani
Cap. 11, in cui Paolo e Francesca si trovano per caso in un privè

Cap. 11 - Famolo strano​

La settimana scorsa Franco ha contattato Francesca per avere notizie sul progetto del tavolo a mosaico.
Francesca stava a casa da me lavorando su una delle mie workstation per completare il progetto.
Io le davo la mano con il software CAD per generare un modello tridimensionale che lei stava completando.
È stato naturale quindi che ascoltassi la conversazione e la supportassi.
Ero uscito in balcone per lasciarle spazio e per darle quel po’ di privacy professionale, ma lei mi aveva raggiunto e mi aveva trascinato per una mano verso il computer, facendomi sedere accanto a lei.
“Allora Francesca, ho letto il progetto di massima e ho guardato il bozzetto. Devo dire che, se ho capito bene, viene una cosa pazzesca, anche se mi viene a costare una tombola. Ma mi rendo conto che tu devi stare un mese fuori casa o quasi, e che tutto questo ha comunque il suo prezzo. Sinceramente pensavo di cavarmela con la metà, ma ho fatto male i conti. È una cifra importante, ma ogni cosa bella ha il suo giusto valore.”
“Per cui, accetto il preventivo e dò l’OK per iniziare i lavori dal 10 settembre, come hai previsto tu.”
E quindi stasera vi invito a cena e firmiamo questo contratto. D’accordo?”

Francesca mi guarda e dice: “Aspetta che chiedo a Paolo, sono qui con lui e ti posso dare risposta immediata.”
Annuisco con veemenza: sono estremamente contento per lei.
È un grosso lavoro, i suoi margini sono molto alti perché deve pagare solo il materiale.
Certo, non è poco, ma tutti i costi di lavorazione sono il suo guadagno. Un bel guadagno.
“Va bene Franco!” intervengo. “Ti ringrazio anch’io per l’invito, ma permetti che sia io a offrire.” gli dico.
“Ma non se ne parla nemmeno” interloquisce.
“Permettimi di insistere”.
“No, non insistere. Ci vediamo stasera a via Aurelia al km 33.300, verso Ladispoli. Mi raccomando, arrivate per le 18:30. Prenderemo l’aperitivo bordo piscina. Quando state per arrivare al cancello, chiamatemi e vi verrò incontro.” conclude.

Via Aurelia km 33.300. Strano indirizzo. Vado su Google Maps per vedere di cosa si tratta e trovo solo un rivenditore di mobili da giardino, un meccanico e la sede di una fantomatica Associazione Culturale. Dalla pianta vedo un capannone ed una piscina, ma non riesco a capire. StreetView non aiuta in quanto si ferma a quanto presente lungo l’Aurelia. Insomma, non capisco proprio dove andare.
Scrivo a Franco su WhatsApp “Ma sei sicuro al km 33,300? Io vedo solo un’officina auto ed un rivenditore di mobili da giardino…”
“No, devi prendere la traversa che sta tra mobiliere e officina, superi una strada bianca e poi è il primo cancello sulla destra”
Indicazioni chiare, che non lasciano spazio a interpretazione.
“Ok, ma cosa c’è? Lì c’è solo una associazione culturale!” gli scrivo.
“Stasera lo scoprirai” è la sua risposta secca.
Non ne faccio partecipe Francesca, non voglio metterla a disagio.
Poi l’illuminazione. Cerco per il numero di telefono dell’associazione culturale che mi rimanda al profilo di un famoso privé romano, l’Olimpo. È un locale abbastanza famoso a Roma, frequentato da scambisti, da singoli arrapati e da coppie in cerca di avventure per ravvivare i fuochi spenti dell’amore.
Tana! Ci hanno invitato ad un privé.
Guardo un po’ di foto ed in effetti, se non fosse per le sale interne, da fuori il giardino sembra un normale ristorante ben attrezzato per ricevimenti e feste, ampi spazi arredati con gazebo, divanetti, lettini, docce.

Insomma, tutto regolare.
Ma all’interno ci sono le dark room, le sale coppie, le stanze a tema; tutta roba dedicata a scopi ben precisi: lo scambio, le orge.
Devo parlarne a Francesca.

“Amore, vieni qui un momento che ti mostro una cosa” e le faccio vedere il sito della struttura ed il calendario eventi.
“Embè?” chiede con fare interrogativo. “Vuoi portarmi in un privé? Non ti basto io?” tra il seccato ed il polemico.
“Ma no, non sono io. È il luogo dove Franco e Livia ci hanno invitato stasera.” le spiego.
“Ricordi quando ci dissero che avevano avuto esperienze e che frequentavano una sauna erotica?” le rammento.
“Si, vagamente”.
“Ecco, stasera non ci portano ad una sauna ma ad un locale da scambisti, ad un privé. Almeno credo.” le dico.
“Ora amore mio possiamo fare due cose. La prima è quella di chiamarli e mandarli a quel paese, oppure inventare una scusa e non andare, ma poi avremo il problema la prossima volta. "
"La seconda invece è più sottile. Noi andiamo, cadiamo dalle nuvole ma chiariamo subito che non faremo nulla e che a noi quelle cose non interessano, GIUSTO? PERCHÉ A NOI QUELLE COSE NON INTERESSANO, NO?” l’ultima frase sottolineata con un tono di voce più marcato.
“Paolo, lo sai che io ti seguirei in capo al mondo e che non c’è nessun altro di cui mi fidi di più, dopo me stessa. Se tu mi dici di provare e mi spieghi il perché ed il per come, come sai fare molto bene, io non ho motivo di dire no a priori a cose che non conosco. Tu conosci questo posto? Sai come funziona?”
“No Fra, non lo conosco. So all’incirca come funzionano questi luoghi, cosa si fa e perché ci si va, ma non ho idea di come comportarmi. So però che questi posti sopravvivono grazie alle coppie che li frequentano e che muovono il giro dei singoli che sono quelli che poi pagano tutto l’ambaradan. Il loro scopo è quello di attirare coppie, inizialmente anche non favorevoli allo scambio, ma magari disposte a trasgredire un po’, un po’ come abbiamo fatto noi con Livia e Fabrizio, ricordi? Tutto è nato per caso. E noi abbiamo accettato di sperimentare. Ma non è che lo facciamo sempre. Intendo, abbiamo fatto qualcosa ma per noi, per il nostro piacere di coppia. Almeno, io l’ho intesa così.”

“Ma si Paolo, lo so. Pensi che se non fossi stata d’accordo avrei accettato tutto senza fiatare? E poi non lo sai, ma la …doppia penetrazione in barca è stata il coronamento di un sogno che mi portavo appresso da una vita. Giuro!”
“Quindi, se tu mi dici di provare ad andare perché non ci dobbiamo impegnare a fare nulla, sono assolutamente d’accordo con te.”
“Ad esempio, dieci giorni fa quando siamo andati alla festa del professore, sei stato tu a chiudere la serata ed andare via prima che si scatenasse l’orgia, o no? Ecco, lì mi hai letto nel pensiero, non avevo proprio nessuna voglia di rimanere in quell’ambiente così… marcio.”
“Nel contempo, quando mi hai portato da Sara, abbiamo fatto una cosa bellissima a tre, che ho apprezzato moltissimo e che mi ha dato molto piacere. Non mi sono sentita costretta, tutto è successo naturalmente e quindi ho solo bei ricordi.”
“Questo per dirti che non ho motivo di dire no a priori, se tu reputi che sia una cosa comunque accettabile e che non ci vincola in alcun modo. Allora, andiamo e poi vediamo. Fosse un macello, ce ne andiamo. Se no, rimaniamo. E poi, detto tra noi, se devo firmare quel contratto per quel lavoro in Sardegna, come dire, Parigi val bene una messa…”
“Si, in culo!” e scoppiamo a ridere.
Ci abbracciamo e ci baciamo. Siamo sempre più affiatati. Inizio a intravedere un futuro roseo, per Francesca e per me.

Stiamo per strada. È giovedì pomeriggio, il traffico è un po’ più sostenuto del solito sull’Aurelia perché c’è già il rientro a casa dei pendolari che abitano a Cerveteri e Ladispoli, e un po’ di movimento locale. In più, la sfilza di autovelox tra Palidoro e Ladispoli rende il traffico ancor più lento. Ma sono pochi chilometri dal Raccordo ed in quarto d’ora siamo all’incrocio che, ironia della sorte, si trova giusto poche centinaia di metri dopo il cimitero di Palidoro.

“Francesca, amore, siamo ancora in tempo per tornare indietro. Decidi tu senza problemi” le dico con la massima tranquillità e serenità. Non voglio assolutamente che le si senta forzata a fare cose che non vuole. E soprattutto, non voglio che queste uscite diventino occasioni di sesso senz’anima, come dice lei.

“Dai Paolo, abbiamo detto che se ci troviamo in difficoltà andiamo via. Mi hai assicurato che nessuno può forzarci o a metterci in condizione di sottostare a diktat sessuali, per cui non vedo il problema. E poi ti dirò una cosa: a questo punto sono curiosa di sapere cosa c’è dietro, cosa fanno, come si muovono…Tu no?” mi chiede.
“Beh, sinceramente un po’ la situazione mi incuriosisce. Ma non sono certo che mi piaccia. O meglio, l’idea di vederti tra le braccia di un altro mi dà fastidio…”
“Si, come con Fabrizio e Livia, vero?” scherza e mi fa l’occhiolino.
“Aridaje! Ma se mi hai appena detto che quella era un’altra cosa e che eri curiosa di provare…che fai, mi sfrucugli?”
“Paolo amore mio, sto scherzando. Quello che ti ho detto è vero, ero curiosa e desiderosa di farlo, ci è capitata l’occasione con delle persone stupende e non rimpiango assolutamente nulla, anche perché, diciamocelo, è stata una cosa pazzesca, no?”
E mi bacia dolcemente sulla guancia.

“Siamo arrivati, aspetta che chiamo Franco” le dico.
“Franco, sono Paolo, siamo qui all’ingresso.”
“Suono al citofono? Si, ok.”
“E che devo dire? Ok, bene. Ecco, stiamo entrando.”

Entro nella recinzione ed un guardiamacchine mi indica dove parcheggiare.
Vado ad aprire lo sportello a Francesca e la aiuto a scendere. La vista di una gamba nuda e sottile che indossa una scarpa con tacco alto è sempre qualcosa di particolarmente eccitante. Se poi la gamba è quella della donna che ami, la cosa è ancora più eccitante, se possibile.

Francesca ha deciso per un vestito estivo appena sopra al ginocchio, molto accollato avanti e con la schiena nuda dietro. Uno spacco dal collo alla vita taglia in due il corpetto. Ovviamente, non porta reggiseno sotto il vestito. Pochi gioielli, giusto un paio di bracciali, orecchini e due begli anelli. Una sottile cavigliera messa a sinistra ad indicare “Sono impegnata e fedele. Lasciate perdere e state lontano”. Avevo imparato questo segnale anni fa, con la mia precedente moglie, e noto che Francesca conosce anche lei il significato di certi segni.
Bene.

Franco e Livia ci vengono incontro. Sono entrambi ben vestiti, Livia indossa un completo giacca e pantaloni bianchi, la giacca indossata a pelle e lasciata aperta. Sotto i pantaloni, sandali gioiello con tacco altissimo. Anche Livia è molto elegante. Noi uomini invece non ci distinguiamo per originalità: entrambi vestito blu di lino con camicia bianca e mocassini estivi. Un classico al limite della banalità.
Entriamo nel giardino ove troviamo un gran numero di persone ancora intente a fare il bagno in piscina, o distese sotto i gazebo coperti da teli di leggerissima organza di cotone.
Sembrerebbe un normale locale con piscina e ristorante se non fosse che la maggior parte della gente è nuda e molti sono impegnati a … fare sesso in coppie, trii, gruppi. “Un uomo, una donna, un uomo, un uomo, una donna, una donna...” come Verdone in “In viaggio con papà”. Franco tira dritto e ci guida ad un gazebo in una zona tranquilla, prossima ai tavoli del ristorante e frequentata per lo più da coppie vestite ed intente a sorseggiare un aperitivo.
Ci mettiamo anche noi seduti sotto al gazebo ed ordiniamo l’aperitivo.

“Champagne?” chiede Franco.
“Veramente, se non ti dispiace gradirei di più del vino bianco o, altrimenti, del prosecco.” dice Francesca. “Lo champagne non mi fa impazzire”.
“Anch’io del vino bianco, Franco” interviene Livia, “lo preferisco anch’io”.
“E bianco sia, Franco” mi accodo.

Franco fa portare una bottiglia di Satrico ben ghiacciata e me la fa assaggiare. “Ti dirò, faccio sempre fatica a capire se il vino bianco è buono o meno. Controlla tu per favore”.
Il vino è ottimo, forse un po’ troppo freddo, ma con il caldo che fa, dubito che il prossimo bicchiere, nonostante il secchiello e la glacette, sarà altrettanto ghiacciato.
La conversazione scorre leggera, facciamo finta che tutto sia assolutamente normale attorno a noi.
Anzi, ad un certo punto Franco tira fuori dalla tasca della giacca una busta e la porge a Francesca.
“Francesca, qui c’è il contratto firmato con l’accettazione dell’offerta. Mi sono permesso di allegare un assegno circolare per il 20% della somma a titolo di anticipo per comprare i materiali. Come da accordi, iniziamo il 10 settembre, va bene?”

Francesca apre la busta, legge rapidamente il contratto e poi degna di attenzione l’assegno.
Per un attimo sgrana gli occhi. È un assegno a cinque cifre, un importo sostanzioso.
Ringrazia, rimette tutto nella busta e poi mi prega di metterlo nella tasca della mia giacca, visto che nella sua pochette non entra di certo.

E tutto continuerebbe così se non fosse che proprio al gazebo accanto si appropinquano due coppie seguite da un manipolo di singoli che si stanno masturbando aspettando il loro turno.
Onestamente, uno spettacolo abbastanza squallido per come si è palesato e per come si sta svolgendo.
Leggo sul volto di Francesca, ma anche su quello di Livia, un senso di disgusto e delusione.

Franco prende in mano prontamente la situazione e ci guida al tavolo per la cena.
Sono le nove passate da poco, ed il ristorante inizia a riempirsi.
Ci tiene a spiegarci che ci sono due turni, il giovedì.
Nel pomeriggio possono entrare i singoli, ma solo fino alle 21. Dopo, il locale è dedicato solo alle coppie.
Noi siamo stati invitati lì prima perché ci volevano far fare un giro del locale di giorno, ma oggi la situazione era un po’ sfuggita di mano agli organizzatori che avevano concesso l’ingresso a persone non certo raffinate, come invece intendeva essere. Ma tant’è, quella era la gente che, fortunatamente, stava andando via.

Ed in effetti, nei minuti successivi i tavoli accanto al nostro si sono popolati di coppie in apparenza distinte e discrete, niente urla o comportamenti fuori delle righe.
Ora, se ci avessero detto che eravamo in un locale di scambisti, non ci avremmo creduto.
Mangiammo cibo discreto, accettabile nella forma, un po’ meno nella sostanza. Ma sinceramente, non eravamo lì per mangiare… o almeno, non solo per mangiare.
Ad un certo punto, verso le dieci e mezza suona un gong e la gente ai tavoli inizia a defluire verso l’interno. Qualcuno rimane all’esterno e si accomoda sotto i gazebo.

Franco ci spiega che le persone sono andate a cambiarsi o a spogliarsi negli spogliatoi all’interno. Qualcuno si fermerà e andrà ad occupare le varie dark room, le camere a tema ed inizierà a dar fuoco alle polveri. Gli altri torneranno in piscina, a darsi da fare lì.
“Noi vorremmo andare a cambiarci, se non vi dispiace. Torniamo tra qualche minuto. Se però voleste seguirci e cambiarvi anche voi…”
“Cambiarci in che senso?” gli chiedo.
“Cambiarvi, spogliarvi. Insomma, mettetevi a vostro agio, se volete” ci risponde Livia.
“Noi stiamo bene così, al momento” risponde Francesca.
“Ma non andrete via subito?” ci chiede Franco.
“No, tranquillo. Fra ed io abbiamo deciso di fermarci comunque e vedere cosa succede, se è possibile senza essere coinvolti” aggiungo io.
“Si sì, potete fare quel che volete. Oggi ci sono solo coppie e tutti hanno rispetto per le coppie inesperte o che sono qui per capire o trasgredire un po’. Nessuno vi disturberà né vi si avvicinerà a meno che non siate voi a chiederlo. Qui vige un rispetto molto stretto dell’etichetta, se così si può dire.” conclude Franco.
“Grazie Franco, lo avevo immaginato. Tranquilli, andate pure, noi vi aspettiamo qui.”
“Ah, Paolo, se te e Francesca voleste un goccio di whiskey, una grappa, un limoncello, fai un cenno al cameriere e fai portare quel che gradite. Ok?”
“Grazie. Ma possiamo muoverci o è meglio che restiamo qui al gazebo?”
“Ma no, girate pure e andate dove volete. Nessuno vi disturberà. Il fatto che siete vestiti è il vostro salvacondotto per andare al bar, alla discoteca, ma non nelle stanze delle coppie. O almeno, non vestiti così. Ma lo capirete da soli. A dopo!”

E spariscono nel buio verso il corpo di fabbrica dove c’erano gli spogliatoi ed i servizi.

“Prendiamo qualcosa da bere? Ti va un limoncello, un amaro, una sambuca?” le chiedo.
“Un amaro va benissimo, grazie.”

Faccio un cenno al cameriere che gentile e premuroso si avvicina per chiedere cosa gradiamo.
Lo interroghiamo su amari e whiskey disponibili e facciamo le nostre scelte.
Prima che se ne andasse, Francesca gli chiede dove siano le toilette.
Il cameriere indica sia quelle all’interno del locale che quelle alle nostre spalle, dietro i gazebo e accanto alle cabine.

Francesca si dirige verso quelle più vicine e mi chiede di accompagnarla.
Ci rechiamo verso la toilette delle signore e notiamo che ci sono almeno due donne inginocchiate che stanno facendo un pompino ad altrettanti uomini, uno a fianco all’altro, proprio davanti all’ingresso.
“Scusateci, la signora deve passare” chiedo permesso.
“Ah, uh, SIII, dai, tutto in gola, siii” le risposte.
Non si passa. Almeno, non adesso.

“Fra, vieni andiamo a quella degli uomini, faccio io la guardia.” le dico e ci dirigiamo verso la cabina di fronte.
Apro la porta e ci sono altre due coppie occupate a trombare a pecorina con le donne appoggiate ai due lavandini.
“Dovrei andare al bagno, scusate!” dice Francesca.
Si, ok. Bella, spostate che famo passà ‘a signora. Scanzete co’ quer culo, e movite."
"La scusi signo’, questa è bulgara e mica ce capisce molto l’italiano, ma er cazzo je piace, oh se je piace… Er marito qui se sta a scopa’ a donna mia, così se fa ‘na ripassatina anche lui de italiano, è vvero amo’?


Sbottiamo a ridere come matti.
Riesco a far entrare nel bagno Francesca.
“Amore, non c’è carta, me ne prenderesti un pezzo nell’altro bagno?”
Tenga dottò, qui c’è n’rotolo. Ah bella, passame ‘n’po’ quel rotolo de carta che je lo damo ar dottore che je serve pe’ la signora."
"Tanto a noi nun ce serve che me pulisci tu co’ ‘a lingua, no?


Altra risata di cuore.
Amo, questo me lo sta a appizzà ar culo. Che famo, je lo do’ o no? Tanto è pure piccolo e manco o sento a questo…

Da film.
“Francesca, famolo strano!” e giù a ridere come scemi, mentre lei apre la porta ancora con le mutandine alle caviglie piegata in due dalle risate.
“E niente, amore, me le sono sporcate mentre ridevo!” dice.
“TE LA SEI FATTA SOTTO???” le chiedo divertito.
“Ma no!!! È che mi sono scivolate per terra mentre ridevo. Dai, le tolgo e le metto in borsa. Ah, già, ma qui in borsa non entrano!” e mostra la pochette. “Non qui dentro, almeno.”
“Vabbè, dalle a me. Ci penso io.”
Le ripiego accuratamente e le metto nella tasca posteriore dei pantaloni. Sono talmente piccole e sottili che quasi non si sentono.
“Beh, buona sera e buon proseguimento, signori” rivolto alle due coppie.
Dottò, non se lasci fregà. Qui ‘so tutti assatanati. La settimana scorsa io e mia moglie se ne semo passate sei de coppie, e tutte e sei se le semo dovute incula’ perché senno’ nun ce lasciaveno anna’… Te lo ricordi Jessica?”
“E come no, Iva’. Ancora me sta a fa male er culo. Però sta settimana ho cacato mejo, 'o sai?”


Gessica e Ivano, proprio come quelli di Famolo Strano.
Incredibile.

Prendo Francesca sotto braccio e ci ridirigiamo verso il nostro gazebo.
“Ti senti a disagio, amore?” le chiedo.
“Ma che sei matto? Mi sto scompisciando dalle risate. Quei due m’hanno fatto morire!” mi risponde.
“Faresti sesso con loro?”
“No, mai. Non riuscirei. Starei a ridere continuamente. M’immagino Jessica che si toglie la gomma dalla bocca prima di farti un pompino…” e giù un’altra risata.
C’ha messo di buon umore.

Ci sdraiamo giusto in tempo mentre arriva il cameriere con i nostri liquori.
“Il dott. M. (Franco, n.d.A.) mi ha pregato di dirvi che se volete, vi aspetta alla stanza degli specchi. Devo riferire?” ci dice il cameriere
“Gli dica…gli dica che…”
“Gli dica che lo raggiungiamo tra qualche minuto, come abbiamo finito di bere. Grazie!” interviene Francesca.
“Si certamente, signora. Grazie”
“Ora mi spieghi, Fra” dopo che il cameriere si è allontanato.
“Niente, Paolo, sono curiosa. Hai detto che possiamo non fare nulla e decidere di non partecipare ai giochi, ma nessuno ci impedisce di vedere. Guardare e non toccare. Giusto?”
“Ok. Guardare e non toccare. Ma almeno, io posso toccarti? Se mi dovesse scattare la molla… sapere che posso accarezzarti il culo mi tranquillizza…”
“Vedremo” con uno sguardo in tralice.

Finiamo i nostri liquori e ci avviamo verso l’edificio centrale. Entriamo da una porta finestra e ci troviamo in un grande salone con l’angolo bar ed una serie di divanetti. Al barista chiediamo dove sia la stanza degli specchi; ci indica la direzione e ci dice “seconda porta a sinistra”.
Ci appropinquiamo verso la stanza, attraversando un vasto locale arredato con numerosi divani rotondi al centro di altri divanetti normali, come altari del sesso circondati dai banchi dei fedeli guardoni.
Parecchi di questi grossi pouff sono occupati da coppie, trii, mucchi di corpi aggrovigliati in pose serpentine, in trenini del sesso agganciati capo e coda. Mugolii di piacere ed inviti a spingere di più si elevano come tanti peana a Bacco da parte delle Baccanti.
Dorè avrebbe ricavato ottimi spunti per illustrare l’Inferno da queste panoplie.
Giungiamo alla stanza degli specchi.
La porta è aperta.
Al centro troneggia un letto ricoperto di pelle sintetica rossa, le luci rosso arancio si riflettono sulle pareti e sul soffitto interamente ricoperti di specchi che rimbalzano, ripetendole all’infinito, le immagini dei corpi avvinghiati, dei membri sfoderati, delle vulve rigonfie.
Franco e Livia sono impegnati in un 4some con un’altra coppia. Franco sta penetrando la lei dell’altra coppia, che a sua volta lecca ed accarezza la fica di Livia, che nel frattempo spompina l’altro lui.
Ci sediamo ad un angolo, le gambe conserte e le braccia raccolte in grembo.
Dopo qualche minuto di gemiti ed un paio di orgasmi, le due coppie si sciolgono e si separano. Franco e Livia si ricompongono e ci raccontano.
“Era una coppia che abbiamo conosciuto il mese scorso. Per loro era la prima volta in assoluto, sono rimasti a guardarci, poi sono tornati la volta successiva ed hanno fatto sesso tra di loro davanti ad altre coppie, poi hanno accettato le avance di Livia e successivamente abbiamo provato a divertirci in quattro. Però solo oggi si sono lasciati andare…”
“Magari vorreste provare. O magari preferite fare un po’ di baldoria fra voi due mentre noi vi guardiamo e vi proteggiamo da intrusioni indesiderate?” ci chiede Franco, mentre Livia si avvicina ad accarezzare la schiena di Francesca.
“Franco, Livia, non ce ne vogliate, ma a noi questo modo di fare sesso non ci stimola.”
È Francesca che risponde e chiarisce.
“Volete sapere una cosa? Abbiamo conosciuto alle toilette una coppia irreale, assurda, avete presente Famolo strano di Verdone? Ecco, uguali. E si chiamano allo stesso modo, Jessica e Ivano. Bori uguali, ma molto più veraci delle macchiette del film. Ci siamo fatti pazze risate mentre Francesca cercava di andare in bagno. Ecco, quel momento è stato divertente, stavano facendo sesso e ridevano come matti. “ spiega.
“Personalmente non riuscirei a fare nulla con una coppia così, mi disarmerebbe, ma credo di non essere capace di fare altro in questo momento, in questa situazione”.
“Capiamo il vostro sforzo di metterci a nostro agio, ma sinceramente non ci troviamo, non proviamo alcuno stimolo.” concludo, sorridendo ma esprimendo fermezza.
“Eppure eravamo sicuri che avreste provato” risponde Livia.
“Livia, noi abbiamo apprezzato molto il vostro invito” risponde Francesca.
“Non ti nascondo che con Paolo abbiamo cercato informazioni su questo posto, ed è stato abbastanza facile scoprire che è un sito frequentato anche da scambisti.”
“Io non sono bacchettona, non mi vergogno di spogliarmi né chiudo gli occhi scandalizzata se vedo un pisello nudo o assisto ad atti di sesso esplicito.”
“Il sesso mi piace molto, non riuscirei a vivere senza. Ma ciò non significa che debba per forza provare tutto ciò che impatta sulla sfera sessuale.”
“Magari la prossima volta Paolo ed io potremmo essere incuriositi e provare a partecipare passivamente. Ma oggi, sinceramente non me la sento.” conclude.
“Ed io non posso che uniformarmi al desiderio del mio amore” le dico guardandola negli occhi mentre le stringo le mani al mio petto.
“Ciò non significa che non possiamo continuare a frequentarci lo stesso, fuori da qui. Siete persone amabili e simpaticissime. Anzi, mi farebbe piacere avervi a cena a casa la prossima settimana.” dico loro.
“Vi prometto che sapremo farci perdonare per stasera!” mentre abbraccio Francesca forte forte.
E proprio in quel momento, entrano nella stanza degli specchi almeno una decina di persone visibilmente eccitate “Vi serve la stanza, volete partecipare?” ci chiede uno di loro.
“No grazie, noi andiamo” risponde con cortesia Francesca, senza alcuna ritrosia o difficoltà ad interfacciare quel gruppo di persone completamente nude che si toccano, si baciano, si accarezzano senza alcun pudore.
E seguiti da Franco a Livia, che nel frattempo si sono ricomposti, andiamo verso l’uscita.
“Allora, grazie mille per la piacevole serata.”
Saluto affettuosamente Livia e stringo la mano a Franco. Francesca, più ecumenica, abbraccia e bacia entrambi. “Non vi preoccupate, noi ci siamo comunque divertiti!” li saluto, sorridendo al pensiero della coppia di Famolo strano.

Paolo Sforza Cesarani
------

Nota dell'Autore
Da qui in avanti, i prossimi capitoli saranno un po' meno erotici perchè gran parte delle situazioni sex-oriented che abbiamo vissuto le ho già raccontate nei primi capitoli.
La storia di Paolo e Francesca non è stata, per fortuna, una storia di solo sesso.
Tanto sesso, in qualche caso anche speciale e trasgressivo, ma non solo quello.
Per adeguarmi ai contenuti del sito, ho pertanto inserito alcune scene basate su fatti realmente accaduti in quell'evento, ma che sono funzionali solo a contestualizzare la storia in un ambito erotico.
Non me ne vogliate, spero che continuerete a seguirmi.
 

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Paolo e Francesca - Dieci anni dopo​

di Paolo Sforza Cesarani
Cap. 11, in cui Paolo e Francesca si trovano per caso in un privè

Cap. 11 - Famolo strano​

La settimana scorsa Franco ha contattato Francesca per avere notizie sul progetto del tavolo a mosaico.
Francesca stava a casa da me lavorando su una delle mie workstation per completare il progetto.
Io le davo la mano con il software CAD per generare un modello tridimensionale che lei stava completando.
È stato naturale quindi che ascoltassi la conversazione e la supportassi.
Ero uscito in balcone per lasciarle spazio e per darle quel po’ di privacy professionale, ma lei mi aveva raggiunto e mi aveva trascinato per una mano verso il computer, facendomi sedere accanto a lei.
“Allora Francesca, ho letto il progetto di massima e ho guardato il bozzetto. Devo dire che, se ho capito bene, viene una cosa pazzesca, anche se mi viene a costare una tombola. Ma mi rendo conto che tu devi stare un mese fuori casa o quasi, e che tutto questo ha comunque il suo prezzo. Sinceramente pensavo di cavarmela con la metà, ma ho fatto male i conti. È una cifra importante, ma ogni cosa bella ha il suo giusto valore.”
“Per cui, accetto il preventivo e dò l’OK per iniziare i lavori dal 10 settembre, come hai previsto tu.”
E quindi stasera vi invito a cena e firmiamo questo contratto. D’accordo?”

Francesca mi guarda e dice: “Aspetta che chiedo a Paolo, sono qui con lui e ti posso dare risposta immediata.”
Annuisco con veemenza: sono estremamente contento per lei.
È un grosso lavoro, i suoi margini sono molto alti perché deve pagare solo il materiale.
Certo, non è poco, ma tutti i costi di lavorazione sono il suo guadagno. Un bel guadagno.
“Va bene Franco!” intervengo. “Ti ringrazio anch’io per l’invito, ma permetti che sia io a offrire.” gli dico.
“Ma non se ne parla nemmeno” interloquisce.
“Permettimi di insistere”.
“No, non insistere. Ci vediamo stasera a via Aurelia al km 33.300, verso Ladispoli. Mi raccomando, arrivate per le 18:30. Prenderemo l’aperitivo bordo piscina. Quando state per arrivare al cancello, chiamatemi e vi verrò incontro.” conclude.

Via Aurelia km 33.300. Strano indirizzo. Vado su Google Maps per vedere di cosa si tratta e trovo solo un rivenditore di mobili da giardino, un meccanico e la sede di una fantomatica Associazione Culturale. Dalla pianta vedo un capannone ed una piscina, ma non riesco a capire. StreetView non aiuta in quanto si ferma a quanto presente lungo l’Aurelia. Insomma, non capisco proprio dove andare.
Scrivo a Franco su WhatsApp “Ma sei sicuro al km 33,300? Io vedo solo un’officina auto ed un rivenditore di mobili da giardino…”
“No, devi prendere la traversa che sta tra mobiliere e officina, superi una strada bianca e poi è il primo cancello sulla destra”
Indicazioni chiare, che non lasciano spazio a interpretazione.
“Ok, ma cosa c’è? Lì c’è solo una associazione culturale!” gli scrivo.
“Stasera lo scoprirai” è la sua risposta secca.
Non ne faccio partecipe Francesca, non voglio metterla a disagio.
Poi l’illuminazione. Cerco per il numero di telefono dell’associazione culturale che mi rimanda al profilo di un famoso privé romano, l’Olimpo. È un locale abbastanza famoso a Roma, frequentato da scambisti, da singoli arrapati e da coppie in cerca di avventure per ravvivare i fuochi spenti dell’amore.
Tana! Ci hanno invitato ad un privé.
Guardo un po’ di foto ed in effetti, se non fosse per le sale interne, da fuori il giardino sembra un normale ristorante ben attrezzato per ricevimenti e feste, ampi spazi arredati con gazebo, divanetti, lettini, docce.

Insomma, tutto regolare.
Ma all’interno ci sono le dark room, le sale coppie, le stanze a tema; tutta roba dedicata a scopi ben precisi: lo scambio, le orge.
Devo parlarne a Francesca.

“Amore, vieni qui un momento che ti mostro una cosa” e le faccio vedere il sito della struttura ed il calendario eventi.
“Embè?” chiede con fare interrogativo. “Vuoi portarmi in un privé? Non ti basto io?” tra il seccato ed il polemico.
“Ma no, non sono io. È il luogo dove Franco e Livia ci hanno invitato stasera.” le spiego.
“Ricordi quando ci dissero che avevano avuto esperienze e che frequentavano una sauna erotica?” le rammento.
“Si, vagamente”.
“Ecco, stasera non ci portano ad una sauna ma ad un locale da scambisti, ad un privé. Almeno credo.” le dico.
“Ora amore mio possiamo fare due cose. La prima è quella di chiamarli e mandarli a quel paese, oppure inventare una scusa e non andare, ma poi avremo il problema la prossima volta. "
"La seconda invece è più sottile. Noi andiamo, cadiamo dalle nuvole ma chiariamo subito che non faremo nulla e che a noi quelle cose non interessano, GIUSTO? PERCHÉ A NOI QUELLE COSE NON INTERESSANO, NO?” l’ultima frase sottolineata con un tono di voce più marcato.
“Paolo, lo sai che io ti seguirei in capo al mondo e che non c’è nessun altro di cui mi fidi di più, dopo me stessa. Se tu mi dici di provare e mi spieghi il perché ed il per come, come sai fare molto bene, io non ho motivo di dire no a priori a cose che non conosco. Tu conosci questo posto? Sai come funziona?”
“No Fra, non lo conosco. So all’incirca come funzionano questi luoghi, cosa si fa e perché ci si va, ma non ho idea di come comportarmi. So però che questi posti sopravvivono grazie alle coppie che li frequentano e che muovono il giro dei singoli che sono quelli che poi pagano tutto l’ambaradan. Il loro scopo è quello di attirare coppie, inizialmente anche non favorevoli allo scambio, ma magari disposte a trasgredire un po’, un po’ come abbiamo fatto noi con Livia e Fabrizio, ricordi? Tutto è nato per caso. E noi abbiamo accettato di sperimentare. Ma non è che lo facciamo sempre. Intendo, abbiamo fatto qualcosa ma per noi, per il nostro piacere di coppia. Almeno, io l’ho intesa così.”

“Ma si Paolo, lo so. Pensi che se non fossi stata d’accordo avrei accettato tutto senza fiatare? E poi non lo sai, ma la …doppia penetrazione in barca è stata il coronamento di un sogno che mi portavo appresso da una vita. Giuro!”
“Quindi, se tu mi dici di provare ad andare perché non ci dobbiamo impegnare a fare nulla, sono assolutamente d’accordo con te.”
“Ad esempio, dieci giorni fa quando siamo andati alla festa del professore, sei stato tu a chiudere la serata ed andare via prima che si scatenasse l’orgia, o no? Ecco, lì mi hai letto nel pensiero, non avevo proprio nessuna voglia di rimanere in quell’ambiente così… marcio.”
“Nel contempo, quando mi hai portato da Sara, abbiamo fatto una cosa bellissima a tre, che ho apprezzato moltissimo e che mi ha dato molto piacere. Non mi sono sentita costretta, tutto è successo naturalmente e quindi ho solo bei ricordi.”
“Questo per dirti che non ho motivo di dire no a priori, se tu reputi che sia una cosa comunque accettabile e che non ci vincola in alcun modo. Allora, andiamo e poi vediamo. Fosse un macello, ce ne andiamo. Se no, rimaniamo. E poi, detto tra noi, se devo firmare quel contratto per quel lavoro in Sardegna, come dire, Parigi val bene una messa…”
“Si, in culo!” e scoppiamo a ridere.
Ci abbracciamo e ci baciamo. Siamo sempre più affiatati. Inizio a intravedere un futuro roseo, per Francesca e per me.

Stiamo per strada. È giovedì pomeriggio, il traffico è un po’ più sostenuto del solito sull’Aurelia perché c’è già il rientro a casa dei pendolari che abitano a Cerveteri e Ladispoli, e un po’ di movimento locale. In più, la sfilza di autovelox tra Palidoro e Ladispoli rende il traffico ancor più lento. Ma sono pochi chilometri dal Raccordo ed in quarto d’ora siamo all’incrocio che, ironia della sorte, si trova giusto poche centinaia di metri dopo il cimitero di Palidoro.

“Francesca, amore, siamo ancora in tempo per tornare indietro. Decidi tu senza problemi” le dico con la massima tranquillità e serenità. Non voglio assolutamente che le si senta forzata a fare cose che non vuole. E soprattutto, non voglio che queste uscite diventino occasioni di sesso senz’anima, come dice lei.

“Dai Paolo, abbiamo detto che se ci troviamo in difficoltà andiamo via. Mi hai assicurato che nessuno può forzarci o a metterci in condizione di sottostare a diktat sessuali, per cui non vedo il problema. E poi ti dirò una cosa: a questo punto sono curiosa di sapere cosa c’è dietro, cosa fanno, come si muovono…Tu no?” mi chiede.
“Beh, sinceramente un po’ la situazione mi incuriosisce. Ma non sono certo che mi piaccia. O meglio, l’idea di vederti tra le braccia di un altro mi dà fastidio…”
“Si, come con Fabrizio e Livia, vero?” scherza e mi fa l’occhiolino.
“Aridaje! Ma se mi hai appena detto che quella era un’altra cosa e che eri curiosa di provare…che fai, mi sfrucugli?”
“Paolo amore mio, sto scherzando. Quello che ti ho detto è vero, ero curiosa e desiderosa di farlo, ci è capitata l’occasione con delle persone stupende e non rimpiango assolutamente nulla, anche perché, diciamocelo, è stata una cosa pazzesca, no?”
E mi bacia dolcemente sulla guancia.

“Siamo arrivati, aspetta che chiamo Franco” le dico.
“Franco, sono Paolo, siamo qui all’ingresso.”
“Suono al citofono? Si, ok.”
“E che devo dire? Ok, bene. Ecco, stiamo entrando.”

Entro nella recinzione ed un guardiamacchine mi indica dove parcheggiare.
Vado ad aprire lo sportello a Francesca e la aiuto a scendere. La vista di una gamba nuda e sottile che indossa una scarpa con tacco alto è sempre qualcosa di particolarmente eccitante. Se poi la gamba è quella della donna che ami, la cosa è ancora più eccitante, se possibile.

Francesca ha deciso per un vestito estivo appena sopra al ginocchio, molto accollato avanti e con la schiena nuda dietro. Uno spacco dal collo alla vita taglia in due il corpetto. Ovviamente, non porta reggiseno sotto il vestito. Pochi gioielli, giusto un paio di bracciali, orecchini e due begli anelli. Una sottile cavigliera messa a sinistra ad indicare “Sono impegnata e fedele. Lasciate perdere e state lontano”. Avevo imparato questo segnale anni fa, con la mia precedente moglie, e noto che Francesca conosce anche lei il significato di certi segni.
Bene.

Franco e Livia ci vengono incontro. Sono entrambi ben vestiti, Livia indossa un completo giacca e pantaloni bianchi, la giacca indossata a pelle e lasciata aperta. Sotto i pantaloni, sandali gioiello con tacco altissimo. Anche Livia è molto elegante. Noi uomini invece non ci distinguiamo per originalità: entrambi vestito blu di lino con camicia bianca e mocassini estivi. Un classico al limite della banalità.
Entriamo nel giardino ove troviamo un gran numero di persone ancora intente a fare il bagno in piscina, o distese sotto i gazebo coperti da teli di leggerissima organza di cotone.
Sembrerebbe un normale locale con piscina e ristorante se non fosse che la maggior parte della gente è nuda e molti sono impegnati a … fare sesso in coppie, trii, gruppi. “Un uomo, una donna, un uomo, un uomo, una donna, una donna...” come Verdone in “In viaggio con papà”. Franco tira dritto e ci guida ad un gazebo in una zona tranquilla, prossima ai tavoli del ristorante e frequentata per lo più da coppie vestite ed intente a sorseggiare un aperitivo.
Ci mettiamo anche noi seduti sotto al gazebo ed ordiniamo l’aperitivo.

“Champagne?” chiede Franco.
“Veramente, se non ti dispiace gradirei di più del vino bianco o, altrimenti, del prosecco.” dice Francesca. “Lo champagne non mi fa impazzire”.
“Anch’io del vino bianco, Franco” interviene Livia, “lo preferisco anch’io”.
“E bianco sia, Franco” mi accodo.

Franco fa portare una bottiglia di Satrico ben ghiacciata e me la fa assaggiare. “Ti dirò, faccio sempre fatica a capire se il vino bianco è buono o meno. Controlla tu per favore”.
Il vino è ottimo, forse un po’ troppo freddo, ma con il caldo che fa, dubito che il prossimo bicchiere, nonostante il secchiello e la glacette, sarà altrettanto ghiacciato.
La conversazione scorre leggera, facciamo finta che tutto sia assolutamente normale attorno a noi.
Anzi, ad un certo punto Franco tira fuori dalla tasca della giacca una busta e la porge a Francesca.
“Francesca, qui c’è il contratto firmato con l’accettazione dell’offerta. Mi sono permesso di allegare un assegno circolare per il 20% della somma a titolo di anticipo per comprare i materiali. Come da accordi, iniziamo il 10 settembre, va bene?”

Francesca apre la busta, legge rapidamente il contratto e poi degna di attenzione l’assegno.
Per un attimo sgrana gli occhi. È un assegno a cinque cifre, un importo sostanzioso.
Ringrazia, rimette tutto nella busta e poi mi prega di metterlo nella tasca della mia giacca, visto che nella sua pochette non entra di certo.

E tutto continuerebbe così se non fosse che proprio al gazebo accanto si appropinquano due coppie seguite da un manipolo di singoli che si stanno masturbando aspettando il loro turno.
Onestamente, uno spettacolo abbastanza squallido per come si è palesato e per come si sta svolgendo.
Leggo sul volto di Francesca, ma anche su quello di Livia, un senso di disgusto e delusione.

Franco prende in mano prontamente la situazione e ci guida al tavolo per la cena.
Sono le nove passate da poco, ed il ristorante inizia a riempirsi.
Ci tiene a spiegarci che ci sono due turni, il giovedì.
Nel pomeriggio possono entrare i singoli, ma solo fino alle 21. Dopo, il locale è dedicato solo alle coppie.
Noi siamo stati invitati lì prima perché ci volevano far fare un giro del locale di giorno, ma oggi la situazione era un po’ sfuggita di mano agli organizzatori che avevano concesso l’ingresso a persone non certo raffinate, come invece intendeva essere. Ma tant’è, quella era la gente che, fortunatamente, stava andando via.

Ed in effetti, nei minuti successivi i tavoli accanto al nostro si sono popolati di coppie in apparenza distinte e discrete, niente urla o comportamenti fuori delle righe.
Ora, se ci avessero detto che eravamo in un locale di scambisti, non ci avremmo creduto.
Mangiammo cibo discreto, accettabile nella forma, un po’ meno nella sostanza. Ma sinceramente, non eravamo lì per mangiare… o almeno, non solo per mangiare.
Ad un certo punto, verso le dieci e mezza suona un gong e la gente ai tavoli inizia a defluire verso l’interno. Qualcuno rimane all’esterno e si accomoda sotto i gazebo.

Franco ci spiega che le persone sono andate a cambiarsi o a spogliarsi negli spogliatoi all’interno. Qualcuno si fermerà e andrà ad occupare le varie dark room, le camere a tema ed inizierà a dar fuoco alle polveri. Gli altri torneranno in piscina, a darsi da fare lì.
“Noi vorremmo andare a cambiarci, se non vi dispiace. Torniamo tra qualche minuto. Se però voleste seguirci e cambiarvi anche voi…”
“Cambiarci in che senso?” gli chiedo.
“Cambiarvi, spogliarvi. Insomma, mettetevi a vostro agio, se volete” ci risponde Livia.
“Noi stiamo bene così, al momento” risponde Francesca.
“Ma non andrete via subito?” ci chiede Franco.
“No, tranquillo. Fra ed io abbiamo deciso di fermarci comunque e vedere cosa succede, se è possibile senza essere coinvolti” aggiungo io.
“Si sì, potete fare quel che volete. Oggi ci sono solo coppie e tutti hanno rispetto per le coppie inesperte o che sono qui per capire o trasgredire un po’. Nessuno vi disturberà né vi si avvicinerà a meno che non siate voi a chiederlo. Qui vige un rispetto molto stretto dell’etichetta, se così si può dire.” conclude Franco.
“Grazie Franco, lo avevo immaginato. Tranquilli, andate pure, noi vi aspettiamo qui.”
“Ah, Paolo, se te e Francesca voleste un goccio di whiskey, una grappa, un limoncello, fai un cenno al cameriere e fai portare quel che gradite. Ok?”
“Grazie. Ma possiamo muoverci o è meglio che restiamo qui al gazebo?”
“Ma no, girate pure e andate dove volete. Nessuno vi disturberà. Il fatto che siete vestiti è il vostro salvacondotto per andare al bar, alla discoteca, ma non nelle stanze delle coppie. O almeno, non vestiti così. Ma lo capirete da soli. A dopo!”

E spariscono nel buio verso il corpo di fabbrica dove c’erano gli spogliatoi ed i servizi.

“Prendiamo qualcosa da bere? Ti va un limoncello, un amaro, una sambuca?” le chiedo.
“Un amaro va benissimo, grazie.”

Faccio un cenno al cameriere che gentile e premuroso si avvicina per chiedere cosa gradiamo.
Lo interroghiamo su amari e whiskey disponibili e facciamo le nostre scelte.
Prima che se ne andasse, Francesca gli chiede dove siano le toilette.
Il cameriere indica sia quelle all’interno del locale che quelle alle nostre spalle, dietro i gazebo e accanto alle cabine.

Francesca si dirige verso quelle più vicine e mi chiede di accompagnarla.
Ci rechiamo verso la toilette delle signore e notiamo che ci sono almeno due donne inginocchiate che stanno facendo un pompino ad altrettanti uomini, uno a fianco all’altro, proprio davanti all’ingresso.
“Scusateci, la signora deve passare” chiedo permesso.
“Ah, uh, SIII, dai, tutto in gola, siii” le risposte.
Non si passa. Almeno, non adesso.

“Fra, vieni andiamo a quella degli uomini, faccio io la guardia.” le dico e ci dirigiamo verso la cabina di fronte.
Apro la porta e ci sono altre due coppie occupate a trombare a pecorina con le donne appoggiate ai due lavandini.
“Dovrei andare al bagno, scusate!” dice Francesca.
Si, ok. Bella, spostate che famo passà ‘a signora. Scanzete co’ quer culo, e movite."
"La scusi signo’, questa è bulgara e mica ce capisce molto l’italiano, ma er cazzo je piace, oh se je piace… Er marito qui se sta a scopa’ a donna mia, così se fa ‘na ripassatina anche lui de italiano, è vvero amo’?


Sbottiamo a ridere come matti.
Riesco a far entrare nel bagno Francesca.
“Amore, non c’è carta, me ne prenderesti un pezzo nell’altro bagno?”
Tenga dottò, qui c’è n’rotolo. Ah bella, passame ‘n’po’ quel rotolo de carta che je lo damo ar dottore che je serve pe’ la signora."
"Tanto a noi nun ce serve che me pulisci tu co’ ‘a lingua, no?


Altra risata di cuore.
Amo, questo me lo sta a appizzà ar culo. Che famo, je lo do’ o no? Tanto è pure piccolo e manco o sento a questo…

Da film.
“Francesca, famolo strano!” e giù a ridere come scemi, mentre lei apre la porta ancora con le mutandine alle caviglie piegata in due dalle risate.
“E niente, amore, me le sono sporcate mentre ridevo!” dice.
“TE LA SEI FATTA SOTTO???” le chiedo divertito.
“Ma no!!! È che mi sono scivolate per terra mentre ridevo. Dai, le tolgo e le metto in borsa. Ah, già, ma qui in borsa non entrano!” e mostra la pochette. “Non qui dentro, almeno.”
“Vabbè, dalle a me. Ci penso io.”
Le ripiego accuratamente e le metto nella tasca posteriore dei pantaloni. Sono talmente piccole e sottili che quasi non si sentono.
“Beh, buona sera e buon proseguimento, signori” rivolto alle due coppie.
Dottò, non se lasci fregà. Qui ‘so tutti assatanati. La settimana scorsa io e mia moglie se ne semo passate sei de coppie, e tutte e sei se le semo dovute incula’ perché senno’ nun ce lasciaveno anna’… Te lo ricordi Jessica?”
“E come no, Iva’. Ancora me sta a fa male er culo. Però sta settimana ho cacato mejo, 'o sai?”


Gessica e Ivano, proprio come quelli di Famolo Strano.
Incredibile.

Prendo Francesca sotto braccio e ci ridirigiamo verso il nostro gazebo.
“Ti senti a disagio, amore?” le chiedo.
“Ma che sei matto? Mi sto scompisciando dalle risate. Quei due m’hanno fatto morire!” mi risponde.
“Faresti sesso con loro?”
“No, mai. Non riuscirei. Starei a ridere continuamente. M’immagino Jessica che si toglie la gomma dalla bocca prima di farti un pompino…” e giù un’altra risata.
C’ha messo di buon umore.

Ci sdraiamo giusto in tempo mentre arriva il cameriere con i nostri liquori.
“Il dott. M. (Franco, n.d.A.) mi ha pregato di dirvi che se volete, vi aspetta alla stanza degli specchi. Devo riferire?” ci dice il cameriere
“Gli dica…gli dica che…”
“Gli dica che lo raggiungiamo tra qualche minuto, come abbiamo finito di bere. Grazie!” interviene Francesca.
“Si certamente, signora. Grazie”
“Ora mi spieghi, Fra” dopo che il cameriere si è allontanato.
“Niente, Paolo, sono curiosa. Hai detto che possiamo non fare nulla e decidere di non partecipare ai giochi, ma nessuno ci impedisce di vedere. Guardare e non toccare. Giusto?”
“Ok. Guardare e non toccare. Ma almeno, io posso toccarti? Se mi dovesse scattare la molla… sapere che posso accarezzarti il culo mi tranquillizza…”
“Vedremo” con uno sguardo in tralice.

Finiamo i nostri liquori e ci avviamo verso l’edificio centrale. Entriamo da una porta finestra e ci troviamo in un grande salone con l’angolo bar ed una serie di divanetti. Al barista chiediamo dove sia la stanza degli specchi; ci indica la direzione e ci dice “seconda porta a sinistra”.
Ci appropinquiamo verso la stanza, attraversando un vasto locale arredato con numerosi divani rotondi al centro di altri divanetti normali, come altari del sesso circondati dai banchi dei fedeli guardoni.
Parecchi di questi grossi pouff sono occupati da coppie, trii, mucchi di corpi aggrovigliati in pose serpentine, in trenini del sesso agganciati capo e coda. Mugolii di piacere ed inviti a spingere di più si elevano come tanti peana a Bacco da parte delle Baccanti.
Dorè avrebbe ricavato ottimi spunti per illustrare l’Inferno da queste panoplie.
Giungiamo alla stanza degli specchi.
La porta è aperta.
Al centro troneggia un letto ricoperto di pelle sintetica rossa, le luci rosso arancio si riflettono sulle pareti e sul soffitto interamente ricoperti di specchi che rimbalzano, ripetendole all’infinito, le immagini dei corpi avvinghiati, dei membri sfoderati, delle vulve rigonfie.
Franco e Livia sono impegnati in un 4some con un’altra coppia. Franco sta penetrando la lei dell’altra coppia, che a sua volta lecca ed accarezza la fica di Livia, che nel frattempo spompina l’altro lui.
Ci sediamo ad un angolo, le gambe conserte e le braccia raccolte in grembo.
Dopo qualche minuto di gemiti ed un paio di orgasmi, le due coppie si sciolgono e si separano. Franco e Livia si ricompongono e ci raccontano.
“Era una coppia che abbiamo conosciuto il mese scorso. Per loro era la prima volta in assoluto, sono rimasti a guardarci, poi sono tornati la volta successiva ed hanno fatto sesso tra di loro davanti ad altre coppie, poi hanno accettato le avance di Livia e successivamente abbiamo provato a divertirci in quattro. Però solo oggi si sono lasciati andare…”
“Magari vorreste provare. O magari preferite fare un po’ di baldoria fra voi due mentre noi vi guardiamo e vi proteggiamo da intrusioni indesiderate?” ci chiede Franco, mentre Livia si avvicina ad accarezzare la schiena di Francesca.
“Franco, Livia, non ce ne vogliate, ma a noi questo modo di fare sesso non ci stimola.”
È Francesca che risponde e chiarisce.
“Volete sapere una cosa? Abbiamo conosciuto alle toilette una coppia irreale, assurda, avete presente Famolo strano di Verdone? Ecco, uguali. E si chiamano allo stesso modo, Jessica e Ivano. Bori uguali, ma molto più veraci delle macchiette del film. Ci siamo fatti pazze risate mentre Francesca cercava di andare in bagno. Ecco, quel momento è stato divertente, stavano facendo sesso e ridevano come matti. “ spiega.
“Personalmente non riuscirei a fare nulla con una coppia così, mi disarmerebbe, ma credo di non essere capace di fare altro in questo momento, in questa situazione”.
“Capiamo il vostro sforzo di metterci a nostro agio, ma sinceramente non ci troviamo, non proviamo alcuno stimolo.” concludo, sorridendo ma esprimendo fermezza.
“Eppure eravamo sicuri che avreste provato” risponde Livia.
“Livia, noi abbiamo apprezzato molto il vostro invito” risponde Francesca.
“Non ti nascondo che con Paolo abbiamo cercato informazioni su questo posto, ed è stato abbastanza facile scoprire che è un sito frequentato anche da scambisti.”
“Io non sono bacchettona, non mi vergogno di spogliarmi né chiudo gli occhi scandalizzata se vedo un pisello nudo o assisto ad atti di sesso esplicito.”
“Il sesso mi piace molto, non riuscirei a vivere senza. Ma ciò non significa che debba per forza provare tutto ciò che impatta sulla sfera sessuale.”
“Magari la prossima volta Paolo ed io potremmo essere incuriositi e provare a partecipare passivamente. Ma oggi, sinceramente non me la sento.” conclude.
“Ed io non posso che uniformarmi al desiderio del mio amore” le dico guardandola negli occhi mentre le stringo le mani al mio petto.
“Ciò non significa che non possiamo continuare a frequentarci lo stesso, fuori da qui. Siete persone amabili e simpaticissime. Anzi, mi farebbe piacere avervi a cena a casa la prossima settimana.” dico loro.
“Vi prometto che sapremo farci perdonare per stasera!” mentre abbraccio Francesca forte forte.
E proprio in quel momento, entrano nella stanza degli specchi almeno una decina di persone visibilmente eccitate “Vi serve la stanza, volete partecipare?” ci chiede uno di loro.
“No grazie, noi andiamo” risponde con cortesia Francesca, senza alcuna ritrosia o difficoltà ad interfacciare quel gruppo di persone completamente nude che si toccano, si baciano, si accarezzano senza alcun pudore.
E seguiti da Franco a Livia, che nel frattempo si sono ricomposti, andiamo verso l’uscita.
“Allora, grazie mille per la piacevole serata.”
Saluto affettuosamente Livia e stringo la mano a Franco. Francesca, più ecumenica, abbraccia e bacia entrambi. “Non vi preoccupate, noi ci siamo comunque divertiti!” li saluto, sorridendo al pensiero della coppia di Famolo strano.

Paolo Sforza Cesarani
------

Nota dell'Autore
Da qui in avanti, i prossimi capitoli saranno un po' meno erotici perchè gran parte delle situazioni sex-oriented che abbiamo vissuto le ho già raccontate nei primi capitoli.
La storia di Paolo e Francesca non è stata, per fortuna, una storia di solo sesso.
Tanto sesso, in qualche caso anche speciale e trasgressivo, ma non solo quello.
Per adeguarmi ai contenuti del sito, ho pertanto inserito alcune scene basate su fatti realmente accaduti in quell'evento, ma che sono funzionali solo a contestualizzare la storia in un ambito erotico.
Non me ne vogliate, spero che continuerete a seguirmi.
promesso!
 
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Paolo e Francesca - Dieci anni dopo​

di Paolo Sforza Cesarani
Cap. 12, in cui Paolo e Francesca si trovano in un motel trasgressivo

Cap. 12 - La camera a tema​

Ho chiesto a Francesca di liberarsi per un fine settimana lungo, da giovedì a domenica, da trascorrere assieme approfittando di un incontro di un paio di giornate presso il Datacenter di ENI a Ferrera Erbognone, ove c’è uno di più potenti supercomputer del mondo alimentato soprattutto da energie rinnovabili.
La nostra azienda aveva stretto un accordo di collaborazione con ENI per l’impiego del loro supercomputer per la verifica di alcuni algoritmi di intelligenza artificiale nel campo della bio-ingegneria.
Mi attendevano alcune riunioni indirizzate a definire le risorse da impiegare, i tempi di accesso, le finestre di impiego, i criteri di sicurezza: insomma, tutta una serie di procedure e processi da definire ed attivare in vista dell’impiego di quella bestia da 50 PetaFlOP, un numero rappresentato da 50 seguito da 15 zeri…insomma, tipo i fantastilioni di Zio Paperone.

Avrei potuto andare da solo ed alloggiare in uno dei B&B prossimi alla sede di ENI, passare l’intera giornata nei loro uffici, mangiare a pranzo alla loro mensa e a cena in uno dei ristoranti di zona.
Ma l’idea di poter passare qualche giorno tutto per noi assieme a Francesca mi ha spinto a cercare una soluzione che mi consentisse di partecipare a quegli incontri e nel contempo, godere della sua presenza.
Avevo deciso quindi di cercare una sistemazione carina, sfiziosa, abbastanza vicina al sito ENI e nel contempo, vicina alle città di Alessandria, Tortona e Voghera, ma non volevo andare nel solito hotel 4 stelle dall’arredamento banale, le saponette dozzinali, i flaconcini di shampoo e bagno schiuma da discount e gli asciugamani che puzzavano di acido acetico.

Mi feci aiutare dalla mia segretaria, tedesca trasferita da piccola in quelle parti e che aveva vissuto lì fino a pochi anni prima, mentre era ancora sposata al suo ex marito.
“Karla, mi cerca per favore qualcosa di sfizioso per due persone in zona Tortona-Voghera-Alessandria?”
“Qualcosa che non sia il solito albergo, per favore” le chiesi.
“Scusi se mi impiccio, dottore, ma va con sua moglie o con …” lasciando intendere un viaggio di piacere e non di lavoro.
“Karla, ha forse dimenticato che sono divorziato?” le rispondo un po’ piccato.
Ma poi mi rendo conto che lei sta facendo il suo lavoro, che è quello di gestire la mia agenda e di risolvere le mie necessità logistiche.
Allora con un sorriso le spiego: “Karla, scusi, sono stato un po’ brusco. Le spiego. È qualche mese che frequento un’amica…”
“Si, la signora Francesca, lo so…” e fa un sorrisino ad intendere “ma che ti credi che dormo in piedi?”.
"…una cara amica…Vabbè, mi ha capito!” e le faccio l’occhiolino.
Karla annuisce. È fatta, ho recuperato la posizione.
“Allora, le dicevo, mi piacerebbe che lei mi trovasse un albergo, un B&B, un agriturismo, scelga lei, una cosa simpatica, non pretenziosa come i 4/5 stelle internazionali tutto fumo e niente arrosto, non so se mi spiego.”
“Qualcosa che abbia un centro benessere, stanze ampie, doccia ampia…” e ora sono io che le faccio l’occhiolino.
“Ho capito dottore, e ho la soluzione, anzi, due soluzioni per lei.” ricambia l’occhiolino.
“Sono due motel con stanze a tema, ottime per…diciamo, serate romantiche con la propria metà...”.
Chiarissimo!
“Mi scusi Karla, ma lei come conosce queste strutture?” domando incuriosito.
“Beh, diciamo che dopo che ho scoperto che il mio ex-marito mi tradiva, mi sono vendicata con il mio Freund mit Bonusleistungen...”
“Froindeche???” la interrompo.
“Scusi dottore, come dite in Italia friends with benefits?” domanda.
“Ah, amici di letto… beh, usiamo un altro termine…” e lascio cadere la frase.
“Si… ecco, voi dite trombamici, ecco” ammette Karla.
“Capito…” e sorrido. Karla è una bella signora over 50, ben portati, classico tipo tedesco, bionda, alta, seno imponente, bel portamento, curata senza strafare. È di Monaco di Baviera, e d’inverno l’ho vista spesso in loden con il cappello con la piuma di pernice.
“Mi dica da che giorno a che giorno, vediamo cosa c’è disponibile” mi dice Carla.
“Le date? Quattro notti da mercoledì sera a sabato sera compresi, partenza domenica mattina”
“Gradisce andare in treno o in aereo, dottore?”
“Direi in treno fino a Milano e poi auto a noleggio da Milano. Un’auto media tipo la Punto, la Fiesta, la Tipo, non una Smart, mi raccomando, vorrei che la potesse guidare anche la mia amica. Mi raccomando, cambio automatico e aria condizionata!” le ricordo.
“Dottore, mi servirà la patente della signora Francesca per aggiungere la guida.” mi ricorda.
Ah, l’efficienza teutonica…
Dopo qualche minuto Karla ritorna con una serie di stampe; sono alcune foto delle suites che ha trovato.
Indubbiamente molto interessanti…
Rimango colpito da una in particolare, chiamata Grotta Verde, con piscinetta idromassaggio, bagno turco, doccia a vista ed un enorme letto rotondo.
Chiedo a Karla di prenotarla e di far trovare in stanza una bottiglia di Gewürtz Traminer bella fredda assieme a qualche stuzzichino, considerato che saremmo arrivati in serata.

Dopo qualche minuto mi arriva sulla casella di posta elettronica la mail con la conferma della prenotazione della camera, con il biglietto elettronico del treno Italo e la conferma della prenotazione della auto a noleggio gruppo C.
“Karla, ma avevo chiesto una gruppo B. Vedo una gruppo C, come mai?”
“Dottore, non ci sono gruppo B automatiche. Ma non si preoccupi, mi hanno dato una gruppo C allo stesso costo. La signorina che mi ha risposto era anche lei bavarese, e mi ha fatto un piacere…” risponde Karla soddisfatta.
L’ho sempre detto: è un portento, se non ci fosse dovrebbero inventarla.

Sono le due e un quarto di mercoledì pomeriggio, sto aspettando Francesca che dovrebbe arrivare a momenti alla stazione Tiburtina. Il treno Italo arriva alle 14:50.
Abbiamo tutto il tempo, se Francesca non ritarda...
Il traffico in zona è pazzesco, nella notte ha piovuto moltissimo e le caditoie, mai pulite, non hanno ingoiato l’acqua che ha formato laghetti di decine di centimetri di profondità al posto delle strade.

Avevo suggerito a Francesca di partire direttamente dalla casa famiglia alla Rustica con un tassì, visto che la sua valigia l’aveva già lasciata a casa.
A quanto pare, nonostante l’ampio anticipo sembra che possa arrivare in ritardo, causa traffico impazzito.
Suona il telefono. È lei. Rispondo immediatamente.
“Amore mio dove sei?” le chiedo.
“Paolo, sono bloccata sulla Tiburtina. Il tassì si è piantato in una piscina d’acqua all’incrocio con via Ottoboni, e non riparte!!!”
“Non posso nemmeno scendere e venire a piedi, perché ci sono almeno 30 centimetri d’acqua che è entrata dallo sportello…ho i piedi a mollo!”
Sento la sua disperazione emergere dalla voce.
A signò, a che ora ce l’ha sto’ treno?” sento chiederle dal tassista.
“Alle 14:50!” risponde.
So’ le 14:25, mo’ vedemo se c’è un collega che je po’ da’ ‘na mano” e si attacca alla radio di bordo chiedendo un trasbordo urgente.
Tempo cinque minuti e si accosta, proprio accanto allo sportello di Francesca, un gippone Mitsubishi a ruote alte.
Ah signo’, er collega era smontato e ce la porta lui co’ la maghina sua. A me me paga la corsa fino a qui. So 15 euri. Poi a lui se vole je da’ quarcosa pe’ ‘lla benza che quello consuma come ‘n’addannato!”.
Francesca, sorpresa, paga con venti euro “Lasci perdere il resto, scappo. Grazie Grazie Grazie!!!”
E si infila al volo nel gippone senza bagnarsi i piedi.

Ah signo’, giusto perchè è l’amico mio che è uno bbono de’ core.
Annamo de corsa che sennò perde er treno.

“Grazie anche a lei. Mi dica subito quanto le devo!”
E chemme deve da’? Nun me deve da’ gniente, sto’ a ffa’ ‘n piacere a n’amico e ad una bella fre… volevo di’, a ‘na bella donna.
E parte di gran carriera sollevando un muro d’acqua.

Fortunatamente, quell’allagamento ha bloccato il traffico in direzione della stazione, la strada è praticamente libera. Tempo cinque minuti e scarica Francesca all’ingresso, proprio davanti a me.
Aiuto Francesca a scendere, le prendo la sacca a mano, saluto ringraziando l’autista e scappiamo dentro. Sono le 14:45, il treno sta per arrivare.
Il treno Italo 9940 delle ore 14:50 è in arrivo al binario 7 anziché al binario 14. Si pregano i signori passeggeri di allontanarsi dalla riga gialla”.
Per fortuna il binario 7 è uno dei primi. Prendiamo al volo la scala mobile ed arriviamo proprio mentre si stanno aprendo le porte automatiche.
“Carrozza 1, in testa. Non ce la facciamo, saliamo qui e la raggiungiamo da dentro.” le dico.
Salgo sulla carrozza 8 a metà treno circa con i due trolley e aiuto Francesca a salire.
Ce l’abbiamo fatta!
Finalmente posso baciarla.


Ci sistemiamo nel salottino di prima classe che Karla mi ha prenotato. Quella donna è un diavolo!
Passa il servizio VIP che ci porta da bere, uno spuntino ed i quotidiani del giorno.
Il viaggio scorre leggero, ci fermiamo ad osservare il panorama assolutamente fantastico della campagna che si tinge dei suoi colori più belli, quelli dell’autunno.
Dopo le fermate di Firenze, Bologna e Reggio arriviamo infine a Milano Rogoredo, tristemente famosa per la fauna di tossici che popolano i parchi che circondano la zona. Fortunatamente non è molto tardi, alle sei del pomeriggio è ancora giorno e comunque c’è un buon controllo di polizia.
Ci rechiamo al desk dell’Avis subito fuori della stazione, facciamo al volo le pratiche di consegna dei documenti e delle patenti per la registrazione, ed attendiamo la nostra auto.
Ci consegnano una Giulietta Alfa Romeo nuova di zecca, con gli interni che ancora profumano di cere e plastiche appena montate.
L’addetto mi comunica che hanno fatto appena in tempo a togliere le plastiche dai sedili anteriori, e che se non ci interessa, ci potrebbero consegnare subito l’auto ma con le plastiche protettive ai sedili posteriori.
Rispondo che va bene così e che non è un problema,
Controllo che il serbatoio sia effettivamente pieno a 8/8 e che i documenti abbiano riportato il giusto numero di targa.
Carichiamo quindi i nostri bagagli nel baule, anch’esso ancora incellophanato, e partiamo alla volta della tangenziale, direzione A7.
C’è un po’ di traffico ed il navigatore riporta circa venti minuti di ritardo a causa di un incidente in direzione sud.

E va bene, invece di arrivare alle sette e mezza arriveremo alle otto di sera.
Avviso telefonicamente del ritardo la reception che ci spiega la particolare procedura di check-in da seguire.
Sono le otto passate, l’incidente era più grave del previsto e siamo dovuti uscire dall’autostrada e poi rientrare al casello successivo.
Alla fine, quel che conta è che siamo arrivati.
Ci rechiamo al nostro albergo.

In realtà, non è un albergo ma un lussuoso motel, il Motel K.
Ho scoperto, dopo aver girovagato su google, che il Motel K è una location particolare molto amata da coppie in cerca di stimoli nuovi senza dover cedere a partouze, scambi, ecc.
È però vero che alcune suite sono utilizzate per accogliere anche 4 persone, e avevo letto che in certe suite avvengono frequenti scambi…
Non ho detto nulla di tutto ciò a Francesca, perché non avevo alcuna intenzione di proporle nulla se non un’occasione per stare insieme per qualche giorno, lontano dalla routine romana.

Comunque, ho seguito la procedura di check-in indicata: siamo andati alla nostra piazzola, abbiamo suonato il campanello, è venuto un addetto che ha prelevato i nostri documenti, fatto un immobilizzo del valore di un pernottamento sulla carta e, all’ok, ci ha consegnato una coppia di chiavi elettroniche per accedere al box coperto e alla suite.
Ci ha anche lasciato le istruzioni su come attivare piscinetta e bagno turco.

Devo dire che dal vivo, la suite faceva un’impressione ancor più viva: un locale di oltre 100 mq, con spazio a dismisura e …lusso dappertutto.
Francesca è rimasta molto colpita e sorpresa. Mi ha confessato che si aspettava una stanza tutta specchi piuttosto che un simulacro di grotta con piscina idromassaggio ed enorme letto rotondo…
Ad ogni modo, mentre Francesca disfa i suoi bagagli e si fa una doccia, io chiamo la reception e chiedo se è possibile cenare in stanza. Mi risponde una cortese receptionist che mi suggerisce di scegliere dai pieghevoli con trovo in stanza un menù di mia scelta e che provvederà a farcelo consegnare a breve.
Decido per entrambi per uno spuntino leggero, un tagliere di formaggi, un carpaccio di manzo con patate arrosto, una bottiglia di rosso ed un dolce a testa.
Mentre attendo che la cena venga servita, raggiungo Francesca in bagno,
La doccia a vista è di per sé spettacolare; con Francesca dentro, è un capolavoro da gustare.
Mi spoglio al volo e la raggiungo.
Ci laviamo reciprocamente accuratamente, soprattutto le nostre parti intime che rispondono immediatamente alla stimolazione.
Ci laviamo i capelli, ci sciacquiamo dal sapone, ci frizioniamo, alternando carezze e baci.
È un fantastico momento di intimità, ma decidiamo di non concederci ancora, riservandoci il piacere per dopo.
Le propongo di infilarci nella piscina idromassaggio in attesa della cena.
Francesca accetta di buon grado e mi precede. Vederla camminare da dietro, con quel culo da favola in evidenza, è uno spettacolo impagabile. Ma è la sua essenza, la sua sollecitudine, il suo prendersi cura di me che la rende perfetta ai miei occhi.

Ormai “sono del gatto”, come dicono alcuni amici etruschi. Francesca mi ha stregato, sono innamorato perso di lei.
E so che lei inizia a provare per me i medesimi sentimenti, e questi intervalli, questi iati al tran tran quotidiano non fanno che rafforzare la nostra passione reciproca.
Sono eccitato, ho voglia di fare l’amore, ma ancor più ho voglia di lei, come donna, come compagna di vita, come complemento a uno della mia esistenza.
Anche lei lo manifesta.
Mi abbraccia e mi stringe a se, poi prende la mia testa tra le sue mani ed inizia a baciarmi sempre più passionale, con un trasporto che mi lascia senza fiato, il cuore a mille che mi balla in petto.
Per fortuna sentiamo il trillo del passavivande, è arrivata la nostra cena.

A fatica mi stacco dal suo amplesso, vorrei continuare a perdermi tra le sue braccia, ma mi faccio forza e vado a prendere i due vassoi che poggio sul tavolino già apparecchiato.
Poi vado a prendere l’accappatoio e lo apro per farlo indossare al mio amore. Glielo chiudo da dietro ed inizio ad asciugarla, con delicata intensità, quasi avessi paura di romperla.
Poi infilo anche il mio ed accompagno Francesca al tavolo, le sposto la sedia e l’aiuto a sedere.
Iniziamo la cena.
Non guardo ciò che mangio, i miei sensi ed il mio sguardo sono concentrati su di lei, e altrettanto lei su di me.
Nel frattempo, proviamo a formulare un primo commento sulla struttura.
“Allora, che ne pensi amore?” le chiedo.
“Molto bella, molto particolare. Non pensavo esistessero delle stanze così.” mi risponde.
In effetti, fin dal nostro arrivo è rimasta sorpresa e dalla dimensione della suite e di quanto presente: la piscina idromassaggio, la sauna/bagno turco, un letto enorme, la doccia enorme con la cromoterapia, uno schermo enorme ai piedi del letto…
La cena corre veloce, dopo una ventina di minuti si alza lei impedendomi di muovermi e provvede a governare il tutto riponendo stoviglie, posate e roba sporca negli stessi contenitori in cui ci erano stati recapitati i cibi, e quindi nel passavivande.
Le chiedo se voglia rimettersi in idromassaggio o se preferisce un massaggio sul letto, o ancora vedere qualcosa in tv appoggiata a me.
La risposta è banale: la sua coccolite supera la mia, ed è tutto dire.
Scegliamo dal catalogo un film che né io ne lei avevamo ancora visto, uno dei tanti titoli americani disponibili sia su Netflix che su Prime, ed iniziamo la visione, stesi uno a fianco all’altro, nudi sotto le coperte.
Ho uno stimolo urgente, devo alzarmi per andare alla toilette, faccio quel che devo e mi rilavo accuratamente. Non vorrei che, nel caso dovessimo fare qualcosa, ci sia la minima traccia di sporco.
Al mio ritorno Francesca mi sta aspettando fuori dalle coperte, le gambe languidamente aperte, una mano che si accarezza il seno, l’altra che titilla clitoride, grandi e piccole labbra.
“Ti aspettavo” mi dice.
Mi basta un secondo. La mia reazione è immediata.
Sono pronto per lei.
Mi butto sul letto tra le sue gambe ed inizio a leccarla con la massima attenzione, dedicando tempo al clitoride, alle piccole labbra, alla vagina, allo sfintere, ora accelerando, ora succhiando, aiutandomi con il naso, le dita, il mento. La sua eccitazione è evidente. Stille di umori densi colano dalla sua vagina bagnandola tutta. Il suo petto si alza e si abbassa ritmicamente, alternando contrazioni del ventre, mentre la penetro con le dita alla ricerca del suo bottone rugoso.
Poi si smarca dalla mia presa, mi spinge sul letto a pancia in su e si getta su di me.
“Ora tocca a me, voglio il dolce anch’io” mi dice, mentre si dedica con passione al fratellone.
Lo lecca per tutta la lunghezza, da sopra a sotto, ancora lo scroto, il mio sfintere, e poi indietro da capo verso la cappella. Nessun centimetro è omesso, tutto il mio inguine è leccato, succhiato, baciato, carezzato.
Poi lo prende in bocca, scendendo piano piano, un centimetro alla volta, fino a che non arriva con le labbra alla radice. Ed inizia letteralmente a scoparmi con la gola, sento le contrazioni della glottide sulla mia cappella. Poi lo tira fuori, lucido e colante di saliva, sembra assurdo che lo riesca ad ingoiare tutto. Lo massaggia ancora con la mano e con la lingua, stuzzicandomi il frenulo, e ancora lo inghiottisce come un illusionista con la spada.
Dopo un po’ abbiamo entrambi voglia dell’altro.
La prendo a missionaria, inserendo la mia asta dentro il suo umido sesso che pulsa ad ogni mia spinta.
“Sto per venire, amore!” le dico.
“No! Fermati!” quasi urla e nel contempo sento una serie di contrazioni alla base della cappella: sono i suoi muscoli vaginali che mi serrano e mi ricacciano indietro nel pianoro del piacere lontano dalla vetta dell’estasi.
E ricomincio piano ad entrare ed uscire mentre con le dita la stimolo esternamente. Il suo clitoride ha la dimensione di un cecio, le grandi labbra sono gonfie e lucide per quanto è tesa la pelle.
Anche lei è vicina, ma a differenza mia, so che lei può venire più volte di seguito.
E infatti un primo orgasmo la squassa. È quasi un urlo di dolore, seguito dal mio urlo quando mi pianta le sue unghie sulla schiena. Mi ha fatto male!!!
Ma continuo, non mi interessa.
Proseguiamo in questo modo e dopo due, tre ulteriori pause per allontanarmi dall’orgasmo, sono oramai in controllo. Sto godendo da matti, la mia erezione è rabbiosa e costante e chiede tributo all’accogliente sesso di Francesca.
Viene altre due o tre volte a distanza di pochi minuti uno dall’altro.
Al quinto orgasmo (ed alla quinta serie di unghiate sulla mia schiena!) decide di voltarsi e mi dice: “Ti prego, mettimelo nel culo, ma fai piano però!”.
Sono sorpreso, è la prima volta che me lo chiede.
Ma ogni suo desiderio è un ordine, per me, e mi sacrifico per lei…
Mi faccio lubrificare un po’ con un profondissimo deep-throat (che già mi manda in crisi!) da cui il mio cazzo esce grondante di saliva densa.
Poi la metto a quattro zampe ed inizio a leccarla e ad infilarle piano piano prima un dito, poi due, e le distendo i muscoli dello sfintere mentre con l’altra mano continuo a carezzarle il clitoride. Quindi appoggio con delicatezza al suo sfintere già appena aperto la punta della mia cappella, ed inizio a spingere.
La sua prima reazione è quella di serrare e di sputarmi fuori. Poi mi prende il cazzo con la mano e lo guida lei verso il suo buco, lo appoggia e poi ci si butta letteralmente contro.
Le sussurro in un orecchio “ho paura di farti male, lascia perdere”.
Ma lei si impunta, sento che lo vuole e continua a spingere fino a che il suo sfintere non cede e si dilata per accogliermi.
Lei trasalisce un momento come se le avessi fatto male, e quindi mi fermo.
Sto per uscire ma lei mi blocca a se “No, no, non uscire. Aspetta!” e continua a bloccarmi con le mani a lei mentre sento che piano piano i suoi muscoli anali si rilassano.

Piano piano il mio membro si fa strada nel suo anfratto, che via via diventa sempre più capiente.
Anche Francesca pare apprezzare molto. Inizia a partecipare attivamente muovendo il bacino ritmicamente verso di me.
Ad un certo punto, la sua mano destra scende ad accarezzarsi e poi a stimolare sempre più intensamente il clitoride.
“Adesso scopami il culo per bene, ORA!!! DAI!!!” urla, sommersa dal piacere.
Me ne rendo conto, e allungo anch’io la mia mano cercando di infilarle un paio di dita nella vagina.
Non faccio in tempo a farlo che sento un fiotto di liquido caldo che mi inonda la mano mentre forti contrazioni mi stimolano ulteriormente il cazzo tanto da farmi venire dentro di lei.
Urliamo entrambi dal piacere: è come se una bomba fosse esplosa tra le nostre gambe, e nella detonazione ci avesse fatto fondere l’uno nell’altra.
Crolliamo sul letto, fianco a fianco, e ci abbracciamo stretti fino a che Morfeo stende la sua coperta su di noi mentre Cupido soddisfatto volteggia sulle nostre teste.

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Paolo e Francesca - Dieci anni dopo​

di Paolo Sforza Cesarani
Cap. 12, in cui Paolo e Francesca si trovano in un motel trasgressivo

Cap. 12 - La camera a tema​

Ho chiesto a Francesca di liberarsi per un fine settimana lungo, da giovedì a domenica, da trascorrere assieme approfittando di un incontro di un paio di giornate presso il Datacenter di ENI a Ferrera Erbognone, ove c’è uno di più potenti supercomputer del mondo alimentato soprattutto da energie rinnovabili.
La nostra azienda aveva stretto un accordo di collaborazione con ENI per l’impiego del loro supercomputer per la verifica di alcuni algoritmi di intelligenza artificiale nel campo della bio-ingegneria.
Mi attendevano alcune riunioni indirizzate a definire le risorse da impiegare, i tempi di accesso, le finestre di impiego, i criteri di sicurezza: insomma, tutta una serie di procedure e processi da definire ed attivare in vista dell’impiego di quella bestia da 50 PetaFlOP, un numero rappresentato da 50 seguito da 15 zeri…insomma, tipo i fantastilioni di Zio Paperone.

Avrei potuto andare da solo ed alloggiare in uno dei B&B prossimi alla sede di ENI, passare l’intera giornata nei loro uffici, mangiare a pranzo alla loro mensa e a cena in uno dei ristoranti di zona.
Ma l’idea di poter passare qualche giorno tutto per noi assieme a Francesca mi ha spinto a cercare una soluzione che mi consentisse di partecipare a quegli incontri e nel contempo, godere della sua presenza.
Avevo deciso quindi di cercare una sistemazione carina, sfiziosa, abbastanza vicina al sito ENI e nel contempo, vicina alle città di Alessandria, Tortona e Voghera, ma non volevo andare nel solito hotel 4 stelle dall’arredamento banale, le saponette dozzinali, i flaconcini di shampoo e bagno schiuma da discount e gli asciugamani che puzzavano di acido acetico.

Mi feci aiutare dalla mia segretaria, tedesca trasferita da piccola in quelle parti e che aveva vissuto lì fino a pochi anni prima, mentre era ancora sposata al suo ex marito.
“Karla, mi cerca per favore qualcosa di sfizioso per due persone in zona Tortona-Voghera-Alessandria?”
“Qualcosa che non sia il solito albergo, per favore” le chiesi.
“Scusi se mi impiccio, dottore, ma va con sua moglie o con …” lasciando intendere un viaggio di piacere e non di lavoro.
“Karla, ha forse dimenticato che sono divorziato?” le rispondo un po’ piccato.
Ma poi mi rendo conto che lei sta facendo il suo lavoro, che è quello di gestire la mia agenda e di risolvere le mie necessità logistiche.
Allora con un sorriso le spiego: “Karla, scusi, sono stato un po’ brusco. Le spiego. È qualche mese che frequento un’amica…”
“Si, la signora Francesca, lo so…” e fa un sorrisino ad intendere “ma che ti credi che dormo in piedi?”.
"…una cara amica…Vabbè, mi ha capito!” e le faccio l’occhiolino.
Karla annuisce. È fatta, ho recuperato la posizione.
“Allora, le dicevo, mi piacerebbe che lei mi trovasse un albergo, un B&B, un agriturismo, scelga lei, una cosa simpatica, non pretenziosa come i 4/5 stelle internazionali tutto fumo e niente arrosto, non so se mi spiego.”
“Qualcosa che abbia un centro benessere, stanze ampie, doccia ampia…” e ora sono io che le faccio l’occhiolino.
“Ho capito dottore, e ho la soluzione, anzi, due soluzioni per lei.” ricambia l’occhiolino.
“Sono due motel con stanze a tema, ottime per…diciamo, serate romantiche con la propria metà...”.
Chiarissimo!
“Mi scusi Karla, ma lei come conosce queste strutture?” domando incuriosito.
“Beh, diciamo che dopo che ho scoperto che il mio ex-marito mi tradiva, mi sono vendicata con il mio Freund mit Bonusleistungen...”
“Froindeche???” la interrompo.
“Scusi dottore, come dite in Italia friends with benefits?” domanda.
“Ah, amici di letto… beh, usiamo un altro termine…” e lascio cadere la frase.
“Si… ecco, voi dite trombamici, ecco” ammette Karla.
“Capito…” e sorrido. Karla è una bella signora over 50, ben portati, classico tipo tedesco, bionda, alta, seno imponente, bel portamento, curata senza strafare. È di Monaco di Baviera, e d’inverno l’ho vista spesso in loden con il cappello con la piuma di pernice.
“Mi dica da che giorno a che giorno, vediamo cosa c’è disponibile” mi dice Carla.
“Le date? Quattro notti da mercoledì sera a sabato sera compresi, partenza domenica mattina”
“Gradisce andare in treno o in aereo, dottore?”
“Direi in treno fino a Milano e poi auto a noleggio da Milano. Un’auto media tipo la Punto, la Fiesta, la Tipo, non una Smart, mi raccomando, vorrei che la potesse guidare anche la mia amica. Mi raccomando, cambio automatico e aria condizionata!” le ricordo.
“Dottore, mi servirà la patente della signora Francesca per aggiungere la guida.” mi ricorda.
Ah, l’efficienza teutonica…
Dopo qualche minuto Karla ritorna con una serie di stampe; sono alcune foto delle suites che ha trovato.
Indubbiamente molto interessanti…
Rimango colpito da una in particolare, chiamata Grotta Verde, con piscinetta idromassaggio, bagno turco, doccia a vista ed un enorme letto rotondo.
Chiedo a Karla di prenotarla e di far trovare in stanza una bottiglia di Gewürtz Traminer bella fredda assieme a qualche stuzzichino, considerato che saremmo arrivati in serata.

Dopo qualche minuto mi arriva sulla casella di posta elettronica la mail con la conferma della prenotazione della camera, con il biglietto elettronico del treno Italo e la conferma della prenotazione della auto a noleggio gruppo C.
“Karla, ma avevo chiesto una gruppo B. Vedo una gruppo C, come mai?”
“Dottore, non ci sono gruppo B automatiche. Ma non si preoccupi, mi hanno dato una gruppo C allo stesso costo. La signorina che mi ha risposto era anche lei bavarese, e mi ha fatto un piacere…” risponde Karla soddisfatta.
L’ho sempre detto: è un portento, se non ci fosse dovrebbero inventarla.

Sono le due e un quarto di mercoledì pomeriggio, sto aspettando Francesca che dovrebbe arrivare a momenti alla stazione Tiburtina. Il treno Italo arriva alle 14:50.
Abbiamo tutto il tempo, se Francesca non ritarda...
Il traffico in zona è pazzesco, nella notte ha piovuto moltissimo e le caditoie, mai pulite, non hanno ingoiato l’acqua che ha formato laghetti di decine di centimetri di profondità al posto delle strade.

Avevo suggerito a Francesca di partire direttamente dalla casa famiglia alla Rustica con un tassì, visto che la sua valigia l’aveva già lasciata a casa.
A quanto pare, nonostante l’ampio anticipo sembra che possa arrivare in ritardo, causa traffico impazzito.
Suona il telefono. È lei. Rispondo immediatamente.
“Amore mio dove sei?” le chiedo.
“Paolo, sono bloccata sulla Tiburtina. Il tassì si è piantato in una piscina d’acqua all’incrocio con via Ottoboni, e non riparte!!!”
“Non posso nemmeno scendere e venire a piedi, perché ci sono almeno 30 centimetri d’acqua che è entrata dallo sportello…ho i piedi a mollo!”
Sento la sua disperazione emergere dalla voce.
A signò, a che ora ce l’ha sto’ treno?” sento chiederle dal tassista.
“Alle 14:50!” risponde.
So’ le 14:25, mo’ vedemo se c’è un collega che je po’ da’ ‘na mano” e si attacca alla radio di bordo chiedendo un trasbordo urgente.
Tempo cinque minuti e si accosta, proprio accanto allo sportello di Francesca, un gippone Mitsubishi a ruote alte.
Ah signo’, er collega era smontato e ce la porta lui co’ la maghina sua. A me me paga la corsa fino a qui. So 15 euri. Poi a lui se vole je da’ quarcosa pe’ ‘lla benza che quello consuma come ‘n’addannato!”.
Francesca, sorpresa, paga con venti euro “Lasci perdere il resto, scappo. Grazie Grazie Grazie!!!”
E si infila al volo nel gippone senza bagnarsi i piedi.

Ah signo’, giusto perchè è l’amico mio che è uno bbono de’ core.
Annamo de corsa che sennò perde er treno.

“Grazie anche a lei. Mi dica subito quanto le devo!”
E chemme deve da’? Nun me deve da’ gniente, sto’ a ffa’ ‘n piacere a n’amico e ad una bella fre… volevo di’, a ‘na bella donna.
E parte di gran carriera sollevando un muro d’acqua.

Fortunatamente, quell’allagamento ha bloccato il traffico in direzione della stazione, la strada è praticamente libera. Tempo cinque minuti e scarica Francesca all’ingresso, proprio davanti a me.
Aiuto Francesca a scendere, le prendo la sacca a mano, saluto ringraziando l’autista e scappiamo dentro. Sono le 14:45, il treno sta per arrivare.
Il treno Italo 9940 delle ore 14:50 è in arrivo al binario 7 anziché al binario 14. Si pregano i signori passeggeri di allontanarsi dalla riga gialla”.
Per fortuna il binario 7 è uno dei primi. Prendiamo al volo la scala mobile ed arriviamo proprio mentre si stanno aprendo le porte automatiche.
“Carrozza 1, in testa. Non ce la facciamo, saliamo qui e la raggiungiamo da dentro.” le dico.
Salgo sulla carrozza 8 a metà treno circa con i due trolley e aiuto Francesca a salire.
Ce l’abbiamo fatta!
Finalmente posso baciarla.


Ci sistemiamo nel salottino di prima classe che Karla mi ha prenotato. Quella donna è un diavolo!
Passa il servizio VIP che ci porta da bere, uno spuntino ed i quotidiani del giorno.
Il viaggio scorre leggero, ci fermiamo ad osservare il panorama assolutamente fantastico della campagna che si tinge dei suoi colori più belli, quelli dell’autunno.
Dopo le fermate di Firenze, Bologna e Reggio arriviamo infine a Milano Rogoredo, tristemente famosa per la fauna di tossici che popolano i parchi che circondano la zona. Fortunatamente non è molto tardi, alle sei del pomeriggio è ancora giorno e comunque c’è un buon controllo di polizia.
Ci rechiamo al desk dell’Avis subito fuori della stazione, facciamo al volo le pratiche di consegna dei documenti e delle patenti per la registrazione, ed attendiamo la nostra auto.
Ci consegnano una Giulietta Alfa Romeo nuova di zecca, con gli interni che ancora profumano di cere e plastiche appena montate.
L’addetto mi comunica che hanno fatto appena in tempo a togliere le plastiche dai sedili anteriori, e che se non ci interessa, ci potrebbero consegnare subito l’auto ma con le plastiche protettive ai sedili posteriori.
Rispondo che va bene così e che non è un problema,
Controllo che il serbatoio sia effettivamente pieno a 8/8 e che i documenti abbiano riportato il giusto numero di targa.
Carichiamo quindi i nostri bagagli nel baule, anch’esso ancora incellophanato, e partiamo alla volta della tangenziale, direzione A7.
C’è un po’ di traffico ed il navigatore riporta circa venti minuti di ritardo a causa di un incidente in direzione sud.

E va bene, invece di arrivare alle sette e mezza arriveremo alle otto di sera.
Avviso telefonicamente del ritardo la reception che ci spiega la particolare procedura di check-in da seguire.
Sono le otto passate, l’incidente era più grave del previsto e siamo dovuti uscire dall’autostrada e poi rientrare al casello successivo.
Alla fine, quel che conta è che siamo arrivati.
Ci rechiamo al nostro albergo.

In realtà, non è un albergo ma un lussuoso motel, il Motel K.
Ho scoperto, dopo aver girovagato su google, che il Motel K è una location particolare molto amata da coppie in cerca di stimoli nuovi senza dover cedere a partouze, scambi, ecc.
È però vero che alcune suite sono utilizzate per accogliere anche 4 persone, e avevo letto che in certe suite avvengono frequenti scambi…
Non ho detto nulla di tutto ciò a Francesca, perché non avevo alcuna intenzione di proporle nulla se non un’occasione per stare insieme per qualche giorno, lontano dalla routine romana.

Comunque, ho seguito la procedura di check-in indicata: siamo andati alla nostra piazzola, abbiamo suonato il campanello, è venuto un addetto che ha prelevato i nostri documenti, fatto un immobilizzo del valore di un pernottamento sulla carta e, all’ok, ci ha consegnato una coppia di chiavi elettroniche per accedere al box coperto e alla suite.
Ci ha anche lasciato le istruzioni su come attivare piscinetta e bagno turco.

Devo dire che dal vivo, la suite faceva un’impressione ancor più viva: un locale di oltre 100 mq, con spazio a dismisura e …lusso dappertutto.
Francesca è rimasta molto colpita e sorpresa. Mi ha confessato che si aspettava una stanza tutta specchi piuttosto che un simulacro di grotta con piscina idromassaggio ed enorme letto rotondo…
Ad ogni modo, mentre Francesca disfa i suoi bagagli e si fa una doccia, io chiamo la reception e chiedo se è possibile cenare in stanza. Mi risponde una cortese receptionist che mi suggerisce di scegliere dai pieghevoli con trovo in stanza un menù di mia scelta e che provvederà a farcelo consegnare a breve.
Decido per entrambi per uno spuntino leggero, un tagliere di formaggi, un carpaccio di manzo con patate arrosto, una bottiglia di rosso ed un dolce a testa.
Mentre attendo che la cena venga servita, raggiungo Francesca in bagno,
La doccia a vista è di per sé spettacolare; con Francesca dentro, è un capolavoro da gustare.
Mi spoglio al volo e la raggiungo.
Ci laviamo reciprocamente accuratamente, soprattutto le nostre parti intime che rispondono immediatamente alla stimolazione.
Ci laviamo i capelli, ci sciacquiamo dal sapone, ci frizioniamo, alternando carezze e baci.
È un fantastico momento di intimità, ma decidiamo di non concederci ancora, riservandoci il piacere per dopo.
Le propongo di infilarci nella piscina idromassaggio in attesa della cena.
Francesca accetta di buon grado e mi precede. Vederla camminare da dietro, con quel culo da favola in evidenza, è uno spettacolo impagabile. Ma è la sua essenza, la sua sollecitudine, il suo prendersi cura di me che la rende perfetta ai miei occhi.

Ormai “sono del gatto”, come dicono alcuni amici etruschi. Francesca mi ha stregato, sono innamorato perso di lei.
E so che lei inizia a provare per me i medesimi sentimenti, e questi intervalli, questi iati al tran tran quotidiano non fanno che rafforzare la nostra passione reciproca.
Sono eccitato, ho voglia di fare l’amore, ma ancor più ho voglia di lei, come donna, come compagna di vita, come complemento a uno della mia esistenza.
Anche lei lo manifesta.
Mi abbraccia e mi stringe a se, poi prende la mia testa tra le sue mani ed inizia a baciarmi sempre più passionale, con un trasporto che mi lascia senza fiato, il cuore a mille che mi balla in petto.
Per fortuna sentiamo il trillo del passavivande, è arrivata la nostra cena.

A fatica mi stacco dal suo amplesso, vorrei continuare a perdermi tra le sue braccia, ma mi faccio forza e vado a prendere i due vassoi che poggio sul tavolino già apparecchiato.
Poi vado a prendere l’accappatoio e lo apro per farlo indossare al mio amore. Glielo chiudo da dietro ed inizio ad asciugarla, con delicata intensità, quasi avessi paura di romperla.
Poi infilo anche il mio ed accompagno Francesca al tavolo, le sposto la sedia e l’aiuto a sedere.
Iniziamo la cena.
Non guardo ciò che mangio, i miei sensi ed il mio sguardo sono concentrati su di lei, e altrettanto lei su di me.
Nel frattempo, proviamo a formulare un primo commento sulla struttura.
“Allora, che ne pensi amore?” le chiedo.
“Molto bella, molto particolare. Non pensavo esistessero delle stanze così.” mi risponde.
In effetti, fin dal nostro arrivo è rimasta sorpresa e dalla dimensione della suite e di quanto presente: la piscina idromassaggio, la sauna/bagno turco, un letto enorme, la doccia enorme con la cromoterapia, uno schermo enorme ai piedi del letto…
La cena corre veloce, dopo una ventina di minuti si alza lei impedendomi di muovermi e provvede a governare il tutto riponendo stoviglie, posate e roba sporca negli stessi contenitori in cui ci erano stati recapitati i cibi, e quindi nel passavivande.
Le chiedo se voglia rimettersi in idromassaggio o se preferisce un massaggio sul letto, o ancora vedere qualcosa in tv appoggiata a me.
La risposta è banale: la sua coccolite supera la mia, ed è tutto dire.
Scegliamo dal catalogo un film che né io ne lei avevamo ancora visto, uno dei tanti titoli americani disponibili sia su Netflix che su Prime, ed iniziamo la visione, stesi uno a fianco all’altro, nudi sotto le coperte.
Ho uno stimolo urgente, devo alzarmi per andare alla toilette, faccio quel che devo e mi rilavo accuratamente. Non vorrei che, nel caso dovessimo fare qualcosa, ci sia la minima traccia di sporco.
Al mio ritorno Francesca mi sta aspettando fuori dalle coperte, le gambe languidamente aperte, una mano che si accarezza il seno, l’altra che titilla clitoride, grandi e piccole labbra.
“Ti aspettavo” mi dice.
Mi basta un secondo. La mia reazione è immediata.
Sono pronto per lei.
Mi butto sul letto tra le sue gambe ed inizio a leccarla con la massima attenzione, dedicando tempo al clitoride, alle piccole labbra, alla vagina, allo sfintere, ora accelerando, ora succhiando, aiutandomi con il naso, le dita, il mento. La sua eccitazione è evidente. Stille di umori densi colano dalla sua vagina bagnandola tutta. Il suo petto si alza e si abbassa ritmicamente, alternando contrazioni del ventre, mentre la penetro con le dita alla ricerca del suo bottone rugoso.
Poi si smarca dalla mia presa, mi spinge sul letto a pancia in su e si getta su di me.
“Ora tocca a me, voglio il dolce anch’io” mi dice, mentre si dedica con passione al fratellone.
Lo lecca per tutta la lunghezza, da sopra a sotto, ancora lo scroto, il mio sfintere, e poi indietro da capo verso la cappella. Nessun centimetro è omesso, tutto il mio inguine è leccato, succhiato, baciato, carezzato.
Poi lo prende in bocca, scendendo piano piano, un centimetro alla volta, fino a che non arriva con le labbra alla radice. Ed inizia letteralmente a scoparmi con la gola, sento le contrazioni della glottide sulla mia cappella. Poi lo tira fuori, lucido e colante di saliva, sembra assurdo che lo riesca ad ingoiare tutto. Lo massaggia ancora con la mano e con la lingua, stuzzicandomi il frenulo, e ancora lo inghiottisce come un illusionista con la spada.
Dopo un po’ abbiamo entrambi voglia dell’altro.
La prendo a missionaria, inserendo la mia asta dentro il suo umido sesso che pulsa ad ogni mia spinta.
“Sto per venire, amore!” le dico.
“No! Fermati!” quasi urla e nel contempo sento una serie di contrazioni alla base della cappella: sono i suoi muscoli vaginali che mi serrano e mi ricacciano indietro nel pianoro del piacere lontano dalla vetta dell’estasi.
E ricomincio piano ad entrare ed uscire mentre con le dita la stimolo esternamente. Il suo clitoride ha la dimensione di un cecio, le grandi labbra sono gonfie e lucide per quanto è tesa la pelle.
Anche lei è vicina, ma a differenza mia, so che lei può venire più volte di seguito.
E infatti un primo orgasmo la squassa. È quasi un urlo di dolore, seguito dal mio urlo quando mi pianta le sue unghie sulla schiena. Mi ha fatto male!!!
Ma continuo, non mi interessa.
Proseguiamo in questo modo e dopo due, tre ulteriori pause per allontanarmi dall’orgasmo, sono oramai in controllo. Sto godendo da matti, la mia erezione è rabbiosa e costante e chiede tributo all’accogliente sesso di Francesca.
Viene altre due o tre volte a distanza di pochi minuti uno dall’altro.
Al quinto orgasmo (ed alla quinta serie di unghiate sulla mia schiena!) decide di voltarsi e mi dice: “Ti prego, mettimelo nel culo, ma fai piano però!”.
Sono sorpreso, è la prima volta che me lo chiede.
Ma ogni suo desiderio è un ordine, per me, e mi sacrifico per lei…
Mi faccio lubrificare un po’ con un profondissimo deep-throat (che già mi manda in crisi!) da cui il mio cazzo esce grondante di saliva densa.
Poi la metto a quattro zampe ed inizio a leccarla e ad infilarle piano piano prima un dito, poi due, e le distendo i muscoli dello sfintere mentre con l’altra mano continuo a carezzarle il clitoride. Quindi appoggio con delicatezza al suo sfintere già appena aperto la punta della mia cappella, ed inizio a spingere.
La sua prima reazione è quella di serrare e di sputarmi fuori. Poi mi prende il cazzo con la mano e lo guida lei verso il suo buco, lo appoggia e poi ci si butta letteralmente contro.
Le sussurro in un orecchio “ho paura di farti male, lascia perdere”.
Ma lei si impunta, sento che lo vuole e continua a spingere fino a che il suo sfintere non cede e si dilata per accogliermi.
Lei trasalisce un momento come se le avessi fatto male, e quindi mi fermo.
Sto per uscire ma lei mi blocca a se “No, no, non uscire. Aspetta!” e continua a bloccarmi con le mani a lei mentre sento che piano piano i suoi muscoli anali si rilassano.

Piano piano il mio membro si fa strada nel suo anfratto, che via via diventa sempre più capiente.
Anche Francesca pare apprezzare molto. Inizia a partecipare attivamente muovendo il bacino ritmicamente verso di me.
Ad un certo punto, la sua mano destra scende ad accarezzarsi e poi a stimolare sempre più intensamente il clitoride.
“Adesso scopami il culo per bene, ORA!!! DAI!!!” urla, sommersa dal piacere.
Me ne rendo conto, e allungo anch’io la mia mano cercando di infilarle un paio di dita nella vagina.
Non faccio in tempo a farlo che sento un fiotto di liquido caldo che mi inonda la mano mentre forti contrazioni mi stimolano ulteriormente il cazzo tanto da farmi venire dentro di lei.
Urliamo entrambi dal piacere: è come se una bomba fosse esplosa tra le nostre gambe, e nella detonazione ci avesse fatto fondere l’uno nell’altra.
Crolliamo sul letto, fianco a fianco, e ci abbracciamo stretti fino a che Morfeo stende la sua coperta su di noi mentre Cupido soddisfatto volteggia sulle nostre teste.

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Mannaggia! ma come è possibile che tutte le volte che vieni tu vengo anche io? mi sembra di essere li con voi...ma questa Francesca sarebbe proprio da vedere.
 

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