Paolo e Francesca - Dieci anni dopo
di Paolo Sforza Cesarani
Cap. 9, in cui Paolo e Francesca condividono un appuntamento dall'estetista
Cap. 9 - L’estetista
Avevo deciso di andare a farmi depilare l’inguine, cosa che faccio da moltissimo tempo, ma il recente incontro con Fabrizio e Laura mi aveva fatto solleticare l’idea di farmi togliere tutti i peli.
Alla fine, visto che il mio fisico, pur non essendo scultoreo, sta ancora bene, e vista la mia idiosincrasia verso i peli miei e degli altri, avevo deciso di ricorrere ad un’estetista per una depilazione totale, non limitata al solo inguine.
Contatto quindi tramite WhatsApp la mia estetista, Sara, in realtà estetista della mia ex-moglie e poi diventata anche la mia, per fissare un appuntamento.
Sara risponde dopo qualche minuto dicendomi che è presa per le prossime due settimane e che se ne parla a fine maggio, ma che è meglio se mi sbrigo se no rischio addirittura di arrivare a metà giugno.
Le scrivo che no, è troppo in là, e poi ho deciso di depilarmi anche il corpo.
“Ah, quindi mi servono quasi due ore, non solo una. Allora guarda, visto che sei tu, facciamo così.
Il prossimo lunedì volevo andare fuori e non ho preso appuntamenti, ma se come sembra il tempo è brutto, ti faccio la cera. Ok?” mi scrive.
“Va bene. Ok per lunedì. Va bene alle 10:30?”
“Ok. Lunedi alle 10:30. Ciao. Ah, ti mando il nuovo indirizzo, ho cambiato sede, ma è vicinissimo a dove stavo prima. Ricordatelo.”
Sara è molto meticolosa, usa sia la cera tradizionale che la resina a seconda delle zone sui cui va a operare. Ad esempio sul pube va con la cera, ma sullo scroto e sui testicoli preferisce usare la resina.
Però ricordavo che mi aveva detto che aveva imparato la tecnica della pasta di zucchero e che voleva metterla in atto per fare esperienza. Le avevo proposto di farle da cavia, ma poi non se ne era fatto nulla.
Le riscrivo al volo “Ma poi hai imparato il sugaring?”.
Dopo un po’, risponde “Si, ma me lo chiedono in pochi. Sai, costa un bel po’ di più e poi devo usare un barattolo entro la giornata se no quello che rimane lo butto perché è una pasta di zucchero e miele senza conservanti. Quindi, lo posso fare se ci sono almeno due persone in un giorno che me la chiedono”
Idea… mi ricordavo che Francesca mi aveva detto che sarebbe dovuta andare dalla estetista ma che la sua aveva avuto un incidente in motorino e si era rotta un dito e quindi non riusciva a lavorare.
“Fra, quando hai l’estetista? Hai preso poi l’appuntamento?” le scrivo su WA.
“No, non l’ho ancora preso, Giovanna (la sua estetista) non può e non mi va di andare da una che non conosco che magari mi fa vedere le pene dell’inferno. Poi lo sai, ho la pelle così delicata lì… “
“Saresti disponibile lunedì mattina? Ho la mia estetista che sarebbe libera, ci andiamo assieme. Ti va?”
“Lunedi mattina sono libera, ma fino alle 14; poi devo andare in casa famiglia”
“Ok, ti faccio sapere al volo”
“Sara, ho trovato la seconda persona per lunedì, così proviamo la pasta di zucchero.” scrivo all’estetista.
“Va bene. Ma se è un altro uomo non posso. Ci si mette un po’ di più e se devo fare anche lui integrale, non ce la faccio. A meno che tu non venga prima, alle 9:00”
“Ok, te lo dico tra un po’”
“Fra, ce la fai a stare a casa mia alle 8:20 di lunedì mattina? Poi ti spiego”
“È un po’ presto, facciamo alle 8:30 che sono più sicura. Ma perché, dove mi porti?”
“Dalla mia estetista che però sta all’Olgiata.”
“OLGIATA??? Un po’ più vicino no, eh?”
“😉”
“Ma che c’ha di speciale, la tua?”
“Facciamo la cera con la pasta di zucchero, quella araba, conosci?”
“Mai fatta, ma me ne hanno parlato. Mi hanno detto che faccia molto meno male e che venga molto meglio senza stressare la pelle”
“Esatto. Essendo a base di zucchero, miele e limone, è del tutto naturale e poi si usa a temperatura ambiente o quasi.”
“Ma costa un sacco!”
“Non ti preoccupare, Sara è amica mia e mi conosce da una vita. E poi mi praticherà un prezzo speciale perché le facciamo da cavia o quasi. E comunque, ci penso io.”
“Vabbè vabbè. Poi vediamo, ok?”
“Si, va bene. Tanto ci vediamo più tardi…”
Arriva il lunedì e, come previsto, a Roma diluvia. Il traffico è impazzito, sono caduti alberi, allagate un sacco di strade e le buche sono diventate piscine. E infatti, alle 9:10 mi chiama Francesca “Paolo, sono ancora bloccata nel traffico. Sto ferma da venti minuti sotto al tunnel della Tiburtina sulla tangenziale. Mi sa che è tutto allagato.”
La capisco. Quel tunnel, come moltissime altre opere a Roma, entra in crisi ogni temporale perché le caditoie dell’acqua sono sempre attappate e si formano dei laghi veri e propri nei quali si piantano le macchine.
E quel giorno era successo proprio quello.
Per fortuna, dopo un po’ mi richiama Francesca “Ci siamo mossi, credo che alle 9:30 sono a casa tua”.
Avevo avvisato Sara del ritardo, e le avevo detto che, nel caso, avrei rinunciato alla mia depilazione integrale per dare un po’ del mio tempo a Francesca.
“Va bene Paolo. Comunque, vediamo come va. Magari possiamo fare tutto. Vi aspetto” e chiude la telefonata.
Francesca suona al citofono “Scendi? Andiamo con la mia, qui non c’è posto per parcheggiare” mi dice.
“Potresti parcheggiare nel mio box e andiamo con la mia”
“Troppo casino. Non avevi detto che eravamo in ritardo?”
Ora, non è che Francesca guidi male, tutt’altro. Solo che quando parla e c’è traffico - diciamo incasinato – e qualcuno le fa una prepotenza qualsiasi (e a Roma è certo come è certo che
la Roma è magica e Totti è il suo profeta) lei diventa una furia e inizia a dare di matto. Ed mi genera ansia, tanta ansia.
I tempi sono in effetti stretti e da Parioli all’Olgiata ci vogliono dai 30 ai 40 minuti almeno, se va bene.
Ma quel giorno l’anima di Cleopatra (la faraona che si dice si facesse depilare ogni giorno con la pasta di zucchero in ogni parte del corpo) vigilava su di noi e magicamente, arrivammo in soli 30 minuti esatti.
Citofono alla porta dello studio privato e Sara ci viene incontro.
“Tu devi essere Francesca, l’amica di Paolo. Mi ha detto di te. Complimenti, sei molto bella!” l’accoglie con un sorriso a trentadue denti.
Sara è vestita in tenuta da lavoro: un paio di leggins bianchi, una bralette bianca cortissima ed attillata dello stesso tessuto dei leggins sotto un camice corto al momento tenuto slacciato. Nessuna traccia di reggiseno, visto che i capezzoli erano evidentemente in mostra non nascosti dal tessuto traslucido.
Anche i leggins sembrava fossero indossati a pelle, come tradiva l’evidenziazione del pube a
camel-toe, ovvero il disegno delle grandi labbra e del solco separatorio.
Ci guida nella stanza dei trattamenti al cui centro era un mobile massiccio, misto tra una poltrona da ginecologo ed un lettino da massaggio.
Difatti, aveva una parte reclinabile in avanti come lo schienale di una poltrona da dentista, ed una parte fissa a metà della quale si trovavano due supporti per le caviglie esattamente identici a quelli del ginecologo.
A completare la “stranezza” c’era sul soffitto una lampada scialitica incassata al centro di una matrice di pannelli led che illuminavano a giorno la stanza eliminando quasi tutte le ombre.
Una lente di ingrandimento con una corona di led quasi abbacinanti completava l’attrezzatura assieme ad una serie di carrelli e cassettiere destinati al materiale ed agli strumenti.
Decisamente più uno studio dentistico che un salone di estetica…
“Allora, Sara, come vogliamo fare? Preferisci fare prima me o prima Francesca?”
“Io preferirei Francesca perché so già come fare e come mettere le mani, visto che le prove le ho fatte sulle colleghe. Poi, dopo, faccio te. Sei d’accordo, Francesca?”
Francesca annuisce “Si certo, non c’è problema!”
“Allora cortesemente spogliati tutta ed infilati questa vestaglietta” le disse porgendole una vestaglietta in tyvek. “Se hai freddo me lo dici che alzo la temperatura del climatizzatore” e prendendo il telecomando, controlla che sia a 23 gradi. “Siamo a 23°C che è la temperatura giusta per intervenire su un corpo nudo. Ma se hai freddo alzo a 24° 25°, se vuoi.”
“No, al momento va benissimo così.” Risponde Francesca.
“Posso spogliarmi qui o hai uno spogliatoio?”
“Se vuoi, anche qui, ti porto un paio di ciabattine.”
Francesca si spoglia e rimane nuda in attesa delle ciabatte.
Poi si infila la vestaglietta e si distende sul lettino.
“A pancia in giù, per favore. Prima faccio gambe, cosce e glutei. E pure quel che c’è in mezzo (risatina!). Tanto mi pare che tu faccia la brasiliana, no?”
“In realtà no, tengo sempre una piccola striscia davanti, ma mi piacerebbe cambiare. Che mi consigli?”
“Non hai molti peli, non è che possiamo fare molto. Posso provare a cambiare un po’ ma lo vediamo quando siamo davanti. Qui, tanto, tolgo tutto, no?” puntando il dito contro lo sfintere ed il perineo.
“Si si, li si. Non voglio nulla. Mi da’ fastidio” dice Fra.
“Uh come ti capisco, io pure esco matta se c’è un solo peletto. Poi i miei sono neri e quindi un po’ più ispidi e con i leggins ed i pantaloni stretti, lo sfregamento è insopportabile, almeno per me. A te no?” chiese Sara.
“Si. Soprattutto con il perizoma. Certi peletti piccoli piccoli mi infiammano da morire tutta la zona!”
“Fammi vedere bene” disse Sara, prendendo la scialitica per illuminare al massimo la zona, per poi passare alla lente di ingrandimento illuminante. “Francesca, hai un bel po’ di peli incarniti qui sotto. Te li tolgo, se vuoi”.
“Si grazie, mi fai un piacere da niente…” rispose.
Sara aprì un cassetto di una cassettiera in acciaio all’interno del quale c’erano almeno 30 pinzette di vari tipi, e ne prende una.
Poi apre un altro cassetto pieno di specilli, ed ancora un altro con solo estrattori di punti neri e di cisti.
Quindi con la mano guantata allarga le cosce di Francesca ed inizia a controllare con attenzione il tratto tra ano e vagina, stendendo la pelle con le dita mentre eliminava peli incarniti e doppi.
“Guarda qui!” ed inizia a tirare fuori una matassina di qualche millimetro di diametro piena di peli pubici sottili e lunghissimi… “Questo è una vita che ce l’hai”…
Francesca annuisce e risponde “Si’, ora capisco perché mi dava fastidio...”
“Beh, diciamo che chi ti ha fatto la ceretta non è che sia stata molto attenta…”
“Se ti dico che me la fa sul tavolo della sua cucina??? Mi credi?” dice Francesca sorridendo “Però è sempre tanto buona e disponibile! E poi costa poco!” aggiunge.
“Allora capisco tutto… e non mi meraviglio di nulla!” risponde Sara.
Sara è una professionista che lavora come un chirurgo in una sala operatoria.
Ho visto con i miei occhi mettere dentro l’autoclave per la sterilizzazione pinzette, specilli, forbicine, tronchesi…
Visto che ho tempo, do una sbirciata ai diplomi appesi al muro.
E tra un attestato di partecipazione e l’altro, oltre al diploma di estetista c’è, quasi nascosto, il diploma di laurea in scienze infermieristiche rilasciato alla dott. Sara Bernardi dal magnifico rettore della Sapienza, e accanto ad esso il diploma del “Master Universitario in Infermieristica Dermatologica clinica”.
Accidenti.
“Sara, ma tu sei laureata in scienze infermieristiche! E hai il master in dermatologia! Ma come mai fai l’estetista?”
“Perché mi piace. E vuoi mettere come ti senti mentre stai depilando la passera di una donna che uscirà da qui pronta per una bella botta di sesso, invece di dover togliere una padella o sfilare un catetere?”
In effetti, non fa una grinza.
“Ho notato che hai attrezzature e strumenti più da studio medico che da studio estetico. Come mai?”
“Ti rispondo con un’altra domanda, Paolo. Tu andresti sereno da un dentista che ti cura con gli stessi specilli con i quali ha pulito la carie del paziente precedente dopo averli sciacquati con l’acqua?”
“Beh no, che schifo!”
“Ecco, per me è lo stesso. Ora ti spiego anche una cosa. Io non ho bisogno di lavorare. Sono ricca di famiglia e ho deciso di investire un po’ di soldi nella mia attività. Ecco perché vedi cose che non vedrai mai se non in una clinica estetica seria. La passione per l’estetica l’avevo prima della laurea in infermieristica. Poi mi sono resa conto che mi piaceva di più fare l’estetista e ho deciso di seguire il corso.
La parte di esami di anatomia, fisiologia e patologie dermatologiche me l’hanno fatta saltare, perché con la laurea ed il master non avevo bisogno di studiarle, e ho speso tutto il tempo nell’imparare trucchi, massaggi, depilazioni, manicure, pedicure, tatuaggi temporanei… E poi, grazie ad alcune amicizie, ho seguito un sacco di corsi sui macchinari che vedi e anche su altri che non ho ma che mi interessava studiare.”
“Francesca, girati per favore. Ti faccio davanti”
Francesca aveva il pube un po’ disordinato rispetto ad un paio di mesi prima. La striscia era stata sostituita da peli che partivano dalla linea nigra per allargarsi verso le fosse iliache.
“Che vogliamo fare? Strip, triangolo, freccia, punto esclamativo? Però sotto puliamo tutto, eh?” le chiese.
“Posso dire la mia, Fra? A me piacerebbe a triangolo, piccolo però. Diciamo tre o quattro centimetri in alto e lungo fino a due centimetri dal clitoride. Che ne dici?” le propongo.
Nel frattempo Sara tira fuori una serie di maschere da applicare sul pube per delimitare l’area da depilare e le porge a Francesca perché scegliesse.
“Tu che ne pensi, Sara? Visto i pochi peli che ho e che andiamo verso l’estate, cosa mi consigli?”
“Sinceramente rimarrei sulla landing strip, al massimo. Ma per lo più direi di togliere tutto. Hai un bel pube. E se vuoi, dopo faccio un trattamento speciale rigenerante che te la fa tornare nuova…” e fa l’occhiolino.
“Dici? E va bene, riproviamo. Voglio seguire il tuo consiglio. Cos’è questo trattamento?” chiede Francesca.
“È come la pulizia del viso, ma fatta al pube ed alla zona genitale. I brasiliani la chiamano vajacial, un misto tra vagina e facial…”
“E vada per questo trattamento”.
“Ma Sara, abbiamo tempo per farlo? Francesca alle 14 deve essere a Roma!” chiedo.
“Penso di si. Mentre lei sta sotto bagno di vapore, io lavoro su te. In mezz’ora, quaranta minuti al massimo me la sbrigo. Però non integrale, facciamo solo pube, inguine, genitali e perianale, ok?”
“E va bene. Però prendiamo fin da ora appuntamento per il resto tra 30 giorni, va bene?” le dico accomodante.
“Si, certo, va bene!”
“Scusa Paolo, mi dispiace. Per fare me hai rinunciato tu!” disse Francesca.
“Ma no, tranquilla, mi fa piacere. E poi è interesse anche mio che tu sia ‘pulita’ lì sotto. L’altro ieri avevo la lingua che sembrava essere stata scartavetrata!”
“Deficiente! Cretino! Stupido” mi apostrofa Francesca, tra il serio ed il faceto, mentre Sara ed io ridacchiamo.
“Beh, però Paolo ha ragione, Francesca. Anch’io non sopporto leccare un pisello o una patata pieni di peli duri ed ispidi! Vuoi mettere?” interviene Sara mentre inizia ad eseguire i primi strappi con la pasta.
“Ti faccio male, Francesca? Senti dolore?”
“Assolutamente no. Non sento praticamente nulla, Sara. E poi devo dire che hai una mano fantastica”
“Sentirai dopo, che mano!” ammicca Sara facendomi l’occhiolino.
Sono perplesso. Non capisco che messaggio mi stia cercando di dare. Ho la sensazione di essere stato messo ai margini di un gioco…
Sara continua a lavorare con la pasta con rapidi e precisi movimenti della mano, prima la distende, poi con un colpo secco del polso la stacca piccoli tratti di qualche cm a volta. Lentamente ma inesorabilmente il pube di Francesca è sempre più pulito.
Ora inizia a lavorare la zona delle grandi labbra. Il tipo di pasta implica un contatto molto più intimo rispetto alla ceretta o alla resina. È come un massaggio continuo delle parti e Francesca sembra goderne appieno, tant’è che i suoi capezzoli sono eretti, il respiro è un po’ più corto ed un lieve turgore caratterizza le grandi labbra ed il clitoride.
“Ti da fastidio, Francesca?” chiede Sara.
“Fastidio? Tutt’altro. È un qualcosa di totalmente diverso rispetto alle solite cerette. Ti dirò, è quasi piacevole!” risponde Francesca con un po’ di imbarazzo.
“Dai, che dopo facciamo un bel massaggio e passa tutto!”.
“Fra, ma se chiamassi e avvisassi che hai un problema per oggi?” le chiedo.
“Non so, tesoro. Ora sento com’è la situazione. Mi passi il telefono?” mi risponde.
Compone un numero e ascolto. Pare che non ci siano problemi, la collega della mattina non ha nulla da fare e può sostituirla anche fino al prossimo turno, per cui si può fare tutto senza fretta.
“E tu, Sara, hai problemi di appuntamenti?” le chiedo.
“No, nessun problema Paolo. Dimmi quali sono i nuovi programmi, allora.” risponde Sara.
“Francesca non ha più urgenza di rientrare, quindi puoi fare il trattamento completo a entrambi, se vuoi!” le dico.
“Va bene. Volete ricevere un massaggio dopo la depilazione? Per reidratare la pelle e lenire le eventuali infiammazioni?” ci chiede.
Guardo Francesca con fare interrogativo, e ricevo un cenno di assenso. “Perché no?” è la mia risposta.
“Ok. Allora avanti tutta”.
Approfitto del fatto che Francesca ne ha ancora per un po’ e mi metto a fare qualche telefonata di lavoro e a spostare una call che avevo fissato comunque per il tardo pomeriggio.
È una brutta giornata, là fuori, e qui da Sara si sta bene al riparo dalla furia degli elementi.
“
It’s raining cats and dogs” dicono gli inglesi quando viene giù che Dio la manda.
Vado a cercare un bagno, ho bisogno di fare pipì. Apro una porta a caso, macchinari.
La successiva, un laboratorio da onicotecnica.
La successiva ancora da’ su uno stanzone grande, le pareti drappeggiate di stoffa chiara, un grande futon poggiato su un tatami a sua volta appoggiato sul parquet di iroko. Solo alcuni mobili essenziali, una scaffalatura con asciugamani e teli, un’altra scansia piena di oli e un gran numero di candele da massaggio sparse lungo il perimetro della stanza. Un armadietto chiuso a vetrinetta completa il tutto. Decisamente non è il bagno.
La porta accanto alla sala con il futon è quella del bagno.
Bagno… si fa per dire. In realtà è una stanza poco più piccola di quella da massaggi, al cui centro c’è un tavolo largo quanto un letto a due piazze, tutto in maiolica, circondato da pareti di cristallo e sormontato da più doccioni e soffioni da doccia. In fondo, nascosti dietro una parete, ci sono i servizi igienici.
Pazzesco. Non ero mai stato nel nuovo studio, è veramente fantastico. Ed è enorme. Ci sono locali dedicati a trattamenti con i macchinari, ed una sala dedicata alle lampade abbronzanti.
Saranno 500 metri quadrati, un’enormità. Però è bellissimo.
Rientro nella stanza dove sta Francesca. In quel momento è in posizione ginecologica, i piedi appoggiati sulle staffe del lettino, con un macchinario che spara vapore mentre Sara applica a mano una crema particolare, che poi ricopre con un panno caldo.
“Mi sono permesso di andare un momento al bagno e nel cercarlo ho fatto un giro. Premesso che il tuo centro è una piazza d’armi, ma a cosa serve quella struttura in bagno?” le chiedo.
“Bagno? Ah, no, non è il bagno. O meglio, ci sono i servizi, ma quella è la sala hammam. Il tavolo che hai visto serve a fare il savonnage o i fanghi. Ti piace?”
“Bello, ma non l’ho mai fatto. E tu Fra?” chiedo.
“No, nemmeno io. Ho fatto dei bendaggi ai fanghi una volta, ma era una cosa un po’ rimediata, con i teli di cellophane ed un generatore di vapore attaccato. Non credo sia lo stesso” risponde.
“Buona occasione per provarlo assieme, no?” interloquisce Sara. “Anzi, vi propongo una cosa. Visto che è quasi la mia inaugurazione, voi siete qui ed avete un po’ di tempo, facciamo un bel pacchetto completo. Ora finisco qui con Francesca, poi faccio te Paolo, poi facciamo un bel hammam e al termine un massaggio rilassante all’olio di argan. Va bene?”
“Beh, va bene. Francesca, se sei d’accordo…” chiedo.
“Mica male, si, mi piace l’idea di avere qualche coccola in più…”.
“Aggiudicato allora. Paolo, inizia a spogliarti, Francesca ha praticamente finito. Francesca, non ti rivestire, infilati solo la vestaglietta e mettiti tranquilla.” E aiuta Francesca ad alzarsi dal lettino.
Mi spoglio e mi stendo sul lettino a mia volta.
“A pancia in giù per favore, facciamo schiena, glutei e cosce. Paolo, per le parti più grandi e meno problematiche userò la solita cera, sei d’accordo? Poi le parti delicate le facciamo con la
sokkar, la pasta di zucchero.”
“Come vuoi tu, Sara. Sono nelle tue mani.”
Inutile dire che il dietro è stata un’operazione facile. Ad un certo punto mi ha fatto mettere a quattro zampe per facilitare la pulizia della zona anale e perianale. Non nascondo che è una delle zone erogene preferite e, in certe occasioni, il loro sfregamento mi genera sostanziose erezioni. Ed anche questa volta non è stato diverso. Ma non mi scuso più, mi succede praticamente ogni volta, e Sara non ci fa più caso.
Francesca invece lo ha notato. “Ah, ti piace, eh?” insinua mentre passa una mano a carezzare la natica.
“Eh si. Difficile negare l’evidenza…” sghignazzo.
“Ok. Paolo, girati pancia in su. Ora inizia lo strazio.” dice Sara.
Io non sono assolutamente peloso, anzi, diciamo che il mio torace e le mie cosce sono praticamente glabre. Ho un bel po’ di peli sulla pancia e sullo stomaco, ed ovviamente, sulle gambe e sulle braccia.
“Sulla pancia ti farà un po’ male, ma niente di che. Sono troppo lunghi per toglierli con la pasta, e ci metteremmo una vita. Userò la cera anche qui.” annuncia Sara.
E difatti, la cera calda inizia a prepararmi al fastidio dello strappo, decisamente intenso, almeno per me. Però sopporto. L’obiettivo è di arrivare a provare la famosa ceretta araba.
Ed arriva finalmente il momento.
Sara prende una palletta di pasta di zucchero e la stende sulla parte. Poi, con gesto rapido, la solleva e la toglie, strappando e portando via il pelo.
Fa così con metodo su tutto il pube, fino a che si dedica al pene.
Lo prende in mano per bene, lo impugna e poi inizia a lavorare a piccoli pezzi. Inutile dire che dopo poco, non è più così manovrabile. Difatti, ho un’erezione generosa che non vuole scomparire. Francesca si alza, si avvicina e viene a vedere da vicino.
“Posso sentire come viene?” domanda a Sara con fare innocente.
“Certo!” e nel frattempo lascia il pisello mentre Francesca la sostituisce nella presa e approfitta per accarezzarmi.
La cosa mi eccita al punto tale che mi sento vicino a scoppiare.
Ma provo a concentrarmi sulla prossima dichiarazione dei redditi e ottengo l’immediata cancellazione dell’erezione. Ah, potenza dell’Agenzia delle Entrate!
Ora Sara ha terminato il suo lavoro. “Potrei farti un massaggino con l’olio ma tanto passiamo al hammam. Seguitemi”.
Francesca ed io la seguiamo mentre la seguiamo entrando nella sala massaggi che avevo visto in precedenza. C’è una porta che apre proprio sulla stanza del hammam, che non avevo notato prima.
“Ora toglietevi la vestaglietta e mettetevi sdraiati sul tavolo. Apro un po’ d’acqua calda per scaldarlo. Mettetevi comodi, vado a prendere il sapone.” E si allontana aprendo il camice e togliendoselo.
Rientra dopo un po’ reggendo in mano un contenitore. L’acqua calda ha iniziato a produrre vapore che ha appannato i cristalli.
Intravedo dall’altra parte Sara che si spoglia togliendosi i leggins e il top. Anche Francesca la osserva chiedendomi “ma che fa?”.
“Boh. Forse si mette un costume per non bagnarsi.” dico io.
Ma dopo pochi secondi vediamo le luci spegnersi lasciando posto ad un lieve chiarore prodotto da piccoli led incassati sulla volta della soffitto sopra il tavolo. E mentre cerchiamo di abituarci alla nuova condizione, Sara entra nel hammam completamente nuda.
“Ora vi metterò addosso del sapone misto ad olio di oliva che spalmerò su tutto il corpo. Poi vi dedicherete uno all’altra e viceversa e vi insaponerete accuratamente tutta la pelle su tutto il corpo, capelli compresi. E quando dico tutto, intendo TUTTO, chiaro?” rimarca.
Seguiamo le sue indicazioni, lei controlla che la schiuma sia omogenea, intervenendo una volta sul seno di Francesca, un’altra volta sul mio pene, poi ancora sul pube di Francesca… poi ci dice: “Se vi fa piacere, potreste insaponare anche me…”.
Francesca ed io stiamo al gioco. Tutto sommato, la cosa è piacevole e Sara ha un bellissimo corpo…Mentre la carezziamo e spalmiamo il composto, Francesca mi bacia appassionatamente. È un attimo, il suo bacio scatena in me uno stato di eccitazione assolutamente visibile ed evidente.
Sara se ne accorge e dice: “È il momento di sciacquarci.” Batte le mani e si accendono luci viola, rosse, blu, verdi, gialle che cambiano di continuo. Wow!...
Una cascata d’acqua sottilissima piove dal soffitto su di noi, lo stesso tavolo si riempie di acqua stillante dalla pietra che sembrava compatta ma che invece nasconda migliaia di piccoli fori.
Ci sciacquiamo a vicenda usando delle salviette in morbida spugna che Sara ci ha dato, detergendoci il corpo. Anche lei partecipa all’azione, attivamente e passivamente.
È tutto molto naturale, molto eccitante, soprattutto quando i nostri corpi si toccano.
Ma dopo qualche minuto di gioco, Sara ci guida nella stanza accanto ove il futon è stato ricoperto di morbidi teli, le candele sono state accese, e sul tavolino sono apparsi flaconi di oli e di essenze ed una grossa scatola di legno di fattura indiana.
Ci fa sedere l’uno di fronte all’altro e ci dice: “Potete scegliere come procedere. Potete chiedermi di massaggiarvi assieme, io in mezzo a voi, ma sarà un’esperienza limitata perché da sola posso fare poco. Posso massaggiarvi uno alla volta, alternandomi tra di voi mentre l’altro aspetta. Oppure posso farvi partecipare e farvi massaggiare il partner mentre ripetete le mosse che faccio io. Paolo ed io massaggiamo Francesca, poi Francesca ed io massaggiamo Paolo. Poi, se lo vorrete, potrete entrambi massaggiare me. Oppure potrete chiedere di essere lasciati da soli e continuare per vostro conto. Io sono a vostra disposizione”.
Decidiamo di accettare l’ultima proposta.
Francesca si stende a pancia in giù, io alla sua destra, Sara alla sua sinistra.
Iniziamo a massaggiare con abbondante olio le gambe, uno per parte.
Seguo con attenzione i movimenti di Sara, mi fermo quando si ferma lei, procedo come procede lei. Il massaggio è intenso e sensuale, ma non erotico, almeno fino a che la sua mano va ad accarezzare la vagina di Francesca, la quale favorisce la manovra sollevando leggermente il bacino.
Sara allora mi indica di andare a sedermi alla testa di Francesca, praticamente quasi seduto sulla sua nuca. Lei invece si pone ai piedi.
Iniziamo una serie di massaggi che partono dalle estremità e si incontrano allo stesso momento sui glutei e poi all’interno delle cosce. È una carezza continua, in quel momento, che Francesca gradisce visibilmente. Allunga le mani e accarezza il mio membro, iniziando una lenta masturbazione.
Dopo qualche minuto, Sara le chiede di voltarsi e mettersi a pancia in su.
Ora ci invertiamo le parti. Io mi metto dalla parte dei piedi, Sara dalla testa. Le nostre mani scorrono lungo il corpo di Francesca percorrendolo su e giù, e si incontrano all’altezza del pube. Le mie dita accarezzano il clitoride, le grandi labbra, fino a che decido di avvicinarmi ed iniziare a leccarla con passione mista a devozione. Sara invece si concentra in un massaggio al seno. Dopo qualche minuto, Francesca esplode in un orgasmo intenso, dalla sua fica escono umori densi e appiccicosi, segno del suo godimento.
Cinque minuti di rilassamento totale, e Sara mi dice “Ora tocca a te, Paolo.” ed indica a Francesca come posizionarsi.
“Faremo coma abbiamo fatto prima con te. Va bene?”
Francesca annuisce.
Mi metto a pancia in sotto, allargo le gambe e mi concentro sul piacere delle carezze che percorrono il mio corpo. Sara si sofferma spesso sul perineo, allarga il solco con le dita e massaggia lo sfintere con olio caldo. Ad un tratto, sento un terzo dito che piano piano mi dilata e si incunea nel mio ano. È Francesca, guidata da Sara, che ha deciso di darmi piacere così. Mi inarco per sollevare il bacino e due mani si infilano sotto di me, prendono i testicoli, il cazzo e mi stimolano intensamente. Sto quasi per scoppiare, ma Sara è brava ad intuire e a farmi girare.
Il servizio continua a pancia in su, ma ora è Francesca che mi rende par per focaccia e inizia un pompino pazzesco prendendomi tutto in gola fino alla radice.
Ad un certo punto è lei che mi sta scopando con la bocca mentre Sara mi massaggia le palle ed il perineo.
Sto per venire. Inizio a sentire le contrazioni, faccio cenno a Francesca ma lei continua imperterrita a succhiare. Esplodo nella sua bocca tre, quattro, cinque volte. Mi sembra di averla inondata ma lei prende e manda giù come se nulla fosse.
Due chiacchere, un momento di pausa e Sara timidamente suggerisce “Ora toccherebbe a me...”.
È giusto.
Si distende a pancia in giù ed iniziamo a massaggiarla.
Francesca ed io non siamo molto pratici, non abbiamo la necessaria sintonia, per cui ci poniamo lei alla testa ed io ai piedi. Mi dedico a massaggiarle le gambe mentre Francesca si dedica al collo ed alla schiena.
Dopo qualche minuto Sara decide di girarsi e chiede di fare come abbiamo fatto in precedenza assieme a lei.
E’ mio compito dedicarmi alla sua vagina, mentre Francesca si concentra sul seno.
Dopo qualche minuto, ci fa capire che vorrebbe di più ed io inizio a leccare con passione il clitoride, le grandi e le piccole labbra mentre con infilo un dito nella sua calda umida fessura. Arrivo subito a titillare la grinzosità del suo punto G e lei si incendia immediatamente. Francesca si solleva eccitata dalla posizione ginocchioni e mi vuole baciare, ma nel far questo si mette con il suo sesso a portata di bocca di Sara che inizia a suggerla ed a penetrarla con la lingua. Lascio il mio posto a Francesca che mette la sua testa tra le gambe di Sara ricambiando i favori e mi sposto dietro, deciso a penetrare la mia compagna da quella posizione; ma Sara non molla la posizione e decido quindi di appoggiare la mia cappella sul buchetto di Francesca. Lei incassa senza fiatare, anzi, mi favorisce mettendosi meglio e mugolando di piacere.
È un crescendo di sesso, piacere, urla fino a quando l’orgasmo quasi simultaneo di tutti e tre pone fine ad un partouze memorabile.
Ci stendiamo a riposare, stanchi, svuotati ma decisamente soddisfatti.
Con Francesca il sesso è magico, divino.
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Al prossimo capitolo, se vorrete.