Esperienza reale La prima vacanza trasgressiva - Introduzione

glam892

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Personalmente penso che la critica sia giusta e opportuna per storie attuali o che comunque hanno riscontro nel presente, ma per una storia che risale a più di 15 anni fa, c'è poco da fare notare...lo vedo semplicemente un modo cortese per dire che selpot sta dicendo un mucchio di cazzate, a quel punto ti inviterei a non perdere più il tuo tempo anche perché i racconti sono lunghi :D

In questa sezione ho notato racconti molto più "coerenti" e accesi, non ti nascondo che mi sono annoiato dopo righe...finale decisamente scontato

A mio avviso il bello delle avventure di Diana è la bravura di chi le scrive oltre che l'imprevedibilità e anche l'incoerenza della protagonista.
 

lewis_48

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Per
Suggestionato ma secondo me chi polemizza sei tu , se vi e qualcosa nel racconto che non trovi di tuo gradimento basta dirlo senza puntualizzare, questo e un racconto non vie niente da discutere se non piace ( o vi e qualcosa che non e di tuo gradimento passa oltre ) questo e un forum di racconti erotici, e tale dovrebbe rimanere, meno male che Selpot tira diritto per la sua strada .
 

Ecsemius

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Penso che si possa concludere la polemica, esistono i complimenti (tanti, a cui mi accodo), esistono le critiche e finché c’è libertà d’espressione devono essere tollerate 😁😁😁 ognuno ha detto la sua! Pace! Poi si può essere d’accordo o meno.

Taglierei la testa al toro chiudendo la discussione qui e lasciando a Selpot il proseguimento del racconto che tanto stiamo aspettando
 

Suggestionato

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Ti ringrazio per i toni cordiali con cui riesco a confrontarmi molto piacevolmente
...che comunque hanno riscontro nel presente, ma per una storia che risale a più di 15 anni fa, c'è poco da fare notare...
La storia viene raccontata oggi, legittimo tirare in ballo le sensazioni vissute (giuste o sbagliate che siano) ma il ribadire ripetutamente con un discreto accanimento un paradosso mi ha lasciato perplesso:
ho voluto parlarne senza dilungarmi in sterile diplomazia.
Io vedo semplicemente un modo cortese per dire che selpot sta dicendo un mucchio di cazzate, a quel punto ti inviterei a non perdere più il tuo tempo anche perché i racconti sono lunghi :D
Giuro che lo spirito non è assolutamente quello. Non mi interessa la veridicità del racconto, alcuni punti deboli dello stesso li ho ignorati e bypassati a favore dell'interesse per l'evolversi degli eventi.
Proprio la non indispensabilità di certi approfondimenti così coloriti hanno generato in me il desiderio di confronto.
Chi avrebbe immaginato la genesi di tanto talebano rancore?
 
OP
S

selpot

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Alle nove e mezza del mattino la spiaggia appariva ancora spaziosa ed accogliente, in piena fase di risveglio. La maggior parte dei chioschi e dei locali a ridosso dell'arenile iniziava appena ad aprire i battenti, dopo una probabile e movimentata notte di lavoro. A precederci erano stoicamente riuscite solo alcune famiglie con bimbi molto piccoli, oltre a poche coppie di anziani immersi in libri e quotidiani e numerosi sportivi che correvano o passeggiavano velocemente sulla battigia.

Diana cercò di studiare le caratteristiche della spiaggia ancor più scrupolosamente del solito: "A quest'ora tutto sembrerebbe tranquillo e perfetto, ma un litorale così pieno di bar, chioschi e locali mi fa presagire che tra poco saremo travolti da un'autentica invasione... e non solo di giovani. Io eviterei di fermarmi vicino ai sentieri di accesso, camminiamo un po' e cerchiamo un posticino che la massa faticherebbe a raggiungere, sperando che ne esistano su questa spiaggia..."

Ci avvicinammo al bagnasciuga iniziando la nostra ricerca in movimento. Il mare era ancora calmissimo, l'aria fresca e gradevole. L'attenzione di Diana ai minimi particolari mi eccitava a dismisura. Avevo l'impressione che volesse trascorrere una giornata intrigante ma priva di incontri sgradevoli ed occhiate perbeniste di condanna. Individuava con puntualità e concentrazione ogni entrata, scrutando i locali o gli stabilimenti nelle relative vicinanze. I miei sguardi, invece, si focalizzavano sul suo sedere arrapante, con i bordi del perizoma visibilmente stampati sui suoi pantaloncini grigi, leggeri ed aderenti.

Dubitai seriamente di trovare un posto adatto ad una sosta definitiva: la sterminata distesa di sabbia era alla portata di tutti grazie a innumerevoli vialetti posti a distanze regolari, che collegavano la spiaggia ai parcheggi su strada e puntualmente contornati da chioschi muniti di tavolini all'ombra e sottofondo musicale.

Ma Diana non sembrò intenzionata a demordere: "Spero non sia un'allucinazione, ma laggiù pare che i bar e gli stabilimenti diminuiscano, oltretutto mi sembra di notare anche alcune dune recintate che non sono calpestabili, in teoria, quindi non dovrebbero aver creato entrate o passaggi in quel tratto. Andiamo a vedere, ti va?"

Acconsentii fiducioso, accorgendomi che nel frattempo le prime ondate di gente mattiniera cominciavano ad insediarsi. Mi voltai indietro per curiosare verso la zona da cui provenivamo, notando un affollamento ancora maggiore. Forse Diana aveva indovinato, ci stavamo realmente dirigendo nel tratto più tranquillo e scomodo da raggiungere. La presenza di vecchi sentieri ormai ricoperti dalla vegetazione confermò le mie impressioni e la fitta schiera di locali a ridosso della spiaggia si era allentata notevolmente, tendendo a scomparire lasciando spazio alla natura, man mano che le distanze dal nostro punto di arrivo aumentavano.

Diana si fermò: "Non mi sbagliavo: sono dune, le sole rimaste, le uniche sopravvissute alla ristorazione ed all'intrattenimento" Sorrise amaramente, scrollando la testa in segno di dissenso, mentre osservava desolata le decine di bar che avevamo superato strada facendo. "Sono dei localini carinissimi, per carità, ma pensa alla bellezza di questa spiaggia senza la mano dell'uomo". Si guardò intorno, avvistando un ragazzo alle prese con un giocoso e scatenato cagnolone nero, un paio di coppie di nostri coetanei nelle vicinanze, oltre all'unico chiosco ben distaccato da tutti gli altri, quasi a demarcare un confine tra movida e tranquillità.

Appoggiò la sua borsa sulla sabbia, aprendola per estrarre gli asciugamani. La scarsità di presenze rispetto all'ampiezza di quel tratto di spiaggia permise a Diana di mantenere un ampio distanziamento dall'ombrellone più vicino, al fine di non disturbare il sonno profondo della coppia che lo occupava. Mentre piantavo l'ombrellone, la vidi spogliarsi: il suo sedere era magnifico ed il perizoma bianco centuplicava la carica erotica di quello strip-tease: ogni singolo movimento sprigionava sensualità. Talmente catturato dalle sue chiappe, non mi accorsi di aver fissato il palo dell'ombrellone quasi in obliquo; abbassai lo sguardo per rimediare ma fu impossibile perché il reggiseno di Diana planò sul suo telo con un perfetto atterraggio, davanti ai miei occhi: "Vado a farmi subito un bagnetto... anzi, a pensarci bene aspetterò ancora un secondo". La sua voce era particolarmente malandrina, la notai puntare lo sguardo verso un giovanotto che correva sul bagnasciuga avvicinandosi alla nostra postazione. Diana lo attese in posa esplosiva, sporgendo le sue tette al massimo prima di incrociarlo a pochi centimetri durante il suo frettoloso passaggio. Entrò in acqua con moderazione senza tuffarsi, abituandosi gradualmente alla temperatura. Con le mani bagnò prima le braccia, poi il viso, per concludere con i seni, che massaggiò con delicatezza ed insistenza, provocando un inturgidimento da record dei suoi capezzoli. Vidi impetuosamente piombare in acqua anche il cane, alla ricerca della sua fedele pallina da recuperare. Diana cercò di attirare la sua attenzione a distanza con dei cenni del viso e delle mani, quasi esortandolo ad avvicinarsi per giocare insieme, ma lui non volle saperne. Riconsegnò felicemente la cattura al suo padrone, confidando in un nuovo lancio. Vidi Diana camminare in acqua verso di loro: l'attrazione ed il suo amore smisurato per i cani probabilmente predominavano anche sul suo piacere di mostrarsi. Con le tettone al vento ed un perizoma da urlo li raggiunse, tentando di partecipare ai loro giochi. Vidi il ragazzo sorriderle con affabilità e scusarsi: "Quando lo porto in spiaggia è indomabile, non riesco a controllarlo perché impazzisce di gioia". Ammirava con frequenza quei capezzoli turgidi, ma notai un approccio diverso rispetto ai giovanotti che avevamo sperimentato fino ad allora. Forse 10 anni in più rispetto a loro avevano cambiato il suo modo di osservare, divenuto più equilibrato, ma non per questo privo di aspetti interessanti. Sapeva guardare ed anche Diana sembrava gradire il suo atteggiamento. Uscì dall'acqua; approdata sulla battigia si piegò sulle ginocchia richiamando il cane a sé. Alla povera bestia in quel momento interessava soltanto giocare con la sua pallina, snobbando coccole e complimenti. Diana raccolse un bastoncino di legno e lo lanciò in acqua. Dopo un momento di esitazione, il cucciolotto già cresciuto si precipitò a recuperare il bottino. Lei si voltò di spalle al ragazzo, piegandosi in avanti verso la riva per pulire le mani in acqua: il suo culo dominava la scena, esposto nel suo pieno splendore a meno di un metro da lui. Stavolta i suoi occhi puntarono inevitabilmente lo stupendo panorama in maniera eloquente e vogliosa, forse la consapevolezza di non essere notato lo incoraggiava ad approfondire la visione. Continuarono a parlare a voce più bassa, spesso interrotti dalle intemperanze del cane, desideroso di giocare ad oltranza. Diana riuscì ad accarezzarlo, chinandosi leggermente in avanti. Quando si rialzò ammirai i suoi capezzoli che cominciavano a ritirarsi, permettendo alle areole di allargare la loro ampiezza. In quel momento maturai la certezza di non assistere ad una trasgressione né ad un'esibizione forzata: vedevo Diana comportarsi con la massima naturalezza e spontaneità, forse accentuata dalla sua passione per gli amici a quattro zampe che consentiva un dialogo genuino ed ordinario. Il mio arrapamento, tuttavia, era ai massimi livelli: mi eccitava vederla coinvolta in una conversazione vera ed autentica, priva di intenti seduttivi, ma con le tette in mostra ed un perizoma ai limiti della decenza davanti ad un ragazzo della nostra età.

Quando Diana decise di congedarsi, il simpatico amichetto peloso la seguì fino al nostro ombrellone con la sua pallina in bocca, quasi implorandola con i suoi occhioni profondi di continuare a giocare con lui. Invano il padrone tentò di richiamarlo, Diana si voltò verso di lui rassicurandolo di non preoccuparsi. "Ti presento Burt, che non ha nessuna intenzione di annoiarsi: pensaci tu un attimo...io devo assolutamente mettermi la crema, prima di ustionarmi" Si sedette sull'asciugamano, che fu subito imbrattato ed inumidito anche dalle zampe del cane, bagnate e piene di sabbia. Scoppiammo a ridere. Notai il ragazzo avvicinarsi a noi correndo, per liberarci dalla simpatica invadenza del suo amico. Riuscii a fatica a strappare la pallina dalla sua bocca, lanciandola quasi al largo. Burt si gettò in mare con irruenza. "Scusatemi, sono mortificato, ha fatto un disastro, al mare è un demonio" Rispondemmo che ci stavamo divertendo da matti con Burt e che il telo si sarebbe asciugato presto. Lo sgrullai per rimuovere la sabbia, mentre Diana si impadronì del mio asciugamano. Le sue tettone ballarono sfrenatamente durante il suo spostamento. Nel frattempo il ragazzo si appoggiò seduto sulla sabbia, accanto a Diana, aspettando il ritorno di Burt con il suo imperdibile giocattolo. Continuò a raccontarmi della vivacità del suo amico, dovuta anche alla sua giovane età. Diana nel frattempo prese possesso della crema solare e la spalmò dapprima sul viso e sulle braccia. Si intrufolò con veemenza nel discorso rivelando il suo reale desiderio di recarsi in un canile per salvare una vita: attese che l'attenzione e gli sguardi si concentrassero nuovamente su di lei. Quando il ragazzo riprese ad osservarla, distribuì equamente un buon quantitativo di crema su una mano, ripose il tubo, cosparse anche l'altra mano e iniziò una delle spalmature più arrapanti di sempre: toccò i suoi seni dapprima con delicatezza, poi con movimenti delle mani dal basso verso l'altro sempre più decisi. Afferrò lateralmente le sue tette e le strinse l'una all'altra con calma olimpica , ripetendo l'operazione per tre o quattro volte. Infine con gli indici potenziò la protezione dei capezzoli, con lenti movimenti circolari. Durante l'intero procedimento il giovane riuscì nell'impresa di godersi con attenzione le fasi salienti della spalmatura senza mai perdere lucidità, naturalezza né il filo del discorso. Mi piaceva il garbo e l'equilibrio con cui stava affrontando un test difficile per la compostezza e le buone maniere di chiunque. Burt nel frattempo sostava sulla battigia, completamente calamitato dalla sua pallina e da qualunque conchiglia o sasso potenzialmente lanciabile in acqua. "Voglio giocarci ancora un pò, mi metti la crema anche dietro, prima che vada?" Diana si alzò sulle ginocchia e drizzò la schiena, posizionandosi con le tettone quasi in faccia al ragazzo che stavolta tentennò vistosamente, mollando la conversazione per dedicare le sue energie ad ammirare quei capolavori a pochi centimetri di distanza. "Non scendere troppo, il costume è nuovo ed ho paura che si ingiallisca a contatto con la crema solare". Si alzò e rannicchiandosi raggiunse il cucciolo a riva, dando inizio ad una nuova serie di lanci di pallina e bastoncini. Il suo sedere era perfetto, avrebbe meritato un'intensa e passionale palpazione. Puntando gli occhi verso la battigia, ricominciai la mia chiacchierata con il ragazzo, chiedendogli qualche ragguaglio conoscitivo sulla spiaggia: "E' la prima volta che veniamo, in realtà cercavamo una meta rilassante, ma ho l'impressione di aver sbagliato spiaggia". Il giovane annuì con fermezza: "Decisamente si, mi spiace confermare, ma non siete approdati sulla spiaggia adatta per stare tranquilli: qui tra un'ora si scatenerà l'inferno, siete ancora in tempo per salvarvi. Io tra un pochino dovrò scappare: con Burt sarebbe impossibile rimanere in mezzo alla confusione". Mi guardai intorno ed effettivamente mi accorsi di un affollamento in rapida espansione, anche nelle immediate vicinanze. Molte coppie, famiglie e comitive avevano imitato la nostra scelta di allontanarci dalla più animata zona ristorativa e iniziavano ad occupare omogeneamente larghi tratti delle aree rimaste deserte fino a pochi minuti prima. Rivelai le ragioni per le quali Diana avrebbe preferito una giornata di relativa serenità, raccontando lo sgradevole episodio legato alle due flaccide sessantenni armate di succinti bikini che, pur assiepate a 300 metri di distanza, avevano intenzionalmente scelto di passeggiare davanti a lei con il preciso obiettivo di condannare il suo invidiabile topless di ventiquattrenne a suon di occhiate malevole: "Siamo in Italia, purtroppo... io sono stato ad Ibiza, a Formentera, in Costa Azzurra e paradossalmente in quei posti vengono giudicati coloro che rimangono in costume, non coloro che si spogliano... A voi contestano topless e perizoma, a me rompono le scatole per il cane, non cambia molto: in fondo siamo sulla stessa barca: non esistono leggi che vietano il topless su spiagge libere e non esistono leggi che vietano di portare i cani su spiagge libere, eppure c'è sempre qualcuno che dispone di un suo codice civile o penale personalizzato a sua immagine e somiglianza. E sai cosa mi fa ridere? A criticare sono sempre coloro che poi depositano i mozziconi di sigaretta sulla sabbia, che non raccolgono la loro immondizia, che fumano in faccia alla gente, che urlano e schiamazzano dalla mattina alla sera" Concordai pienamente con le sue idee.

"Burt, è tardi: andiamo, forza, vieni qui" L'ubbidienza non era certo la migliore dote del cagnolone. Diana fu costretta ad interrompere i giochi ed a ritornare in postazione per convincerlo a raggiungere nuovamente il suo padrone. Si voltò dando le spalle al mare e si accorse della trasformazione che la spiaggia aveva subìto in pochi istanti, in termini di affollamento, ma non si scompose, continuando ad esporre le sue tette ed il suo sedere durante il suo ritorno verso l'asciugamano: si sedette appoggiando le mani a terra, mentre il giovane tentava a fatica di persuadere Burt a rientrare a casa. "E' stato un piacere, speriamo di incontrarci di nuovo, Burt si ricorderà di te..."

Non fu il solo: anche altri, probabilmente, la ricordano ancora da quel giorno...
 

slap

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Alle nove e mezza del mattino la spiaggia appariva ancora spaziosa ed accogliente, in piena fase di risveglio. La maggior parte dei chioschi e dei locali a ridosso dell'arenile iniziava appena ad aprire i battenti, dopo una probabile e movimentata notte di lavoro. A precederci erano stoicamente riuscite solo alcune famiglie con bimbi molto piccoli, oltre a poche coppie di anziani immersi in libri e quotidiani e numerosi sportivi che correvano o passeggiavano velocemente sulla battigia.

Diana cercò di studiare le caratteristiche della spiaggia ancor più scrupolosamente del solito: "A quest'ora tutto sembrerebbe tranquillo e perfetto, ma un litorale così pieno di bar, chioschi e locali mi fa presagire che tra poco saremo travolti da un'autentica invasione... e non solo di giovani. Io eviterei di fermarmi vicino ai sentieri di accesso, camminiamo un po' e cerchiamo un posticino che la massa faticherebbe a raggiungere, sperando che ne esistano su questa spiaggia..."

Ci avvicinammo al bagnasciuga iniziando la nostra ricerca in movimento. Il mare era ancora calmissimo, l'aria fresca e gradevole. L'attenzione di Diana ai minimi particolari mi eccitava a dismisura. Avevo l'impressione che volesse trascorrere una giornata intrigante ma priva di incontri sgradevoli ed occhiate perbeniste di condanna. Individuava con puntualità e concentrazione ogni entrata, scrutando i locali o gli stabilimenti nelle relative vicinanze. I miei sguardi, invece, si focalizzavano sul suo sedere arrapante, con i bordi del perizoma visibilmente stampati sui suoi pantaloncini grigi, leggeri ed aderenti.

Dubitai seriamente di trovare un posto adatto ad una sosta definitiva: la sterminata distesa di sabbia era alla portata di tutti grazie a innumerevoli vialetti posti a distanze regolari, che collegavano la spiaggia ai parcheggi su strada e puntualmente contornati da chioschi muniti di tavolini all'ombra e sottofondo musicale.

Ma Diana non sembrò intenzionata a demordere: "Spero non sia un'allucinazione, ma laggiù pare che i bar e gli stabilimenti diminuiscano, oltretutto mi sembra di notare anche alcune dune recintate che non sono calpestabili, in teoria, quindi non dovrebbero aver creato entrate o passaggi in quel tratto. Andiamo a vedere, ti va?"

Acconsentii fiducioso, accorgendomi che nel frattempo le prime ondate di gente mattiniera cominciavano ad insediarsi. Mi voltai indietro per curiosare verso la zona da cui provenivamo, notando un affollamento ancora maggiore. Forse Diana aveva indovinato, ci stavamo realmente dirigendo nel tratto più tranquillo e scomodo da raggiungere. La presenza di vecchi sentieri ormai ricoperti dalla vegetazione confermò le mie impressioni e la fitta schiera di locali a ridosso della spiaggia si era allentata notevolmente, tendendo a scomparire lasciando spazio alla natura, man mano che le distanze dal nostro punto di arrivo aumentavano.

Diana si fermò: "Non mi sbagliavo: sono dune, le sole rimaste, le uniche sopravvissute alla ristorazione ed all'intrattenimento" Sorrise amaramente, scrollando la testa in segno di dissenso, mentre osservava desolata le decine di bar che avevamo superato strada facendo. "Sono dei localini carinissimi, per carità, ma pensa alla bellezza di questa spiaggia senza la mano dell'uomo". Si guardò intorno, avvistando un ragazzo alle prese con un giocoso e scatenato cagnolone nero, un paio di coppie di nostri coetanei nelle vicinanze, oltre all'unico chiosco ben distaccato da tutti gli altri, quasi a demarcare un confine tra movida e tranquillità.

Appoggiò la sua borsa sulla sabbia, aprendola per estrarre gli asciugamani. La scarsità di presenze rispetto all'ampiezza di quel tratto di spiaggia permise a Diana di mantenere un ampio distanziamento dall'ombrellone più vicino, al fine di non disturbare il sonno profondo della coppia che lo occupava. Mentre piantavo l'ombrellone, la vidi spogliarsi: il suo sedere era magnifico ed il perizoma bianco centuplicava la carica erotica di quello strip-tease: ogni singolo movimento sprigionava sensualità. Talmente catturato dalle sue chiappe, non mi accorsi di aver fissato il palo dell'ombrellone quasi in obliquo; abbassai lo sguardo per rimediare ma fu impossibile perché il reggiseno di Diana planò sul suo telo con un perfetto atterraggio, davanti ai miei occhi: "Vado a farmi subito un bagnetto... anzi, a pensarci bene aspetterò ancora un secondo". La sua voce era particolarmente malandrina, la notai puntare lo sguardo verso un giovanotto che correva sul bagnasciuga avvicinandosi alla nostra postazione. Diana lo attese in posa esplosiva, sporgendo le sue tette al massimo prima di incrociarlo a pochi centimetri durante il suo frettoloso passaggio. Entrò in acqua con moderazione senza tuffarsi, abituandosi gradualmente alla temperatura. Con le mani bagnò prima le braccia, poi il viso, per concludere con i seni, che massaggiò con delicatezza ed insistenza, provocando un inturgidimento da record dei suoi capezzoli. Vidi impetuosamente piombare in acqua anche il cane, alla ricerca della sua fedele pallina da recuperare. Diana cercò di attirare la sua attenzione a distanza con dei cenni del viso e delle mani, quasi esortandolo ad avvicinarsi per giocare insieme, ma lui non volle saperne. Riconsegnò felicemente la cattura al suo padrone, confidando in un nuovo lancio. Vidi Diana camminare in acqua verso di loro: l'attrazione ed il suo amore smisurato per i cani probabilmente predominavano anche sul suo piacere di mostrarsi. Con le tettone al vento ed un perizoma da urlo li raggiunse, tentando di partecipare ai loro giochi. Vidi il ragazzo sorriderle con affabilità e scusarsi: "Quando lo porto in spiaggia è indomabile, non riesco a controllarlo perché impazzisce di gioia". Ammirava con frequenza quei capezzoli turgidi, ma notai un approccio diverso rispetto ai giovanotti che avevamo sperimentato fino ad allora. Forse 10 anni in più rispetto a loro avevano cambiato il suo modo di osservare, divenuto più equilibrato, ma non per questo privo di aspetti interessanti. Sapeva guardare ed anche Diana sembrava gradire il suo atteggiamento. Uscì dall'acqua; approdata sulla battigia si piegò sulle ginocchia richiamando il cane a sé. Alla povera bestia in quel momento interessava soltanto giocare con la sua pallina, snobbando coccole e complimenti. Diana raccolse un bastoncino di legno e lo lanciò in acqua. Dopo un momento di esitazione, il cucciolotto già cresciuto si precipitò a recuperare il bottino. Lei si voltò di spalle al ragazzo, piegandosi in avanti verso la riva per pulire le mani in acqua: il suo culo dominava la scena, esposto nel suo pieno splendore a meno di un metro da lui. Stavolta i suoi occhi puntarono inevitabilmente lo stupendo panorama in maniera eloquente e vogliosa, forse la consapevolezza di non essere notato lo incoraggiava ad approfondire la visione. Continuarono a parlare a voce più bassa, spesso interrotti dalle intemperanze del cane, desideroso di giocare ad oltranza. Diana riuscì ad accarezzarlo, chinandosi leggermente in avanti. Quando si rialzò ammirai i suoi capezzoli che cominciavano a ritirarsi, permettendo alle areole di allargare la loro ampiezza. In quel momento maturai la certezza di non assistere ad una trasgressione né ad un'esibizione forzata: vedevo Diana comportarsi con la massima naturalezza e spontaneità, forse accentuata dalla sua passione per gli amici a quattro zampe che consentiva un dialogo genuino ed ordinario. Il mio arrapamento, tuttavia, era ai massimi livelli: mi eccitava vederla coinvolta in una conversazione vera ed autentica, priva di intenti seduttivi, ma con le tette in mostra ed un perizoma ai limiti della decenza davanti ad un ragazzo della nostra età.

Quando Diana decise di congedarsi, il simpatico amichetto peloso la seguì fino al nostro ombrellone con la sua pallina in bocca, quasi implorandola con i suoi occhioni profondi di continuare a giocare con lui. Invano il padrone tentò di richiamarlo, Diana si voltò verso di lui rassicurandolo di non preoccuparsi. "Ti presento Burt, che non ha nessuna intenzione di annoiarsi: pensaci tu un attimo...io devo assolutamente mettermi la crema, prima di ustionarmi" Si sedette sull'asciugamano, che fu subito imbrattato ed inumidito anche dalle zampe del cane, bagnate e piene di sabbia. Scoppiammo a ridere. Notai il ragazzo avvicinarsi a noi correndo, per liberarci dalla simpatica invadenza del suo amico. Riuscii a fatica a strappare la pallina dalla sua bocca, lanciandola quasi al largo. Burt si gettò in mare con irruenza. "Scusatemi, sono mortificato, ha fatto un disastro, al mare è un demonio" Rispondemmo che ci stavamo divertendo da matti con Burt e che il telo si sarebbe asciugato presto. Lo sgrullai per rimuovere la sabbia, mentre Diana si impadronì del mio asciugamano. Le sue tettone ballarono sfrenatamente durante il suo spostamento. Nel frattempo il ragazzo si appoggiò seduto sulla sabbia, accanto a Diana, aspettando il ritorno di Burt con il suo imperdibile giocattolo. Continuò a raccontarmi della vivacità del suo amico, dovuta anche alla sua giovane età. Diana nel frattempo prese possesso della crema solare e la spalmò dapprima sul viso e sulle braccia. Si intrufolò con veemenza nel discorso rivelando il suo reale desiderio di recarsi in un canile per salvare una vita: attese che l'attenzione e gli sguardi si concentrassero nuovamente su di lei. Quando il ragazzo riprese ad osservarla, distribuì equamente un buon quantitativo di crema su una mano, ripose il tubo, cosparse anche l'altra mano e iniziò una delle spalmature più arrapanti di sempre: toccò i suoi seni dapprima con delicatezza, poi con movimenti delle mani dal basso verso l'altro sempre più decisi. Afferrò lateralmente le sue tette e le strinse l'una all'altra con calma olimpica , ripetendo l'operazione per tre o quattro volte. Infine con gli indici potenziò la protezione dei capezzoli, con lenti movimenti circolari. Durante l'intero procedimento il giovane riuscì nell'impresa di godersi con attenzione le fasi salienti della spalmatura senza mai perdere lucidità, naturalezza né il filo del discorso. Mi piaceva il garbo e l'equilibrio con cui stava affrontando un test difficile per la compostezza e le buone maniere di chiunque. Burt nel frattempo sostava sulla battigia, completamente calamitato dalla sua pallina e da qualunque conchiglia o sasso potenzialmente lanciabile in acqua. "Voglio giocarci ancora un pò, mi metti la crema anche dietro, prima che vada?" Diana si alzò sulle ginocchia e drizzò la schiena, posizionandosi con le tettone quasi in faccia al ragazzo che stavolta tentennò vistosamente, mollando la conversazione per dedicare le sue energie ad ammirare quei capolavori a pochi centimetri di distanza. "Non scendere troppo, il costume è nuovo ed ho paura che si ingiallisca a contatto con la crema solare". Si alzò e rannicchiandosi raggiunse il cucciolo a riva, dando inizio ad una nuova serie di lanci di pallina e bastoncini. Il suo sedere era perfetto, avrebbe meritato un'intensa e passionale palpazione. Puntando gli occhi verso la battigia, ricominciai la mia chiacchierata con il ragazzo, chiedendogli qualche ragguaglio conoscitivo sulla spiaggia: "E' la prima volta che veniamo, in realtà cercavamo una meta rilassante, ma ho l'impressione di aver sbagliato spiaggia". Il giovane annuì con fermezza: "Decisamente si, mi spiace confermare, ma non siete approdati sulla spiaggia adatta per stare tranquilli: qui tra un'ora si scatenerà l'inferno, siete ancora in tempo per salvarvi. Io tra un pochino dovrò scappare: con Burt sarebbe impossibile rimanere in mezzo alla confusione". Mi guardai intorno ed effettivamente mi accorsi di un affollamento in rapida espansione, anche nelle immediate vicinanze. Molte coppie, famiglie e comitive avevano imitato la nostra scelta di allontanarci dalla più animata zona ristorativa e iniziavano ad occupare omogeneamente larghi tratti delle aree rimaste deserte fino a pochi minuti prima. Rivelai le ragioni per le quali Diana avrebbe preferito una giornata di relativa serenità, raccontando lo sgradevole episodio legato alle due flaccide sessantenni armate di succinti bikini che, pur assiepate a 300 metri di distanza, avevano intenzionalmente scelto di passeggiare davanti a lei con il preciso obiettivo di condannare il suo invidiabile topless di ventiquattrenne a suon di occhiate malevole: "Siamo in Italia, purtroppo... io sono stato ad Ibiza, a Formentera, in Costa Azzurra e paradossalmente in quei posti vengono giudicati coloro che rimangono in costume, non coloro che si spogliano... A voi contestano topless e perizoma, a me rompono le scatole per il cane, non cambia molto: in fondo siamo sulla stessa barca: non esistono leggi che vietano il topless su spiagge libere e non esistono leggi che vietano di portare i cani su spiagge libere, eppure c'è sempre qualcuno che dispone di un suo codice civile o penale personalizzato a sua immagine e somiglianza. E sai cosa mi fa ridere? A criticare sono sempre coloro che poi depositano i mozziconi di sigaretta sulla sabbia, che non raccolgono la loro immondizia, che fumano in faccia alla gente, che urlano e schiamazzano dalla mattina alla sera" Concordai pienamente con le sue idee.

"Burt, è tardi: andiamo, forza, vieni qui" L'ubbidienza non era certo la migliore dote del cagnolone. Diana fu costretta ad interrompere i giochi ed a ritornare in postazione per convincerlo a raggiungere nuovamente il suo padrone. Si voltò dando le spalle al mare e si accorse della trasformazione che la spiaggia aveva subìto in pochi istanti, in termini di affollamento, ma non si scompose, continuando ad esporre le sue tette ed il suo sedere durante il suo ritorno verso l'asciugamano: si sedette appoggiando le mani a terra, mentre il giovane tentava a fatica di persuadere Burt a rientrare a casa. "E' stato un piacere, speriamo di incontrarci di nuovo, Burt si ricorderà di te..."

Non fu il solo: anche altri, probabilmente, la ricordano ancora da quel giorno...
Fantastico!!!....e direi che questa sia la migliore risposta alle poemiche...leggiamo...
 
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selpot

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93
L'assedio annunciato prese forma verso lo scoccare del mezzogiorno, senza tradire attese o previsioni: schiere di chiassose combriccole e di famigliole attrezzate dei comfort più pittoreschi ci accerchiarono a ritmi serrati, con avanzate tumultuose ed incontrastabili, soffocando gli spazi che faticosamente ci eravamo ritagliati dopo un'ora di cammino, infarcita di inutili calcoli "demografici" ed inattendibili stime di sovraffollamento al ribasso.

Confidai a Diana di avvertire già in macchina il presentimento di aver optato per una spiaggia inadatta alle nostre aspirazioni. "Forse tu avrai sbagliato spiaggia, mentre io di sicuro ho sbagliato bikini, siamo pari: un perizoma del genere è adatto per una vacanza in bassa stagione, non certo per una Domenica d'Agosto. Se oggi mi vedessero le due dame immacolate della settimana scorsa, mi aizzerebbero la Buon Costume". Con una risata di sadismo frammisto ad amarezza si sdraiò schiacciandosi a pancia sotto e con il mento appoggiato all'asciugamano cercò di analizzare il vicinato. Il lato destro dell'arenile, rispetto alla nostra collocazione, non sembrava affatto di suo gradimento e tale constatazione la rendeva più inquieta del solito. Senza rialzarsi, protese le braccia in avanti ed afferrò prima lo zaino, poi la borsa frigo, tentando di erigere una rabberciata e precaria barriera sul lato destro dell'asciugamano, all'altezza del suo sedere, che ostruisse eventuali sguardi indiscreti. A dire il vero non distinsi occhiate moleste od offensive, ma con ogni probabilità la moltitudine di mamme con bambini e la presenza di alcune signore attempate fece sorgere in lei scrupoli e ritrosie, convincendola ad usare una qualche accortezza o precauzione, seppur arrangiata. Mi distesi alla sua sinistra. Diana si alzò leggermente con la testa, scavalcò con lo sguardo il mio corpo e scrutò meticolosamente ogni singola presenza anche dalla mia parte, ma basandomi sull'espressione del suo viso non valutò così insidioso il versante che occupavo, considerando anche la sua minore densità in termini di persone e qualche figura in apparenza interessante.

Un brioso e sregolato gruppo di amici aveva appena terminato di sistemarsi accanto ad una delle giovani coppie già insediate, coprendo per nostra fortuna la visuale a presenze più mature e dalla curiosità un po' troppo insistente, nonostante fossero poste ad una distanza piuttosto considerevole.

Vedemmo avvicinarsi anche una famigliola non propriamente entusiasta ed armoniosa: il papà, sulla quarantina, puntava dritto verso uno dei pochi spazi rimasti ancora liberi, cioè accanto a noi, mentre la moglie tentava invano di dissuaderlo, proponendogli nervosamente altri piazzamenti.

Ad ascoltare con apatia ed irritazione il palese conflitto in corso era il giovane figlio, uno sfasato e grazioso giovanotto ancora intontito di sonno e visibilmente contrariato all'idea di dover sopportare una disastrosa giornata di afa e noia accanto ai suoi bisticcianti genitori, anziché rimanere beatamente a casa a poltrire oppure a divertirsi altrove in compagnia dei suoi amici. Cercai di inquadrare il comportamento dell'uomo e di capire se a spingerlo vicino al nostro ombrellone fosse l'attrazione per il sedere di Diana oppure la stanchezza, la pigrizia o l'impossibilità di individuare collocazioni alternative. Notai in lui un atteggiamento talmente stressato ed esaurito da non accorgersi nemmeno della nostra presenza: il suo sguardo fisso a terra era assente, spento e dimesso, privo di qualunque emozione. Si arrestò esausto a pochi metri da noi, liberandosi meccanicamente dei bagagli ed iniziò a scavare per un adeguato fissaggio in sicurezza del suo ombrellone.

La robusta ed indomita moglie, raggiungendolo, continuò ad affermare che sarebbe stato preferibile sostare in un altro tratto che indicava in maniera inarrendevole con veementi gesti delle mani. Il ragazzo fu l'unico ad alzare gli occhi dalla sabbia ed a guardarsi intorno, cercando una logica distrazione alle pedanti e grossolane intemperanze di sua madre: si soffermò dapprima su alcune coetanee della vicina combriccola, poi nel girarsi lanciò un'apprezzabile occhiata al sedere di Diana, scavalcando senza indugio l'ostacolo del mio fisico. Riabbassò di colpo lo sguardo, calandosi nuovamente nella sua grigia indolenza.

La sguaiata foga polemica della donna era divenuta martellante: fissai il marito con aria compassionevole, quasi commuovendomi; in quel momento avrei voluto manifestargli tutta la mia solidarietà, ma stranamente trattenni la mia verace schiettezza: stavolta fu Diana, dal nulla, ad esprimersi sottovoce: "Evidentemente stava proprio malissimo da solo, se ha avuto il coraggio di scegliersi una moglie del genere!! Scommetto che tornerebbe indietro molto volentieri, poveraccio..." Il suo obiettivo di assopirsi prima del pranzo fallì miseramente, annientato dalle insopportabili rimostranze dell'ossessa che avevano infastidito l'intero vicinato. Direzionò il suo volto verso di loro per poterli inquadrare e notò anche la presenza del ragazzo, in rassegnato silenzio: "Hanno pure la prole al seguito: povero figlio, è anche carino ma sarà devastato da una madre così: spero tanto che si tratti solo di un momento di tensione sporadico, altrimenti ci sarebbe da preoccuparsi".

Conclusa l'iniziale prassi di sistemazione, l'uomo si dedicò con un primo barlume di tenacia e di piacere al gonfiaggio di un materassino con il quale si allontanò in acqua a debita distanza dalla moglie ancora riposseduta dal demonio. In assenza del marito, la signora, deo gratias, si zittì, sdraiandosi al sole ad occhi chiusi, mentre il ragazzo si sedette sotto l'ombrellone, prelevando dal suo zaino un lettore musicale munito di auricolari, con l'aiuto dei quali riuscì ad isolarsi adeguatamente da qualunque possibile ricaduta nevrotica della sua mamma.

Ritrovata una tranquillità quanto mai opportuna, gli sguardi del giovane cominciarono a riempirsi di interesse, luce e vivacità: privilegiò comprensibilmente mirare verso due bellissime ragazze alla sua sinistra, sulle quali la natura aveva compiuto davvero un ottimo lavoro: impossibile non plaudere a tanta meraviglia, in particolare per un coetaneo. Tuttavia le fanciulle, consce della loro perfezione ed un tantino superbe, lo ricambiarono a lungo con totale indifferenza fino a scoraggiarlo, inducendolo a cambiare obiettivo ed a girarsi dalla nostra parte.

Dopo il salvifico game over della signora, Diana riprovava ad appisolarsi, non accorgendosi che il suo fantastico sedere ormai abbronzatissimo era finito sotto osservazione, grazie all'acquisito ed insperato gradimento di un piacente giovanotto.

L'inconsapevolezza di Diana per la ravvicinata presenza di un nuovo impronosticabile ammiratore iniziò a stuzzicare la mia libidine: mi eccitavano gli sguardi sul suo culo mentre lei, con il viso voltato nella direzione opposta, tentava placidamente di prendere sonno, senza atteggiamenti provocatori e all'oscuro di tutto.

Desideravo concedere al ragazzo una visuale migliore, priva di ostacoli ed impedimenti ed anch'io bramavo di godere di un'inquadratura più ampia da una diversa angolazione: mi alzai con leggeri movimenti felpati e mi avviai lentamente verso la battigia, evitando che Diana avvertisse il mio intento; entrai in acqua, dapprima tuffandomi per poi fermarmi a riva, con lo sguardo rivolto alla spiaggia. Il succinto perizoma di Diana spiccava imperiosamente, circondato da una variegata sovrabbondanza di persone, mentre la valanga di nuovi arrivi non accennava ad interrompersi. Altre giovani coppie riuscirono ad incastrarsi al millimetro tra i pochi vuoti rimasti, chi dietro di noi, chi in posizione quasi rialzata ai piedi delle dune, mentre un'altra numerosa comitiva fu costretta a desistere, deviando verso l'interno dell'arenile in direzione dei chioschi.

Notai il giovanotto controllarmi con frequenza, prima di concentrarsi sul sedere di Diana: forse temeva di esagerare o forse era alla ricerca del mio beneplacito o sperava in qualche attimo di mia distrazione. Lo accontentai volentieri, gettandomi di nuovo in mare per cimentarmi in una serie di bracciate. Mi accorsi che Diana nel frattempo aveva cambiato l'orientamento del suo viso e si era voltata verso il mio asciugamano: finalmente poteva ben distinguere il suo ammiratore, ma parve continuare a sonnecchiare.

Proseguii il mio bagno strategico che si rivelò molto più lungo del previsto: Diana non si svegliava, a dispetto della confusione sempre più dilagante che ci avvolgeva; mi ero ripromesso di aspettare le sue mosse una volta ridestata, prima di tornare a sdraiarmi. Permisi al giovanotto, e probabilmente non solo a lui, interminabili momenti di arrapamento alla vista di un culo sfacciatamente scoperto da una posizione privilegiata ed esclusiva.

La mia attesa fu premiata da un moderato sollevamento sui gomiti da parte della mia dolce metà, che ad occhi semiaperti cercava a stento di rintracciare dove fossi finito. Dopo avermi individuato in acqua, si guardò intorno, notando finalmente gli sguardi interessati del giovanotto a breve distanza. Rimase per qualche istante in posizione rialzata, regalando un panorama laterale molto generoso. Di colpo la vidi sollevarsi maggiormente, quasi su un lato e infilare una mano sotto i suoi seni, massaggiandoli come per liberarsi di qualche granello di sabbia. Riuscii ad intravedere chiaramente anche la sua areola sinistra ed il suo improvviso spostamento sul mio asciugamano, servendosi ancora dei suoi gomiti ma senza abbandonare la sua posizione a pancia sotto. Si distese nuovamente, schiacciandosi, ma si risollevò quasi subito, per livellare uniformemente la sabbia con una mano mentre le sue tettone iniziarono a scuotersi, frenate solo dal leggero contatto dei capezzoli con l'asciugamano. Il ragazzo cominciò ad irrigidirsi, completamente catturato dai movimenti di Diana che, terminato l'appianamento del fondo, tornò ad adagiarsi.

Il giovane per qualche attimo si dedicò a maneggiare il suo lettore, ma ben presto i suoi occhi si ributtarono con prepotenza sul bellissimo sedere, ancora più vicino a lui. Pensai di tornare a sdraiarmi, ma volli aspettare ancora, confidando in qualche nuova iniziativa da parte di Diana. Avevo delle sensazioni positive, qualcosa si stava muovendo, anche se a fari spenti rispetto al solito... o forse no: la vidi coricarsi per intero sul lato sinistro, le sue tettone erano completamente in mostra in direzione del ragazzo, a disposizione delle sue occhiate vogliose ed ininterrotte, mentre il suo sedere rimaneva ben visibile a favore del versante opposto. Ops, a questo particolare non aveva pensato all'istante, ma appena ne fu consapevole, si sedette sulle ginocchia coprendo i seni con un avambraccio e recuperò rapidamente le due borse con l'altra mano, collocandole tra i due asciugamani per innalzare una nuova e forse inutile barriera. Fu impossibile nascondere del tutto l'esuberanza delle sue tette ribelli e indisciplinate, che a giudicare da qualche occhio ipnotizzato di troppo, fecero capolino a più riprese. Nel frattempo l'uomo passò al mio fianco, mentre rientrava dalla sua famiglia con il materassino sottobraccio. Lo seguii anch'io per riguadagnare il mio asciugamano, Diana nel frattempo frugava nella borsa, sempre coprendo i seni. Appena mi sedetti, estrasse il suo reggiseno, si privò della copertura dell'avambraccio rimanendo in topless per qualche secondo in posizione seduta, prima di rivestirsi. "Bisogna che mi sveglio un po', vado a farmi un bagno anch'io". Guardò intensamente il giovanotto e si diresse verso la riva, rasentando in perizoma teli ed ombrelloni in un autentico percorso a ostacoli; si tuffò immediatamente, dirigendosi pian piano verso il largo con la sua solita traiettoria verticale.

Ascoltai parlottare la famigliola di nuovo riunita: il papà consigliava al giovane di bagnarsi, prima di pranzare, porgendogli il materassino gocciolante. Non furono necessarie ulteriori espressioni di convincimento: il ragazzo si liberò delle cuffie e ripose il suo lettore musicale nello zaino, si alzò e raggiunse a fatica la riva, lanciando il materassino in acqua. Non si allontanò di molto in principio, scegliendo di dirigersi al largo soltanto dopo aver notato l'inizio della ritirata di Diana, che accorgendosi del suo arrivo deviò vistosamente direzione, cercando di avvicinarsi a lui più che potesse. Subito prima di incrociarlo, Diana smise di nuotare e tornò in posizione verticale, toccando appena il fondo con i piedi. Fece qualche passo in avanti, guadagnando maggiore stabilità. Non mi parve di scorgere i lacci del suo reggiseno intorno al collo, sperai ardentemente di non aver preso un abbaglio. Avanzò ancora verso la riva, fino a scoprire la parte alta del suo seno, in totale libertà ed in pieno movimento ondulatorio. La vidi sorridere e gesticolare, mentre le sue areole ed i suoi capezzoli turgidi giocavano sensualmente a nascondino con le increspature del mare. Vedo, non vedo, vedo, non vedo: mi sembrava di impazzire ed immaginavo lo stato di grazia in cui versava quell'eletto giovanotto in acqua, a pochi centimetri da giunoniche tettone nude a galla. Un ulteriore avanzamento permise al suo seno di emergere totalmente. Diana si voltò spalle alla spiaggia, prima di arretrare ancora di qualche passo, scoprendosi ulteriormente. Il ragazzo si posizionò di fronte a lei, guardando verso la riva. Continuarono a dialogare per diversi minuti: notavo le mani di Diana avvicinarsi sovente alle sue tette, forse le sfiorava, o le stringeva, o le massaggiava davanti ad occhi eccitati ed increduli.

Consumata la piacevole conversazione, Diana slegò il reggiseno dal suo polso e lo riallacciò, continuando a volgermi le spalle. Poi si girò, immergendosi nuovamente fino a raggiungere la battigia con lievi bracciate. Mi distesi, girandomi a pancia sotto in attesa del suo arrivo e finsi di chiudere gli occhi. Tornò al suo asciugamano, si sdraiò in fretta nella mia stessa posizione privandosi di nuovo del reggiseno. Lo strizzò, abbandonandolo sull'angolo alto del telo, ad asciugare. Gli occhi puntati su di lei erano ormai difficili da quantificare e divennero ancora di più dopo circa un quarto d'ora: il giovane uscì dall'acqua e approfittando di un sonnellino dei suoi genitori, spostò il suo asciugamano al sole, quasi attaccandosi a quello di Diana, che non sembrò scomporsi. Il caldo opprimente delle due permise una rapida asciugatura posteriore, al punto di convincerla a girarsi, in topless, per un brevissimo ma intenso lasso di tempo. Il ragazzo era sdraiato a pancia sotto , con il viso posto quasi all'altezza delle sue tettone abbronzate e prorompenti. Avrebbe potuto baciare i suoi capezzoli o allungare le mani senza il minimo sforzo, ma si accontentò di un primo piano da una prospettiva assolutamente imperdibile, ad una distanza davvero irrilevante. Notai degli strani movimenti del suo coccige e del suo sedere, si stava arrapando e probabilmente con il suo membro giocava a penetrare la sabbia, immaginando di possedere Diana.

La fame ormai ingestibile ed il caldo eccessivo interruppero quel momento magico: Diana si rialzò dopo pochi minuti, regalando un'ultima straripante prospettiva ravvicinatissima delle sue tette in posizione seduta: indossò il reggiseno ancora bagnato e si spostò all'ombra, invitandomi a raggiungerla per il pranzo. Rimanemmo sotto l'ombrellone per un paio d'ore, prima di andarcene.

A distanza di 15 anni, credo che in tanti debbano ancora dimenticare quella splendida mattinata...
 

Poncharell

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Less is more.
"E' il suo bello" diceva in un film un attore, che voleva salvare il suo collega amico in crisi.
Qui non c'e' nessuna crisi.
Il "suo bello" e' un racconto che non ci tiene con il fiato sospeso per sapere come andra' a finire, eppure ci tiene incollati comunque alla narrazione.

E forse non si puo' nemmeno definire racconto per come sono intesi i racconti dei forum.
E' un racconto di suo, nel senso editoriale del termine, che vive di vita propria.
La storia di una coppia.
"Vediamo se Diana cambia idea" ha scritto qualcuno; e questa e' una delle chiavi.
E ie fantasie di Selpot, non esplicite, mai dette, ma che scopriamo di volta in volta forse sono l'altra. E siamo sicuri che ognuno di noi non si stia identificando in Selpot?
Ha proprio un altro respiro e il suo ritmo.
E' il suo bello.
 
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dingo00

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finora la parte più eccitante di tutte, per me, è stata quando ha fatto masturbare in acqua la comitiva di ragazzi.
chissà se nelle tue storie ci sarà anche qualche aiutino di Diana...
 

Poncharell

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finora la parte più eccitante di tutte, per me, è stata quando ha fatto masturbare in acqua la comitiva di ragazzi.
chissà se nelle tue storie ci sarà anche qualche aiutino di Diana...

Invece, la parte che ho trovato piu' eccitante e' stato il debutto di Diana: la corsetta e il dialogo in topless con i pescatori.
😍
(si potrebbe pure aprire un altro sondaggione 😎)
 

massimoran

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Per me la parte più eccitante è quando cerca il ragazzo pescatore, vuole mostrarsi a lui a tutti i costi e, se fosse capitata l’occasione, se lo sarebbe scopato volentieri.
 

marte195

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Per me la parte più eccitante,è la caletta con quei coglione di napoletani , che non si presentano il giorno dopo ,😱, 🤔 dopo che Diana aveva detto loro, spudoratamente, di voler essere spalmata di crema dappertutto, tettone comprese
COGLIONI😁
 

chiccio

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Per me la parte più eccitante,è la caletta con quei coglione di napoletani , che non si presentano il giorno dopo ,😱, 🤔 dopo che Diana aveva detto loro, spudoratamente, di voler essere spalmata di crema dappertutto, tettone comprese
COGLIONI😁

io gia' mi pregustavo l'inizio di una storia cuckold
 

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