Luglio di qualche anno fa... non dico quanto sennò invecchio...
Da pochi mesi avevo perso il lavoro precedente durato 10 anni, e dopo vane ricerche di uno qualsiasi (eh si…già allora…), non ricordo come, approdai presso l'agenzia viaggi del
gruppo ENI, nel primo Paesino alla periferia di Milano Sud, trovando una sostituzione della durata di circa sei mesi.
Il mio compito era di recapitare buste e corrispondenza veloce nelle varie agenzie di viaggio e compagnie aeree dislocate in centro Milano. Avevo a mia disposizione come mezzo di trasporto una 126 bianca e gialla neanche troppo malandata, con la quale sfrecciavo agile e veloce per le vie della città, forte della mia spavalderia alla guida che mi consentiva di sbrigare le varie consegne in tempi brevi. Ricordo che quel giorno di luglio, con un caldo opprimente, mi dovevo recare d'urgenza in via Albricci presso l'agenzia Lufthansa ove dovevo recapitare alcune buste nonchè ritirare non so che altro.
Con il motore della 126 sempre su di giri, sfrecciai rapido sino alla mia destinazione. Trovato parcheggio davanti all'agenzia stessa, vi entrai e mi rivolsi al banco ove una graziosa ragazza mi fece di attendere in quanto la pratica veniva seguita da una sua collega, e tramite una porta sul retro andò a chiamare la suddetta.
Dopo alcuni minuti in quell'aria da frigo dai condizionatori anche troppo efficienti, arrivò al bancone una donna sulla trentina di capelli corti, gradevolmente bella, vestita da una giacca di tailleur ed una gonna poco sopra al ginocchio, alquanto casta. Lì per lì non notai nulla di particolare in quanto accaldato dalla temperatura da forno della macchina, e piombato in quel frigidaire, cercavo di smaltire la prima reazione del corpo nel cambio brusco di temperatura ed ancora in fase di sudora zione eccessiva.
La graziosa impiegata prese in carico la busta e si allontanò per pochi minuti, per poi ritornare al banco appoggiando tutto l'incartamento sulla scrivania davanti ad una postazione di terminale, e lì si chinò senza sedersi per la consulta e verifica di dati.
In quel momento realizzai cosa mi stava capitando, l'impiegata china in avanti e di cui avevo una visione da tre quarti non portava reggiseno, in quel momento potevo gustarmi visivamente tutta la meraviglia di quei seni sodi dal capezzolo pronunciato e prepotentemente erto che si offrivano alla mia vista (senza?) che l'impiegata se ne accorgesse. Me lo sono sempre chiesto se non fosse voluto. Per mia fortuna quella visione durò interminabili minuti durante i quali spostandomi da una gamba all'altra nel segno dell'attesa potevo godermi questo spettacolo celestiale registrando i minimi sussulti di quelle due meraviglie così poco distanti da me.
Ma nel contempo una sgradevole sensazione di fastidio, dal non poter aver di più mi invadeva. L’aver queste bellezze così vicine ed il non poterle toccare era una tortura indicibile. Mi ci sarei tuffato a capofitto pur di gioire di un contatto pelle a pelle anche solo di uno sfioramento di labbra, di dita, a quei due bottoncini così disponibili ed esposti alla mia vista.
Avevo la testa in fiamme, ricordo d'aver dato un'occhiata alle colleghe se mi stessero osservando,
forse perchè lei lo stesse facendo apposta per farmi eccitare a più non posso, mentre esse avrebbero ridacchiato alla mia reazione.
Ma ognuna era assorta ai propri compiti, così subito ritornai a quell'offerta di visione, beandomi e cercando di memorizzare il più possibile la curva di ognuno, l'aureola come una delicata base per quegli altari che erano quei due turgidi boccioli. Inviai loro un bacio immaginario sudando ancor più per la situazione che stavo vivendo.
Quando putroppo questa finì e l'impegata si rialzò mi venne l’idea di guardarla profondamente negli occhi per poi spostare lo sguardo sulla sua scollatura, così lei avrebbe capito che avevo visto e gustato un po’ della sua intimità, ma ahimè lei non mi guardò nemmeno una volta, e restituendomi la busta mi salutò congedandomi tranquillamente, senza neanche uno sguardo.
Per vari giorni dopo quella paradisiaca visione cercai una risposta, una soluzione, nell'autoerotismo ma non raggiunsi mai l'appagamento che solo il baciare, leccare o poter toccare quelle due meraviglie mi avrebbe sicuramente dato.
Per molto tempo restò dentro di me questa tortura, questa sofferenza, ma mai dimenticherò quella visione.