Esperienza reale Con impegno e Costanza si ottieni qualsiasi cosa

Tubamascherata

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In piena trance creativa dopo il racconto su Anastasia, ho iniziato a scriverne un altro relativo ad un altro episodio della mia vita sessuale/sentimentale, accaduto qualche anno dopo. Probabilmente è la storia più eccitante che abbia vissuto nella mia vita amorosa, così l'ho trasposta in racconto.



1. Lo spiraglio

Avevo appena iniziato la mia specializzazione in ingegneria meccanica, e da qualche settimana stavo frequentando Marta, una ragazza fuorisede del primo anno, di origine siciliana. Era una ragazza tranquilla, che mi aveva colpito per la sua semplicità e per i suoi modi da brava ragazza. Aveva un viso carino, che traspariva dolcezza; pur non essendo quella che solitamente viene definita una “gnocca”, era comunque sopra la media delle ragazze che studiavano ingegneria.

Alta sul metro e 65, aveva i capelli castani scuri poco più lunghi di un caschetto, che portava “scompigliati” oppure legati con un piccolo codino centrale portato indietro e la chioma laterale che scendeva a destra e a sinistra sulle spalle. I suoi occhi dolci, marroni tendenti al nero, precedevano un naso un po’ a patata, mentre la sua bocca disegnava ad ogni suo sorriso delle adorabili fossette sui lati delle labbra, particolare che mi ha sempre fatto impazzire.

Fisicamente, sembrava essere abbastanza equilibrata anche se l’outfit delle studentesse di ingegneria (solitamente jeans con felpone larghe), non permetteva tutte queste indagini approfondite. Dico sembrava perché, fino a quel momento, non l’avevo ancora vista nuda né in intimo.

La sua mentalità del sud la rendeva molto trattenuta, tanto che pensavo che fosse ancora vergine. In realtà, dopo la prima uscita, mi confessò di avere avuto un solo ragazzo ai tempi del liceo (al quale si era concessa dopo circa 8 mesi), quindi sapevo di doverci andare con calma. Però, non eravamo più al liceo, motivo per cui non avevo intenzione di aspettare così tanto anche io prima di battere chiodo.

Eravamo usciti quattro volte ed ero riuscito a strappare, oltre alle pomiciate comunque belle profonde, qualche fugace palpata di tetta e una mezza toccatina al pacco accennata da sopra le mutande in macchina. Io, specie l’ultima volta, manifestai con gesti e parole velate miste a battute, la volontà di andare fino in fondo e lei sembrò finalmente convincersi, spinta anche dalle sue più che comprensibili voglie da ventenne.

Marta abitava con una ragazza di nome Costanza, di un anno più grande di lei, che studiava scienze infermieristiche. L’avevo vista di sfuggita solo un paio di volte salendo a casa loro velocemente per riaccompagnarla e da subito mi era sembrata di una bellezza non indifferente.

Quel giorno salii a casa loro. Costanza era fuori da un po’ e non sarebbe dovuta rientrare molto presto, così ci accomodammo in camera di Marta. La loro casa era composta da un piccolo ingresso con saloncino e cucina separata da un archetto. Proseguendo, un piccolo corridoio con tre porte: in fondo, la camera di Marta, a sinistra quella di Costanza ed a destra il bagno.

Sul letto, cominciammo a baciarci con passione ed io fremevo per arrivare al sodo: una sega, un pompino, una scopata, non mi importava, avevo solo un impellente bisogno di liberare il mio seme.

Lei finalmente mi prese il pisello in mano, guardandomi quasi con riverenza e cercando incoraggiamento. Improvvisamente, però, si sentì il rumore della porta: Costanza era tornata. Marta raggelò.

“Costanza! È tornata!” esclamò sottovoce.
“E allora?” dissi senza scompormi.

Notai che la porta non era del tutto chiusa, ma lasciava un piccolo spiraglio che dava su un pezzo di corridoio e sulla porta della camera di Costanza. Marta lo indicò con lo sguardo. Io la confortai nuovamente.

“Ma figurati se si vede qualcosa! E poi lo sapeva che eravamo insieme, sicuramente si farà i cazzi suoi!” conclusi io con decisione.

In effetti, Costanza non proferì parola, e sentimmo il rumore della porta del bagno e la doccia che cominciò a fluire. Marta si tranquillizzò e ricomincio a massaggiarmi timorosamente il cazzo. Cercai di incoraggiarla velatamente a prendermelo in bocca, ponendole con tenerezza una mano dietro la nuca.

Dopo qualche titubanza, poggiò le sue labbra sul mio glande già sovradimensionato ricoprendolo con un sottile strato di saliva. Poi, sempre con discrezione, iniziò a scorrere per tutta la lunghezza. Finalmente stavo andando oltre il bacio con Marta ed ero contendo ed eccitato. Ma una parte della mia mente vagava più o meno inconsciamente su Costanza. Pensavo alle sue forme nude colpite dall’acqua scrosciante della doccia ad una sola parete di distanza da me.

Marta si impegnava e mi chiedeva conferma sul suo operato.
“Vado bene così?” mugugnò tra una succhiata e l’altra.
“Sei bravissima…prova ad andare un po’ più veloce...” le risposi io in verità non con tutta la sincerità del mondo.

Lei biascicò un “ok” a bocca piena ed aumentò la velocità. Cominciai a godere affannosamente e lei lo notò intimandomi: “Però avvisami quando stai per venire, ok?”

Probabilmente non le erano mai venuti in bocca e non era a suo agio con questa pratica. Complice la maggiore intensità, mi avvicinai all’orgasmo precipitevolmente. Proprio mentre il mio seme stava risalendo tutta l’uretra, la porta del bagno si aprì e Costanza si diresse verso la sua stanza.

Fu un attimo: la vidi da quella piccola fessura che la porta aveva lasciato aperta; aveva un asciugamano in testa ed un intimo azzurro. Feci in tempo giusto a vedere il suo culo scultoreo transitare in quello spiraglio per pochi passi e fu il colpo di grazia.

Iniziai ad eiaculare, accecato da quella visione, e solo dopo il primo fiotto tornai in me ed avvertii Marta, tardivamente.
“Marta, vengo!”
Lei tolse la bocca dal mio cazzo che pulsò per altre quattro o cinque volte in autonomia, zampillando come una fontana. Rimase scossa per un istante, poi abbozzò un sorriso e svicolando si recò in bagno, probabilmente per sputare.

Io restai inerme sul letto, ricoperto dal mio sperma che, dopo un volo di una ventina di centimetri, mi era rimpiombato sull’addome. Marta tornò dal bagno con un po’ di carta igienica, giustificandosi in parte per l’accaduto.
“Scusa, è che non sono abituata a farlo…” disse quasi arrossendo, “e poi tu non mi hai avvertito!”
“Perdonami, ero troppo preso…sei stata bravissima!” le risposi nuovamente con poca sincerità.

Intendiamoci, non fu il peggior pompino della mia vita, ma era indubbia la sua inesperienza in questa pratica. Comunque, rincuorata delle mie parole, mi aiutò a ripulirmi e mi diede un bacio accoccolandosi a me. Io la accarezzai dolcemente. Era una brava ragazza e mi piaceva. Ma una parte dei miei pensieri andò ancora a Costanza ed al suo fisico incredibile che mi era appena apparso davanti come una visione mistica.

[CONTINUA...]


Scusate per l'errore nel titolo. Ovviamente è si "ottiene". Se qualcuno dello staff può modificarlo, sarebbe perfetto, grazie. @PhicaMaster
 
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2. Alla discoteca

Dopo essersi sbloccata con il pompino, pensai che Marta finalmente era pronta a fare sesso. L’occasione era una festa in discoteca alla quale dovevamo andare. Finita la serata, sarei andato a casa sua ed avremmo potuto consumare.

La passai a prendere in macchina: si presentò con un vestito argentato sobrio ma sexy, chiuso da un’ampia cintura color carbone. Era la prima volta che la vedevo in abiti non casual e devo dire che fu senza dubbio un bel vedere. Il vestito, stretto, metteva anche bene in risalto il suo seno, che pareva di una dimensione non trascurabile, probabilmente una seconda abbondante molto vicina ad una terza. Anche il suo profumo contribuì ad aumentare la mia eccitazione. Mi salutò con trasporto e ci avviammo al locale.

Arrivati al locale, raggiungemmo il tavolo dove ci stavano aspettando gli amici. Tra questi, c’era anche Costanza che si gettò con euforia addosso a Marta, abbracciandola. Poi lei, praticamente ufficializzando la nostra relazione, si rivolse all’amica, presentandomi.

“Ti ricordi di Fabrizio, sì?”
“Certo, ci siamo incontrati di sfuggita, come stai?” disse salutandomi con due baci sulla guancia.
“Ciao, bene, grazie!” risposi, rimanendo sulle mie.
“Accomodati, io ti rubo un attimo la fidanzata, ok?” concluse lei prendendo per mano Marta e dirigendosi con lei verso il bancone.

Io mi sedetti, conturbato dall’aver visto Costanza così da vicino in tutta la sua raggiante bellezza. Era realmente di una categoria superiore, capelli lunghi di un castano chiaro misto a biondo, pettinati con la riga in mezzo e leggermente ondulati. Un paio di occhi verdi penetranti che uniti alle sue labbra carnose suscitavano in me i pensieri più malsani possibili. Le lentiggini che adornavano la parte alta del naso e delle guance, che amplificavano il suo fascino da cerbiatta.

Per non parlare del corpo: il vestito che aveva, nero, corto, con uno spacco vertiginoso sulla coscia destra, esaltava le sue gambe ed il suo culo, che già avevo visto in intimo nel corridoio. Anche il seno era discreto, nonostante fosse visibilmente aiutato da un push-up.

Le guardai confabulare al bancone mentre osservavo l’ambiente circostante, perdendomi costantemente nella comunque grande quantità di figa presente nel locale.

Marta e Costanza tornarono al tavolo con tre drink, di cui uno per me. Ringraziai la mia ormai fidanzata con un bacio sulle labbra, poi lei e l’amica si sedettero ai miei lati. Iniziammo a chiacchierare tutti e tre.

“Mi raccomando, trattamela bene che è una brava ragazza!” mi intimò Costanza, scherzando, e poggiandomi una mano sulla coscia. Quel suo piccolo gesto non mi lasciò indifferente. Era palese che fosse molto ma molto più espansiva di Marta, e quel contatto fisico, forse senza significato, ne era la prova.
Chiacchierando, però, reiterava certi comportamenti che sembravano o potevano sembrare ambigui, come il mantenere sempre il contatto visivo fisso negli occhi durante i nostri discorsi.

Dopo esserci scolati i nostri drink, ci buttammo in pista a ballare. Costanza si divideva tra noi ed un altro gruppo di amici ed amiche con il quale ballava scatenandosi a più non posso. Il suo corpo si muoveva sinuosamente al ritmo di musica ed i suoi movimenti di bacino erano ipnotici. Stavo immaginando come sarebbe stato scoparla in qualsiasi posizione mai scritta sul Kamasutra, mentre ballavo abbracciato a Marta baciandola. Mi sentii un po’ in colpa.

Dopo quasi mezz’ora di incessante dimenarsi, Marta si recò al bagno. Costanza mi invitò al bancone per un altro giro di drink, e ci mettemmo seduti sugli sgabelli nell’attesa che tornasse.

Lei iniziò la conversazione, chiedendomi del mio rapporto con Marta.
“Allora, come va con Marta?”
“Alla grande, è davvero una ragazza speciale.” le risposi. E lo credevo davvero. Ma, cazzo, Costanza era qualcosa di incredibile. E cominciavo a temere che stesse flirtando con me. Questo anche perché non perdeva occasione per cercare il contatto fisico. Mi prese la mano per vedere un tatuaggio floreale che avevo sul polso e che sporgeva dalla manica della camicia.


“Bello!” esclamò tirandomi su la manica, “Anche io ne ho uno simile.”
Non osai chiederle dove lo avesse. Lei sciolse immediatamente il mio dubbio. Fortunatamente, era solamente sulla caviglia, ma comunque sollevò ed appoggiò la sua gamba sulla mia per mostrarmelo.
Poi spostò nuovamente il discorso su Marta, toccando argomenti più intimi.

“Allora, avete già…” mi chiese con tono malizioso. Io la interruppi quasi subito.
“Perché, non parli con la tua amica?”
“Beh, sai com’è Marta, un po’ riservata…” insistette lei, “ma l’altro giorno ho sentito che eri da noi.”
“Sì, ma non abbiamo…cioè non del tutto…” mi impappinai io, cominciando a sudare dall’imbarazzo.
“Ho capito, la ragazza ha bisogno di pratica!” disse lei ridendo e sottintendendo invece una sua maggiore esperienza a riguardo. Il tutto mentre succhiava il drink dalla sua cannuccia.

Cominciai ad eccitarmi, e volli approfondire l’argomento.
“Tu invece, fidanzata?”
“No, no!” rispose lei, quasi schifata, “però non mi lamento!” concluse ancora con occhi furbetti.

In quel momento riapparve Marta e le diedi un bacio appassionato, quasi per scrollarmi di dosso le tentazioni che si stavano facendo largo in me, mentre un lieve durello faceva capolino nelle mie mutande.

Dopo quei discorsi con Costanza e i diversi drink tracannati, non appena saliti in macchina, le saltai letteralmente addosso. Avevo una voglia estrema. Anche lei era un po’ brilla a causa dell’alcol e mostrò meno reticenza.

Le infilai una mano sotto il vestito raggiungendo le mutandine che però erano coperte dalle calze. Nonostante i due strati, potevo già sentire il calore della sua fichetta sprigionarsi sulle mie dita. Lei non si tirò indietro anche se accennò: “Che fai, vuoi farlo qui?”
“Non posso resistere!” dissi io mentre continuavo l’esplorazione dei suoi genitali dall’esterno.
“Spostiamoci però!” mi ordinò lei, anche se stava già iniziando ad ansimare.

Eravamo ancora nella via accanto al locale, in una zona semi-centrale, così dovetti trattenere per qualche minuto i miei bollenti spiriti per raggiungere un parcheggio buio lontano da occhi indiscreti. Qui, ci spostammo nei sedili posteriori dove, levatele scarpe e calze, dovetti solo spostare le mutandine prima di toccare la sua vagina già umida.

[CONTINUA...]
 

Napoletano1994

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ti piace lasciarci soffrire sul più bello.....
Scrivi benissimo secondome Costanza è un po gelosa di Marta mi pare di capire probabilmente vuole dimostrarle che è decisamente più troia e questo va a tuo vantaggio:D
 
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ti piace lasciarci soffrire sul più bello.....
Scrivi benissimo secondome Costanza è un po gelosa di Marta mi pare di capire probabilmente vuole dimostrarle che è decisamente più troia e questo va a tuo vantaggio:D
Non lo faccio a posta, è che non voglio scrivere capitoli troppo lunghi, quindi sono costretto a spezzarli, comunque la tua è una buona intuizione 😋
(Ok forse un po' a posta lo faccio 😆)
 
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3. Sul filo del rasoio

Non ci pensai due volte ed infilai subito le mie dita prepotentemente dentro di lei, che sussultò.
“Minchia, ma sei pazzo?” esclamò con un’espressione di stupore mista a piacere.
Lo presi come un complimento e continuai a ravanare la sua vagina all’interno ed all’esterno, passando per clitoride, grandi e piccole labbra. Lei arrivò molto presto all’orgasmo e finalmente si prestò alla penetrazione.

Mi mostrò il suo apprezzamento baciandomi su labbra e collo e cominciando a muovere la sua mano alla ricerca del mio attrezzo che già svettava fiero dentro i pantaloni. Non potevo più attendere così presi il portafoglio ed estrassi il preservativo, infilandomelo velocemente.

Lei si mise sopra di me ed allargò le gambe mettendosi a cavalcioni ed inserendosi dentro il mio cazzo, che scivolò dentro con disinvoltura. Il ditalino di poco prima aveva risvegliato in Marta un latente appetito sessuale, che mi mostrò cavalcandomi generosamente e muovendo il bacino come una forsennata.

La situazione, complice anche il farlo in macchina, era estremamente eccitante e schizzai di piacere dopo meno di cinque minuti, dopo aver fatto venire nuovamente anche lei. Marta era esausta e piombò all’indietro sul sedile, tutta sudata; anche io, decisamente provato, annodai il preservativo pieno per non macchiare la macchina e mi stesi dolcemente su di lei.

Ero felice di essere riuscito a fare sesso con Marta ed anche a regalarle una bella esperienza, e mi sarebbe dovuto bastare tutto quello. Invece, inesorabilmente, i flash del corpo di Costanza che si muoveva sotto i colpi della cassa mi rimbombavano in testa, insieme a quel suo modo palesemente ambiguo con cui mi aveva guardato per tutta la sera.

Ad ogni modo, complice anche il fatto di aver goduto e non poco, da quel momento Marta sembrò più vogliosa, e la cosa non poteva che farmi piacere. Qualche giorno dopo mi invitò a casa sua ma, mentre ero per strada, mi avvertì che si sarebbe dovuta trattenere di più a lezione.
“Fatti aprire da Costanza, tanto lei è a casa. Io ho ancora un’oretta qui in facoltà, aspettami pure su.”

Quella frase mi fece gelare il sangue nelle vene. Sarei stato da solo con Costanza, e non ero sicuro di riuscire a trattenere i miei bassi istinti. Sempre che lei, comunque, ci stesse realmente provando con me. Arrivato sotto al palazzo, titubai per una ventina di secondi, prima di suonare il citofono.

“Chi è?”
“Sono Fabrizio!”
“Ah. Marta non c’è.”
“Sì, lo so. Mi ha detto di salire intanto, lei fa tardi.”
“Ok. Sali.”

La porta era socchiusa ed io la spinsi timidamente per entrare.
“Posso?” chiesi educatamente.
“Vieni, entra. Caffè?”
“Sì, grazie.”

Costanza era in abbigliamento casalingo, ma non per questo meno bella. Una tuta lilla stretta in alto valorizzava il suo culo; aveva i capelli legati e tenuti insieme con una matita, con due ciuffi sottili che le scendevano sul viso. Mentre mi serviva il caffè, partì a razzo andando subito su argomenti piccanti.

“Allora, avete consumato finalmente, eh?!”
“Quindi vi parlate…” risposi sarcasticamente.
“Certo che ti credi…noi ragazze siamo anche peggio di voi su certe cose…”
“Bene…” dissi io con una risata un po’ trattenuta, “allora immagino che sia entrata nei dettagli.”
“Quanto basta…” rispose lei ridendo subdolamente, “sai, non ti davo una lira!”

Mi sentii punto nell’orgoglio, e cominciai a inquadrare Costanza. Non capivo se realmente fosse una tattica per flirtare o semplicemente un suo modo di essere. Ma le piaceva giocare, e non le importava molto di Marta, se si comportava così con me. Effettivamente, come carattere erano gli antipodi e Marta non è che parlasse di lei proprio come un’amica nel senso stretto del termine. Forse erano diventate “amiche“ forzatamente, solo per il fatto di essere coinquiline; in fondo come persone non si prendevano particolarmente.

“Perché non mi conosci…” replicai io ostentando sicurezza.
“Ma che ci stai provando?” domandò lei.
Io rimasi imbambolato, non aspettandomi minimamente un’uscita del genere. Anzi, ero convinto che lei lo sapessi benissimo e che fosse lei a flirtare con me. Provai ad uscirne in qualche modo.
“No, no…” risposi zeppo d’imbarazzo, “di solito non ci provo con le amiche della mia ragazza…”
“O forse sei inibito perché di solito non ci provi con ragazze così belle…” disse ancora lei con fare sfacciato.

Sapeva benissimo di essere una gnocca e giocava su questo. Per lei non ero alla sua altezza ma voleva giocare con me per vedere fino a che punto sarei arrivato. Provai a riacquisire un po’ di sicurezza in me stesso.

“In realtà, non mi posso proprio lamentare delle mie ex.” affermai.
“Sì, le voglio proprio vedere tutte queste gnocche con cui sei stato…”
Cazzo, la stavo odiando. Mi stava palesemente prendendo per il culo, e mi faceva innervosire. Ma mi faceva anche desiderarla ancora di più. A quel punto lei fece la sua mossa.

“Vuoi sentire che si prova a baciare una ragazza davvero gnocca?” mi domandò spudoratamente.
“Stai scherzando.” dissi io a metà tra una domanda e un’affermazione.
Lei si fece seria e si bloccò dal suo sciacquare le tazzine. Io rimasi impassibile.
“Peggio per t…”
Non fece in tempo a finire la frase che, stordito dalla sua ennesima provocazione, cascai nella sua rete e le presi la testa tra le mani baciandola. Nell’istante immediatamente precedente al bacio, potei ammirare il suo viso da vicino in tutto il suo splendore. Era veramente bella. Quegli occhi poi, già me li immaginavo in tutto un altro contesto.

Ci baciammo per una decina di secondi, poi fu lei a staccarsi per prima. Mi scrutò dalla testa ai piedi e non disse niente, poi si asciugò la bocca con la manica della felpa.
“Allora?” le domandai io ormai totalmente soggiogato da lei ed assetato della sua approvazione.
“Mmmh…” si limitò a mugugnare lei con aria enigmatica.
Poi si sedette al tavolo come se niente fosse, continuando a bere il suo caffè.
“Allora, dopo ci date dentro? Mi raccomando fate piano, che devo studiare.” chiosò sorseggiando il caffè.

Io ero sempre più confuso. Quella ragazza mi stava lentamente facendo impazzire e non riuscivo a controllarmi.

[CONTINUA...]
 

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Non ci pensai due volte ed infilai subito le mie dita prepotentemente dentro di lei, che sussultò.
“Minchia, ma sei pazzo?” esclamò con un’espressione di stupore mista a piacere.
Lo presi come un complimento e continuai a ravanare la sua vagina all’interno ed all’esterno, passando per clitoride, grandi e piccole labbra. Lei arrivò molto presto all’orgasmo e finalmente si prestò alla penetrazione.

Mi mostrò il suo apprezzamento baciandomi su labbra e collo e cominciando a muovere la sua mano alla ricerca del mio attrezzo che già svettava fiero dentro i pantaloni. Non potevo più attendere così presi il portafoglio ed estrassi il preservativo, infilandomelo velocemente.

Lei si mise sopra di me ed allargò le gambe mettendosi a cavalcioni ed inserendosi dentro il mio cazzo, che scivolò dentro con disinvoltura. Il ditalino di poco prima aveva risvegliato in Marta un latente appetito sessuale, che mi mostrò cavalcandomi generosamente e muovendo il bacino come una forsennata.

La situazione, complice anche il farlo in macchina, era estremamente eccitante e schizzai di piacere dopo meno di cinque minuti, dopo aver fatto venire nuovamente anche lei. Marta era esausta e piombò all’indietro sul sedile, tutta sudata; anche io, decisamente provato, annodai il preservativo pieno per non macchiare la macchina e mi stesi dolcemente su di lei.

Ero felice di essere riuscito a fare sesso con Marta ed anche a regalarle una bella esperienza, e mi sarebbe dovuto bastare tutto quello. Invece, inesorabilmente, i flash del corpo di Costanza che si muoveva sotto i colpi della cassa mi rimbombavano in testa, insieme a quel suo modo palesemente ambiguo con cui mi aveva guardato per tutta la sera.

Ad ogni modo, complice anche il fatto di aver goduto e non poco, da quel momento Marta sembrò più vogliosa, e la cosa non poteva che farmi piacere. Qualche giorno dopo mi invitò a casa sua ma, mentre ero per strada, mi avvertì che si sarebbe dovuta trattenere di più a lezione.
“Fatti aprire da Costanza, tanto lei è a casa. Io ho ancora un’oretta qui in facoltà, aspettami pure su.”

Quella frase mi fece gelare il sangue nelle vene. Sarei stato da solo con Costanza, e non ero sicuro di riuscire a trattenere i miei bassi istinti. Sempre che lei, comunque, ci stesse realmente provando con me. Arrivato sotto al palazzo, titubai per una ventina di secondi, prima di suonare il citofono.

“Chi è?”
“Sono Fabrizio!”
“Ah. Marta non c’è.”
“Sì, lo so. Mi ha detto di salire intanto, lei fa tardi.”
“Ok. Sali.”

La porta era socchiusa ed io la spinsi timidamente per entrare.
“Posso?” chiesi educatamente.
“Vieni, entra. Caffè?”
“Sì, grazie.”

Costanza era in abbigliamento casalingo, ma non per questo meno bella. Una tuta lilla stretta in alto valorizzava il suo culo; aveva i capelli legati e tenuti insieme con una matita, con due ciuffi sottili che le scendevano sul viso. Mentre mi serviva il caffè, partì a razzo andando subito su argomenti piccanti.

“Allora, avete consumato finalmente, eh?!”
“Quindi vi parlate…” risposi sarcasticamente.
“Certo che ti credi…noi ragazze siamo anche peggio di voi su certe cose…”
“Bene…” dissi io con una risata un po’ trattenuta, “allora immagino che sia entrata nei dettagli.”
“Quanto basta…” rispose lei ridendo subdolamente, “sai, non ti davo una lira!”

Mi sentii punto nell’orgoglio, e cominciai a inquadrare Costanza. Non capivo se realmente fosse una tattica per flirtare o semplicemente un suo modo di essere. Ma le piaceva giocare, e non le importava molto di Marta, se si comportava così con me. Effettivamente, come carattere erano gli antipodi e Marta non è che parlasse di lei proprio come un’amica nel senso stretto del termine. Forse erano diventate “amiche“ forzatamente, solo per il fatto di essere coinquiline; in fondo come persone non si prendevano particolarmente.

“Perché non mi conosci…” replicai io ostentando sicurezza.
“Ma che ci stai provando?” domandò lei.
Io rimasi imbambolato, non aspettandomi minimamente un’uscita del genere. Anzi, ero convinto che lei lo sapessi benissimo e che fosse lei a flirtare con me. Provai ad uscirne in qualche modo.
“No, no…” risposi zeppo d’imbarazzo, “di solito non ci provo con le amiche della mia ragazza…”
“O forse sei inibito perché di solito non ci provi con ragazze così belle…” disse ancora lei con fare sfacciato.

Sapeva benissimo di essere una gnocca e giocava su questo. Per lei non ero alla sua altezza ma voleva giocare con me per vedere fino a che punto sarei arrivato. Provai a riacquisire un po’ di sicurezza in me stesso.

“In realtà, non mi posso proprio lamentare delle mie ex.” affermai.
“Sì, le voglio proprio vedere tutte queste gnocche con cui sei stato…”
Cazzo, la stavo odiando. Mi stava palesemente prendendo per il culo, e mi faceva innervosire. Ma mi faceva anche desiderarla ancora di più. A quel punto lei fece la sua mossa.

“Vuoi sentire che si prova a baciare una ragazza davvero gnocca?” mi domandò spudoratamente.
“Stai scherzando.” dissi io a metà tra una domanda e un’affermazione.
Lei si fece seria e si bloccò dal suo sciacquare le tazzine. Io rimasi impassibile.
“Peggio per t…”
Non fece in tempo a finire la frase che, stordito dalla sua ennesima provocazione, cascai nella sua rete e le presi la testa tra le mani baciandola. Nell’istante immediatamente precedente al bacio, potei ammirare il suo viso da vicino in tutto il suo splendore. Era veramente bella. Quegli occhi poi, già me li immaginavo in tutto un altro contesto.

Ci baciammo per una decina di secondi, poi fu lei a staccarsi per prima. Mi scrutò dalla testa ai piedi e non disse niente, poi si asciugò la bocca con la manica della felpa.
“Allora?” le domandai io ormai totalmente soggiogato da lei ed assetato della sua approvazione.
“Mmmh…” si limitò a mugugnare lei con aria enigmatica.
Poi si sedette al tavolo come se niente fosse, continuando a bere il suo caffè.
“Allora, dopo ci date dentro? Mi raccomando fate piano, che devo studiare.” chiosò sorseggiando il caffè.

Io ero sempre più confuso. Quella ragazza mi stava lentamente facendo impazzire e non riuscivo a controllarmi.

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Posso dire a caldo che zoccola Costanza bella e stronza un mix micidiale ti ha provocato e come ti avevo detto per te sono solo vantaggi
 

iandolix

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“Minchia, ma sei pazzo?” esclamò con un’espressione di stupore mista a piacere.
Lo presi come un complimento e continuai a ravanare la sua vagina all’interno ed all’esterno, passando per clitoride, grandi e piccole labbra. Lei arrivò molto presto all’orgasmo e finalmente si prestò alla penetrazione.

Mi mostrò il suo apprezzamento baciandomi su labbra e collo e cominciando a muovere la sua mano alla ricerca del mio attrezzo che già svettava fiero dentro i pantaloni. Non potevo più attendere così presi il portafoglio ed estrassi il preservativo, infilandomelo velocemente.

Lei si mise sopra di me ed allargò le gambe mettendosi a cavalcioni ed inserendosi dentro il mio cazzo, che scivolò dentro con disinvoltura. Il ditalino di poco prima aveva risvegliato in Marta un latente appetito sessuale, che mi mostrò cavalcandomi generosamente e muovendo il bacino come una forsennata.

La situazione, complice anche il farlo in macchina, era estremamente eccitante e schizzai di piacere dopo meno di cinque minuti, dopo aver fatto venire nuovamente anche lei. Marta era esausta e piombò all’indietro sul sedile, tutta sudata; anche io, decisamente provato, annodai il preservativo pieno per non macchiare la macchina e mi stesi dolcemente su di lei.

Ero felice di essere riuscito a fare sesso con Marta ed anche a regalarle una bella esperienza, e mi sarebbe dovuto bastare tutto quello. Invece, inesorabilmente, i flash del corpo di Costanza che si muoveva sotto i colpi della cassa mi rimbombavano in testa, insieme a quel suo modo palesemente ambiguo con cui mi aveva guardato per tutta la sera.

Ad ogni modo, complice anche il fatto di aver goduto e non poco, da quel momento Marta sembrò più vogliosa, e la cosa non poteva che farmi piacere. Qualche giorno dopo mi invitò a casa sua ma, mentre ero per strada, mi avvertì che si sarebbe dovuta trattenere di più a lezione.
“Fatti aprire da Costanza, tanto lei è a casa. Io ho ancora un’oretta qui in facoltà, aspettami pure su.”

Quella frase mi fece gelare il sangue nelle vene. Sarei stato da solo con Costanza, e non ero sicuro di riuscire a trattenere i miei bassi istinti. Sempre che lei, comunque, ci stesse realmente provando con me. Arrivato sotto al palazzo, titubai per una ventina di secondi, prima di suonare il citofono.

“Chi è?”
“Sono Fabrizio!”
“Ah. Marta non c’è.”
“Sì, lo so. Mi ha detto di salire intanto, lei fa tardi.”
“Ok. Sali.”

La porta era socchiusa ed io la spinsi timidamente per entrare.
“Posso?” chiesi educatamente.
“Vieni, entra. Caffè?”
“Sì, grazie.”

Costanza era in abbigliamento casalingo, ma non per questo meno bella. Una tuta lilla stretta in alto valorizzava il suo culo; aveva i capelli legati e tenuti insieme con una matita, con due ciuffi sottili che le scendevano sul viso. Mentre mi serviva il caffè, partì a razzo andando subito su argomenti piccanti.

“Allora, avete consumato finalmente, eh?!”
“Quindi vi parlate…” risposi sarcasticamente.
“Certo che ti credi…noi ragazze siamo anche peggio di voi su certe cose…”
“Bene…” dissi io con una risata un po’ trattenuta, “allora immagino che sia entrata nei dettagli.”
“Quanto basta…” rispose lei ridendo subdolamente, “sai, non ti davo una lira!”

Mi sentii punto nell’orgoglio, e cominciai a inquadrare Costanza. Non capivo se realmente fosse una tattica per flirtare o semplicemente un suo modo di essere. Ma le piaceva giocare, e non le importava molto di Marta, se si comportava così con me. Effettivamente, come carattere erano gli antipodi e Marta non è che parlasse di lei proprio come un’amica nel senso stretto del termine. Forse erano diventate “amiche“ forzatamente, solo per il fatto di essere coinquiline; in fondo come persone non si prendevano particolarmente.

“Perché non mi conosci…” replicai io ostentando sicurezza.
“Ma che ci stai provando?” domandò lei.
Io rimasi imbambolato, non aspettandomi minimamente un’uscita del genere. Anzi, ero convinto che lei lo sapessi benissimo e che fosse lei a flirtare con me. Provai ad uscirne in qualche modo.
“No, no…” risposi zeppo d’imbarazzo, “di solito non ci provo con le amiche della mia ragazza…”
“O forse sei inibito perché di solito non ci provi con ragazze così belle…” disse ancora lei con fare sfacciato.

Sapeva benissimo di essere una gnocca e giocava su questo. Per lei non ero alla sua altezza ma voleva giocare con me per vedere fino a che punto sarei arrivato. Provai a riacquisire un po’ di sicurezza in me stesso.

“In realtà, non mi posso proprio lamentare delle mie ex.” affermai.
“Sì, le voglio proprio vedere tutte queste gnocche con cui sei stato…”
Cazzo, la stavo odiando. Mi stava palesemente prendendo per il culo, e mi faceva innervosire. Ma mi faceva anche desiderarla ancora di più. A quel punto lei fece la sua mossa.

“Vuoi sentire che si prova a baciare una ragazza davvero gnocca?” mi domandò spudoratamente.
“Stai scherzando.” dissi io a metà tra una domanda e un’affermazione.
Lei si fece seria e si bloccò dal suo sciacquare le tazzine. Io rimasi impassibile.
“Peggio per t…”
Non fece in tempo a finire la frase che, stordito dalla sua ennesima provocazione, cascai nella sua rete e le presi la testa tra le mani baciandola. Nell’istante immediatamente precedente al bacio, potei ammirare il suo viso da vicino in tutto il suo splendore. Era veramente bella. Quegli occhi poi, già me li immaginavo in tutto un altro contesto.

Ci baciammo per una decina di secondi, poi fu lei a staccarsi per prima. Mi scrutò dalla testa ai piedi e non disse niente, poi si asciugò la bocca con la manica della felpa.
“Allora?” le domandai io ormai totalmente soggiogato da lei ed assetato della sua approvazione.
“Mmmh…” si limitò a mugugnare lei con aria enigmatica.
Poi si sedette al tavolo come se niente fosse, continuando a bere il suo caffè.
“Allora, dopo ci date dentro? Mi raccomando fate piano, che devo studiare.” chiosò sorseggiando il caffè.

Io ero sempre più confuso. Quella ragazza mi stava lentamente facendo impazzire e non riuscivo a controllarmi.

[CONTINUA...]
grande!!!
 

francis71

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3. Sul filo del rasoio

Non ci pensai due volte ed infilai subito le mie dita prepotentemente dentro di lei, che sussultò.
“Minchia, ma sei pazzo?” esclamò con un’espressione di stupore mista a piacere.
Lo presi come un complimento e continuai a ravanare la sua vagina all’interno ed all’esterno, passando per clitoride, grandi e piccole labbra. Lei arrivò molto presto all’orgasmo e finalmente si prestò alla penetrazione.

Mi mostrò il suo apprezzamento baciandomi su labbra e collo e cominciando a muovere la sua mano alla ricerca del mio attrezzo che già svettava fiero dentro i pantaloni. Non potevo più attendere così presi il portafoglio ed estrassi il preservativo, infilandomelo velocemente.

Lei si mise sopra di me ed allargò le gambe mettendosi a cavalcioni ed inserendosi dentro il mio cazzo, che scivolò dentro con disinvoltura. Il ditalino di poco prima aveva risvegliato in Marta un latente appetito sessuale, che mi mostrò cavalcandomi generosamente e muovendo il bacino come una forsennata.

La situazione, complice anche il farlo in macchina, era estremamente eccitante e schizzai di piacere dopo meno di cinque minuti, dopo aver fatto venire nuovamente anche lei. Marta era esausta e piombò all’indietro sul sedile, tutta sudata; anche io, decisamente provato, annodai il preservativo pieno per non macchiare la macchina e mi stesi dolcemente su di lei.

Ero felice di essere riuscito a fare sesso con Marta ed anche a regalarle una bella esperienza, e mi sarebbe dovuto bastare tutto quello. Invece, inesorabilmente, i flash del corpo di Costanza che si muoveva sotto i colpi della cassa mi rimbombavano in testa, insieme a quel suo modo palesemente ambiguo con cui mi aveva guardato per tutta la sera.

Ad ogni modo, complice anche il fatto di aver goduto e non poco, da quel momento Marta sembrò più vogliosa, e la cosa non poteva che farmi piacere. Qualche giorno dopo mi invitò a casa sua ma, mentre ero per strada, mi avvertì che si sarebbe dovuta trattenere di più a lezione.
“Fatti aprire da Costanza, tanto lei è a casa. Io ho ancora un’oretta qui in facoltà, aspettami pure su.”

Quella frase mi fece gelare il sangue nelle vene. Sarei stato da solo con Costanza, e non ero sicuro di riuscire a trattenere i miei bassi istinti. Sempre che lei, comunque, ci stesse realmente provando con me. Arrivato sotto al palazzo, titubai per una ventina di secondi, prima di suonare il citofono.

“Chi è?”
“Sono Fabrizio!”
“Ah. Marta non c’è.”
“Sì, lo so. Mi ha detto di salire intanto, lei fa tardi.”
“Ok. Sali.”

La porta era socchiusa ed io la spinsi timidamente per entrare.
“Posso?” chiesi educatamente.
“Vieni, entra. Caffè?”
“Sì, grazie.”

Costanza era in abbigliamento casalingo, ma non per questo meno bella. Una tuta lilla stretta in alto valorizzava il suo culo; aveva i capelli legati e tenuti insieme con una matita, con due ciuffi sottili che le scendevano sul viso. Mentre mi serviva il caffè, partì a razzo andando subito su argomenti piccanti.

“Allora, avete consumato finalmente, eh?!”
“Quindi vi parlate…” risposi sarcasticamente.
“Certo che ti credi…noi ragazze siamo anche peggio di voi su certe cose…”
“Bene…” dissi io con una risata un po’ trattenuta, “allora immagino che sia entrata nei dettagli.”
“Quanto basta…” rispose lei ridendo subdolamente, “sai, non ti davo una lira!”

Mi sentii punto nell’orgoglio, e cominciai a inquadrare Costanza. Non capivo se realmente fosse una tattica per flirtare o semplicemente un suo modo di essere. Ma le piaceva giocare, e non le importava molto di Marta, se si comportava così con me. Effettivamente, come carattere erano gli antipodi e Marta non è che parlasse di lei proprio come un’amica nel senso stretto del termine. Forse erano diventate “amiche“ forzatamente, solo per il fatto di essere coinquiline; in fondo come persone non si prendevano particolarmente.

“Perché non mi conosci…” replicai io ostentando sicurezza.
“Ma che ci stai provando?” domandò lei.
Io rimasi imbambolato, non aspettandomi minimamente un’uscita del genere. Anzi, ero convinto che lei lo sapessi benissimo e che fosse lei a flirtare con me. Provai ad uscirne in qualche modo.
“No, no…” risposi zeppo d’imbarazzo, “di solito non ci provo con le amiche della mia ragazza…”
“O forse sei inibito perché di solito non ci provi con ragazze così belle…” disse ancora lei con fare sfacciato.

Sapeva benissimo di essere una gnocca e giocava su questo. Per lei non ero alla sua altezza ma voleva giocare con me per vedere fino a che punto sarei arrivato. Provai a riacquisire un po’ di sicurezza in me stesso.

“In realtà, non mi posso proprio lamentare delle mie ex.” affermai.
“Sì, le voglio proprio vedere tutte queste gnocche con cui sei stato…”
Cazzo, la stavo odiando. Mi stava palesemente prendendo per il culo, e mi faceva innervosire. Ma mi faceva anche desiderarla ancora di più. A quel punto lei fece la sua mossa.

“Vuoi sentire che si prova a baciare una ragazza davvero gnocca?” mi domandò spudoratamente.
“Stai scherzando.” dissi io a metà tra una domanda e un’affermazione.
Lei si fece seria e si bloccò dal suo sciacquare le tazzine. Io rimasi impassibile.
“Peggio per t…”
Non fece in tempo a finire la frase che, stordito dalla sua ennesima provocazione, cascai nella sua rete e le presi la testa tra le mani baciandola. Nell’istante immediatamente precedente al bacio, potei ammirare il suo viso da vicino in tutto il suo splendore. Era veramente bella. Quegli occhi poi, già me li immaginavo in tutto un altro contesto.

Ci baciammo per una decina di secondi, poi fu lei a staccarsi per prima. Mi scrutò dalla testa ai piedi e non disse niente, poi si asciugò la bocca con la manica della felpa.
“Allora?” le domandai io ormai totalmente soggiogato da lei ed assetato della sua approvazione.
“Mmmh…” si limitò a mugugnare lei con aria enigmatica.
Poi si sedette al tavolo come se niente fosse, continuando a bere il suo caffè.
“Allora, dopo ci date dentro? Mi raccomando fate piano, che devo studiare.” chiosò sorseggiando il caffè.

Io ero sempre più confuso. Quella ragazza mi stava lentamente facendo impazzire e non riuscivo a controllarmi.

[CONTINUA...]
complimenti, racconti bene
 
OP
Tubamascherata

Tubamascherata

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4. Quando il gioco si fa duro…

La relazione con Marta procedeva bene anche se ogni volta che ero a casa con lei e Costanza era un supplizio. Il pomeriggio del bacio con Costanza, quando Marta tornò a casa, facemmo un sesso strepitoso, anche se io ero palesemente con la testa da un’altra parte.

Marta sembrò non notarlo particolarmente, o almeno non me lo diede a vedere. D’altra parte, anche lei era molto concentrata sul godersi i nostri momenti e sul lasciarsi andare sempre di più, dopo aver abbattuto la barriera di inibizione che le prime volte la frenava.

Ormai ero stabilmente da loro; spesso dormivo lì, oppure mi fermavo a studiare il pomeriggio. Le probabilità di rimanere da solo con Costanza erano quindi abbastanza alte. Ed ancora dovevo capire se la cosa mi terrorizzava o mi eccitava. Ovviamente ero estremamente attratto da lei, ma non volevo tradire Marta. Però, il suo gioco perverso mi attirava come una calamita ed ero in un limbo difficile da governare.

Un giorno, dovevo accompagnare Marta ad un esame. Quella mattina avevo davvero un sonno micidiale e rimandai la sveglia diverse volte. Per non rischiare di fare tardi, Marta decise di andare da sola lasciandomi dormire.
“Amore, non ti preoccupare, dormi, io prendo questo 30 e torno!”
“Grazie amore, scusa e in bocca al lupo!” dissi io con voce sonnacchiosa dandole un bacio.

Dopo circa un’ora e mezza mi alzai e mi diedi una sciacquata, poi mi recai ancora ciondolante dal sonno in cucina. Costanza ovviamente era lì, e studiava. Era concentrata e teneva una matita in bocca mordicchiandola.

“Fate le ore piccole, eh?” esordì lei mettendomi già in crisi.
“È che quando mi parte la voglia non mi so proprio trattenere…” risposi io stando al gioco.
“Mah, secondo me non fate niente…Neanche vi ho sentito…” insistette lei stuzzicandomi.
Cercai di replicare giustificando me e Marta.
“Ma no, è che Marta è una silenziosa…”
“O forse sei tu che non la soddisfi abbastanza.”

Continuai a innervosirmi. Mi sedetti accanto a lei e scansai il libro che stava studiando guardandola negli occhi con aria seria .
“Senti, ma a che gioco stai giocando?”
“Tu a che gioco stai giocando…” rispose lei con tutta la calma del mondo.
“Io? Sei tu che giochi sempre a fare la maliziosa!”
“Io faccio solo delle semplici osservazioni…forse sei tu che ti innervosisci perché vuoi chiedermi qualcosa e non hai il coraggio…”
“E che dovrei chiederti, sentiamo?”
“Lo vedo che mi vuoi baciare. Guarda che basta chiedere.”

Ero una pentola a pressione. Nervosismo ed eccitazione si susseguivano dentro di me senza soluzione di continuità. Scoppiai a ridere per il nervoso.

“Ahahah..io? Sei tu che fai tutti questi giochetti subdoli per provocarmi. Io sto bene con Marta e non voglio niente da te.”
“Ah, pensavo…” sussurrò lei mentre si riprese il libro che tenevo sotto il gomito. Nel farlo, mi sfiorò il naso con il suo finendo praticamente attaccata al mio viso. Non resistetti e la baciai. Aveva vinto anche stavolta.

Lei rimase immobile con la bocca chiusa non ricambiando apparentemente il mio bacio.
“Meno male che non volevi niente…” disse sorridendo sorniona.
A quel punto ci alzammo e cominciammo a baciarci profondamente, con le nostre lingue che si intricavano e si strusciavano tra di loro all’interno delle nostre bocche.

Finimmo in piedi appoggiati al top della cucina ed iniziai a toccarla sui fianchi e sulle cosce. Cazzo, stavo tradendo di nuovo la mia ragazza. Da un lato mi sentivo tremendamente in colpa, dall’altro il fatto di star baciando un pezzo di figa come Costanza mi faceva drizzare prepotentemente l’uccello.

Lei mi tirò ancora di più a sé, strofinando il suo inguine sulla mia coscia.
“Fammi vedere se Marta aveva ragione…” mi punzecchiò ancora lei.

La guardai con aria di sfida e le tirai giù i pantaloni, sfilandoglieli insieme alle mutande dai suoi piedi scalzi. Liberai la sua figa che si presentava liscia e candida, con un leggero pelo corto e curato di colore biondo scuro. A quella visione, impazzii e mi fiondai sul suo sesso come un orso in un vasetto di miele.

Assaporai per bene la sua figa bagnata perlustrando le pareti interne ed esterne, mentre lei mi scrutava con i suoi occhi verdi quasi con severità. La cosa mi eccitava da morire. Per la prima volta mi sentivo la parte “debole” in un rapporto e temevo quasi di essere giudicato da una che probabilmente aveva più esperienza di me.

Conclusi il mio lavoro ticchettando con la lingua sul clitoride, e facendola venire mentre ansimava sottovoce. Aveva goduto, ma non voleva darmi soddisfazione continuando con i suoi giochetti mentali. Mentre già mi prefiguravo il prosieguo della situazione, lei con nonchalance raccolse i suoi pantaloni e le sue mutande e se le rinfilò. Io la guardai esterrefatto.

“Basta, ora devo studiare.” concluse lei rimettendosi sui libri e non degnandomi più di uno sguardo. Rimasi impalato senza sapere che dire. Cercai di balbettare qualcosa senza riuscire a mettere in fila due parole di senso compiuto, mentre lei era già china sui libri come se io non fossi più lì.

Così, dovetti farmi una doccia per calmare i miei ormoni a palla e una più che doverosa sega per smaltire la mostruosa erezione che avevo accumulato.

[CONTINUA...]
 

Napoletano1994

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4. Quando il gioco si fa duro…

La relazione con Marta procedeva bene anche se ogni volta che ero a casa con lei e Costanza era un supplizio. Il pomeriggio del bacio con Costanza, quando Marta tornò a casa, facemmo un sesso strepitoso, anche se io ero palesemente con la testa da un’altra parte.

Marta sembrò non notarlo particolarmente, o almeno non me lo diede a vedere. D’altra parte, anche lei era molto concentrata sul godersi i nostri momenti e sul lasciarsi andare sempre di più, dopo aver abbattuto la barriera di inibizione che le prime volte la frenava.

Ormai ero stabilmente da loro; spesso dormivo lì, oppure mi fermavo a studiare il pomeriggio. Le probabilità di rimanere da solo con Costanza erano quindi abbastanza alte. Ed ancora dovevo capire se la cosa mi terrorizzava o mi eccitava. Ovviamente ero estremamente attratto da lei, ma non volevo tradire Marta. Però, il suo gioco perverso mi attirava come una calamita ed ero in un limbo difficile da governare.

Un giorno, dovevo accompagnare Marta ad un esame. Quella mattina avevo davvero un sonno micidiale e rimandai la sveglia diverse volte. Per non rischiare di fare tardi, Marta decise di andare da sola lasciandomi dormire.
“Amore, non ti preoccupare, dormi, io prendo questo 30 e torno!”
“Grazie amore, scusa e in bocca al lupo!” dissi io con voce sonnacchiosa dandole un bacio.

Dopo circa un’ora e mezza mi alzai e mi diedi una sciacquata, poi mi recai ancora ciondolante dal sonno in cucina. Costanza ovviamente era lì, e studiava. Era concentrata e teneva una matita in bocca mordicchiandola.

“Fate le ore piccole, eh?” esordì lei mettendomi già in crisi.
“È che quando mi parte la voglia non mi so proprio trattenere…” risposi io stando al gioco.
“Mah, secondo me non fate niente…Neanche vi ho sentito…” insistette lei stuzzicandomi.
Cercai di replicare giustificando me e Marta.
“Ma no, è che Marta è una silenziosa…”
“O forse sei tu che non la soddisfi abbastanza.”

Continuai a innervosirmi. Mi sedetti accanto a lei e scansai il libro che stava studiando guardandola negli occhi con aria seria .
“Senti, ma a che gioco stai giocando?”
“Tu a che gioco stai giocando…” rispose lei con tutta la calma del mondo.
“Io? Sei tu che giochi sempre a fare la maliziosa!”
“Io faccio solo delle semplici osservazioni…forse sei tu che ti innervosisci perché vuoi chiedermi qualcosa e non hai il coraggio…”
“E che dovrei chiederti, sentiamo?”
“Lo vedo che mi vuoi baciare. Guarda che basta chiedere.”

Ero una pentola a pressione. Nervosismo ed eccitazione si susseguivano dentro di me senza soluzione di continuità. Scoppiai a ridere per il nervoso.

“Ahahah..io? Sei tu che fai tutti questi giochetti subdoli per provocarmi. Io sto bene con Marta e non voglio niente da te.”
“Ah, pensavo…” sussurrò lei mentre si riprese il libro che tenevo sotto il gomito. Nel farlo, mi sfiorò il naso con il suo finendo praticamente attaccata al mio viso. Non resistetti e la baciai. Aveva vinto anche stavolta.

Lei rimase immobile con la bocca chiusa non ricambiando apparentemente il mio bacio.
“Meno male che non volevi niente…” disse sorridendo sorniona.
A quel punto ci alzammo e cominciammo a baciarci profondamente, con le nostre lingue che si intricavano e si strusciavano tra di loro all’interno delle nostre bocche.

Finimmo in piedi appoggiati al top della cucina ed iniziai a toccarla sui fianchi e sulle cosce. Cazzo, stavo tradendo di nuovo la mia ragazza. Da un lato mi sentivo tremendamente in colpa, dall’altro il fatto di star baciando un pezzo di figa come Costanza mi faceva drizzare prepotentemente l’uccello.

Lei mi tirò ancora di più a sé, strofinando il suo inguine sulla mia coscia.
“Fammi vedere se Marta aveva ragione…” mi punzecchiò ancora lei.

La guardai con aria di sfida e le tirai giù i pantaloni, sfilandoglieli insieme alle mutande dai suoi piedi scalzi. Liberai la sua figa che si presentava liscia e candida, con un leggero pelo corto e curato di colore biondo scuro. A quella visione, impazzii e mi fiondai sul suo sesso come un orso in un vasetto di miele.

Assaporai per bene la sua figa bagnata perlustrando le pareti interne ed esterne, mentre lei mi scrutava con i suoi occhi verdi quasi con severità. La cosa mi eccitava da morire. Per la prima volta mi sentivo la parte “debole” in un rapporto e temevo quasi di essere giudicato da una che probabilmente aveva più esperienza di me.

Conclusi il mio lavoro ticchettando con la lingua sul clitoride, e facendola venire mentre ansimava sottovoce. Aveva goduto, ma non voleva darmi soddisfazione continuando con i suoi giochetti mentali. Mentre già mi prefiguravo il prosieguo della situazione, lei con nonchalance raccolse i suoi pantaloni e le sue mutande e se le rinfilò. Io la guardai esterrefatto.

“Basta, ora devo studiare.” concluse lei rimettendosi sui libri e non degnandomi più di uno sguardo. Rimasi impalato senza sapere che dire. Cercai di balbettare qualcosa senza riuscire a mettere in fila due parole di senso compiuto, mentre lei era già china sui libri come se io non fossi più lì.

Così, dovetti farmi una doccia per calmare i miei ormoni a palla e una più che doverosa sega per smaltire la mostruosa erezione che avevo accumulato.

[CONTINUA...]
Bravissimo e confermo Costanza è proprio una porcona :)
 

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