L'assedio annunciato prese forma verso lo scoccare del mezzogiorno, senza tradire attese o previsioni: schiere di chiassose combriccole e di famigliole attrezzate dei comfort più pittoreschi ci accerchiarono a ritmi serrati, con avanzate tumultuose ed incontrastabili, soffocando gli spazi che faticosamente ci eravamo ritagliati dopo un'ora di cammino, infarcita di inutili calcoli "demografici" ed inattendibili stime di sovraffollamento al ribasso.
Confidai a Diana di avvertire già in macchina il presentimento di aver optato per una spiaggia inadatta alle nostre aspirazioni. "Forse tu avrai sbagliato spiaggia, mentre io di sicuro ho sbagliato bikini, siamo pari: un perizoma del genere è adatto per una vacanza in bassa stagione, non certo per una Domenica d'Agosto. Se oggi mi vedessero le due dame immacolate della settimana scorsa, mi aizzerebbero la Buon Costume". Con una risata di sadismo frammisto ad amarezza si sdraiò schiacciandosi a pancia sotto e con il mento appoggiato all'asciugamano cercò di analizzare il vicinato. Il lato destro dell'arenile, rispetto alla nostra collocazione, non sembrava affatto di suo gradimento e tale constatazione la rendeva più inquieta del solito. Senza rialzarsi, protese le braccia in avanti ed afferrò prima lo zaino, poi la borsa frigo, tentando di erigere una rabberciata e precaria barriera sul lato destro dell'asciugamano, all'altezza del suo sedere, che ostruisse eventuali sguardi indiscreti. A dire il vero non distinsi occhiate moleste od offensive, ma con ogni probabilità la moltitudine di mamme con bambini e la presenza di alcune signore attempate fece sorgere in lei scrupoli e ritrosie, convincendola ad usare una qualche accortezza o precauzione, seppur arrangiata. Mi distesi alla sua sinistra. Diana si alzò leggermente con la testa, scavalcò con lo sguardo il mio corpo e scrutò meticolosamente ogni singola presenza anche dalla mia parte, ma basandomi sull'espressione del suo viso non valutò così insidioso il versante che occupavo, considerando anche la sua minore densità in termini di persone e qualche figura in apparenza interessante.
Un brioso e sregolato
gruppo di amici aveva appena terminato di sistemarsi accanto ad una delle giovani coppie già insediate, coprendo per nostra fortuna la visuale a presenze più mature e dalla curiosità un po' troppo insistente, nonostante fossero poste ad una distanza piuttosto considerevole.
Vedemmo avvicinarsi anche una famigliola non propriamente entusiasta ed armoniosa: il papà, sulla quarantina, puntava dritto verso uno dei pochi spazi rimasti ancora liberi, cioè accanto a noi, mentre la moglie tentava invano di dissuaderlo, proponendogli nervosamente altri piazzamenti.
Ad ascoltare con apatia ed irritazione il palese conflitto in corso era il giovane figlio, uno sfasato e grazioso giovanotto ancora intontito di sonno e visibilmente contrariato all'idea di dover sopportare una disastrosa giornata di afa e noia accanto ai suoi bisticcianti genitori, anziché rimanere beatamente a casa a poltrire oppure a divertirsi altrove in compagnia dei suoi amici. Cercai di inquadrare il comportamento dell'uomo e di capire se a spingerlo vicino al nostro ombrellone fosse l'attrazione per il sedere di Diana oppure la stanchezza, la pigrizia o l'impossibilità di individuare collocazioni alternative. Notai in lui un atteggiamento talmente stressato ed esaurito da non accorgersi nemmeno della nostra presenza: il suo sguardo fisso a terra era assente, spento e dimesso, privo di qualunque emozione. Si arrestò esausto a pochi metri da noi, liberandosi meccanicamente dei bagagli ed iniziò a scavare per un adeguato fissaggio in sicurezza del suo ombrellone.
La robusta ed indomita moglie, raggiungendolo, continuò ad affermare che sarebbe stato preferibile sostare in un altro tratto che indicava in maniera inarrendevole con veementi gesti delle mani. Il ragazzo fu l'unico ad alzare gli occhi dalla sabbia ed a guardarsi intorno, cercando una logica distrazione alle pedanti e grossolane intemperanze di sua madre: si soffermò dapprima su alcune coetanee della vicina combriccola, poi nel girarsi lanciò un'apprezzabile occhiata al sedere di Diana, scavalcando senza indugio l'ostacolo del mio fisico. Riabbassò di colpo lo sguardo, calandosi nuovamente nella sua grigia indolenza.
La sguaiata foga polemica della donna era divenuta martellante: fissai il marito con aria compassionevole, quasi commuovendomi; in quel momento avrei voluto manifestargli tutta la mia solidarietà, ma stranamente trattenni la mia verace schiettezza: stavolta fu Diana, dal nulla, ad esprimersi sottovoce: "Evidentemente stava proprio malissimo da solo, se ha avuto il coraggio di scegliersi una moglie del genere!! Scommetto che tornerebbe indietro molto volentieri, poveraccio..." Il suo obiettivo di assopirsi prima del pranzo fallì miseramente, annientato dalle insopportabili rimostranze dell'ossessa che avevano infastidito l'intero vicinato. Direzionò il suo volto verso di loro per poterli inquadrare e notò anche la presenza del ragazzo, in rassegnato silenzio: "Hanno pure la prole al seguito: povero figlio, è anche carino ma sarà devastato da una madre così: spero tanto che si tratti solo di un momento di tensione sporadico, altrimenti ci sarebbe da preoccuparsi".
Conclusa l'iniziale prassi di sistemazione, l'uomo si dedicò con un primo barlume di tenacia e di piacere al gonfiaggio di un materassino con il quale si allontanò in acqua a debita distanza dalla moglie ancora riposseduta dal demonio. In assenza del marito, la signora, deo gratias, si zittì, sdraiandosi al sole ad occhi chiusi, mentre il ragazzo si sedette sotto l'ombrellone, prelevando dal suo zaino un lettore musicale munito di auricolari, con l'aiuto dei quali riuscì ad isolarsi adeguatamente da qualunque possibile ricaduta nevrotica della sua mamma.
Ritrovata una tranquillità quanto mai opportuna, gli sguardi del giovane cominciarono a riempirsi di interesse, luce e vivacità: privilegiò comprensibilmente mirare verso due bellissime ragazze alla sua sinistra, sulle quali la natura aveva compiuto davvero un ottimo lavoro: impossibile non plaudere a tanta meraviglia, in particolare per un coetaneo. Tuttavia le fanciulle, consce della loro perfezione ed un tantino superbe, lo ricambiarono a lungo con totale indifferenza fino a scoraggiarlo, inducendolo a cambiare obiettivo ed a girarsi dalla nostra parte.
Dopo il salvifico game over della signora, Diana riprovava ad appisolarsi, non accorgendosi che il suo fantastico sedere ormai abbronzatissimo era finito sotto osservazione, grazie all'acquisito ed insperato gradimento di un piacente giovanotto.
L'inconsapevolezza di Diana per la ravvicinata presenza di un nuovo impronosticabile ammiratore iniziò a stuzzicare la mia libidine: mi eccitavano gli sguardi sul suo culo mentre lei, con il viso voltato nella direzione opposta, tentava placidamente di prendere sonno, senza atteggiamenti provocatori e all'oscuro di tutto.
Desideravo concedere al ragazzo una visuale migliore, priva di ostacoli ed impedimenti ed anch'io bramavo di godere di un'inquadratura più ampia da una diversa angolazione: mi alzai con leggeri movimenti felpati e mi avviai lentamente verso la battigia, evitando che Diana avvertisse il mio intento; entrai in acqua, dapprima tuffandomi per poi fermarmi a riva, con lo sguardo rivolto alla spiaggia. Il succinto perizoma di Diana spiccava imperiosamente, circondato da una variegata sovrabbondanza di persone, mentre la valanga di nuovi arrivi non accennava ad interrompersi. Altre giovani coppie riuscirono ad incastrarsi al millimetro tra i pochi vuoti rimasti, chi dietro di noi, chi in posizione quasi rialzata ai piedi delle dune, mentre un'altra numerosa comitiva fu costretta a desistere, deviando verso l'interno dell'arenile in direzione dei chioschi.
Notai il giovanotto controllarmi con frequenza, prima di concentrarsi sul sedere di Diana: forse temeva di esagerare o forse era alla ricerca del mio beneplacito o sperava in qualche attimo di mia distrazione. Lo accontentai volentieri, gettandomi di nuovo in mare per cimentarmi in una serie di bracciate. Mi accorsi che Diana nel frattempo aveva cambiato l'orientamento del suo viso e si era voltata verso il mio asciugamano: finalmente poteva ben distinguere il suo ammiratore, ma parve continuare a sonnecchiare.
Proseguii il mio bagno strategico che si rivelò molto più lungo del previsto: Diana non si svegliava, a dispetto della confusione sempre più dilagante che ci avvolgeva; mi ero ripromesso di aspettare le sue mosse una volta ridestata, prima di tornare a sdraiarmi. Permisi al giovanotto, e probabilmente non solo a lui, interminabili momenti di arrapamento alla vista di un culo sfacciatamente scoperto da una posizione privilegiata ed esclusiva.
La mia attesa fu premiata da un moderato sollevamento sui gomiti da parte della mia dolce metà, che ad occhi semiaperti cercava a stento di rintracciare dove fossi finito. Dopo avermi individuato in acqua, si guardò intorno, notando finalmente gli sguardi interessati del giovanotto a breve distanza. Rimase per qualche istante in posizione rialzata, regalando un panorama laterale molto generoso. Di colpo la vidi sollevarsi maggiormente, quasi su un lato e infilare una mano sotto i suoi seni, massaggiandoli come per liberarsi di qualche granello di sabbia. Riuscii ad intravedere chiaramente anche la sua areola sinistra ed il suo improvviso spostamento sul mio asciugamano, servendosi ancora dei suoi gomiti ma senza abbandonare la sua posizione a pancia sotto. Si distese nuovamente, schiacciandosi, ma si risollevò quasi subito, per livellare uniformemente la sabbia con una mano mentre le sue tettone iniziarono a scuotersi, frenate solo dal leggero contatto dei capezzoli con l'asciugamano. Il ragazzo cominciò ad irrigidirsi, completamente catturato dai movimenti di Diana che, terminato l'appianamento del fondo, tornò ad adagiarsi.
Il giovane per qualche attimo si dedicò a maneggiare il suo lettore, ma ben presto i suoi occhi si ributtarono con prepotenza sul bellissimo sedere, ancora più vicino a lui. Pensai di tornare a sdraiarmi, ma volli aspettare ancora, confidando in qualche nuova iniziativa da parte di Diana. Avevo delle sensazioni positive, qualcosa si stava muovendo, anche se a fari spenti rispetto al solito... o forse no: la vidi coricarsi per intero sul lato sinistro, le sue tettone erano completamente in mostra in direzione del ragazzo, a disposizione delle sue occhiate vogliose ed ininterrotte, mentre il suo sedere rimaneva ben visibile a favore del versante opposto. Ops, a questo particolare non aveva pensato all'istante, ma appena ne fu consapevole, si sedette sulle ginocchia coprendo i seni con un avambraccio e recuperò rapidamente le due borse con l'altra mano, collocandole tra i due asciugamani per innalzare una nuova e forse inutile barriera. Fu impossibile nascondere del tutto l'esuberanza delle sue tette ribelli e indisciplinate, che a giudicare da qualche occhio ipnotizzato di troppo, fecero capolino a più riprese. Nel frattempo l'uomo passò al mio fianco, mentre rientrava dalla sua famiglia con il materassino sottobraccio. Lo seguii anch'io per riguadagnare il mio asciugamano, Diana nel frattempo frugava nella borsa, sempre coprendo i seni. Appena mi sedetti, estrasse il suo reggiseno, si privò della copertura dell'avambraccio rimanendo in topless per qualche secondo in posizione seduta, prima di rivestirsi. "Bisogna che mi sveglio un po', vado a farmi un bagno anch'io". Guardò intensamente il giovanotto e si diresse verso la riva, rasentando in perizoma teli ed ombrelloni in un autentico percorso a ostacoli; si tuffò immediatamente, dirigendosi pian piano verso il largo con la sua solita traiettoria verticale.
Ascoltai parlottare la famigliola di nuovo riunita: il papà consigliava al giovane di bagnarsi, prima di pranzare, porgendogli il materassino gocciolante. Non furono necessarie ulteriori espressioni di convincimento: il ragazzo si liberò delle cuffie e ripose il suo lettore musicale nello zaino, si alzò e raggiunse a fatica la riva, lanciando il materassino in acqua. Non si allontanò di molto in principio, scegliendo di dirigersi al largo soltanto dopo aver notato l'inizio della ritirata di Diana, che accorgendosi del suo arrivo deviò vistosamente direzione, cercando di avvicinarsi a lui più che potesse. Subito prima di incrociarlo, Diana smise di nuotare e tornò in posizione verticale, toccando appena il fondo con i piedi. Fece qualche passo in avanti, guadagnando maggiore stabilità. Non mi parve di scorgere i lacci del suo reggiseno intorno al collo, sperai ardentemente di non aver preso un abbaglio. Avanzò ancora verso la riva, fino a scoprire la parte alta del suo seno, in totale libertà ed in pieno movimento ondulatorio. La vidi sorridere e gesticolare, mentre le sue areole ed i suoi capezzoli turgidi giocavano sensualmente a nascondino con le increspature del mare. Vedo, non vedo, vedo, non vedo: mi sembrava di impazzire ed immaginavo lo stato di grazia in cui versava quell'eletto giovanotto in acqua, a pochi centimetri da giunoniche tettone nude a galla. Un ulteriore avanzamento permise al suo seno di emergere totalmente. Diana si voltò spalle alla spiaggia, prima di arretrare ancora di qualche passo, scoprendosi ulteriormente. Il ragazzo si posizionò di fronte a lei, guardando verso la riva. Continuarono a dialogare per diversi minuti: notavo le mani di Diana avvicinarsi sovente alle sue tette, forse le sfiorava, o le stringeva, o le massaggiava davanti ad occhi eccitati ed increduli.
Consumata la piacevole conversazione, Diana slegò il reggiseno dal suo polso e lo riallacciò, continuando a volgermi le spalle. Poi si girò, immergendosi nuovamente fino a raggiungere la battigia con lievi bracciate. Mi distesi, girandomi a pancia sotto in attesa del suo arrivo e finsi di chiudere gli occhi. Tornò al suo asciugamano, si sdraiò in fretta nella mia stessa posizione privandosi di nuovo del reggiseno. Lo strizzò, abbandonandolo sull'angolo alto del telo, ad asciugare. Gli occhi puntati su di lei erano ormai difficili da quantificare e divennero ancora di più dopo circa un quarto d'ora: il giovane uscì dall'acqua e approfittando di un sonnellino dei suoi genitori, spostò il suo asciugamano al sole, quasi attaccandosi a quello di Diana, che non sembrò scomporsi. Il caldo opprimente delle due permise una rapida asciugatura posteriore, al punto di convincerla a girarsi, in topless, per un brevissimo ma intenso lasso di tempo. Il ragazzo era sdraiato a pancia sotto , con il viso posto quasi all'altezza delle sue tettone abbronzate e prorompenti. Avrebbe potuto baciare i suoi capezzoli o allungare le mani senza il minimo sforzo, ma si accontentò di un primo piano da una prospettiva assolutamente imperdibile, ad una distanza davvero irrilevante. Notai degli strani movimenti del suo coccige e del suo sedere, si stava arrapando e probabilmente con il suo membro giocava a penetrare la sabbia, immaginando di possedere Diana.
La fame ormai ingestibile ed il caldo eccessivo interruppero quel momento magico: Diana si rialzò dopo pochi minuti, regalando un'ultima straripante prospettiva ravvicinatissima delle sue tette in posizione seduta: indossò il reggiseno ancora bagnato e si spostò all'ombra, invitandomi a raggiungerla per il pranzo. Rimanemmo sotto l'ombrellone per un paio d'ore, prima di andarcene.
A distanza di 15 anni, credo che in tanti debbano ancora dimenticare quella splendida mattinata...