"Una spiaggetta tranquilla!?!? E perché mai!? Sto benissimo qui... il posto è meraviglioso... e poi, non so se hai notato, ma sto regalando delle emozioni forti a così tanta gente!! Guarda intorno a te e troverai moltissime conferme di quanto sto dicendo: sarebbe un peccato fuggire proprio adesso, deluderei decine e decine di ammiratori: mai scappare sul più bello...!"
Effettivamente dovevo ammetterlo: enumerare almeno cinquanta occhi infuocati che puntavano le sue tette straripanti e le areole dilatate mi stava donando dei momenti di vigorosa eccitazione. Mi arrapava in particolare il suo insolito piacere nel provocare anche uomini maturi, a suon di pose esplosive e disinibiti movimenti del corpo con i quali appositamente aveva deciso di deliziarli allo stremo.
Diana si rivolse a Stefano, fissandolo intensamente negli occhi: "Dimmi la verità: anche tu vorresti trovare un posticino isolato?"
"Beh, in realtà già prima ho tentato invano di scovarne uno. Non mi tirerei indietro per nessuna ragione al mondo, ma credo che ormai l'unico posticino potenzialmente tranquillo potremmo trovarlo al largo, sul nostro gommone: le spiagge sulla carta isolate sono puntualmente assediate da barche, gommoni e canoisti, in questa zona. Peccato!"
"Ho la sensazione che voi due non me la raccontiate giusta" sorrise ironicamente Diana guardandoci a turno con divertito sospetto.
Stefano tentò di aggirare l'ostacolo fiutato: "Mercoledì prossimo è la mia giornata libera, stavo pensando che potremmo trascorrerla insieme: con il mio gommone avrei molta più libertà di movimento e tutto il tempo da dedicarvi: certo, è un pochino più piccolo di questo, ma è comunque accogliente e potrei portarvi ovunque senza correre rischi di licenziamento". Il ragazzo sorrise in maniera accattivante e tentatrice. "Oggi purtroppo devo rispettare l'orario "aziendale", ma Mercoledì potremmo attendere che qualche spiaggia interessante si svuoti: di solito dopo le sei (ogni tanto anche prima), questa bolgia quotidiana sparisce e tutte le frequentatissime spiagge che stiamo visitando si trasformano in suggestive calette completamente deserte ed ombreggiate"
"Quindi hai un gommone personale, tutto tuo? Di tua proprietà?" domandai.
"Non proprio mio: è di mio padre che lo usa sempre più raramente, quindi posso disporne a mio piacimento. Non credo che oggi avremo il tempo di vedere le ultime due spiagge, imperdibili, ma Mercoledì innanzitutto potremmo completare il tour, se volete. Sarete miei ospiti!"
"Continuate a non raccontarmela giusta voi due, ma comunque l'idea mi potrebbe piacere, sempre se non prenderemo altri impegni!"
Strano l'atteggiamento di Diana: l'ultima esternazione piuttosto sibillina e velatamente polemica era tutta da interpretare in quel momento: perché tenere sulle spine un giovane e generoso adoratore per prendere altri eventuali impegni proprio nel giorno di una possibile svolta, finalmente a portata di mano? Temevo un insufficiente coinvolgimento da parte sua, oppure una scarsa attrazione nei confronti di Stefano: la sua già dichiarata predilezione nei confronti del figlio dei proprietari dell'appartamento rispetto al marinaio costituiva un rafforzamento delle mie impressioni. Ma non escludevo che sospettasse di una premeditata unità d'intenti tra me e Stefano a lei sgradita o che fosse rimasta delusa dalle ultime risposte del giovanotto, che denotavano una carente intraprendenza nell'immediato, a favore di un differimento a giornate migliori di un pronosticabile traguardo.
Diana scrutò le numerose presenze in acqua, soffermandosi in particolare sui tre adolescenti che nel giocare a pallavolo erano abbondantemente sconfinati dalla collocazione iniziale, dimezzando la distanza dai nostri asciugamani: ogni loro pausa rappresentava una ghiotta occasione per dedicare occhiate ferventi e libidinose nei confronti delle tettone, visibili in maniera evidente dal ravvicinato campo acquatico allestito forse volutamente ad una traiettoria ottimale rispetto al posizionamento di Diana.
Pervasa dall'improvvisa necessità di un bagno rigenerante, si alzò e raggiunse lentamente la battigia, fermandosi proprio davanti ai tre sedicenni, almeno in apparenza. Notai una netta, crescente, inevitabile perdita di concentrazione da parte dei giovani, le cui attenzioni si spostarono sempre più distintamente sul corpo di Diana, che si mostrava senza pudore a non più di due metri da loro.
In piena fase di arrapamento, udii Stefano rivolgersi a me, sottovoce: "Secondo te ci ha sgamati mentre ci passavamo i numeri di telefono?"
"Non credo, ma forse si aspetta qualcosa di più oggi pomeriggio"
"Con tutto il rispetto, io me la scoperei anche subito, con quelle tettone che si ritrova poi!! Ma capisci che in servizio rischio troppo... per questo motivo vi ho proposto Mercoledì, sempre che per te vada bene"
"Per me va benissimo, figurati, ma è sempre lei a decidere, soprattutto in quest'ambito. Lei può fare ciò che vuole, ma senza forzature da parte mia"
Diana percorse ancora qualche passo verso i tre adolescenti, immergendo piedi e caviglie in acqua. Si piegò in avanti, bagnandosi copiosamente le mani per inumidire le sue spalle e le braccia. Ripetè la stessa operazione per gambe ed addome. Si sollevò nuovamente, avanzando ancora. Attese l'ennesima interruzione di gioco dovuta al comprensibile momento di distrazione dei ragazzi. Raccolse altra acqua sulle mani e la strofinò con delicatezza sui seni, drizzandosi sulla schiena per reagire istintivamente alla temperatura ancora glaciale dell'acqua.
"Ma come fate a giocare in acqua così tranquillamente!? Non la sentite gelata? E' impossibile bagnarsi!"
I ragazzi imbambolati accennarono un sorriso, completamente in imbarazzo al cospetto della sua spregiudicata avvenenza. Priva di qualunque forma di vergogna, Diana continuò a giocare con i suoi seni con maggiore impeto, stringendoli a più riprese davanti ai loro occhi per strizzarli dall'acqua appena cosparsa. Si voltò per un attimo verso la spiaggia per donare ai tre adolescenti un primo piano del suo lato B: i suoi capezzoli erano durissimi, nella loro massima protrusione. Si girò ancora verso i giovanotti, che avevano rinunciato a giocare per occuparsi di passatempi più eccitanti. Prese a comprimere i capezzoli con il palmo delle mani, nel tentativo di ridurre la loro sporgenza.
"Sono talmente rigidi che mi fanno male, tra un po' esploderanno... voi probabilmente li preferite così... oppure vi piacevano anche prima che sporgessero?"
I tre sorrisero in visibilio ma non replicarono, sempre più intimiditi dall'erotica spigliatezza di Diana. Tuttavia i loro sguardi impacciati sulle tettone prorompenti manifestavano un piacere ed un incanto migliori di qualunque risposta o complimento.
"Meglio che esca, quest'acqua è troppo fredda per un bagno... e temo di avervi un pochino distratto: ora potete riprendere a giocare, se volete". Con una innegabile soddisfazione stampata sul volto birichino, Diana si congedò appagata dai ragazzi e ci raggiunse, guadagnando una folta schiera di sguardi maschili colmi di voglia e venerazione.
Si sdraiò a pancia sotto, con indifferenza. "Non so voi, ma io vorrei mangiare. Avrei voluto prima farmi un bagno, ma non ci riesco, l'acqua è ghiacciata"
Guardò l'orario dal suo cellulare: "Sono quasi le tre, ora capisco perché ho una fame da lupi..."
Stefano si voltò all'indietro, verso il costone di roccia alle nostre spalle: "E già: non serve guardare l'orologio su queste spiagge: vedete? Appena comincia a calare l'ombra, significa che ci avviciniamo alle tre: tra meno di un quarto d'ora il sole sparirà da questa caletta e sembrerà di essere altrove, osserverete tutto un altro scenario!"
Diana sembrava non continuare a gradire particolarmente le delucidazioni di Stefano, che avevano l'aria di un sollecito a concludere la nostra gita il prima possibile.
Si alzò sulle ginocchia concedendosi per qualche istante ai suoi instancabili ammiratori, prima di allungarsi per afferrare la nostra borsa: estrasse il suo pranzo e mi porse il mio. Anche Stefano rovistò nel suo zaino alla ricerca del suo frutto che morsicò in tutta fretta.
Durante il suo misero pasto consultò il suo telefono, alla ricerca di messaggi o chiamate perse. "Accidenti, menomale che me sono accorto in tempo: al ritorno dobbiamo fermarci di nuovo a Cala Luna a prendere una coppia di escursionisti anziani: hanno raggiunto la spiaggia facendo trekking dal percorso naturalistico, ma la signora ha dolore ad una gamba e non riescono a tornare a piedi, peccato..."
"Già... peccato!" Ribadì una contrariata Diana in un misto di stizza e rassegnazione.