Esperienza reale La prima vacanza trasgressiva - Introduzione

Sabri777

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La mattina seguente venni svegliato da un allegro "Ciao, buongiorno!!": la voce era quella di Diana ma il suono era abbastanza lontano ed ovattato. Aprii gli occhi a fatica e vidi che non era in tenda, pensavo di aver dormito troppo, ma non sentivo ancora il solito caldo e la luce del sole scarseggiava: guardai l'orologio: erano appena le 7.15. Pensai fosse andata in bagno, il mattino precedente si era lamentata che fosse troppo affollato alle 9. Mi concessi i soliti 5 minuti per carburare, prima di accorgermi che la borsa della fotocamera era aperta: c'era tutto, per fortuna, ma non il costume sexy che avevo lasciato dal giorno prima. Iniziai a provare una certa eccitazione, che spesso mi porta a volare con la fantasia: " e se fosse già andata in spiaggia"? Durante l'inverno avevo sognato un paio di volte di andare al mare da solo dalle mie parti e di beccarla in topless, anche in bella compagnia.

Senza nemmeno andare in bagno a lavarmi, misi di corsa il costume, presi la borsa e scesi in spiaggia. C'era il deserto assoluto, il mare era una tavola e vedevo solo il trattore che puliva la spiaggia nei pressi dello stabilimento. Di Diana nemmeno l'ombra. Risalii in campeggio per sistemarmi meglio e vidi lei da lontano che scendeva dalla parte opposta, cioè dal viottolo che conduce al bar ed ai bagni. Indossava i soliti pantaloncini ed il reggiseno del costume dei miei desideri; su una mano portava la maglietta, sull'altra la borsa con asciugamano e saponi vari. Mentre si avvicinava notavo che le sue tette esplodevano paurosamente, ancora più di ieri, i triangoli del reggiseno erano ancora più piccoli rispetto al costume del giorno precedente ed in più, complice l'aria ancora fresca, i suoi capezzoli erano turgidissimi , sembrava volessero scoppiare bucando quei minuscoli triangolini. Arrivò brontolando a bassa voce "questa maglietta odora di mare, di salsedine, senti che puzza: è inutile lavarsi se poi continuo a mettermela": entrò in tenda, ne indossò un'altra e uscì di nuovo per mettermi fretta, voleva scendere in spiaggia prima che iniziasse a fare troppo caldo, i suoi capezzoli continuavano a contrassegnare anche la maglietta: iniziò a sussurrarmi che aveva fatto un pò tardi perchè... ma poi si interruppe e mi sollecitò ad andare in bagno a prepararmi e che mi avrebbe raccontato tutto in spiaggia: i nostri vicini dormivano ancora e non voleva svegliarli chiacchierando davanti alle loro tende.

Mi sbrigai il più possibile e dopo 10 minuti eravamo già in spiaggia. Si diresse verso il bagnasciuga con passo deciso e poi iniziò a camminare qualche centimetro avanti a me: riprese a raccontarmi che si era intrattenuta qualche minuto al bar con i bagnini dello stabilimento, due ragazzi del posto, ai quali aveva chiesto informazioni "turistiche" su quali spiagge valesse la pena visitare per evitare di ascoltare gli schiamazzi dei bambini ed i cavoli delle famiglie altrui. Uno di loro aveva forse male interpretato la sua domanda e le chiese se per caso fosse una nudista e lei un pò sdegnata aveva risposto che voleva semplicemente stare un pò in pace, nient'altro... lui si era scusato affermando che di solito sono i nudisti a fare questo tipo di domande, informandola comunque che la parte finale della spiaggia della Feniglia, a circa 5km dal nostro campeggio, era frequentata da nudisti in alcuni periodi dell'anno, quindi sicuramente potevamo starci tranquillamente anche noi nelle immediate vicinanze, a costo di intraprendere una lunga passeggiata. Nonostante la preziosa indicazione, continuava ad essere molto critica e polemica nei confronti di questo ragazzo, si era parecchio risentita della sua allusione, ma volli sdrammatizzare e le chiesi se al bar era andata indossando la maglietta o se l'aveva già tolta: lei mi rispose stizzita "sono andata con il reggiseno del costume, mi ero già lavata in bagno, la maglietta puzzava, non l'ho rimessa e volevo un caffè, mica ero nuda, ci vanno tutte al bar in bikini"... risposi che la mia era solo una curiosità e che non ero affatto geloso, anzi se ci fosse andata in topless sarei stato ancora più felice: lei continuò "certo, ci mancava pure: già mi guardavano in costume, soprattutto l'altro, quello che non parlava, sembrava che non avesse mai visto una in bikini, ha sbagliato mestiere, che cavolo: era meglio non chiedergli nulla. Eppure ce ne sono tante migliori di me su questa spiaggia, ieri avevano lo stabilimento pieno di belle ragazze, alte, curate, appena uscite dalla parrucchiera..." . Mi feci una bella risata ma dentro di me pensavo che in poche hanno tettone piene come le sue e capezzoli che esplodono da triangolini microscopici...

Sembrava mi avesse letto nel pensiero e, calmandosi, continuò ancora: "A me poi non piacciono quei grandi reggiseni imbottiti o con i ferretti, mi stringono, sono scomodissimi, quelli a fascia vorrei provarli ma non li trovo carini della mia misura... e non parliamo dei costumi interi: da adolescente li portavo per coprire le tette il più possibile ma mi riempivo di segni dell'abbronzatura, che sono odiosi: e allora mi metto i triangoli: saranno troppo piccoli e inadatti per il mio seno, sicuramente, ma almeno sono comodi, pratici, si asciugano in fretta e quello che devono coprire lo coprono". Sorrisi divertito pensando: "mica tanto"...

Nel frattempo avevamo percorso un tratto quasi doppio rispetto al giorno precedente, la spiaggia era praticamente nostra e solo a parecchia distanza si vedeva un gruppo di sei o sette pescatori e ancora più in fondo si ricominciava a scorgere qualche ombrellone sparuto, forse era l'inizio della zona nudista.

Decidemmo di fermarci un attimo: Diana "analizzò" il comportamento dei pescatori, che non si erano nemmeno accorti del nostro arrivo, presi com'erano a fissare i loro galleggianti. Disse che potevamo anche fermarci senza andare oltre, perché sembravano innocui. Voltò le spalle e si girò a valutare anche la zona da cui venivamo, per constatare che la distanza dall'ombrellone più vicino fosse quasi chilometrica.

Mentre piazzavo l'ombrellone e gli asciugamani mi tremavano le gambe e la voce al pensiero che stavo per vederla in perizoma, al mare, per la prima volta.

Ragazzi, io dopo un pò mi stanco a scrivere, dovrei essere più sintetico, lo so, ma quando leggo i racconti degli altri mi piace che siano dettagliati, voglio immaginarmi passo passo e senza frenesia le varie scene descritte e cercherò di fare lo stesso con i miei racconti, che saranno tanti se vorrete. Spero di non essere l'unico a pensarla così, altrimenti abbiate pazienza. Mi auguro che la vostra Pasqua sia stata migliore, anche grazie a questi racconti, magari la Pasquetta sarà ancora meglio, chissà. Che ne pensate intanto di Diana? Vi è piaciuto leggermi, finora?

Mi è piaciuto un sacco, scrivi benissimo, mi piace quando descrivi le tue emozioni! Diana la immagino dolce e sensuale e con un seno spaziale :)
 

Sabri777

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Ragazzi: domani concludo, giuro! Un pò di suspence non guasta, siete d'accordo?

Sii adoro la suspance..! Continua a stuzzicarla e fare le scommessine, senza tralasciare mai i complimenti e vedrai che acquisterà più sicurezza e sarà una bomba sexy!
 
OP
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selpot

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Quanta rabbia all'idea di dover ripartire in una giornata perfetta: a passi lenti, verso l'auto, con le valigie tra le mani, pensai amaramente che avvertire il calore di un sole pieno, accompagnato da una brezza leggera sotto un cielo mai così limpido, a poche ore dalla fine della vacanza, aveva tutta l'aria di una beffa.

Il camping prometteva di rianimarsi, a giudicare dalle facce nuove che mi salutarono durante le mie operazioni di carico ed anche dal numero delle vetture parcheggiate, che occupavano posti rimasti desolatamente vuoti per tutta la settimana. Diana nel frattempo aveva provveduto a radunare il resto dei suoi bagagli in un angolino, appoggiando fuori dalla porta il solito equipaggiamento per la spiaggia: prima di affidarmi le chiavi del bungalow e di allontanarsi lungo il viottolo che conduceva ai bagni, mi rammentò che anche la borsa frigo poteva essere riposta in macchina, possibilmente in ombra: avevamo deciso di sgranocchiare qualcosa all'area ristoro del bar del campeggio per il pranzo, evitando la sera precedente di impelagarci nella spesa alimentare ad un solo giorno dalla partenza. Entro le 10 avremmo dovuto liberare la struttura per l'arrivo di altre persone: tutti i minuti persi ad individuare faticosamente un posticino per ogni bagaglio mi convinsero di aver commesso un errore madornale quando avevo optato per viaggiare con la piccola utilitaria diesel di Diana, che mi aveva permesso di risparmiare molto in termini di carburante, senza però consentirmi di lesinare su alcuna imprecazione nel dover incastrare al millimetro ogni borsa.

Spostai l'auto in un piccolo spiazzo ombreggiato dagli alberi; di ritorno verso il bungalow, avvertivo già una certa carenza di energie, ma riuscii comunque a notare che, a differenza dell'ombrellone ben visibile nel piccolo cortile, il borsone che conteneva il necessario per il mare era scomparso: "mai lasciare qualcosa di incustodito, di questi tempi, maledizione... e ora come glielo dico che torneremo a casa senza la sua fedelissima crema solare, le carte da gioco ed il suo asciugamano nuovo?" Per fortuna che almeno l'accortezza di chiudere a chiave la porta del bungalow non era venuta meno. Aprii comunque con terrore, velocemente e mi consolai nel vedere la custodia della mia fotocamera sul tavolo, al suo posto... meglio che sparissero gli asciugamani piuttosto che un portafogli, un cellulare e una macchina fotografica... si, non mancava nulla, attivai il telefono e vidi un sms non letto, era di Diana: "Ti aspetto in spiaggia, ho preso io la borsa, l'ombrellone puoi caricarlo in macchina se vuoi": esultai al pensiero di essere scampato ad un furto e soprattutto ad un immancabile e collerico rimprovero della mia "dolce" metà.

Confortato dal falso allarme, iniziai le pulizie, partendo dal pavimento. Frattanto il lato peccaminoso del mio cervello cominciò a macinare ragionamenti: dapprima mi interrogai sul perché Diana non avesse portato l'ombrellone con sé, ma arrivai in fretta alla logica conclusione che l'ombra non sarebbe servita, in assenza della borsa frigo. Subito dopo, però, il gusto di giocare con la mia immaginazione prese il sopravvento: mi sentivo arrapato al pensiero che Diana potesse aver incontrato, da sola, qualcuno in spiaggia, magari i ragazzi di Napoli del giorno prima o i bagnini, o si fosse imbattuta in nuove interessanti conoscenze... la mia eccitazione salì sempre di più: aveva tenuto il reggiseno in mia assenza o aveva scelto nuovamente il topless, anche senza di me? In quel momento avrei pagato a peso d'oro chiunque avesse potuto occuparsi delle pulizie al mio posto e sentii forte la tentazione di lasciar perdere tutto e di catapultarmi sulla spiaggia a vedere... ma non potevo, avevo preso un impegno anche con lei, entro mezz'ora avrei dovuto riconsegnare le chiavi del bungalow ed ero molto indietro. Accelerai i ritmi a scapito della regola d'arte, terminai di spazzare in fretta e poi passai ad una rapida pulizia del bagno e dell'angolo cottura, prima di lavare il pavimento... ed alle dieci in punto entrai nell'ufficio della segreteria del camping, evidenziando di aver provveduto alla pulizia del bungalow, per ricambiare in minima parte il loro gesto di cortesia e di generosità che non avremmo mai dimenticato. Mi precipitai di nuovo verso il parcheggio per caricare anche l'ombrellone e qualche altro piccolo bagaglio e poi raggiunsi l'entrata della spiaggia a tempo di record, prima di percorrere a passo lento gli ultimi metri per tentare di scorgere Diana senza essere osservato, ma di lei nessuna traccia. Iniziai una ricerca più approfondita, cercando di notare almeno il posizionamento del suo asciugamano, anche in lontananza, niente da fare. Diedi un'occhiata anche in acqua, pur sapendo che difficilmente Diana avrebbe fatto il suo primo bagno così presto: tuttavia il caldo era ormai notevole, quindi non lo escludevo. La spiaggia era già abbastanza affollata e molti nuovi arrivati avevano subito trovato un posto per una prima abbronzatura della loro pelle ancora cadaverica: qualche famiglia tedesca con bambini, fortunatamente silenziosi, molte giovani coppie e un paio di comitive miste, oltre ai pochi stoici superstiti dalle piogge e dal vento dei giorni precedenti. Un solo bagnino era regolarmente al suo posto, mentre non mi sembrò di notare nessuno tra Ciro, Antonio e Raffaele, pensai che sicuramente avevano fatto tardi. Avanzai di qualche metro, per sperare di inquadrare Diana da un'angolazione diversa, allungai lo sguardo anche in profondità, ma la spiaggia sembrava come al solito deserta dopo i primi 200 metri. Prima di tornare in campeggio per cercarla, presi il telefono e la chiamai. Rispose al terzo squillo anticipando la mia domanda: "Scommetto che non mi trovi, vero? Immaginavo... Non preoccuparti: ho fatto una lunga passeggiata e ho incontrato Andrea e Valerio, i pescatori. Non ci avevo pensato: oggi è Sabato e avevano detto che sarebbero tornati. Mi sono appena fermata qui con loro e ne approfitto per riposarmi, dicono che non disturbo, ti mandano un saluto". Mi tremavano le gambe e mi mancava il respiro , non riuscivo a risponderle in alcun modo: "Ci sei? Mi hai capito?" "Risposi affannosamente che avevo sentito e contraccambiavo il loro saluto, ma dovevo chiederle qualcosa di importante a cui bastava rispondere solo con un si o con un no: "Sei in topless?" "Si, certo. A proposito, mi sono sistemata allo stabilimento, quello che ti serve vedere è sul lettino... e metti subito la crema: il sole scotta oggi. Io mi fermo un po' qui perché sono esausta, ricarico le pile e pian piano ritorno, ci vediamo dopo". Ci salutammo e riattaccò. Raggiunsi il bagnasciuga, dal quale effettivamente si scorgevano a distanza siderale alcune "virgole" in movimento, impossibili da distinguere meglio.

Mi avvicinai allo stabilimento per individuare il nostro ombrellone: Matteo, il bagnino presente, mi riconobbe dalla sua postazione e con la mano mi fece segno di raggiungerlo "Siete proprio qui a fianco" Notai l'asciugamano di Diana sistemato sul lettino confinante con il loro posto di guardia e ripiegato su se stesso in un angolo lasciato scoperto, in cui giaceva il suo reggiseno ad asciugare, ciò che mi serviva vedere.... e non era un reggiseno qualunque, bensì quello a righe bianche e blu abbinato al suo perizoma. Avvertii il cuore esplodere e venni invaso da un'eccitazione incontrollabile, mi tolsi la maglietta ed i bermuda e, nel riporli nella borsa, controllai se Diana stava bluffando di nuovo come il secondo giorno, ma stavolta il perizoma non c'era, il costume di ricambio era composto sia da un reggiseno sia da uno slip gialli, abbastanza sottili, niente male. "Inizialmente vi avevo sistemato in prima fila, ma poi quando ho visto che lei, dopo il bagno, si è... beh, insomma, ho voluto spostarla: sai, spesso arrivano le vecchie bacchettone o le mamme con i bimbi piccoli e sarebbe stata troppo bersagliata". Avevo capito perfettamente a cosa stesse alludendo nonostante il suo evidente imbarazzo, ma finsi di non afferrare e sorridendo lo invitai a spiegarsi: "La tua ragazza, dopo il bagno, ha tolto il reggiseno per strizzarlo ma poi è rimasta in topless ed in prima fila non potevo lasciarla, mi fanno storie, alcuni clienti in passato si sono lamentati con la direzione... e da allora ho disposizioni di non vietare i topless ma, per quieto vivere, di mantenere le distanze tra le ragazze in topless e queste moraliste del cavolo che si scandalizzano tanto. Sono clienti abituali e in pratica comandano loro. Scusami: so che è discriminante, ma non decido io. Magari queste babbione neanche verranno, ma purtroppo devo fare così. Poi, non so, alcune persone là in fondo mi hanno chiamato e mi sono assentato un attimo e l'ho vista da lontano che andava a fare una passeggiata da quella parte". Malgrado non fossi del tutto convinto di ciò che stavo per affermare, gli rivelai senza vergognarmi troppo che avevo persuaso io Diana a stare in topless durante la vacanza perché volevo provare a condividere con altri il mio piacere di guardarla e che quindi la "colpa" era mia, ma si sarebbe potuta ricoprire se creava problemi al suo lavoro: lui rispose che comprendeva la mia esigenza: aveva sempre sognato che la sua ragazza facesse altrettanto ma lei non aveva mai voluto saperne, nonostante le sue continue insistenze: poi ribadì che l'intolleranza di qualcuno era dovuta solo all'invidia e non c'era assolutamente alcun divieto di stare a seno nudo: rimanendo accanto allo spazio degli addetti al salvataggio, inoltre, nessuno avrebbe protestato. Volli un pochino stuzzicarlo per capire cosa pensasse delle tette di Diana "Cogli il lato positivo: oggi hai un bel panorama proprio vicino a te, non capita tutti i giorni" "Eh si, diciamo pure che non capita quasi mai, quindi hai fatto benissimo a convincerla, ogni tanto vedere qualcosa di bello ti fa amare questo mestiere, altro che vecchie acide". Risposi che peraltro il seno prorompente di Diana non le permetteva di passare inosservata e lui annuì "Non dovrei parlarne a un cliente, un po' mi imbarazza,ma... insomma...ho capito che io e ti ci assomigliamo nelle nostre piccole trasgressioni, quindi se ti fa piacere saperlo, a me fa altrettanto piacere dirtelo senza mezzi termini: ovviamente qualche topless l'ho visto con interesse facendo il bagnino da tre anni, ma uno spettacolo del genere non mi era ancora capitato, veramente!". Eccitato ed inorgoglito, morivo dalla voglia di capire se Diana avesse messo la crema e soprattutto con quale atteggiamento e con quali modalità... pensai a come scoprirlo senza esagerare: "Speriamo che si sia ricordata della protezione, oggi il sole è rovente." Lui mi rispose che si era occupato personalmente di cospargerla sulla schiena, non di sua iniziativa ma su richiesta di Diana e che "al resto" aveva pensato da sola. "Quindi l'ha messa, l'hai visto tu?" "Si si, ero qui con lei, ho visto benissimo, era inevitabile, capisci...". Finsi di rasserenarmi ma in realtà il mio cervello era impazzito, completamente preso d'assalto da un turbine di scene in contemporanea, una più provocante e disinibita dell'altra, che spesso si sovrapponevano nei miei pensieri: immaginai il suo "spogliarello" con cui scopriva per la prima volta il suo sedere, i pochi passi in perizoma verso il bagnasciuga prima di tuffarsi, pensai al modo con cui potesse essersi liberata del reggiseno dopo il bagno, fantasticai sul primo incontro " tête-à-tête " tra lei in topless ed il bagnino che le proponeva di spostarsi, poi comparvero le sue tettone al sole che si asciugavano sdraiate sul lettino con gli occhi di Matteo addosso, dopo ancora provai ad indovinare mentalmente in quale posizione avesse permesso al ragazzo di spalmarle la crema sulla schiena, magari rimanendo in piedi oppure sdraiata sul lettino: in entrambi i casi avrebbe finalmente esibito una prospettiva generosa e spudorata anche del suo bel culo scoperto, baciato dal sole ed incorniciato solo da qualche sottile strisciolina di stoffa. A seguire vedevo la danza di quelle tettone palpate dalle mani di Diana e imbiancate di protezione solare proprio in faccia al bagnino, chissà se aveva usato moderazione o se le era piaciuto farlo impazzire con i suoi soliti magistrali movimenti di spalmatura. Dovevo assolutamente calmarmi, non potevo andare avanti in quel modo e cercai distrazioni, voltando lo sguardo verso il lato sinistro dello sterminato arenile, ma fu inutile: la spiaggia si andava ulteriormente riempiendo e anche questa banale considerazione continuò ad eccitarmi: scrutavo il viso ed i comportamenti di ogni persona, conteggiando quanti uomini potenzialmente l'avevano osservata camminare in topless e perizoma proprio davanti ai loro ombrelloni: ne contai almeno 30, chissà se erano già tutti presenti al momento della passeggiata o se erano arrivati più tardi, quando lei era già lontana, forse no... mi sforzai di ricordare i volti che avevo notato al mio arrivo in spiaggia, di sicuro una decina di maschietti l'avevano vista perfettamente, oltre a Matteo ed a qualche cliente dello stabilimento... ma speravo che fossero molti di più... e riflettei che il suo ritorno sarebbe stato imperdibile, in particolar modo nel momento del suo passaggio negli ultimi 200 metri di spiaggia ormai affollatissimi anche di ragazzi e uomini di ogni età... contemplavo il bagnasciuga fin dove lo sguardo poteva arrivare e seguivo, uno per uno, migliaia di passi che Diana aveva percorso da sola, con le tette al vento ed il culo di fuori, fino ad arrivare dai suoi indimenticati pescatori: già, proprio loro: si era allontanata quasi nuda per sperare di ritrovarli o li aveva incontrati per caso, senza volerlo? Chissà cosa stavano facendo in quel momento...Guardavano soltanto o approfittavano della sua solitudine per proporre qualcos'altro? E lei come si comportava nei loro confronti, specie davanti a quel giovanotto così sconvolto dall'esplosione delle sue tettone? Oggi avevano anche il suo culo da fissare, si saranno complimentati anche per il suo perizoma? Magari lei lo avrebbe valorizzato con qualche movimento sexy, apparentemente casuale... quanto avrei voluto essere laggiù!

Fu una sensazione ubriacante, di una potenza inaudita, poter vagare con la mente così a lungo pensando alle sue trasgressioni, avrei voluto continuare a immaginarla per ore, ma non resistevo più, desideravo spiarla, esaminare i suoi comportamenti, le sue mosse, i suoi sguardi, le sue posizioni, dovevo vederla mostrare senza pudore quelle tettone davanti ad Andrea e Valerio e avvertivo una frenesia incontrollabile di guardare per la prima volta il suo culo al sole in bella mostra, a due passi da loro.

Frettolosamente mi spalmai la crema fin dove potevo arrivare, comunicai a Matteo che stavo per allontanarmi, indossai le mie infradito e dopo aver preso la borsa iniziai una lunga e naturalistica escursione nella pineta della Feniglia retrostante le dune, in direzione Diana...
 

Michele_80

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Quanta rabbia all'idea di dover ripartire in una giornata perfetta: a passi lenti, verso l'auto, con le valigie tra le mani, pensai amaramente che avvertire il calore di un sole pieno, accompagnato da una brezza leggera sotto un cielo mai così limpido, a poche ore dalla fine della vacanza, aveva tutta l'aria di una beffa.

Il camping prometteva di rianimarsi, a giudicare dalle facce nuove che mi salutarono durante le mie operazioni di carico ed anche dal numero delle vetture parcheggiate, che occupavano posti rimasti desolatamente vuoti per tutta la settimana. Diana nel frattempo aveva provveduto a radunare il resto dei suoi bagagli in un angolino, appoggiando fuori dalla porta il solito equipaggiamento per la spiaggia: prima di affidarmi le chiavi del bungalow e di allontanarsi lungo il viottolo che conduceva ai bagni, mi rammentò che anche la borsa frigo poteva essere riposta in macchina, possibilmente in ombra: avevamo deciso di sgranocchiare qualcosa all'area ristoro del bar del campeggio per il pranzo, evitando la sera precedente di impelagarci nella spesa alimentare ad un solo giorno dalla partenza. Entro le 10 avremmo dovuto liberare la struttura per l'arrivo di altre persone: tutti i minuti persi ad individuare faticosamente un posticino per ogni bagaglio mi convinsero di aver commesso un errore madornale quando avevo optato per viaggiare con la piccola utilitaria diesel di Diana, che mi aveva permesso di risparmiare molto in termini di carburante, senza però consentirmi di lesinare su alcuna imprecazione nel dover incastrare al millimetro ogni borsa.

Spostai l'auto in un piccolo spiazzo ombreggiato dagli alberi; di ritorno verso il bungalow, avvertivo già una certa carenza di energie, ma riuscii comunque a notare che, a differenza dell'ombrellone ben visibile nel piccolo cortile, il borsone che conteneva il necessario per il mare era scomparso: "mai lasciare qualcosa di incustodito, di questi tempi, maledizione... e ora come glielo dico che torneremo a casa senza la sua fedelissima crema solare, le carte da gioco ed il suo asciugamano nuovo?" Per fortuna che almeno l'accortezza di chiudere a chiave la porta del bungalow non era venuta meno. Aprii comunque con terrore, velocemente e mi consolai nel vedere la custodia della mia fotocamera sul tavolo, al suo posto... meglio che sparissero gli asciugamani piuttosto che un portafogli, un cellulare e una macchina fotografica... si, non mancava nulla, attivai il telefono e vidi un sms non letto, era di Diana: "Ti aspetto in spiaggia, ho preso io la borsa, l'ombrellone puoi caricarlo in macchina se vuoi": esultai al pensiero di essere scampato ad un furto e soprattutto ad un immancabile e collerico rimprovero della mia "dolce" metà.

Confortato dal falso allarme, iniziai le pulizie, partendo dal pavimento. Frattanto il lato peccaminoso del mio cervello cominciò a macinare ragionamenti: dapprima mi interrogai sul perché Diana non avesse portato l'ombrellone con sé, ma arrivai in fretta alla logica conclusione che l'ombra non sarebbe servita, in assenza della borsa frigo. Subito dopo, però, il gusto di giocare con la mia immaginazione prese il sopravvento: mi sentivo arrapato al pensiero che Diana potesse aver incontrato, da sola, qualcuno in spiaggia, magari i ragazzi di Napoli del giorno prima o i bagnini, o si fosse imbattuta in nuove interessanti conoscenze... la mia eccitazione salì sempre di più: aveva tenuto il reggiseno in mia assenza o aveva scelto nuovamente il topless, anche senza di me? In quel momento avrei pagato a peso d'oro chiunque avesse potuto occuparsi delle pulizie al mio posto e sentii forte la tentazione di lasciar perdere tutto e di catapultarmi sulla spiaggia a vedere... ma non potevo, avevo preso un impegno anche con lei, entro mezz'ora avrei dovuto riconsegnare le chiavi del bungalow ed ero molto indietro. Accelerai i ritmi a scapito della regola d'arte, terminai di spazzare in fretta e poi passai ad una rapida pulizia del bagno e dell'angolo cottura, prima di lavare il pavimento... ed alle dieci in punto entrai nell'ufficio della segreteria del camping, evidenziando di aver provveduto alla pulizia del bungalow, per ricambiare in minima parte il loro gesto di cortesia e di generosità che non avremmo mai dimenticato. Mi precipitai di nuovo verso il parcheggio per caricare anche l'ombrellone e qualche altro piccolo bagaglio e poi raggiunsi l'entrata della spiaggia a tempo di record, prima di percorrere a passo lento gli ultimi metri per tentare di scorgere Diana senza essere osservato, ma di lei nessuna traccia. Iniziai una ricerca più approfondita, cercando di notare almeno il posizionamento del suo asciugamano, anche in lontananza, niente da fare. Diedi un'occhiata anche in acqua, pur sapendo che difficilmente Diana avrebbe fatto il suo primo bagno così presto: tuttavia il caldo era ormai notevole, quindi non lo escludevo. La spiaggia era già abbastanza affollata e molti nuovi arrivati avevano subito trovato un posto per una prima abbronzatura della loro pelle ancora cadaverica: qualche famiglia tedesca con bambini, fortunatamente silenziosi, molte giovani coppie e un paio di comitive miste, oltre ai pochi stoici superstiti dalle piogge e dal vento dei giorni precedenti. Un solo bagnino era regolarmente al suo posto, mentre non mi sembrò di notare nessuno tra Ciro, Antonio e Raffaele, pensai che sicuramente avevano fatto tardi. Avanzai di qualche metro, per sperare di inquadrare Diana da un'angolazione diversa, allungai lo sguardo anche in profondità, ma la spiaggia sembrava come al solito deserta dopo i primi 200 metri. Prima di tornare in campeggio per cercarla, presi il telefono e la chiamai. Rispose al terzo squillo anticipando la mia domanda: "Scommetto che non mi trovi, vero? Immaginavo... Non preoccuparti: ho fatto una lunga passeggiata e ho incontrato Andrea e Valerio, i pescatori. Non ci avevo pensato: oggi è Sabato e avevano detto che sarebbero tornati. Mi sono appena fermata qui con loro e ne approfitto per riposarmi, dicono che non disturbo, ti mandano un saluto". Mi tremavano le gambe e mi mancava il respiro , non riuscivo a risponderle in alcun modo: "Ci sei? Mi hai capito?" "Risposi affannosamente che avevo sentito e contraccambiavo il loro saluto, ma dovevo chiederle qualcosa di importante a cui bastava rispondere solo con un si o con un no: "Sei in topless?" "Si, certo. A proposito, mi sono sistemata allo stabilimento, quello che ti serve vedere è sul lettino... e metti subito la crema: il sole scotta oggi. Io mi fermo un po' qui perché sono esausta, ricarico le pile e pian piano ritorno, ci vediamo dopo". Ci salutammo e riattaccò. Raggiunsi il bagnasciuga, dal quale effettivamente si scorgevano a distanza siderale alcune "virgole" in movimento, impossibili da distinguere meglio.

Mi avvicinai allo stabilimento per individuare il nostro ombrellone: Matteo, il bagnino presente, mi riconobbe dalla sua postazione e con la mano mi fece segno di raggiungerlo "Siete proprio qui a fianco" Notai l'asciugamano di Diana sistemato sul lettino confinante con il loro posto di guardia e ripiegato su se stesso in un angolo lasciato scoperto, in cui giaceva il suo reggiseno ad asciugare, ciò che mi serviva vedere.... e non era un reggiseno qualunque, bensì quello a righe bianche e blu abbinato al suo perizoma. Avvertii il cuore esplodere e venni invaso da un'eccitazione incontrollabile, mi tolsi la maglietta ed i bermuda e, nel riporli nella borsa, controllai se Diana stava bluffando di nuovo come il secondo giorno, ma stavolta il perizoma non c'era, il costume di ricambio era composto sia da un reggiseno sia da uno slip gialli, abbastanza sottili, niente male. "Inizialmente vi avevo sistemato in prima fila, ma poi quando ho visto che lei, dopo il bagno, si è... beh, insomma, ho voluto spostarla: sai, spesso arrivano le vecchie bacchettone o le mamme con i bimbi piccoli e sarebbe stata troppo bersagliata". Avevo capito perfettamente a cosa stesse alludendo nonostante il suo evidente imbarazzo, ma finsi di non afferrare e sorridendo lo invitai a spiegarsi: "La tua ragazza, dopo il bagno, ha tolto il reggiseno per strizzarlo ma poi è rimasta in topless ed in prima fila non potevo lasciarla, mi fanno storie, alcuni clienti in passato si sono lamentati con la direzione... e da allora ho disposizioni di non vietare i topless ma, per quieto vivere, di mantenere le distanze tra le ragazze in topless e queste moraliste del cavolo che si scandalizzano tanto. Sono clienti abituali e in pratica comandano loro. Scusami: so che è discriminante, ma non decido io. Magari queste babbione neanche verranno, ma purtroppo devo fare così. Poi, non so, alcune persone là in fondo mi hanno chiamato e mi sono assentato un attimo e l'ho vista da lontano che andava a fare una passeggiata da quella parte". Malgrado non fossi del tutto convinto di ciò che stavo per affermare, gli rivelai senza vergognarmi troppo che avevo persuaso io Diana a stare in topless durante la vacanza perché volevo provare a condividere con altri il mio piacere di guardarla e che quindi la "colpa" era mia, ma si sarebbe potuta ricoprire se creava problemi al suo lavoro: lui rispose che comprendeva la mia esigenza: aveva sempre sognato che la sua ragazza facesse altrettanto ma lei non aveva mai voluto saperne, nonostante le sue continue insistenze: poi ribadì che l'intolleranza di qualcuno era dovuta solo all'invidia e non c'era assolutamente alcun divieto di stare a seno nudo: rimanendo accanto allo spazio degli addetti al salvataggio, inoltre, nessuno avrebbe protestato. Volli un pochino stuzzicarlo per capire cosa pensasse delle tette di Diana "Cogli il lato positivo: oggi hai un bel panorama proprio vicino a te, non capita tutti i giorni" "Eh si, diciamo pure che non capita quasi mai, quindi hai fatto benissimo a convincerla, ogni tanto vedere qualcosa di bello ti fa amare questo mestiere, altro che vecchie acide". Risposi che peraltro il seno prorompente di Diana non le permetteva di passare inosservata e lui annuì "Non dovrei parlarne a un cliente, un po' mi imbarazza,ma... insomma...ho capito che io e ti ci assomigliamo nelle nostre piccole trasgressioni, quindi se ti fa piacere saperlo, a me fa altrettanto piacere dirtelo senza mezzi termini: ovviamente qualche topless l'ho visto con interesse facendo il bagnino da tre anni, ma uno spettacolo del genere non mi era ancora capitato, veramente!". Eccitato ed inorgoglito, morivo dalla voglia di capire se Diana avesse messo la crema e soprattutto con quale atteggiamento e con quali modalità... pensai a come scoprirlo senza esagerare: "Speriamo che si sia ricordata della protezione, oggi il sole è rovente." Lui mi rispose che si era occupato personalmente di cospargerla sulla schiena, non di sua iniziativa ma su richiesta di Diana e che "al resto" aveva pensato da sola. "Quindi l'ha messa, l'hai visto tu?" "Si si, ero qui con lei, ho visto benissimo, era inevitabile, capisci...". Finsi di rasserenarmi ma in realtà il mio cervello era impazzito, completamente preso d'assalto da un turbine di scene in contemporanea, una più provocante e disinibita dell'altra, che spesso si sovrapponevano nei miei pensieri: immaginai il suo "spogliarello" con cui scopriva per la prima volta il suo sedere, i pochi passi in perizoma verso il bagnasciuga prima di tuffarsi, pensai al modo con cui potesse essersi liberata del reggiseno dopo il bagno, fantasticai sul primo incontro " tête-à-tête " tra lei in topless ed il bagnino che le proponeva di spostarsi, poi comparvero le sue tettone al sole che si asciugavano sdraiate sul lettino con gli occhi di Matteo addosso, dopo ancora provai ad indovinare mentalmente in quale posizione avesse permesso al ragazzo di spalmarle la crema sulla schiena, magari rimanendo in piedi oppure sdraiata sul lettino: in entrambi i casi avrebbe finalmente esibito una prospettiva generosa e spudorata anche del suo bel culo scoperto, baciato dal sole ed incorniciato solo da qualche sottile strisciolina di stoffa. A seguire vedevo la danza di quelle tettone palpate dalle mani di Diana e imbiancate di protezione solare proprio in faccia al bagnino, chissà se aveva usato moderazione o se le era piaciuto farlo impazzire con i suoi soliti magistrali movimenti di spalmatura. Dovevo assolutamente calmarmi, non potevo andare avanti in quel modo e cercai distrazioni, voltando lo sguardo verso il lato sinistro dello sterminato arenile, ma fu inutile: la spiaggia si andava ulteriormente riempiendo e anche questa banale considerazione continuò ad eccitarmi: scrutavo il viso ed i comportamenti di ogni persona, conteggiando quanti uomini potenzialmente l'avevano osservata camminare in topless e perizoma proprio davanti ai loro ombrelloni: ne contai almeno 30, chissà se erano già tutti presenti al momento della passeggiata o se erano arrivati più tardi, quando lei era già lontana, forse no... mi sforzai di ricordare i volti che avevo notato al mio arrivo in spiaggia, di sicuro una decina di maschietti l'avevano vista perfettamente, oltre a Matteo ed a qualche cliente dello stabilimento... ma speravo che fossero molti di più... e riflettei che il suo ritorno sarebbe stato imperdibile, in particolar modo nel momento del suo passaggio negli ultimi 200 metri di spiaggia ormai affollatissimi anche di ragazzi e uomini di ogni età... contemplavo il bagnasciuga fin dove lo sguardo poteva arrivare e seguivo, uno per uno, migliaia di passi che Diana aveva percorso da sola, con le tette al vento ed il culo di fuori, fino ad arrivare dai suoi indimenticati pescatori: già, proprio loro: si era allontanata quasi nuda per sperare di ritrovarli o li aveva incontrati per caso, senza volerlo? Chissà cosa stavano facendo in quel momento...Guardavano soltanto o approfittavano della sua solitudine per proporre qualcos'altro? E lei come si comportava nei loro confronti, specie davanti a quel giovanotto così sconvolto dall'esplosione delle sue tettone? Oggi avevano anche il suo culo da fissare, si saranno complimentati anche per il suo perizoma? Magari lei lo avrebbe valorizzato con qualche movimento sexy, apparentemente casuale... quanto avrei voluto essere laggiù!

Fu una sensazione ubriacante, di una potenza inaudita, poter vagare con la mente così a lungo pensando alle sue trasgressioni, avrei voluto continuare a immaginarla per ore, ma non resistevo più, desideravo spiarla, esaminare i suoi comportamenti, le sue mosse, i suoi sguardi, le sue posizioni, dovevo vederla mostrare senza pudore quelle tettone davanti ad Andrea e Valerio e avvertivo una frenesia incontrollabile di guardare per la prima volta il suo culo al sole in bella mostra, a due passi da loro.

Frettolosamente mi spalmai la crema fin dove potevo arrivare, comunicai a Matteo che stavo per allontanarmi, indossai le mie infradito e dopo aver preso la borsa iniziai una lunga e naturalistica escursione nella pineta della Feniglia retrostante le dune, in direzione Diana...

Accipicchia! Altro racconto super, bellissimo davvero e molto coinvolgente
 

sam94

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I tuoi racconti sono molto meglio di qualsiasi video porno, hai il potere di saper fare eccitare all'inverosimile con le semplici parole, probabilmente il merito è per lo più di Diana ma tu sai perfettamente come trasmettere le tue emozioni del momento al lettore.
Bravissimo, continua così perché credo che siamo in tanti ad aspettare quest'ultima avventura di Diana con i pescatori!
 

glam892

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I tuoi racconti sono molto meglio di qualsiasi video porno, hai il potere di saper fare eccitare all'inverosimile con le semplici parole, probabilmente il merito è per lo più di Diana ma tu sai perfettamente come trasmettere le tue emozioni del momento al lettore.
Bravissimo, continua così perché credo che siamo in tanti ad aspettare quest'ultima avventura di Diana con i pescatori!

e se ci fosse una nuova stagione? Il titolo in effetti è "la PRIMA vacanza trasgressiva".
 

marcoforte

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Uno dei racconti meglio scritti e piu' coinvolgenti letti qui.
Ha un solo difetto: fa venire una gran voglia, spasmodica, direi, di leggere il seguito subito, immediatamente!
C'e' molto piu' eros, tensione, coinvolgimento in questo racconto, che nella descrizione di mille scopate, e questo e' solo un must, grazie!
Non vedo l'ora di leggerne il seguito e, lo spero davvero, i racconti di altre vostre avventure!
(y) (y) (y) ;)
 
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C00kie

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Ciao, ho letto tutti i brani che hai postato qui.
Trovo molto piacevole la lettura. Te lo dico solo perché ho letto anche che non vedevi molti riscontri, all'inizio. Se ti piace scrivere, se ti piace raccontare, continua a farlo. Credo tu sia sulla buona strada, in questo.
 

massimoran

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Il posizionamento della mappa fu inizialmente difficoltoso: lo spazio tra la fronte di Diana ed il fianco di Antonio era minimo. Inoltre il vento piegava con facilità la cartina e Diana, pur imprecando, non accennava a muoversi per bloccarla: fu Antonio a spostarsi ancora di qualche centimetro e a fermare la cartina con alcuni ciottoli sui lati. Diana rialzò leggermente la testa per inquadrare meglio la mappa, puntai per un attimo il suo seno che tuttavia continuava ad essere schiacciato al massimo. Anche Ciro si sdraiò con la schiena al sole, mentre Raffaele era rimasto seduto con lo sguardo rivolto alla mappa.

Cominciai a notare dei piccoli sobbalzi sulla schiena di Diana, alternati a leggeri movimenti "di assestamento" ed a sollevamenti improvvisi quasi impercettibili ma sempre più frequenti: si stava stancando della posizione assunta, era un segnale che avevo imparato bene! Nel pieno della sua reale ed effettiva concentrazione sulla mappa, si alzò con la testa e le spalle, appoggiando i gomiti all'asciugamano. Il suo seno finalmente venne in parte liberato dall'oppressione patita e la visuale laterale iniziava a farsi interessante: se ne accorse subito Raffaele, che cambiò immediatamente posizione sdraiandosi sul lato sinistro con il volto e il corpo rivolti verso Diana: se ne accorse anche il più timido Antonio seduto a pochi passi da lei... e me ne accorsi anch'io, che sedevo a destra di Diana sul mio asciugamano, ma desideroso di godermi meglio la scena senza essere notato: iniziai a guardarmi intorno alla ricerca di una posizione "strategica", che individuai in acqua, seduto su uno scoglio piatto appena affiorante, quasi a riva: mi alzai con la scusa di voler testare la temperatura dell'acqua prima di un eventuale bagno. Diana tolse per un attimo lo sguardo dalla mappa, sospettando qualcosa: diede una rapida occhiata al suo seno, realizzando solo allora che sollevandosi si iniziava a vedere... poi si girò verso di me, con un'espressione molto eloquente di consapevolezza che il mio obiettivo fosse un altro, non certo un bagno in una giornata come quella... ma non si riabbassò, si girò nuovamente e continuò l'analisi della mappa. Quel benedetto scoglio sembrava fosse piazzato in quel punto preciso, proprio come una sedia da regista: potevo vedere alla perfezione i movimenti del seno di Diana ed anche la direzione degli sguardi di tutti e tre i ragazzi, senza essere praticamente notato: forse solo Antonio poteva capire le mie intenzioni, ma non era così attento alla mia analisi panoramica, i suoi occhi ormai erano stati catturati da ben altro, seppure in maniera misurata.

L'interesse di Diana nei confronti della mappa sembrava nel frattempo mutato: continuava a guardare la cartina, affermando che molti dei nomi delle spiagge ci erano stati già segnalati da alcuni pescatori qualche giorno prima... Ma la sua concentrazione sembrava essersi spostata ai movimenti del suo stesso corpo, che ora apparivano voluti e premeditati: si sollevò sempre di più sui gomiti, il suo seno ora era quasi completamente penzolante, solo i capezzoli sfioravano leggermente il reggiseno slacciato e giacente a terra sull'asciugamano. Rimase per qualche minuto in quella posizione, Antonio continuò a guardarla con moderazione, Raffaele con molta più intensità ed irruenza: Ciro probabilmente non si era accorto della gentile concessione, sdraiato con la schiena al sole e coperto da Raffaele che tuttavia gli rifilò una leggera gomitata ed un cenno con la testa per informarlo della piacevole visuale: si tirò leggermente in avanti, per consentire anche al suo amico di vedere. Ciro allora sobbalzò e si sedette, poi si girò verso di me per verificare il mio livello di attenzione, ma ebbi la prontezza di abbassare la testa e di guardare in acqua. La scena si stava facendo sempre più intrigante: Diana staccò il gomito sinistro da terra, arretrò il braccio e appoggiò la mano sulla schiena per tentare di massaggiarsi, coricandosi sul lato destro: ora anche il suo capezzolo sinistro era perfettamente libero e visibile, a pochi centimetri da Raffaele che puntava il suo seno con gradimento ed insistenza: il massaggio durò parecchi secondi, poi Diana lamentandosi per il poco comfort offerto dai ciottoli, riappoggiò il gomito nella posizione precedente, continuando a consultare la mappa, ma non per molto...

Si coricò nuovamente sullo stesso lato in maniera più stabile e decisa, per voltarsi verso di me, mostrando completamente la tetta sinistra e buona parte di quella destra: "Fallo tu il bagno se vuoi, io oggi rinuncio: non mi piace questo vento" mentre mi parlava un cenno della sua mano mi imponeva di entrare più in acqua. Ciro e Raffaele incrociarono il loro sguardo con un sorriso compiaciuto alla vista di quello spettacolo maestoso.

La mia ubbidienza fu ancora una volta totale, nonostante il rischio concreto di beccarmi un bel febbrone o una polmonite dopo un bagno in una giornata del genere, ma il sole che poco prima aveva ben illuminato le tette di Diana era più caldo e costante in quel momento: presi coraggio e mi tuffai poco più avanti per riemergere quasi subito. Mi voltai di nuovo ma non sentivo perfettamente il tema della loro chiacchierata: Diana parlava di scottature, di crema, di volontari, delle mie mani bagnate ma non riuscivo a seguire il discorso per intero: vidi Antonio allungarsi verso la nostra borsa, aprire la tasca in fondo e prendere la nostra crema solare per poi passarla a Raffaele. Mi riavvicinai al mio scoglio, sedendomi nuovamente: il più sveglio dei ragazzi aveva iniziato a cospargere la schiena di Diana che si era riadagiata sull'asciugamano, senza schiacciarsi troppo: era arrapante vedere le mani di un altro che la toccavano, seppure solo sulla schiena. Raffaele, a dispetto della sua intraprendenza tutta partenopea, svolse bravo bravo il suo compitino con cura ed applicazione, salendo anche sulle spalle e sul collo e senza sconfinare altrove; anche lui si girò verso di me, forse per capire se mi stavo arrabbiando, ma lo ringraziai dicendo che le mie mani erano bagnate e non potevo certo pensare io alla spalmatura: mi fece un OK con il pollice, poi alzò le mani: "basta che non sei geloso" "Non lo sono mai stato, figurati, nessun problema, decide lei..." Diana entrò nel discorso "E poi è una schiena, dai. Non sarà mica la prima volta che metti la crema sulla schiena di qualcuno... se aspettavo ancora, rischiavo di bruciarmi : questa è la classica giornata in cui il sole ti frega: sembra timido, ma zitto zitto ti ustiona".

Raffaele sembrava aver preso coraggio dalla situazione oltre che dalle mie rassicurazioni e cominciò ad esprimersi con maggior spontaneità: "Attenta a come ti giri, pero, eh... prima stavamo svenendo" e rise di gusto, seguito dagli altri due". Poi mi guardò cercando la mia approvazione "Lei è molto sbadata, non fateci caso... oppure fateci caso, se preferite!!" affermai incoraggiandoli. Diana mi domandò cosa fosse successo quando si era girata, poi voltò di scatto la testa verso di me: "ma perchè: si è visto qualcosa?" "Qualcosa si, anzi, più di qualcosa", risposi smaliziato"ma non ti preoccupare, siamo al mare, è normale, mica puoi stare sempre a coprirti, altrimenti venivamo con i maglioni. Siamo nel 2005, è ora che anche voi donne vi abbronziate come vi pare" Ciro e Raffaele scherzando sposarono la mia opinione "Si si, infatti, c'hai ragione: girati più spesso e non coprirti"... Diana si nascose gli occhi con una mano: "Mamma mia, che sarà mai! Non ci pensavo che c'era qualcuno intorno a me, però, cavolo, l'avete vista pure l'altra sera mentre giocavamo a carte: non è cambiata, è sempre la stessa tetta, ve l'ho detto subito che sono libertine e ribelli" Ridemmo tutti, poi continuò rivolgendosi a Raffaele: "Piuttosto, mettimi la crema dappertutto, pure sui fianchi intendo, invece di fare tanto lo spiritoso: mi brucio facilmente anche lì, soprattutto quando mi giro come dite voi " e si sollevò nuovamente sui gomiti. Raffaele si alzò occupando il mio asciugamano per ricominciare le operazioni sul lato destro, Diana continuava: "e poi state a guardare me, nemmeno fossi questa fica da paura... non mi dite che in questi giorni allo stabilimento non c'era di meglio da ammirare perché non ci credo, le ho viste con i miei occhi quelle quattro/cinque in passerella". Antonio ruppe il silenzio e rispose con ironia che le avevano viste eccome... e non solo: le avevano puntate, ma se la tiravano troppo quando avevano provato a conoscerle" Ciro intervenne: "Quelle andavano bene per i milanesi, non per noi napoletani: troppo perfettine, schizzignose: a noi ci piace la genuinità, la simpatia, con quelle non ti diverti, stavano sempre a sistemarsi i capelli, a specchiarsi, ogni due secondi sgrullavano l'asciugamano con la punta delle dita...", Raffaele annuì con una smorfia quasi teatrale, continuando a puntare lo sguardo attentamente verso il seno di Diana: dalla posizione della sua mano capii che era arrivato a spalmare proprio la parte laterale della tetta, schiacciata al minimo.

Poi tornò al suo posto con l'intento di ripetersi anche sul lato sinistro, Diana si sollevò maggiormente, vedevo la sua tetta che penzolava verso l'asciugamano, morbida, senza compressioni: solo il capezzolo sfiorava leggermente il reggiseno ormai stropicciato: lei se ne accorse, si sollevò ancora un pochino per disincastrarlo definitivamente dal suo corpo, per poi piegarlo e poggiarlo sul bordo laterale dell'asciugamano. Il capezzolo comparì con nitidezza in quei secondi, prima che lei tornasse a riabbassarsi seppur di poco. Fu davvero eccitante vedere la mano di Raffaele sfiorare lateralmente il seno di Diana, che scherzando si complimentava per la sua meticolosità nel non lasciare nessun centimetro di pelle senza protezione. Gli altri due si gustavano la scena, inebetiti. Avevo appena assistito a quella che ritenevo un'importante conferma. Il mio cervello iniziò a fremere all'idea che prima o poi Diana si sarebbe girata, non poteva certo restare tutto il giorno nella stessa posizione, con il mal di schiena che aveva... si sarebbe ricomposta oppure ci avrebbe fatto impazzire? Raffaele si complimentò a sua volta con Diana per la sua pelle liscia e per la sua abbronzatura uniforme e già evidente, nonostante molti giorni di maltempo. Lei rispose che non amava i segni del costume e che cercava di evitarli il più possibile, slacciando sempre il reggiseno con la schiena al sole, poi rivelò: "certe volte ammiro i nudisti, quelli veri: non si fanno problemi, belli o brutti, giovani o vecchi, si abbronzano in maniera perfetta e vivono il mare e la spiaggia nel miglior modo possibile: con il loro corpo completamente a contatto con la natura". Ciro le rivelò che una buona parte della spiaggia della Feniglia era riservata ai nudisti e le suggerì di tentare questa esperienza, se era attratta o incuriosita dall'idea. Diana gli rispose di sapere dell'esistenza della zona nudista, ma di essere riuscita solo a mettersi in topless, a molta distanza da loro: "non è così semplice passare dal bikini al nudo o al topless come se niente fosse: dipende molto dall'età media che ti circonda, secondo me: un conto è avere vicino tre ragazzi di 20 anni come voi, un conto è essere circondati da vecchietti o padri di famiglia, le sensazioni cambiano completamente". Antonio le chiese di spiegarsi meglio e lei fece capire di sentirsi molto imbarazzata al pensiero di essere guardata da uomini maturi e di non aver invece problemi a mostrare il seno a un giovane. "Anzi, ragazzi, ve lo dimostro subito: io ora mi devo girare perché ho la schiena a pezzi, non ce la faccio più e non mi ricopro altrimenti mi tornano i segni dell'abbronzatura: se volete guardare, fate pure, tanto lui non è geloso" indicandomi con tono sarcastico: "se invece vi faccio schifo, fatevi due risate o voltatevi dall'altra parte, nessun problema". Si girò lentamente, quasi a fatica, cauta e attenta a non sollecitare troppo il dorso. Non fu certo un movimento sensuale o provocatorio: dal suo tono di voce la sofferenza per il mal di schiena stravinceva su un erotismo appena accennato.

Ma si riscattò subito: scelse dapprima una posizione seduta, drizzò la schiena permettendo alle sue tettone di esplodere in avanti: lo stupore, l'imbarazzo e l'incanto si tagliavano con un coltello in quel momento: Diana avvertì quel repentino cambio di atmosfera e continuò, quasi incoraggiandoli a reagire: "penso che sulle vostre spiagge ne abbiate visti tanti di topless, quindi sarete abituati a due tette di fuori, anche meglio di queste, no? Cos'è questo silenzio!?". Raffaele, il più sfacciato dei tre, riprese coraggio, rispondendo che a Napoli sulle spiagge erano in voga costumi brasiliani, qualche bel perizoma, ma di topless se ne vedevano pochi, quasi tutti praticati dalle turiste straniere "magari si vedessero cose del genere a Napoli", indicando il seno di Diana, che nel frattempo aveva appoggiato le mani sull'asciugamano, leggermente dietro i fianchi, tenendo la schiena in tensione e le tettone sempre più esplosive: "quindi non posso nemmeno chiedervi se c'è ancora un volontario anche per la crema sulle tette: lasciamo perdere, meglio che faccia da sola: voi siete in tre, le tette solo due, non vorrei vedervi litigare per così poco" disse stavolta in maniera molto accattivante: versò copiosamente la crema sulla mano sinistra, poi la distribuì anche sull'altra mano con una leggera strofinazione e diede inizio allo spettacolo, cospargendo lentamente la crema sui seni davanti ai loro sguardi fissi, inebriati e stupefatti. Si divertiva anche stavolta a stringere le tette dal basso verso l'alto ed a massaggiarle per poi lasciarle cadere e rimbalzare di colpo: poi le accompagnò dai lati esterni, avvicinandole l'una all'altra fino a farle entrare in contatto per alcuni secondi.

Terminato lo show, Diana si sdraiò con la faccia al sole, chiudendo gli occhi. "Adesso si che mi sento comoda, vediamo quanto resisto". Ma subito si corresse: "Quasi comoda", cercando di appiattire i ciottoli con leggeri movimenti della schiena che permettevano alle sue tettone di ballare anche da sdraiate.

I tre si guardarono tra loro, meravigliati e compiaciuti, con i loro sorrisi malandrini stampati in volto. Ora si voltavano a turno verso di me: erano fin troppo scaltri e forse avevano capito che la mia posizione non era casuale e che la mia eccessiva indulgenza non era dovuta a nessuna stupidità, ma a un disegno preciso. Mi alzai e me tornai allora a sedermi sull'asciugamano. "Fino a quando dureranno le vostre vacanze?", domandai. Risposero che sarebbero dovuti ripartire la Domenica, cioè dopo due giorni, ma che il bungalow in cui erano stati appoggiati doveva essere liberato entro l'indomani mattina, Sabato: dovevano ancora decidere, quindi, se anticipare la partenza di un giorno o se riallestire la tenda solo per una nottata, dipendeva dalle condizioni del tempo e soprattutto della piazzola. Antonio ci informò che le previsioni meteo per il giorno successivo erano molto buone: nuovamente caldo e sole pieno. Ascoltata la bella notizia, Diana intervenne proponendomi di cambiare anche noi programma e cioè di non partire più di mattina come avevamo programmato, ma di sera. Potevamo, a suo parere, liberare il bungalow, caricare tutti i bagagli in macchina e trascorrere un'altra giornata di mare, magari in una delle spiagge che i pescatori ci avevano suggerito qualche giorno prima. Ottima idea, riflettei. Ma Ciro giustamente obiettò che sarebbe stato meglio lasciare l'auto carica di bagagli nel parcheggio del camping, per non rischiare furti e di spostarsi magari a piedi o con una navetta. Anche Raffaele disse la sua: secondo lui non valeva la pena, nell'ultimo giorno di vacanza, stancarsi con i bus o a piedi per raggiungere una spiaggia sconosciuta: tanto valeva fermarsi alla Feniglia e riposarsi in vista del viaggio di ritorno. Intelligenti questi ragazzi... o forse molto calcolatori... Antonio ci ricordò che se avessimo voluto caricare in auto anche l'ombrellone, lo stabilimento avrebbe offerto gratuitamente il servizio spiaggia a chi occupava i bungalow, quindi poteva essere una buona soluzione per un ultimo giorno. Diana concordò anche con lui, affermando che con il suo mal di schiena non era male poter sdraiarsi su un comodo lettino... ma poi , oltre ai pro, pensò anche ai contro: "...anche se allo stabilimento non potrei stare certo così, con le tette di fuori e io non voglio farmi venire i segni proprio l'ultimo giorno". Raffaele rispose che non c'era nessun cartello che vietasse il topless allo stabilimento, ma ironicamente si offrì volontario per chiedere in prestito un lettino ai gestori e portarlo a lei in qualunque altra zona della spiaggia che fosse di suo gradimento. "Senti senti che galanteria!!" Faresti questo per me?" "Per la tua tintarella questo e altro", rispose con astuzia il ragazzo. Diana continuò a stuzzicarlo: "Ma poi cosa faresti dopo avermi portato il lettino: te ne andresti o rimarresti con me?" "Che domande mi fai... conosci già la risposta," replicò Raffaele con sempre maggiore intraprendenza "Di sicuro ti dovrei rimettere la crema, se sono stato così bravo, giusto?" "Assolutamente si, ma poi non è che per tutti questi favori mi chiedi un premio!?" ribatté Diana. "Beh, ecco il premio: se vengo da solo, te la potrei spalmare anche su questi due capolavori, no? Non litigherei con nessuno, sempre che il tuo ragazzo me lo permetterebbe, sia chiaro"... e mi guardò con un'espressione goliardica ma rispettosa. Mi piaceva stare al gioco e risposi che per me andava bene: "Si vive una volta sola"... risero anche gli altri due, che seguivano il discorso in gradevole silenzio, buttando l'occhio con frequenza sulle tettone ben esposte al sole. Anche Diana, pur non riaprendo gli occhi, acquisiva coraggio e sfrontatezza e domandò: "Ma ti piacciono davvero o stai solo adulando da bravo napoletano?" "Ma quale adulando, scherzi, mi piacciono davvero, non si vede!?" "Ho gli occhi chiusi, come faccio a saperlo!?!?... Da uno a dieci quanto ti piacciono, fammi capire, ma devi essere sincero, però. Preferisco un cinque onesto, piuttosto che un nove campato in aria, ok?" "Da uno a dieci... dico venti, 10 una e 10 l'altra" sentenziò Raffaele con una spontaneità disarmante. Diana scoppiò a ridere insieme a tutti noi, sollevando leggermente la testa, prima di chiedere un giudizio anche agli altri, che non confermarono certo il venti, ma assegnarono un dieci e "tanta tanta lode" (Ciro) ed un 10, Antonio, dal quale arrivò il complimento più gratificante: guardò prima me, chiedendomi il permesso di motivare il suo voto: permesso ovviamente concesso. "Tu non hai solo due zizzone fantastiche, tu sei una bomba sexy, eppure non sei una modella o una diva come quelle dello stabilimento. Sei una persona semplice, normalissima, simpatica, non te la tiri, "nun si la solita 'ntrocchia ", si vede e questo ti rende ancora più sensuale". Poi mi guardò temendo di aver esagerato: "Se ho detto qualcosa di troppo, scusami" Risposi che non doveva scusarsi e che anzi apprezzavo il suo commento e che piaceva moltissimo anche a me l'atteggiamento di Diana: "Menomale che non sono geloso, allora: altrimenti mi sarei perso questo panorama oggi e ve lo sareste perso anche voi, mi dovreste ringraziare". "Allora un bel 10 e lode anche a te, che ci hai fatto trascorrere una bella giornata finalmente" ribattè Ciro. Ridemmo tutti fragorosamente. Poi puntualizzai , indicando Diana "No no, il merito è solo suo, è lei che decide..."

Durante la conversazione ero stato catturato da un'immagine che conservo ancora indelebile: quella di Diana in topless ad occhi chiusi, consapevolmente disposta in mezzo ad un perfetto cerchio di quattro ragazzi in totale ammirazione: in quel momento mi eccitava guardare anche il suo viso, sorridente, disteso, privo di qualsiasi espressione di timore o di imbarazzo: mai come in quei minuti avrei voluto sapere quali pensieri affollassero la sua mente, nascosti dietro quegli occhi serrati, quali sensazioni provasse, quale fosse il motivo di tanta naturalezza e fiducia nel concedersi agli sguardi di tre intraprendenti sconosciuti senza nemmeno più seguire e controllare le loro reazioni e i loro movimenti... Percepivo (o forse sognavo soltanto) un desiderio sessuale in lei, non so di quale grado o entità, ma di qualunque livello fosse era un sentore tremendamente arrapante. La tentazione di "autorizzare" i ragazzi a toccarla dolcemente era fortissima, sarebbe stato indimenticabile vedere sei giovani mani contemporaneamente su di lei... ma purtroppo, o per fortuna, i ragazzi non avevano portato il pranzo ed a malincuore iniziarono a prepararsi per rientrare in campeggio, senza rinunciare alle ultime occhiate malandrine alle nuove posizioni di Diana che nel frattempo si era rialzata e seduta. Ciro confidò che nel primo pomeriggio era impegnato in un appuntamento con una ragazza conosciuta a Porto Ercole nei primi giorni di vacanza e Diana improvvisò una provocatoria scenetta di gelosia toccandosi i suoi meloni al vento: "bravo, complimenti, io sto così per te e tu te ne vai da un'altra: le sue sono più belle delle mie, allora, altro che 10 e lode". Ciro le rispose: "Domani quando ci rivediamo ti faccio sapere, ma sarà difficile che siano meglio delle tue, credimi" Raffaele lo sfotté aggiungendo: "Sarà difficile pure che te le faccia vedere quella lì".

Sfortunatamente il ritorno di qualche nube di troppo e un aumento del vento non permisero nemmeno a noi di rimanere in spiaggia ancora a lungo: avrei voluto "ricompensare" Diana all'aperto per l'eccitante mattinata, ma mi accontentai di aver vissuto qualche ora davvero emozionante ed inattesa; speravo ardentemente che anche lei avesse provato le mie stesse emozioni, chissà...
racco




Racconto belissimo, letto mentre mi toccavo... uno dei migliori racconti letti finora. Complimenti a tutti e due!
 
OP
S

selpot

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La frescura dell'ombra naturale offerta dalle enormi fronde dei pini e la possibilità di camminare comodamente lungo un sentiero rettilineo su un fondo sterrato mi permettevano quasi di correre: certo, non era proprio questo il motivo della mia decisione di inoltrarmi nella pineta: realizzai che, al contrario, si trattasse di una mossa strategica degna dei voyeur più raffinati e metodici, quasi mi vergognai di riconoscerlo a me stesso: passeggiando sul bagnasciuga avrei permesso a Diana o ai pescatori di accorgersi del mio arrivo, prima o poi: invece, in quell'istante, il mio obiettivo principale era guardare senza essere avvistato, volevo fermamente che nessuno si accorgesse della mia presenza, quindi raccomandai a me stesso di prestare la massima attenzione ad ogni movimento: il minimo errore avrebbe rovinato ogni mio proposito. L'adrenalina era ingestibile: speravo ardentemente di controllarla e soprattutto di poter fare in tempo a gustarmi almeno qualche minuto di libidine: il mio desiderio riuscì ad aumentare ulteriormente la velocità dei miei passi. Dopo un buon quarto d'ora di cammino, incrociai sulla destra un viottolo ben definito che riportava verso la costa: decisi di percorrerlo per affacciarmi sulle dune: volevo capire quanta spiaggia mi ero lasciato alle spalle e soprattutto verificare se Diana fosse di ritorno o se potessi scorgerla almeno da lontano accanto ai pescatori. Appena cominciai a riconoscere i colori del mare rallentai il passo, abbassandomi per raggiungere le dune: riuscii a distinguere un unico, piccolo gruppo di persone in lontananza, sicuramente loro: mi voltai anche verso lo stabilimento che intravedevo ormai ad una distanza enorme: calcolai di aver percorso circa metà strada, molto di più di quanto prevedessi: tornai velocemente indietro per ricongiungermi al sentiero principale, nel frattempo estrassi il cellulare dalla borsa: erano passate le undici da qualche minuto, non comparve alcun nuovo messaggio né alcuna chiamata senza risposta, disattivai la suoneria rimpiazzandola con la sola vibrazione. Il mio impeto non permetteva di rendere onore a quel miracolo della natura che attraversavo ed a cui dovevo essere grato per l'agevolezza e la rapidità con le quali stavo riuscendo ad avvicinarmi alla mia meta senza stancarmi: forzai ancora il passo, mancavano almeno 20 minuti di cammino e dovevo affrettarmi: sulla spiaggia, intanto, poteva succedere di tutto: la paura di un viaggio a vuoto cominciò a pervadermi, pensai a quale fregatura sarebbe stata rannicchiarmi con cautela sulle dune alle spalle dei pescatori ed accorgermi che Diana aveva già ripreso la via del ritorno. Una scarpa adatta mi avrebbe consentito di correre, probabilmente a quell'ora sarei già arrivato a destinazione: le infradito, seppur lodevoli per la loro eroica resistenza allo sforzo a cui erano sottoposte, non rappresentavano certo la soluzione migliore per la tipologia di terreno che stavo calpestando, ricco di aghi di pino e sassolini che a più riprese mi fecero saltare in aria dal dolore. Inoltre in alcuni tratti la terra non aveva ancora assorbito completamente la pioggia dei giorni precedenti, costringendomi a cimentarmi spesso in un vero e proprio percorso a ostacoli per evitare pozzanghere e fondi fangosi. Dallo stagno, nascosto dietro la pineta sul versante sinistro, provennero strani versi animali simili a starnazzi, ma per la prima volta la mia solita e spiccata curiosità faunistica venne soffocata da cause di forza maggiore. Ad una decina di metri puntai un nuovo sentiero laterale verso il mare, guardai di nuovo l'ora: le undici e un quarto, forse era troppo presto per affacciarmi di nuovo sulla costa, ma volli provare lo stesso perché di sicuro sarei riuscito ad identificare meglio il gruppo di persone ed a controllare la presenza ed i movimenti di Diana. Le dune stavolta sembravano ancora più alte e mi fu sufficiente un leggero piegamento per nascondermi: tutto sembrò tranquillo, nessun transito sul bagnasciuga, nemmeno a distanza: finalmente potei distinguere con nitidezza Andrea, in piedi davanti alla sua canna da pesca e due o tre persone sedute o sdraiate, con lo sguardo rivolto verso altre lenze incustodite, con le loro testoline probabilmente appoggiate ad un enorme tronco portato dal mare. Sospettai che una di loro fosse Diana ma la posizione che avevano assunto non mi consentì di scommetterci. Valutai se fosse meglio avvicinarmi ulteriormente rimanendo appollaiato dietro le dune o se cercare un sentiero laterale più vicino, dal percorso principale. Optai per la seconda soluzione, molto più rapida e sicura per le mie ambizioni.

Tornai rapidamente sul viottolo prima di riprendere lo sterrato e bruciare alla massima velocità possibile altro cammino: pensai allo "strano" percorso di ritorno che i pescatori avevano scelto qualche giorno prima, prediligendo il bagnasciuga sotto il sole rovente dell'ora di pranzo, rispetto ad una comoda, ombreggiata e fresca pineta: la voglia di rivedere le tettone di Diana evidentemente aveva vinto su ogni fatica o rischio di insolazione... e lei in quel preciso istante li stava premiando con un bis tutta sola, ancora più spudorato, sexy, arricchito anche da un perizoma arrapante... un bis che non potevo ancora ammirare. Non vedevo l'ora di spiarla e mi domandavo da dove fossero esplose impetuosamente, d'incanto, decine di fantasie quasi del tutto sconosciute in me, fino ad una settimana prima: mai avrei pensato di condividere con piacere e complicità il suo seno nudo con altri uomini, né di eccitarmi nel seguire i movimenti di mani maschili su di lei, diverse dalle mie, né di indurre giovani ragazzi a complimentarsi o sfornare commenti sul suo corpo... eppure stava accadendo e mi piaceva, mi piaceva tanto, forse troppo. Sorrisi al pensiero che prima dell'inizio della vacanza, tirando le somme avrei cantato vittoria anche solo nel vederla cinque minuti in perizoma e reggiseno sulla spiaggia deserta, senza altre presenze ed occhi indiscreti... ed ora mi stavo precipitando addirittura per spiarla in topless ed a chiappe scoperte davanti a tre/quattro maschietti allupati, che aveva sicuramente raggiunto di sua iniziativa percorrendo, solitaria e seminuda, chilometri di bagnasciuga... questo pensiero da solo valeva un orgasmo, mi sentii compenetrato da una carica di eccitazione e di energia, sostituita subito dopo da un cumulo di rabbia all'idea di non poter ancora sfamare la mia brama di appostarmi al sicuro per guardare Diana.

Assorto nei pensieri, quasi superai un'altra stradina sterrata sul lato destro, meno visibile e poco calpestata, mi precipitai a percorrerla senza far calcoli, correndo: dopo alcune decine di metri cominciai a sentire delle voci lontane e qualche risata: mi accovacciai nuovamente mirando la linea dell'orizzonte: meta raggiunta, o quasi... dovevo solo nascondermi meglio e perfezionare il punto di osservazione: guardai intorno a me ed individuai prima un piccolo spazio sabbioso sotto un gruppo di alberi nani intrecciati tra loro, piegati dal vento e poco più avanti un giaciglio contornato da rami e tronchi, costruito probabilmente da un nudista. La prima soluzione mi avrebbe forse offerto una migliore visuale, la seconda una maggiore invisibilità...ritenni che la soluzione migliore fosse quella di strisciare: sollevarmi, anche di poco, per muovermi con i piedi sarebbe stato troppo rischioso: raggiunsi la postazione nudista e mi sistemai il meglio possibile: nessuno mi aveva notato, ma per guardare Diana avrei dovuto alzare la testa, esponendola al rischio di essere avvistato: niente da fare, troppo pericoloso. Lentamente uscii e sempre strisciando tornai indietro verso gli alberi: evitai di calpestare con il corpo rami potenzialmente secchi e rumorosi: riuscii ad accedere in silenzio all'interno della piccola capanna formata in maniera naturale dalla curvatura dei rami. Anche questa soluzione non era sicura al 100%, un occhio allenato avrebbe potuto notarmi, cercai di accucciarmi più che potevo e di mimetizzare il viso in ombra tra alcuni rami pendenti.

Andrea continuava a stare in piedi, voltandosi spesso all'indietro per parlare con gli altri: Il tronco dietro di lui, disposto in perfetta posizione orizzontale, ospitava come pensavo tre teste appoggiate: la prima da sinistra era quella di Diana, poi quella di Valerio, la terza mi sembrò di Davide, il figlio di Andrea, ma non ne fui certo. Peccato non poter distinguere i loro corpi, nascosti dall'altezza del tronco. Mi guardai ancora intorno per fiutare, smanioso, una vedetta migliore ma non trovai alternative. Decisi di rilassarmi: ero arrivato fin lì, dietro di loro, nessuno mi aveva visto, spostarmi di nuovo rischiava di vanificare tutto, dovevo solo avere pazienza, certamente non sarebbero rimasti per ore nella stessa posizione... e infatti dopo qualche minuto vidi Valerio sedersi e fissare Diana dall'alto mentre si parlavano, anche l'altro ragazzo si mosse spostando il suo sguardo a sinistra per mirare verso le sue tettone. Il ragazzo si alzò, era proprio Davide, riuscii a distinguerlo con certezza e si avviò davanti la sua canna per ritirare la lenza, sostituire l'esca per poi rilanciare. Non tornò a sdraiarsi e si girò verso Valerio, sicuramente da quella posizione godeva di una vista assolutamente suggestiva. Notavo l'immobilità di Diana che gesticolava sovente indicando in direzione dello stabilimento ma non accennava nessun altro movimento con il corpo. Iniziai a snervarmi di brutto, ero arrivato da quasi 10 minuti ed in pratica non avevo ancora visto nulla, se non qualche sguardo interessato dei due giovanotti verso di lei. "Alzati, forza, fatti guardare", bisbigliai impaziente, ma sembrava proprio non volerne sapere, forse si era stancata sul serio, o magari le piaceva essere apprezzata in quella posizione, come era accaduto con i ragazzi di Napoli il giorno prima: chissà se anche stavolta aveva chiuso gli occhi lasciando i loro sguardi indisturbati e liberi di spaziare sul suo corpo. Il ronzio insistente di un calabrone mi distrasse, cercai di avvistarlo fino a quando lo sentii allontanare, tornai a concentrarmi di nuovo sul mio obiettivo: finalmente vidi Diana staccare la testa dal tronco e girarsi di schiena, regalandomi un primo flash delle sue tette ballonzolanti che si adagiavano scendendo dietro quella maledetta barriera di un tronco. In quel momento tutti poterono guardare il suo culo, tranne me; vidi anche Andrea girarsi con maggiore frequenza, fissando con più accuratezza il nuovo panorama; ero follemente curioso di sapere se fosse la prima volta in cui Diana si era voltata mostrando il suo perizoma o se avesse già esibito il suo lato B in quella posizione, prima del mio arrivo. Apparentemente sembrava una scena "inedita" per loro, a giudicare da quanto polarizzò l'attenzione generale: con lo sguardo rivolto a destra verso Valerio, Diana concesse libero arbitrio agli altri due, posti a sinistra, in piedi, alle sue spalle, che di colpo rinunciarono a badare alle loro lenze per dedicarsi alla totale ammirazione del suo sedere. Non credevo che anche il suo culo riscuotesse tanto successo, sulle tette non nutrivo alcun dubbio, ma il suo sedere, effettivamente, non era di quelli marmorei o a mandolino, presentava qualche piccola imperfezione ma nella sua pienezza e polposità di qualche etto al di sopra del peso forma, mi eccitava comunque ai massimi livelli; credevo però (evidentemente sbagliando) che piacesse soltanto a me. La sicurezza di non essere beccati incoraggiò Andrea e Davide a guardare il culo di Diana con crescente sfacciataggine per parecchi minuti, mentre lei era dèdita a ridacchiare con Valerio, che non disdegnava qualche alzata di testa per buttare un occhio sul suo sedere esposto al sole. Notai Davide parlottare con Valerio, che si alzò per raggiungerlo, subito dopo Andrea indicò loro di allontanarsi dalla postazione di pesca, inizialmente non ne compresi il motivo: i due ragazzi guardarono verso Diana che diceva loro qualcosa, si girò di scatto nuovamente con le tette in mostra e si alzò in piedi in modo repentino. Per la prima volta in assoluto ebbi il privilegio di fissare il suo culo in spiaggia, a dir poco arrapante: strabuzzai gli occhi: il perizoma era molto più piccolo di quanto pensassi, il triangolino posteriore era davvero ridotto all'osso, permettendo alle sue chiappe di esporsi notevolmente in tutta la loro generosa ma equilibrata rotondità. Capii perfettamente il perché di tante attenzioni da parte dei tre pescatori, davanti ad uno spettacolo così seducente. Vederla passeggiare con quel sedere in movimento fu ancora più inebriante, a maggior ragione quando notai Valerio e Davide camminare qualche passo dietro di lei per godersi una tale esibizione. Lei si girò, rimproverandoli ironicamente a voce alta per la loro calma: "ma come mai siete così lenti??: non vi va di camminare... ah, dimenticavo: adesso ho capito perché: bravi, bravi, siete appena usciti dalla culla e già imparate il mestiere, complimenti". Valerio di tutta risposta ricambiò i complimenti per il suo sedere con la sua solita schiettezza, puntualizzando che nonostante la verde età erano già maturi e pronti a tutto: però, che intraprendenza!! Mi accorsi che la mia assenza aveva trasformato il ragazzo, totalmente disinvolto ed a suo agio nei confronti di Diana: stavolta riusciva persino a sorriderle con qualche occhiata ironica o provocatoria. Diana ringraziò soddisfatta: "Ti piace davvero? Dai, voglio un parere sincero da due giovani: è la prima volta che lo mostro, non avevo mai messo questo costume, lo comprai per sbaglio tanto tempo fa, ho deciso di inaugurarlo solo per l'ultimo giorno di vacanza" Valerio le suggerì di continuare ad indossarlo sempre perché le stava benissimo addosso; anche Davide, solitamente più pacato, affermò di essere d'accordo. Ma dove stavano andando? Iniziai a credere che la stessero riaccompagnando allo stabilimento... di già, porca miseria, tanta fatica per niente; fortunatamente si fermarono dopo circa 50 metri e si buttarono in acqua. Interpretai allora il gesto di Andrea, che per il bagno probabilmente li aveva invitati ad allontanarsi dalla postazione di pesca, al fine di non spaventare le potenziali catture e di non smuovere troppo l'acqua in prossimità delle lenze. Dura la vita del pescatore... di solito: molto godibile in quel caso invece, grazie alla generosità della "mascotte". Dopo le prime bracciate, Diana si sollevò in piedi iniziando a saltellare davanti ai loro occhi: le sue tettone erano senza freni: non riuscii a comprendere le parole che pronunciò in quel momento, ma dalla malizia del suo sguardo e dei suoi sorrisi immaginai che stesse domandando se fossero pronti anche a quel balletto inatteso. Poi improvvisò un morto a galla a gambe aperte e le tettone appena fuori dall'acqua, offrendo un'altra posizione inedita ad altissimo tasso erotico, accompagnata da espressioni e smorfie inequivocabili... mai l'avevo vista utilizzare il suo corpo in maniera così esplicita e provocatoria, avvertii in lei il sogno o il desiderio di essere posseduta in acqua dai due ragazzi, di provare sensazioni forti e nuove, finora taciute o represse... Davide prese Valerio sulle spalle e lo gettò in acqua mentre Diana cominciò a mostrare le sue tettone in versione atomica, drizzando la schiena all'indietro per esporle nella loro totale prorompenza. Tra un'occhiata e una battuta, i due ragazzi replicarono i loro tuffi per altre cinque o sei volte, prima che Davide, (sollecitando Valerio ad arrivare), afferrasse spassosamente Diana con decisione, immobilizzandola alle spalle dal girovita e stringendola a sé con forza. Lei cercò di liberarsi scalciando a più non posso e muovendosi in modo scoordinato, tanto da spostare il suo corpo senza però riuscire a divincolarsi: le sue tettone, ballando, terminavano ogni volta la loro discesa sulle mani di Davide, che non allentava la morsa. Il suo culo, invece, si strofinava senza tregua sull'arnese del giovanotto, che ovviamente non ebbe alcuna fretta di interrompere il gioco, finché non li raggiunse di corsa anche Valerio, il quale si posizionò davanti a Diana, di spalle, schiacciandola a sandwich tra di loro: si inginocchiò sfiorando le sue tette con la schiena e la costrinse in qualche modo a cavalcare il suo collo per un tuffo: la resistenza della mia dolce metà non fu così intensa e memorabile, si arrese quasi subito al loro volere. Valerio traballando si sollevò in piedi e mostrò con orgoglio la sua cattura: il culo di Diana toccò con pienezza le spalle di Valerio, la cui cervice veniva accarezzata e riempita dalla sua fica spalancata: vidi le mani del ragazzo appoggiate con vigore sulle cosce del mio amore birichino, per non sbilanciarla: in quel momento rischiai di venire, la mia estasi aveva raggiunto livelli incontrollabili, spenti soltanto dal tuffo un po' troppo fragoroso e scomposto di Diana che tuttavia riemerse senza conseguenze, schiaffeggiando ovunque i due buontemponi, prima di precipitarsi fuori dall'acqua con le tettone in libero movimento. Il bagno più incandescente a cui avessi mai assistito era giunto al termine. Proseguendo a spintonarsi ed a lanciarsi scherzosi improperi, i tre si riavviarono verso Andrea: pensai di non aver posto attenzione alle reazioni dell'uomo durante quei minuti ad alta intensità.

Diana lo raggiunse per prima, recriminando divertita per l'insospettabile vivacità dei due rampolli, che si sdraiarono subito sui loro asciugamani. Lei rimase in piedi accanto ad Andrea, regalando ancora una volta una panoramica da urlo del suo lato B ai due giovanotti, dal basso verso l'alto, oltre ad una visione esplosiva e ravvicinata delle tette al capobranco. La vidi puntare il dito verso una delle canne da pesca incustodite, Andrea le sorrise quasi canzonandola. Poi Valerio si rialzò per avvicinarsi a lei, i loro fianchi vennero per un momento a contatto: il ragazzo sembrò spiegare a Diana qualche nozione di pesca, mimando il gesto del lancio della canna, che afferrò subito dopo per riportare in fretta la lenza a riva. Porse la canna ad una impacciatissima Diana, poi si piazzò dietro di lei, prese le sue mani e la guidò verso un nuovo lancio, lentamente, con le movenze da istruttore navigato a dispetto della sua giovane età. Alla fine della "lezione" rimasero molto vicini per parecchi secondi , quasi calamitati, sfiorandosi ripetutamente con i fianchi e le gambe. Diana si girò e raccolse il suo cellulare appoggiato sul tronco, vide l'ora e sobbalzò: sicuramente si era fatto tardi, anch'io avevo perduto la cognizione del tempo in quel frangente. Era arrivata l'ora dei saluti, moderati con Andrea, molto sensuali con Davide e assolutamente provocatori con Valerio, al quale si strinse con impeto dopo un bacio sulla guancia, schiacciando le tettone sul suo petto, poi si staccò leggermente, ma senza interrompere il contatto tra i suoi capezzoli ed il corpo del giovane, che appoggiò invece con ardore le mani sui suoi fianchi verso il basso, con i polpastrelli delle dita protèsi verso il suo sedere. Seguì un rapido saluto collettivo, si girò decisa e iniziò a tornare indietro, mentre sei occhi puntarono a lungo il suo culo che si allontanava velocemente ed in perfetto movimento.

Ancora arrapatissimo uscii lentamente dal mio nascondiglio, riprendendo a strisciare per alcuni metri: raggiunta una posizione sicura mi rialzai e mi precipitai verso il sentiero principale: dovevo rientrare in fretta ed aspettarla come se nulla fosse: altre scene imperdibili mi aspettavano, non potevo mancare...
 

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